(f.f.) A chi percorre i boschi delle Apuane capita, talvolta, di percepire un odore caratteristico, amaro e non gradevole a tutti, alcuni dicono odore di “urina di topo”, potete esser sicuri di essere vicini a una casa, a un rudere, a un vecchio borgo: quello è l’odore del bosso che forma siepi, piantate dall’uomo, in vicinanza delle case.
un fresco odor di cimitero
viene, di bosso.
G. Pascoli[ 1]
IL GENERE BUXUS
Famiglia Buxaceae
Buxus L. fu classificato da Linneo nel 1753.
Il nome generico Buxus deriva dal latino buxum, i (neutro) o buxus, i (femminile) usato per denominare questa pianta. Il termine latino deriva, per corruzione, dal greco πόζος e anche da πυκσος (= fitto, serrato) in riferimento al legno giallastro durissimo con cui venivano fatte le tavolette da scrittura da coprirsi con cera.
Il genere Buxus comprende una settantina di arbusti sempreverdi a lenta crescita e di piccoli alberi che possono superare anche i 10 metri in altezza. Le foglie sono opposte, da arrotondate a lanceolate, coriacee e, in genere piuttosto piccole. I fiori sono piccoli e giallastri. Sono piante monoiche con fiori maschili e femminili distinte nella stessa pianta. Il frutto è una piccola capsula con numerosi semi.
Le piante di questo genere sono presenti nell’Europa meridionale e occidentale, in Asia, Africa, America centrale e meridionale. La maggior parte delle specie sono tropicali o subtropicali, in Europa vivono specie resistenti al gelo.
Le specie più diffuse in Italia sono il Buxus sempervirens e il Buxus balearica, spontaneo in Sardegna, che ha foglie più grandi del precedente, di color verde chiaro e fiori profumati.
BUXUS SEMPERVIRENS
Buxus sempervirens L.
Classificata da Linneo nel 1753.
Conosciuta volgarmente come: bosso.bossolo, mortella (da non confondersi con il mirto)
Il nome specifico sempervirens deriva dai termini latini sempĕr (= sempre) e virens dal verbo vĭrĕo, es, ǔi, ēre (= verdeggiare, essere verde). Il significato è sempreverde.
Il bosso (buxus sempervirens) è un arbusto sempreverde, con le foglie lucide color verde scuro, ama le zone aride e rocciose, in particolare quelle calcaree.
Ha piccole foglie allungate e opposte, sessili o con breve picciolo e piccoli fiori ascellari. È molto usato come pianta ornamentale e nei giardini all’italiana viene “scolpito” nelle più diverse forme poiché sopporta molto bene la potatura.
Il suo legno, durissimo, indeformabile e di colore giallastro, è particolarmente pregiato ed è usato in scultura e per fabbricare oggetti. Tanto è vero che la parola inglese box (= scatola) deriva proprio dal latino buxus poiché col legno di bosso erano costruite scatole per contenere gioielli o altre cose preziose.
È considerato pianta velenosa e l’utilizzo medicinale deve essere fatto con grande attenzione e competenza. Comunque, in passato, era usato come febbrifugo per la presenza di un alcaloide, denominato bossina e si pensava che le frizioni con le sue foglie fossero un rimedio efficace contro la calvizie. Gli sono riconosciute anche proprietà antireumatiche, lassative e sudoripare.
Nell’antica Grecia il bosso era pianta sacra ad Ade, dio degli Inferi. Esso, come altre piante sempreverdi, simboleggiava la vita che continua dopo la morte, la rinascita continua della Natura e quindi l’eternità. In effetti la pianta sopravvive alle condizioni più sfavorevoli sia del terreno che del clima, sopportando bene gelo e siccità. È inoltre pianta molto longeva che raggiunge i 600 anni di età.
In alta Versilia il bosso era anche considerato protezione contro i serpenti, in particolare le vipere, che erano ritenuti aborrire l’odore sgradevole di questa pianta.
Quindi ritengo che esso fosse coltivato presso le abitazioni per un insieme di fattori sopra descritti: il consolidamento del terreno potenzialmente franoso dei boschi di montagna per il suo robusto e ampio apparato radicale; l’azione presunta contro i serpenti; gli effetti medicinali; le proprietà del suo legno.
Ancora oggi continua a prosperare presso i vecchi ruderi segno di un’antica presenza dei nostri progenitori.
Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[2]:
1300. – Buxus sempervirens – L.
(luoghi in cui è stata osservata:) è comunemente coltivato nei giardini e orti in tutta la Provincia e qua e là appare anche semispontaneo.
Volg. Bosso, bossolo.
Fiorisce in marzo e aprile. Pianta legnosa.
LA PIANTA
Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Rosidae; Ordine: Euphorbiales; Famiglia: Buxaceae; Genere: Buxus; Specie: Buxus sempervirens
Forma biologica: Nano-fanerofita (simbolo: NP). Le fanerofite (simbolo P) sono piante perenni e legnose con gemme svernanti poste a un’altezza maggiore di 30 cm dal suolo. Le nano-fanerofite hanno le gemme poste tra 30 cm e 2 metri d’altezza.
Possiede anche le caratteristiche delle: Fanerofita cespugliosa (simbolo: P caesp). Cespugliosa o cespitosa (simbolo: caesp) significa che il portamento è cespuglioso.
Descrizione: arbusto o piccolo albero sempreverde, alto da 30 cm a 3m mentre come albero raggiunge gli 8 metri. Il fusto è molto ramificato e la corteccia da marrone chiaro passa a grigia con l’età. Le foglie sono opposte, semplici, ovali e lunghe al massimo 3 cm. Esse sono coriacee e verde scuro superiormente e più chiare nella pagina inferiore ed emanano un odore caratteristico. Presenta fiori distinti, maschili e femminili, nella stessa pianta (monoica), essi sono piccoli e insignificanti, verde-pallido e si formano all’ascella delle nuove foglie. Il frutto è una capsula.
Antesi: marzo-aprile
Tipo corologico: spontanea nell’Europa centro-meridionale dalla penisola iberica fino ai Balcani e all’Asia occidentale e in piccole zone dell’Africa settentrionale. In Italia è presente al nord e al centro fino alla Campania, manca in Puglia, Molise, Calabria e Sicilia.
Habitat: sottobosco dal piano fino alle zone montane, rupi e pietraie aride e calcaree.
Conservazione: la specie è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette.
Altre foto possono essere consultate qui
Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.
note
1 Giovanni Pascoli, Dopo l’acquazzone nella raccolta Myricae.
2 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 261.