(f.f.) la Cephalanthera longifolia è una bella orchidea diffusa nella regione apuana. Essa ha una bella e abbondante fioritura abbastanza precoce. Non è specie protetta da noi, ma è bene non disturbarla.
IL GENERE CEPHALANTHERA
Famiglia Orchidaceae
Cephalanthera Richard fu classificato da Louis Claude Marie Richard[1] nel 1817.
Il nome generico Cephalanthera deriva dal greco κεφαλή (= testa) e dal latino scientifico anthera a sua volta derivato dal greco ανϑηρός (= fiorito, che fiorisce). Infatti nelle Orchidaceae androceo e gineceo si fondono a formare un organo chiamato ginostemio che, in questo genere, ha forma globosa che richiama quella di una testa umana.
Queste piante sono conosciute, in Italia, come elleborine a causa della vaga somiglianza delle loro foglie con quelle del Veratrum album conosciuto anche come elleboro.
Questo genere è formato da piante erbacee perenni rizomatose alte fino a 50-60 centimetri. Il fusto è semplice e poco foglioso. Le foglie sono verde brillante, sessili, lanceolate e percorse da nervature parallele. All'apice del fusto c'è l'infiorescenza a spiga composta da numerosi fiori. Questi sono formati da due verticilli con tre tepali ciascuno: quello esterno forma una sorta di elmetto invece quello interno è caratterizzato da un tepalo centrale più corto, detto labello[2], privo di sperone e strozzato nella parte mediana e provvisto di un disegno caratteristico.
Il frutto è una capsula deiscente. I semi, poveri di nutrimento, devono essere infettati da funghi simbiontici che forniscono i materiali nutritivi necessari per la germinazione. I fiori sono privi di nettare per cui l'impollinazione avviene perché alcuni insetti sono attratti dalla cresta gialla del labello che viene scambiata per gli stami di piante che fioriscono nello stesso periodo e nello stesso habitat. L'impollinazione non è molto facile per cui i fiori possono attendere anche molto tempo, questo spiega il fatto che le orchidee si conservano tanto tempo anche dopo essere state recise.
Il genere comprende circa 15 specie dell'emisfero boreale, principalmente euroasiatiche, solo una è presente in America. Crescono nel sottobosco, su terreni calcarei, al piano, in collina o montagna fino a 1400 metri, amano ambienti ombreggiati e non temono il freddo
Queste piante possono essere usate nel giardinaggio e non sono molto ricercate nel commercio floreale. Inoltre alcune di esse sono protette.
In Italia sono presenti tre specie: Cephalanthera damasonium (Cefalantera bianca), Cephalanthera longifolia (Cefalantera maggiore) e Cephalanthera rubra (Cefalantera rossa), queste specie possono ibridare tra loro. L'habitat preferito sono i boschi di castagno e di faggio.
Sulle Alpi Apuane sono tutte presenti e la Cephalanthera damasonium è la meno frequente.
CEPHALANTHERA LONGIFOLIA
Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch
Classificata da Karl Fritsch[3] nel 1888.
Conosciuta anche come: Cephalanthera ensifolia Rich.
Conosciuta volgarmente come: cefalantera[4] maggiore, elleborina bianca.
Il nome specifico longifolia deriva dall'aggettivo latino longus, a, um (= lungo) e dal sostantivo latino fǒlǐum, ǐi (= foglia). Questo in riferimento alla foglia piuttosto lunga.
La Cephalanthera longifolia è una pianta erbacea perenne alta 20-60 centimetri dotata di rizoma. Il fusto è eretto e provvisto di lunghe foglie alterne. All'apice del fusto c'è l'infiorescenza formata da 10-20 fiori bianchi semichiusi che si aprono solo nelle ore più calde e luminose della giornata. Il labello è corto, concavo, bianco con macchia giallastra e apice arrotondato verso il basso.
La pianta non produce nettare, ma il colore bianco del fiore e la macchia gialla ingannano gli insetti che credono di visitare il Cistus salvifolius (cisto femmina). Dove non vegeta il cisto operano altri insetti pronubi anche se l'impollinazione è meno efficiente. Comunque la riproduzione può avvenire anche in via vegetativa dalle gemme prodotte dai rizomi.
È pianta euroasiatica diffusa su tutto il territorio nazionale. Vegeta su substrato calcareo, nei prati umidi e nei boschi dal piano fino alla montagna, in particolare nei castagneti e nelle faggete.
È pianta protetta in diversi stati europei e regioni italiane, ma non in Toscana.
Simile a questa è Cephalanthera damasonium (Miller) Druce (cefalantera bianca) che è presente nello stesso habitat. Anch'essa ha fiori bianchi, ma tendenti al giallastro, ha un numero inferiore di foglie che sono meno lunghe rispetto alla loro lunghezza.
Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[5]:
1355. – Cephalanthera ensifolia – (Ehrh.) Rich. [Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch]
= Serapias grandiflora - L.
= Serapias ensifolia - Murr.
(luoghi in cui è stata osservata:) A Massa nei boschi della Marina, a Pruneta, alle Grazie, a Pariana. Tra Luni e Avenza, a Sorgnano, al M. d'Arma e nel bosco sotto Codena (Bolzon). A Fosdinovo tra Pulica e Marciaso.
Volg. Elleborina bianca. Fiorisce in maggio e giugno. Pianta erbacea perenne.
Pellegrini cita anche Cephalanthera rubra (L.) L.C. Rich.
LA PIANTA
Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Liliopsida; Sottoclasse: Liliidae; Ordine: Orchidales; Famiglia: Orchidaceae; Genere: Cephalanthera; Specie: Cephalanthera longifolia
Forma biologica: Geofita rizomatosa (simbolo G Rhiz). Geofita (simbolo G): pianta erbacea perenne con gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presenta organi aerei. Rizomatosa (simbolo Rhiz): il fusto sotterraneo è detto rizoma e da esso, ogni anno, si dipartono le radici ed i fusti aerei.
Descrizione: pianta erbacea perenne dotata di rizoma. È alta fino a 60 centimetri, ha fusto eretto e glabro, gracile e provvisto di foglie fino all'infiorescenza. Le foglie sono alterne, lineari-lanceolate, acute, dotate di nervatura e lunghe fino a 15 centimetri, salendo lungo il fusto diventano più corte. L'infiorescenza apicale è una spiga formata da 10-20 fiori di color bianco-niveo che si aprono nelle ore più calde. I tepali esterni sono lanceolati con apice acuto e più lunghi di quelli interni, il labello ha una macchia giallo-arancio alla fauce. Il frutto è una capsula deiscente.
Antesi: aprile - giugno.
Tipo corologico: euroasiatica, presente in tutta Italia.
Habitat: dune, prati, boschi aperti preferibilmente su terreno calcareo, dal piano fino a 1400 metri, ma può trovarsi anche a quote più elevate.
Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette.
Consigliamo la lettura del testo:
Gino BERTOZZI, Ernesto DE ANGELI, Giuliano PACIFICO, Le orchidee delle Apuane, Mauro Baroni Editore, Viareggio, 2000. 207 pagine. (con 63 schede di piante, una sezione sul territorio apuano e una sulle orchidee in generale)
Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui
Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.
note
1 Louis Claude Marie Richard (1754-1821) fu medico e botanico francese appartenente a una famiglia di naturalisti. Trascorse diversi anni in America centrale e meridionale dove studiò la flora locale. Tra le sue opere c'è De orchideis europaeis annotationes.
2 Il labello è un petalo specializzato tipico delle Orchidacae e costituisce il carattere distintivo chiave delle stesse. Esso si è evoluto come adattamento alla fecondazione da parte degli insetti. La sua forma varia nei diversi generi: può essere intero o diviso, ma, in genere, è trilobo con lobi a loro volta divisi in lobuli. In alcuni generi (Serapias, Epipactis, Cephalanthera) esso è diviso longitudinalmente, mediante una strozzatura, in due parti: ipochilo, quella interna, ed epichilo quella esterna. La parte mediana del labello è talvolta provvista di un disegno variabile per forma ed estensione e, in certi casi, il labello si prolunga in uno sperone.
3 Karl Fritsch (1864-1934), botanico austriaco, fu professore universitario e direttore dell'Orto Botanico di Graz. I suoi studi furono dedicati principalmente alla flora austriaca.
4 La pronuncia è cefalantèra.
5 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 273.