La chiesina di S .Giuseppe è una cosa minuscola sia per l’ampiezza che per l’assenza di opere d’arte; ha però il merito di manifestarci lo spirito religioso del tempo.
Mario Aliboni[1]
LA CAPPELLA DEI VATTERONI A MARINA DI CARRARA
(f.f.) Questo edificio è conosciuto oggi dai marinelli come la Chiesina, in dialetto: la ch’sina. Essa è conosciuta come cappella o oratorio di San Giuseppe, ma in realtà era dedicata alla Sacra Famiglia, infatti sotto l’icona marmorea raffigurante la Sacra Famiglia, posta sopra l’altare, c’è la seguente iscrizione, dalla quale ricaviamo l’intitolazione della cappella:
Famiglia sacra - MDCCLXXVI - 1776 - Titolare di questa cappella
Ricordiamo che San Giuseppe era santo molto venerato in zona, specialmente tra i maestri d’ascia e diede poi il nome al rione dove si trova la cappella e divenne il Patrono di Marina di Carrara.
La cappella risale al 1776, la data è riportata, oltre che nell’iscrizione precedente, in un’altra iscrizione sotto l’icona marmorea posta sul portale d’ingresso che raffigura la Crocifissione con Maria e San Giovanni Evangelista:
Eredi di Domenico Vatteroni anno fatto questa cappella per sua devozione 1776
Alla Sacra Famiglia fu poi dedicata anche la chiesa parrocchiale di Marina[2] che la sostituì nelle sue funzioni dal 1886. Ricordiamo che la Parrocchia di Marina di Carrara fu istituita poi nel 1898, staccandosi definitivamente da Avenza.
La famiglia Vatteroni
Questa famiglia origina da San Bartolomeo della Ginestra, nel comune di Sestri Levante, ma mentre il cognome in origine era Vattuone[3] e tale è rimasto a Sestri da noi si è subito trasformato in Vatteroni.
Il cognome è sicuramente cognome locale come si evince dagli elenchi telefonici[4]: è presente in Italia con 448 utenze, di cui 307 a Ms (279 Carrara, 21 Massa).
Giovanni Battista di Domenico Vattuone (1673-1746) nato a S. Bartolomeo e morto ad Avenza, si trasferì da noi, insieme alla moglie Bianca Maria Dentoni (ca1677-1737) ed al fratello Giuseppe (1675-1748). La coppia ebbe figli nati ad Avenza ed altri nati a S. Bartolomeo, Giuseppe si sposò ad Avenza, nel 1707, ma non lasciò discendenza maschile per cui Giovanni Battista è antenato di tutti i Vatteroni locali.
In alcuni documenti relativi a nascite e morti, presenti nell’Archivio Parrocchiale di S. Pietro in Avenza, Giovanni Battista è indicato pescatore.
L’immigrazione dei Vattuone/Vatteroni rientra nel limitato, ma continuo apporto immigratorio nella nostra zona nel XVIII secolo, essenzialmente dalla Liguria e ben evidente consultando i registri della Parrocchia di S. Pietro in Avenza[5].
L’immigrazione dalla Liguria[6] era formata da famiglie di marinai e di pescatori di Sestri, Lavagna e dintorni. Essi facevano la spola tra la spiaggia di Avenza ed il genovese, per rifornire di marmi di Carrara la repubblica ligure, portando al ritorno le piastre di Lavagna per coprire i tetti e prodotti alimentari liguri. Alcuni decisero di fermarsi da noi considerando che il nostro territorio era meno soggetto alle disastrose alluvioni tipiche della zona ligure.
L’immigrazione fu anche facilitata dalle autorità locali che vedevano di buon occhio il risanamento ed il popolamento della Marina di Avenza oltre al fatto di avere a disposizione marinai esperti per facilitare i commerci del marmo in grande espansione.
Questa immigrazione fu limitata, ma importante a causa del limitato numero di abitanti di Avenza, tanto è vero che molti cognomi liguri risultano ancora presenti oggi. In definitiva non è errato dire che la popolazione attuale di Avenza e Marina è una mescolanza genetica di genti del Sarzanese, di Avenza, del Mirteto di Massa e della Liguria di Levante.
La prima testimonianza storica dei Vatteroni è la firma[7] di Giovanni Battista tra quelle dei capofamiglia che il 16 settembre 1699 chiesero, in un’istanza[8] al priore di Carrara, un cappellano in aiuto al vicario: essendo cresciuta la popolazione in Avenza e divisa in abitazioni distanti l’una dall’altra
Da notare che nell’istanza il cognome è già chiaramente Vatteroni, quasi a segnare l’inizio, da parte di Giovanni Battista, di una nuova storia per la sua famiglia.
Giovanni Battista sposatosi a San Bartolomeo di Ginestra nel 1698 ebbe i primi tre figli nati e battezzati (dal 1698 al 1703) a San Bartolomeo, mentre gli altri, dal 1705, nacquero e furono battezzati ad Avenza.
Giovanni Battista nel 1699 è già cittadino attivo di Avenza, come si evince dall’istanza precedente, ma per qualche anno la sua famiglia continua a risiedere a San Bartolomeo, probabilmente la sua attività di marinaio o pescatore lo portava spesso nel borgo natale che, comunque, lasciò definitivamente tra il 1703 ed il 1705, infatti il figlio Agostino nacque il 15 agosto 1705 ad Avenza.
I Vatteroni ebbero numerosissima discendenza tra Avenza e quella che sarebbe poi diventata Marina di Carrara. Il cognome è oggi terzo per diffusione nel territorio comunale e primo a Marina.
Il primogenito di Giovanni Battista, Domenico (1698-1769), nato a San Bartolomeo, fu tra coloro che per primi costruirono casa a Marina nella prima metà del XVIII secolo e non dimentichiamo che in quei periodi le incursioni dei pirati barbareschi rappresentavano ancora un pericolo.
Domenico costruì un “treno” di case in muratura, ancora esistenti, in testa al quale i suoi eredi edificarono la cappella[9]. Andando in loco è possibile vedere le scale ed il piccolo loggiato che immetteva al piano superiore della proprietà.
La zona da lui scelta è conosciuta oggi come il Largo dei Laghi, cioè il terreno retrostante l’attuale chiesa parrocchiale di Marina, fino a via Marco Polo.
Ancora nell'ottocento era, in parte, zona paludosa.
La nascita della chiesina
Voci popolari, non attendibili, sostengono che essa fu fatta costruire dagli eredi di Domenico Vatteroni affinché egli, infermo alle gambe e nell'impossibilità di recarsi nella chiesa parrocchiale di Avenza, potesse seguire le funzioni domenicali officiate da un curato, per questo avrebbero fatto aprire una porticina che dalla sua camera immetteva nell'oratorio in legno della Cappella, per poter assistere alla messa stando seduto.
Riporta Telara[10]:
Domenico Vatteroni era devotissimo e quando restò paralizzato alle gambe fece aprire una porticina che dalla sua camera, sita al primo piano della casa, immetteva nell’oratorio in legno della Cappella; così poteva assistere alla Messa stando seduto su di una poltrona.
Questo è impossibile poiché Domenico morì nel 1769 quindi alcuni anni prima della costruzione della Chiesa.
Potrebbe allora essere la chiesa precedente? Questo pare molto improbabile poiché nella mappe catastali del 1775 la chiesa non appare. Quindi la notizia precedente non è vera o è riferita ad altro Vatteroni che aveva i problemi descritti.
Come si evince dall’epigrafe posta sul portale si pensa che la chiesa fu fatta costruire dai figli dello stesso Domenico in memoria del padre o perlomeno dal ramo marinello della sua numerosa discendenza che era sicuramente molto religiosa.
Agli atti non esiste una documentazione della nascita di questa Chiesina.
Quando fu edificata la nostra zona era ancora sotto la Diocesi Luni Sarzana, ma anche gli archivi di quella Diocesi non hanno, al momento, prodotto nessun documento al riguardo.
Domenico ebbe dieci figli che godettero di ottima salute, infatti nessuno morì infante, caso piuttosto straordinario per quel periodo:
Domenica (1725-1782) sposata con Domenico Arcolini
Giovanni Battista (1726-1789) sposato con Margherita Lucetti
Jacopo Nicola (1729-1776) sposato con Maddalena Marselli
Maria Andreina (1731-1794) sposata con Ceccardo Cordiviola
Jacopo Antonio (1733-1799) fu l’unico celibe
Giuseppe (1736-1810) sposato con Maria Vittoria Ragaglini egli fu sepolto nella Chiesina
Leonardo (1738-1793) sposato con Maria Giulia Bogazzi
Maria Celeste (1740-1819) sposata con Domenico Zanetti
Pasquale (1743-1814) sposato tre volte, con Maria Berti, Maria Lucia Pasquinelli e Maria Domenica Nardini
Antonia Domenica (1745-1824) sposata con Bernardo Crudeli
Chi di questi figli fece erigere la Cappella non lo sappiamo, ma coloro che nel 1840 fecero l’atto di donazione alla curia erano i quattro figli maschi del terzo matrimonio di Pasquale.
Pasquale ebbe ben 17 figli dai tre matrimoni di cui cinque morti infanti, la proprietà della Chiesina quindi passò ai figli maschi della terza moglie:
Silvestro (1795-1881) sposato con Maria Menconi
Pietro (1797-1875) sposato con Maria Domenica Giromini
Angelo[11] (1802-1881) sposato con Maria Teresa Bogazzi
Pasquale[12] (1804-1878) sposato con Maria Felicita Zanetti e poi con Maria Domenica Tongiani
I miei studi sulla famiglia Vatteroni mi hanno mostrato le numerose ascendenze che ho tra i discendenti di Giovanni Battista, ma questo è comune a tutti i marinelli e a tutti gli avenzini: è rarissimo trovare qualcuno che non abbia un Vatteroni tra i suoi avi.
L’edificio
La chiesina è un piccolo edificio, 10 metri per 7, posto oggi in Via S. Giuseppe presso il Largo dei Laghi in aderenza all’antica proprietà Vatteroni a due piani. Essa è priva di opere d’arte notevoli e vi si accede da un portone laterale scendendo un gradino, il tetto è a capanna con travicelli ed arcarecci a vista che reggono pianelle color mattone.
L’altare è in marmo di buona fattura ed è separato dal corpo della chiesa da un arco a tutto sesto, sopra l’altare si trova l’icona della Sacra Famiglia.
E’ conservata una panca originale in castagno con il nome Silvestro ed un inginocchiatoio pure in castagno, la cassapanca che conteneva i paramenti sacri, ormai in cattivo stato per l’umidità, fu sfasciata e col legno recuperato fu costruito un leggio per la nuova chiesa parrocchiale da un artista americano. La campana fusa nel 1841 fu comprata dal curato Carlo Scavezzoni, vicario della chiesetta, nel 1849 ed è posta in un piccolo campanile a ventola.
La piccola chiesa fu inizialmente destinata a luogo di preghiera dei Vatteroni e dei vicini e poi sostituì, verso il 1822, nelle funzioni l’antico Oratorio di Sant’Erasmo[13].
Questo oratorio era citato nel XVIII secolo tra le chiese di Carrara, come Sant’Erasmo al Mare dipendente da Avenza[14]. Milet de Mureau, l’ingegnere francese che doveva costruire il porto di Marina, verso il 1750 localizzava la Cappella del Santo Salvatore, cioè questo oratorio, a circa 136 metri dal mare, mentre 40 anni prima era in riva al mare.
Quindi esso esisteva all’inizio del 1700 ed aveva la stessa distanza dal mare della chiesetta dei Vatteroni, si trovava a ponente di essa a circa un centinaio di metri nella zona detta poi Fort d’ Macalè[15].
L’oratorio era una stanzetta dell’edificio che fu proprietà Triscornia e poi comproprietà dei commercianti in marmo Magnani, Luciani e Bogazzi. In seguito risultò parte del villino ottocentesco Binelli (oggi ristorante da Gero).
Nel 1822 l’oratorio sicuramente non c’era più.
Quando la chiesetta dei Vatteroni fu aperta nel 1776 sant’Erasmo funzionava ancora, ma ben presto quest’ultimo fu abbandonato e divenne magazzino e, soprattutto, se ne perse la memoria[16].
Per un certo periodo la chiesetta dei Vatteroni fu l’unico edificio religioso di Marina poi fu edificata la cappella privata della Villa Monzoni-De Nobili[17] intitolata a San Prospero e a San Modesto. La data di edificazione di questa cappella è comunque da stabilire. Di certo che è ancora consacrata e nel 2008 in essa si è tenuta una funzione funebre.
Nella cappella di S.Giuseppe venivano regolarmente religiosi da Avenza per tenere i servizi la domenica e nelle feste comandate e, pur essendo la chiesa dedicata alla Sacra Famiglia, divenne poi, per il popolo, la chiesa di S. Giuseppe dal nome del rione e del patrono di Marina.
Le notizie storiche relative a questa chiesetta sono poche e frammentarie.
Nel 1825 essa è menzionata nella visita pastorale che il vescovo Francesco Zoppi fece alla Parrocchia di Avenza: “ci sono in questa parrocchia due Oratori: Oratorio Monzoni e Oratorio Vatteroni”.
Intanto l’aumento della popolazione di Marina e le necessità religiose rendevano necessaria una cura a Marina dipendente dalla Parrocchia di di Avenza.
Nel 1835 il duca Francesco IV si adoperò in favore della chiesetta al fine di creare una vicaria a Marina, per questo il vescovado chiese che l’oratorio diventasse proprietà della curia vescovile come avvenne poi nel 1840.
Infatti il 21 dicembre 1840:
Silvestro, Pietro, Angelo e Pasquale fratelli e figli del fu Pasquale Vatteroni della Villa di Avenza Comune di Carrara attualmente abitanti alla Marina di Avenza col presente atto in forma privata si obbligano di cedere, siccome cedono all’Economato Ecclesiastico e per esso accettante a Sua Eccellenza il Sign. Conte Nicolò Bajard De Volo Governatore di questi Ducati di Massa e Carrara e della Lunigiana l’uso loro competente della Cappella di loro proprietà per quella parte però che gli spetta situata alla detta Marina di Avenza con tutte le ragioni e diritti ad essi fratelli competenti ed all’effetto che possa detta Cappella servire al nuovo Curato Succursale da nominarsi per la Cura da erigersi in detta Cappella ....
i fratelli Silvestro, Pietro, Pasquale ed Angelo Vatteroni erano alcuni dei figli del fu Pasquale di Domenico e cedettero all'Economato Ecclesiastico di Massa l'uso della cappella di loro proprietà, perché potesse servire al parroco di Avenza come succursale della chiesa di San Pietro, per una maggiore assistenza spirituale agli abitanti di Marina.
Rimase per qualche tempo un contenzioso con la famiglia Vatteroni a causa degli oggetti in uso dell’oratorio, detto contenzioso fu risolto, ma in qualche modo rimase in alcuni discendenti dei Vatteroni l’idea di un qualche diritto sulla chiesa ancora al metà del 1900.
Due anni essa dopo venne regolarmente acquistata dalla curia di Massa.
La bolla di erezione della cura è del 31 dicembre del 1842: essa stabilì i confini della cura alla Covetta, al Carrione ed al Parmignola.
In questo modo l’oratorio divenne una vera chiesa, sebbene di piccole dimensioni, con un curato nominato dal vescovo che celebrava messa, confessava, assisteva gli infermi, amministrava i sacramenti, naturalmente i battesimi ed i funerali erano ancora celebrati e registrati ad Avenza[18].
Nel frattempo la situazione evolveva rapidamente: dai 623 abitanti del 1851 si passò ai 1757 del 1880 ed il rapido incremento spinse gli abitanti a chiedere l’edificazione di una chiesa adeguata.
Nel 1854 il duca Francesco V autorizzò la costruzione del nuovo edifico sacro che iniziò nel 1857 per interrompersi due anni dopo con la cacciata degli estensi e riprendere solo nel 1880 e terminare in tre anni.
Inizialmente fu intitolata alla Immacolata Concezione il cui dogma era stato enunciato da Pio IX nel 1854, poi fu dedicata alla Sacra Famiglia recuperando così il nome che i marinelli avevano dato alla loro prima chiesina
I registri parrocchiali partono dal 1886 essendo stata aperta la chiesa al culto il 12 marzo di quell’anno e Marina divenne Parrocchia autonoma da Avenza dal 9 marzo 1898.
L’oblio
Dopo la costruzione dell'attuale chiesa parrocchiale di Marina, la cappella di S. Giuseppe cadde in disuso, fino a diventare un deposito di bottiglie. Nessuno avrebbe riconosciuto in quel edificio l'antica cappella di San Giuseppe, se non fosse stato per la scritta sopra il portale. Finalmente, nel 1979, col contributo della Sovrintendenza alle Belle Arti di Pisa, a più di 200 anni dalla sua costruzione, fu deciso di restaurarla, essendo una delle più antiche costruzioni di Marina ed essendo parte integrante del patrimonio artistico e culturale del luogo. Durante i lavori di restauro fu ritrovato uno scheletro sotto il pavimento: erano i resti di Giuseppe Vatteroni (1736-1810) figlio di Domenico e di Mattea Santucci, quindi uno dei presumibili costruttori della cappella e fratello di miei avi. Posso dire questo per avere personalmente trovato il dato negli archivi di Avenza, i resti furono poi traslati a Turigliano. Giuseppe Vatteroni si sposò, ma rimase quasi subito vedovo e morì infante l’unica figlia e presumo che fosse particolarmente religioso e legato alla sua chiesa e forse proprio a lui potrebbero essere riferite le voci popolari riportate anche da Telara del Vatteroni che assisteva alla messa dalla sua casa, chissà.
E, finiti i lavori, la chiesina fu riaperta al culto ed usata anche per le prove di canto dei ragazzi della Parrocchia.
In questa cappella nell’agosto 1980 facemmo celebrare i funerali della nonna Iride Vatteroni (1896-1980), diretta discendente di Domenico in omaggio ai suoi e nostri antenati. Il tentativo di utilizzarla come luogo di culto è comunque fallito poiché è un ambiente freddo ed umido e, probabilmente, mancava e manca tuttora la reale volontà di usarla.
Nell’elaborazione di questo articolo mi sono servito delle mie letture, indicate in bibliografia, e del mio lavoro negli archivi della Parrocchie di San Pietro in Avenza e della Sacra Famiglia a Marina. Per approfondire l’argomento sarebbero necessari ulteriori studi negli archivi locali ed in quello modenese, ma spero che queste notizie siano sufficienti a chiarire un aspetto misconosciuto della storia di Marina.
BIBLIOGRAFIA
AA.VV., Costruire una chiesa, SEA, Carrara, 1989.
Mario ALIBONI, La Chiesina di S. Giuseppe a Marina di Carrara, Atti e Memorie della Accademia Aruntica di Carrara vol VI anno 2000, Accademia Aruntica, Carrara, 2001
Pietro DI PIERRO, Sant’Erasmo, la prima chiesa di Marina di Carrara, Atti e Memorie della Accademia Aruntica di Carrara vol IV anno 1998, Accademia Aruntica, Carrara, 1999
Giovanni Nino TELARA, Ricordi della vecchia Marina, Aldus Casa di Edizioni in Carrara, Carrara, 1994
note
1 Federico v° Mario Aliboni (Carrara 1921- Carrara 2008) frate dei Servi di Maria è autore di un articolo pregevole sulla chiesina di San Giuseppe, citato in bibliografia, da cui è tratta l’epigrafe. Una sua bisnonna Anna Maria Agostina Vatteroni (1832-1904) è figlia di Angelo, uno dei discendenti di Domenico che donò l’edificio alla curia di Massa.
2 In seguito a Marina Ovest fu istituita la nuova parrocchia della Santissima Annunziata con la chiesa sita in via Bassagrande.
3 Non conosco l’origine del cognome per quanto in latino vatius significhi “con le gambe storte”. Dai registri parrocchiali di S.Bartolomeo non è stato possibile avere dati di Domenico padre di Giovanni Battista né di Nicoletta sua madre. La diffusione nazionale del cognome Vattuone, come si ricava dagli elenchi telefonici, fa propendere per un’origine ligure del cognome (provincia di GE). La ricerca a San Bartolomeo è stata fatta dal comandante Luigi Vatteroni, mentre le ricerche negli archivi parrocchiali di Avenza e di Marina di Carrara sono state fatte in collaborazione tra chi scrive ed il comandante.
4 Notizie tratte da Elenco telefonico d’Italia on disc. I edizione, 1996, SEAT, div. Stet. In questo elenco sono riportati 19 milioni di abbonati privati e 4 milioni di utenze affari.
5 La popolazione di Avenza è 101 persone nel 1636 e 225 nel 1696, rimane costante fino al 1727 e sale a 836 nel 1779.
6 L’immigrazione ligure ha lasciato il segno nel dialetto locale in cui sono presenti molti termini di origine ligure. Esiste un testo non pubblicato dal titolo “Appunti dell’immigrazione ligure sulla spiaggia di Lavenza” da me scritto basandomi sui dati dell’Archivio Parrocchiale di S.Pietro di Avenza.
7 Presumo che Giovanni Battista fosse analfabeta per cui la firma fu solo virtuale, il suo nome fu riportato in calce dall’estensore del documento.
8 Il documento si trova nell’Archivio Notarile di Sarzana, nella Filza n. 34/6 Parrochialis-Avenza
9 Consultando l’articolo di Di Pierro in bibliografia è possibile vedere una mappa del 1768 in cui la casa Vatteroni è ben evidente insieme alla casa Triscornia (con la Cappella di Sant’Elmo) e con quello che restava dei tentativi di costruire il porto. Tutto il resto era praticamente deserto.
10 Giovanni Nino TELARA, Ricordi della vecchia Marina, Aldus Casa di Edizioni in Carrara, Carrara, 1994. Pagina 25.
11 Angelo è mio trisnonno per linea paterna.
12 Pasquale di Pasquale è mio quadrisavolo per linea materna
13 Sant’Erasmo o S.Elmo è il santo protettore delle genti di mare ed il suo culto è di origine pagana. Le sue luci, i fuochi di S.Elmo, indicavano la rotta alle navi in difficoltà, in realtà essi sono un fenomeno fisico dovuto ad accumulo di cariche elettrostatiche sulle punte degli alberi delle navi che mettevano in allarme i naviganti.
14 Fino al 1930 nella chiesa di San Pietro in Avenza c’era un altare dedicato a questo santo con un dipinto in cui erano rappresentati insieme una Annunciazione, Sant’Antonio da Padova e Sant’Erasmo, questo dipinto è oggi in sacrestia.
15 Il nome deriva dall’essere uno spazio chiuso circondato da costruzioni sorte in maniera disordinata. In maniera più specifica deriva dal forte di Macallè in Etiopia, dove nel 1896 le truppe italiane resistettero all'assalto del negus Menelik II, pur in inferiorità numerica e convinsero lo stesso a ritirarsi ad Adua, così almeno diceva la retorica del tempo. In realtà fu il maggiore Giuseppe Galliano a dover lasciare il forte, sebbene con l’onore delle armi, di fronte alla preponderante forza abissina, lo stesso Galliano morirà poco dopo nella battaglia di Adua. La guerra italo-abissina si concluse con la disfatta italiana e con la caduta del governo di Francesco Crispi che aveva sostenuto la politica di espansione coloniale in Africa.
16 Dobbiamo essere grati a Di Pierro per avere scritto un articolo su questo antico oratorio (vedi bibliografia).
17 La villa Monzoni fu fatta costruire dalla famiglia Monzoni nella seconda metà del secolo XVIII ed intorno al 1840 fu acquistata dai marchesi De Nobili di Dallo i quali la fecero ristrutturare e unirono la Cappella al corpo centrale dell’edificio.
18 Come ho ricavato dall’Archivio di San Pietro sono numerosi i matrimoni celebrati nella chiesina, ma non vi è traccia di funerali. Dall’Archivio della Parrocchia della Sacra famiglia risultano almeno tre battesimi nella Cappella di San Giuseppe nel 1881.