(f.f.) la carlina in fioritura è molto bella e purtroppo viene raccolta per farne composizioni secche a scopi ornamentali e questo ne mette a rischio la sopravvivenza nei siti facilmente accessibili. Sarebbe bene lasciarla in pace anche se non è specie protetta.
IL GENERE CARLINA
Famiglia Asteraceae (Compositae)
Carlina L fu classificato da Linneo nel 1753.
Il nome generico Carlina deriva dal termine spagnolo carlina usato per denominare la pianta, a sua volta di probabile origine berbera.
Alcuni autori medioevali facevano derivare il nome da Carlo Magno che usò la pianta per combattere una pestilenza che aveva colpito il suo esercito. Per altri ancora invece deriva dal termine cardina diminutivo di cardo per la somiglianza con le piante di quel genere.
Il genere Carlina comprende una trentina di specie di piante erbacee o perenni caratterizzate da un’infiorescenza stellata. Esse sono essenzialmente piante mediterranee e almeno una decina di specie sono presenti in Italia. Le foglie sono grandi e spinose con margini incisi, spesso esse formano rosette basali. L’infiorescenza è circondata da squame, quelle superiori sono lunghe e brillanti e hanno il compito di attirare gli insetti.
A molte specie sono riconosciute proprietà medicinali agevolando la sudorazione e la digestione e alcune sono anche usabili nell’alimentazione: infatti il ricettacolo del capolino viene consumato, crudo o cotto, come per i carciofi.
Le carline vegetano in luoghi aridi e sassosi o ai margini dei boschi. Alcune specie diventano infestanti essendo sgradevoli per gli animali e molto resistenti agli incendi.
Alcune specie sono poi usate per decorare giardini rocciosi.
In passato il fiore era considerato come un barometro naturale: infatti quando il tempo è secco le brattee sono aperte mentre con l’aumento dell’umidità tendono a coprire il capolino, di conseguenza nei paesi montani i fiori erano esposti a mazzi all’esterno delle abitazioni.
Le specie più comuni nel nostro paese sono: Carlina acaulis, Carlina corymbosa e Carlina vulgaris.
CARLINA ACAULIS SUBSP. CAULESCENS
Carlina acaulis L. subsp.caulescens (Lam.) Schübl. et G. Martens
Classificata da Linneo nel 1753.
La sottospecie fu classificata da George Matthias von Martens[1] e Gustav Schübler[2] nel 1834 e, negli ultimi anni, le è stata restituita dignità di sottospecie.
Conosciuta volgarmente come: carlina, cardo di San Pellegrino
Il nome specifico acaulis deriva dal latino ā (prefisso privativo) e caulis, is (= gambo, fusto) per indicare l’assenza del fusto. Comunque la sottospecie che qua descriviamo è caulescente, cioè possiede il fusto.
In Italia sono presenti due sottospecie:
Carlina acaulis L. subsp. acaulis con caule assente o poco sviluppato, essa è tipica del nord Italia e dell’Emilia-Romagna
Carlina acaulis subsp. caulescens con fusto ben sviluppato e molto foglioso, essa è presente su quasi tutto il territorio nazionale
Sulle Alpi Apuane è presente solo la sottospecie caulescens
Questa pianta ha proprietà cicatrizzanti, digestive, diuretiche, lassative, era usata come disinfettante, come antidolorifico e le erano attribuite proprietà antiveleno. Il ricettacolo del capolino viene consumato come i carciofi.
Il fiore è soggetto a raccolta eccessiva per venderlo come fiore secco per questo in alcune zone è considerata come specie protetta.
Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[3]:
829. – Carlina acaulis – L. [Carlian acaulis L. subsp. simplex (Waldst. et Kit.) Nyman]
= Carlina acanthifolia – Sant.
= Carlian caulescens – Sav.
= Carlina subacaulis – Pucc.
(luoghi in cui è stata osservata:) A Massa nel monte di Pariana e in loc. Tombara, a Belvedere, al Campaccio in regione Porneta e alla foce di Antona, nel M. Brugiana e fra la Brugiana e Caglieglia. Indicato nelle Alpi Apuane anche al Sagro nella valle del Catino, al Giovo, fra il paese di Marciaso e Monzone e alla Foce di Vinca (Bert.). Nei monti di Bagnone e a Pontremoli tra Cargalla e Montelungo.
Volg. Carlina, cardo di S. Pellegrino. Fiorisce in luglio e agosto. Pianta erbacea perenne.
Pellegrini cita altre specie dello stesso genere: Carlina corymbosa L.; Carlina vulgaris L.
LA PIANTA
Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Asteridae; Ordine: Asterales; Famiglia: Asteraceae; Genere: Carlina; Specie: Carlina acaules subsp. caulescens
Forma biologica: Emicriptofita rosulate (simbolo: H ros). Le Emicriptofita (simbolo H) sono piante erbacee, bienni o perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve. Le Rosulate (simbolo: ros) hanno le foglie disposte a formare una rosetta basale.
Descrizione: pianta erbacea perenne con robusto rizoma legnoso, fusto rossastro alto fino a 40 cm. Le foglie sono lunghe fino a 20 cm e sono disposte in rosette basali, sono picciolate, oblungo-spatolate, coriacee e spinose. Il fusto porta un unico capolino bianco o marrone, largo 10 cm, circondato da squame raggianti color bianco avorio. Il frutto è un achenio.
Antesi: giugno-settembre
Tipo corologico: centro-europea. In Italia è assente nelle isole maggiori e in Puglia.
Habitat: prati e pascoli, boschi aperti da 400 a 1500 metri.
Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette.
Altre foto possono essere consultate qui
Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.
note
1 George Matthias von Martens (1788-1872) fu botanico tedesco, pubblicò insieme al collega Schübler un testo sulla flora del Württemberg. Il suo lavoro principale fu Die Tange (= le alghe) che è uno studio sulla flora acquatica dell’est asiatico basato su un viaggio fatto dal figlio, zoologo, in Asia.
2 Gustav Schübler (1787-1834) fu botanico e meteorologo tedesco che lavorò all’università di Tubinga. Molto attivo insieme al collega von Martens nella classificazione di piante specialmente quelle del Württemberg.
3 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 173.