(Provincia di Lucca - Sede Comunale)
Situata in posizione panoramica sulla dorsale del Monte Sumbra che cala in direzione nord-nord-est, ad 882 metri s.l.m., Careggine (pr.Caréggine), con le sue mura e la sua porta, mantiene tutt’oggi un caratteristico aspetto medioevale e, per questo e per la bellezza naturale della sua locazione, il turismo ha ormai soppiantato la produzione agricola e quella dei prodotti dei boschi circostanti al vertice dell’ economia locale.
Da essa si ha una bellissima vista del versante settentrionale delle Apuane, compreso tra il Monte Sumbra ed le pendici orientali del Monte Pisanino.
COME ARRIVARE:
In auto : si arriva a Careggine, dalla SR445 della Garfagnana, svoltando a destra per chi scende verso Lucca o a sinistra per chi sale verso Piazza al Serchio, in località Poggio, quindi deviando a sinistra lasciandosi a destra la strada per Vagli.
Dal mare, è possibile salire da Massa attraverso Pariana, Altagnana ed Antona fino a varcare il Passo del Vestito, giungere ad Arni e quindi in località Tre Fiumi, per immettersi poi sulla via d'Arni SP13 (strada del Cipollaio), proveniente dalla Versilia via Querceta- Serravezza-Ruosina. Da Tre Fiumi si prosegue in direzione Castelnuovo Garfagnana fino in prossimità di Isola Santa, poco prima della quale si abbandona la SP13 per salire a sinistra superando Capanne di Careggine prima e Porretta poi.
In treno : dalla stazione FF.SS. Poggio-Careggine-Vagli (linea Lucca-Aulla), Careggine è poi raggiungibile a mezzo autobus con la linea VAIBUS Q51 Castelnuovo-Poggio-Vagli di Sopra
In autobus: Careggine è collegata a Castelnuovo Garfagnana con le linee VAIBUS Q50 Castelnuovo-Rontano-Careggine e Q51 Castelnuovo-Poggio-Vagli di Sopra.
Storicamente parlando, si hanno i primi riscontri di Careggine fin dai primi anni dell’VIII secolo, quando, in documenti ecclesiastici dell’Archivio Arcivescovile di Lucca si annota la fondazione di una cappella (qualcuno azzarda un anno preciso, il 720), in seguito pieve di San Pietro, da parte di un nobile longobardo, tal Pertuald, padre di Peredeo, quest’ultimo successivamente vescovo di Lucca dal 755 al 779.
In seguito, Careggine fu governata dai “de Caricino”, signori alquanto potenti in Garfagnana e capaci di controllare per diverso tempo buona parte dei traffici commerciali della valle del Serchio, che tennero stretti rapporti con la nobiltà versiliese, avversi a Lucca, che ne minacciava gli interessi, ed alleati del Papato. A questa famiglia appartenne quel Guntardo de Caricino citato dal Muratori nel suo “Delle Antichità Estensi ed Italiane” come testimone di una donazione fatta in Sarzana il 7 Giugno 1085 dal Marchese Alberto Rufo di Lunigiana al vescovo di Luni[1].
L’intesa con la Santa Sede fu confermata nel 1228, allorché, a causa delle continue rivoluzioni interne e dei conflitti tra Lucca e Pisa che vanificarono la precedente dichiarazione di libertà territoriale del 1185 voluta da Federico I Barbarossa, i nobili di Careggine, così come gran parte della Garfagnana, si offrirono in accomandigia a papa Gregorio IX, entrando così a far parte della provincia romandiola, della quale, a quel tempo, fu vicario generale Tommaso de Marcerio.
In seguito, Careggine dovette però capitolare ed arrendersi ai Lucchesi, dando inizio ad un periodo molto tormentato della propria storia. All’inizio del XIV secolo fece parte della Vicaria Lucchese di Camporgiano, per essere poi ceduta nel 1341 a Firenze. Fu quindi soggetta a Pisa dal 1355, per ritornare poi ancora ai Lucchesi (1369) che, dall'inizio del XV secolo, ebbero come Signore Paolo Guinigi, marito di quell’Ilaria del Carretto la cui memoria Jacopo della Quercia ha reso immortale col famoso monumento funebre custodito nella cattedrale di San Martino a Lucca.
Altre successive contese tra fiorentini e lucchesi che coinvolsero la Vicaria di Camporgiano, convinsero poi gran parte della Garfagnana, Careggine compresa, ad affidarsi agli Estensi. E così, il 18 Maggio 1452, in occasione della nomina da parte dell’imperatore Federico IV del Marchese Borso D’Este a duca di Modena e Reggio, venne riconosciuta ancora una volta, come già nel 1185 da Federico I, la provincia autonoma della Garfagnana, di cui Careggine faceva parte.
Careggine, in pratica rimase Estense, con qualche breve eccezione, come quella del periodo napoleonico, fino all’Unità d’Italia.
Careggine fu anche una delle pievi della Garfagnana del Trecento, pur se considerata di secondaria importanza rispetto alle altre, vista la sua posizione alpestre e la scarsa presenza di chiese minori da essa dipendenti. Risulta infatti dagli elenchi ufficiali dell’epoca, che essa comprendesse soltanto l’ospitale di San Jacopo di Isola Santa, anche se, a questo sembra si debba aggiungere la chiesa di Santa Maria di Rogiana[2], all’allora Poggio di San Terenzo, visto che quest’ultima ottenne la concessione di avere un suo fonte battesimale proprio a causa della sua eccessiva distanza dalla pieve di Careggine[3].
La secondaria importanza di questa pieve è confermata anche dalla povertà di notizie ad essa relative. Le poche volte che essa viene citata nei documenti ufficiali è per argomenti di riscossione di tasse e tributi, oppure per elezioni di pievani, spesso successive a lunghi periodi di vacanza della pievania. A questo proposito, da un documento della fine del XIV secolo, parrebbe che a Careggine esistesse una specie di diritto di elezione popolare per tale nomina, contrariamente a quanto succedeva generalmente nelle altre pievi dove l’incarico veniva deciso dai canonici, vale a dire dai presbìteri e dai rettori[4].
In tempi più recenti, durante l'ultima guerra, Careggine diede anch’essa il suo contributo alla Resistenza partigiana. Nei boschi dei suoi dintorni, infatti, nel 1944, stabilì il proprio quartier generale la Divisione Lunense che arruolò nelle proprie file numerosi personaggi locali. La figura più famosa fu senz’altro Adriano Tardelli, nativo di Capanne e detto "il baionetta", il quale aiutò per lungo periodo decine di persone perseguitate dal regime ad oltrepassare la linea gotica. Tardelli, fu fucilato a Piazza al Serchio il 1 Febbraio 1945, pochissimi mesi prima della Liberazione, con l'accusa di appartenenza a banda partigiana[5].
CENNI ARTISTISTICI:
L'aspetto artistico di Careggine si concentra completamente nella sua chiesa di San Pietro e Paolo.
Vi si giunge entrando dalla porta principale (ed unica rimasta integra) del paese. Fondata in anno imprecisato, presumibilmente tra la fine del VII secolo e l’inizio dell’VIII dal longobardo Pertuald, padre di Peredeo che fu successivamente vescovo di Lucca nella seconda metà del secolo VIII, la chiesa ospita un dipinto non firmato, risalente al XVII secolo raffigurante un’Ultima Cena, attribuita poi a Banduccio Trenta[6], ed una statua di Sant’Antonio Abate[7] del secolo precedente (1563) commissionata da Pellegrino Gerbini[8] e, per molti, attribuibile all’architetto e scultore Vincenzo Civitali di Nicolao[9]. San Pietro, Santo titolare della chiesa, è invece raffigurato in una scultura lignea del XV secolo, nella nicchia centrale di un trittico misto posto alle spalle dell’altare, affiancata dai dipinti di due santi[10].
La chiesa, che durante i secoli ha subito numerosi rifacimenti (l'aspetto attuale è quello datogli dalla riedificazione a cui è stata sottoposta durante la prima metà del secolo XVII, riutilizzando solo molto parzialmente la struttura originale) e la cui facciata è preceduta da un portico settecentesco, conserva anche, su una parete del campanile, un’antica incisione rupestre raffigurante un uomo con una lancia ed una donna con una spada[11].
FABBRICHE DI CAREGGINE, IL PAESE SOMMERSO:
Durante il XIII secolo un gruppo di fabbri ferrai provenienti da Brescia (“Bresciani” era il cognome della quasi totalità del paese all’epoca della costruzione della diga), forse anche per sfuggire alle angherie commesse a quel tempo nella loro terra di origine dal fanatico ghibellino Ezzelino III da Romano[5], si stabilì nella valle dell’Edron, impiantandovi un piccolo opificio, attorno al quale, sorse un insediamento abitativo nel quale essi alternavano alle primarie attività locali, pastorizia e agricoltura, la loro originaria professione di artigiani del ferro e di costruttori di strumenti di lavoro.
Tale attività fu così tramandata di di generazione in generazione per secoli, ed ebbe il suo periodo di maggior importanza nel ’700, quando l’abate ed ingegnere Domenico Vandelli decise di far passare proprio da Fabbriche quella via di collegamento tra Modena e Massa che poi fu a lui intitolata.
La Via Vandelli fu terminata del 1751 e nel 1755 il Duca di Modena Francesco III, evidentemente fiducioso nei benefici e nei vantaggi che essa avrebbe apportato, con un decreto[6] concesse ad un certo Giuseppe Trivelli di Reggio, il permesso per la costruzione di uno stabilimento per la lavorazione del ferro nei pressi del paesino. Il Trivelli ottenne anche dalla Comunità di Careggine la concessione di un mulino, che, opportunamente convertito, consentì di far funzionare i mantici e magli della fabbrica utilizzando la forza delle acque dell’Edron.
Purtroppo la via Vandelli non apportò quel traffico e quei benefici sperati al momento della sua progettazione e quelli che erano negli intendimenti di Francesco III, e il suo decadimento coincise con quello dell’attività ferriera di Fabbriche, fino a far tornare i suoi abitanti alle primitive ed alternative attività di agricoltori e di pastori. Tale situazione perdurò fino agli inizi del XX secolo, quando l’inizio dell’attività estrattiva del marmo nella zona di Vagli portò alla costruzione nel piccolo abitato, di una piccola centrale idroelettrica di cui potevano valersi i bacini marmiferi limitrofi.
Il destino del paese fu segnato nel 1941, anno dell’inizio della costruzione da parte della SELT VALDARNO della diga che doveva dare origine al lago di Vagli. Gli abitanti dovettero evacuare nel 1946, ed il paese, compresa la chiesa di San Teodoro del XVI secolo, fu sommerso dalle acque. La diga era allora alta 68 metri, e il suo innalzamento successivo, terminato nel 1953, portò i vicini abitati di Pantano e di Pieri a seguire la stessa sorte di Fabbriche.
(La foto di Fabbriche di Careggine è tratta da wikipedia.org).
ESCURSIONISMO:
Pur non essendo toccata direttamente da nessun sentiero CAI, diverse e molto belle sono le possibilità di escursioni con partenza dall'interno del territorio comunale di Careggine, soprattutto da Isola Santa e Capanne di Careggine a cui si rimanda chi ci legge.
Itinerari E.A. relativi al Careggine:
NOTE TURISTICHE:
L'opportunità di praticare sports invernali, la bellezza e la tranquillità dei luoghi circostanti, la vicinanza a punti di partenza per escursioni attraverso alcuni dei posti più belli e caratteristici delle Apuane, sommati all'aspetto medioevale del paese di Careggine invitano al turismo spicciolo e a quello vacanziero durante tutto l'arco dell'anno.
In località Formica e Via Nova sono presenti piste da sci da discesa per uno sviluppo complessivo di circa 5 km. ed un anello per sci di fondo della stessa lunghezza. Le piste, aperte tutti i giorni dalle 09:00 alle 17:00, con pausa pranzo dalle 12:30 alle 13:30 nei giorni feriali, sono fornite di impianti di risalita e di innevamento programmato.
Naturalmente la stazione è dotata di tutti quei servizi di cui tale attività necessita: posti di ristoro e di alloggio, noleggio di attrezzature da neve, possibilità di escursioni in motoslitta ecc.
Nel centro storico del paese e nelle immediate vicinanze sono presenti alberghi, pensioni ed alcuni affittacamere.
TRADIZIONI, MANIFESTAZIONI E SAGRE:
a Careggine, il 29 Giugno, si festeggia il Santo Patrono con una processione a cui partecipa anche la banda musicale e durante il primo fine settimana successivo a Ferragosto si tiene la manifestazione "Apuane in Festa", che raggruppa vari eventi, tra i quali il caratteristico "tiro della forma".
ALTRO:
Il nome Careggine, per alcuni deriva da Campus Reginae, Campo della Regina, per altri, e forse più probabilmente, da carex,-icis, cioè dalla carice, pianta erbacea diffusissima un tempo e presente un pò dappertutto ancor oggi.
Gli abitanti di Careggine sono detti carégginini e nel 2001 ne sono stati censiti 642.
[gv-11/03/2011]
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1 Con quella donazione il marchese confermava l’omaggio all’Ecclesie Sancte Marie di Luni ”…pro anime mee, patris, fratris mei mercede”, cioè “per la salvezza dell’anima sua, di suo padre e di suo fratello”, di case e terreni in Vezzano, Arcola, Paghezzana, Vallecchia e quant’era di proprietà della sua famiglia in Casapoci, cioè l’odierna Castelpoggio.
2 Dal XVI secolo la chiesa di Santa Maria di Rogiana fu chiamata di San Biagio, così com’è ancor oggi conosciuta.
3 Non è ben chiaro, per ragioni di confini, a quale o quali pievi fosse appartenuta la chiesa di Santa Maria di Rogiana. Tutto ciò è stao oggetto di particolare attenzione da parte di Mons. Lorenzo Angelini, che, nel capitolo “Pievi e chiese minori nella Garfagnana trecentesca”(p.29) del suo “STORIA E ARTE IN GARFAGNANA” ed. Pacini Fazzi, propende per l’assegnazione a Careggine, in base a documenti dell’ XI e XII secolo e ad altri del secolo XIV, questi ultimi appunto attestanti il permesso di assegnazione a quella chiesa di un proprio fonte battesimale (fino agli inizi del Trecento prerogativa delle sole chiese plebanali), considerati i disagi ed i rischi (brigantaggio compreso) a cui dovevano sottostare i parrocchiani di Poggio San Terenzo, che avevano bisogno di usufruire di tale sacramento, per raggiungere Careggine.
4 L’episodio è riferito da un atto del 1395, in cui si parla di un prete, certo Corrado Bonanni da Carrara, che fu inviato dall’allora vescovo Nicolao Guinigi come pievano di Careggine, dopo che questo posto era rimasto vacante per 13 anni: nell’atto è esplicitamente citato come questo prete, nonché nuovo pievano, avesse ottenuto l’incarico in virtù del consenso della maggioranza della popolazione di Careggine.(da STORIA E ARTE IN GARFAGNANA DI Mons. Lorenzo Angelini, ed. Pacini Fazzi).
5 Una lapide in memoria di Adriano Tardelli è stata posta sullo sperone di roccia di Passo di Scala, che il partigiano usava per far attraversare il fronte ai perseguitati. Ulteriori informazioni riguardanti il Passo di Scala sono consultabili nella scheda relativa al paese di Capanne di Careggine.
6 Banduccio Trenta (1588-1644), pittore lucchese, figlio di tal Lodovico di Bandugio e conosciuto soprattutto per la tela dell’Assunzione della chiesa di S. Salvatore in Lucca, sua unica opera firmata, e dal confronto con la quale gliene sono state attribuite altre anonime, tra le quali, oltre all’ Ultima Cena di Careggine, figurano delle pale d’altare che ornano alcune chiese della Garfagnana.
7 S.Antonio Abate è rappresentato in molte opere un po’ su tutto il territorio garfagnino, in quanto protettore del bestiame, fonte primaria di sostentamento e di ricchezza per le popolazioni della valle.
8 L’iscrizione alla base della statua “Questo S.Antonio / ha f{atto} f{are} il Comune di Careggine / Pellegrino Gerbini ne fu autore MDLXIII”, ha fatto pensare a molti che Pellegrino Gerbini, fosse lo scultore. In realtà non è così: Pellegrino Gerbini fu soltanto “autore” nel senso di promotore per conto del comune di Careggine. Il suo cognome, oggi trasformatosi in Zerbini, è ancora piuttosto diffuso nella zona.(da STORIA E ARTE IN GARFAGNANA di Mons. Lorenzo Angelini, ed. Pacini Fazzi)
9 Vincenzo Civitali (Lucca 1523-1597), figlio di Nicolao (1482-1560) e quindi nipote diretto del più famoso Matteo Civitali (1436-1502), fu architetto, orafo e scultore.Ebbe importanti rapporti con Alfonso II d’Este. Da non confondere con l’omonimo Vincenzo Civitali, cugino del padre Nicolao e figlio di Bartolomeo (detto Bertone), fratello di Matteo, ed autore, tra l’altro, di diverse icone lignee per chiese garfagnine e della Madonna con bambino (1517) della Chiesa di S.Pietro a Castiglione Garfagnana.
10 Esistono altre due trittici dello stesso tipo, e quindi, con tutta probabilità, attribuibili allo stesso sconosciuto autore: uno, quello che si trova a Sassi, frazione di Molazzana, e proveniente dall’antica locale chiesa di San Frediano, è purtroppo privo della statua lignea del Santo, l’altro è a Pentecosi frazione Di Pieve Fosciana.
11 Questa lastra sembra che in origine fosse la copertura di un sarcofago in pietra, forse risalente al X-XI secolo, rinvenuto durante dei lavori di ristrutturazione alla chiesa negli anni ’20 del secolo scorso.