ASTRANZIA DELLE APUANE
(Astrantia pauciflora)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
25 dicembre 2009

(f.f.) questa pianta, o meglio questo fiore, è ben presente sulle Apuane, ma richiede un minimo di attenzione per essere notata tra le altre erbe. Si trova, tra l’altro, lungo il sentiero per il passo degli Uncini, sul Monte Sagro poco prima di affrontare la salita finale, alle pendici del Pisanino vicino alla Buca della Neve e presso il Naso dell’Uomo Morto. Non deve essere colta, ma fotografata: noi la consideriamo molto fotogenica.

GENERE ASTRANTIA

È un genere di piante perenni erbacee appartenenti alle Apiaceae, descritte sin dal 1753 da Linneo. A questo genere appartiene un piccolo numero di specie europee ed asiatiche che vivono preferibilmente in ambiente montano.

Hanno parte ipogea rizomatica (dal sapore acre ed aromatico) e parte epigea glabra ed eretta fino ad un massimo di 100 cm. L’infiorescenza stellata è quella che caratterizza il genere con brattee da bianche fino a rosee o rossicce.

Sono sicuramente presenti in Italia: Astrantia major L. (Alpi, Appennino ligure e centrale dal piceno al Molise), - astranzia maggiore; Astrantia minor L. (tutto l’arco alpino, appennino tosco-emiliano) - astranzia minore; Astrantia pauciflora Bertol. - astranzia delle Apuane; Astrantia bavarica F.W. Schultz - astranzia della Bavaria; Astrantia carniolica Jacq. (Alpi Giulie) – astranzia di Carniola (zona di Gorizia).

ASTRANTIA PAUCIFLORA

Astrantia pauciflora Bertol.[1]

Il nome generico deriva dalla forma dell’infiorescenza, quindi fiore a stella. Dalle voci greche: aster (άστήρ) = stella e anthos (άνθος) = fiore. Il nome specifico indica la produzione di pochi fiori dal latino paucus = poco e da flos, floris = fiore[2].

È conosciuta come Astranzia delle Apuane.

Endemica delle Apuane è considerata derivata dalla Astrantia minor delle Alpi ed in stretta relazione con la specie triploide Astrantia tenorei Bechi & al. (chiamata anche Astrantia pauciflora Bertol. subsp. tenorei (Mariotti) Bechi & Garbari.) per cui la nostra verrebbe chiamata anche Astrantia pauciflora Bertol. subsp. Pauciflora.

Naturalmente lasciamo agli studiosi chiarire i rapporti evoluzionistici e genetici con le unità simili presenti sia sulle Alpi che sull’Appennino.

Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[3]: Astrantia pauciflora

603. – Astrantia paucifloraBert.

= Astrantia minor – L. b – pauciflora (Bert.)

= Astrantia minor – Vitm.

(luoghi in cui è stata osservata:) Nelle Alpi Apuane al Sagro, alla Tambura, al M. Cavallo (Bert.) e nell’alta valle di Antona fra il Carchio e l’Altissimo.

Fiorisce in luglio e agosto. Pianta perenne erbacea

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Rosidae; Ordine: Apiales; Famiglia: Apiaceae o Umbelliferae; Genere: Astrantia; Specie: pauciflora.

Forma biologica: Emicriptofita scaposa (simbolo: H scap). Emicriptofita (simbolo H): pianta erbacea biennale o perenne con gemme svernanti a livello del suolo che sono protette dalla lettiera o dalla neve. Scaposa (simbolo Scap): pianta dotata di asse fiorale eretto e spesso senza foglie.

Descrizione: è un’esile pianta erbacea che raggiunge i 30 cm di altezza. Le foglie hanno un picciolo lungo da 3 a 6 cm e sono formate da 5-9 segmenti ellittici stretti ed allungati con bordi dentellati. Lo stelo porta una o poche infiorescenze caratteristiche. Le brattee che gli danno l’aspetto di stella sono bianche con sfumature violette sul dorso, sono larghe circa 3 mm e lunghe 2 cm. Al centro sono i piccoli e numerosi fiori bianchi. Il frutto è un achenio.

Antesi: Luglio-Agosto.

Tipo corologico: è endemica (schizoendemismo[4]) delle sole Alpi Apuane.

Habitat: vive sopra i 1300 metri nelle zone erbose di preferenza tra rocce e detriti calcarei, ma è presente anche su terreni silicei come le scisti filladiche del Pisanino. Ama l’esposizione a nord in ambienti freschi e luminosi come le brughiere ipsofile[5] a vaccinium e le vallette cacuminali.

Conservazione: la specie è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali più a rischio di estinzione. Essa è classificata nella categoria LR (lower risk), cioè a rischio minimo. naturalmente, non deve essere danneggiata ed il fiore non deve essere assolutamente colto.

Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 Bert. è l’abbreviazione usata per le piante descritte da Antonio Bertoloni (Sarzana 1775 – Bologna 1869). Egli si laureò in medicina e si dedicò poi alla botanica ed è considerato il più insegne botanico italiano del 1800. Scrisse una monumentale opera in 10 volumi sulla flora italiana: “Flora italica: sistens plantas in Italia et insulis circumstantibus sponte nascentes”, Masi, Bologna, 1833-1854. E in particolare scrisse opere dedicate alla flora apuana come Flora alpium Apuanarum compresa nel testo: Amoenitates italicae sistentes opuscola ad rem herbarium et zoologiam Italiae spectantia, De Nobili, Bologna, 1819 e Mantissa plantarum florae alpium Apuanarum, Da Olmo e Tiocchi, Bologna, 1833.

2 In latino Flōra era la dea dei fiori, dei giardini e della primavera. Il significato attuale della parola come complesso delle piante fu introdotto dal gesuita Giovanni Battista Ferrari (1584-1655) con il suo libro del 1633 intitolato Flora sive florum coltura e poi fu ripreso da Linneo un secolo dopo.

3 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 128.

4 Schizoendemismo: una popolazione originaria si sarebbe separata in popolazioni diverse a causa di fenomeni geomorfologici con conseguenti differenti storie evolutive che avrebbero portato alla formazione di nuove specie.

5 Ipsòfila è una pianta che vegeta sul piano cacuminale (parte più alta) dei rilievi e verso il limite massimo della diffusione vegetale. Dal greco hỳpsos (ϋφος) = altezza e da phílos (Φίλος) = amante di. E dal latino latino cacumen, -ĭnis = punta, cima.