GERANIO ARGENTINO
(Geranium argenteum)
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
10 agosto 2011

(f.f.) salendo lungo il sentiero 126 dalla Focetta del Puntone per il Callare della Pania ci si imbatte in una minuscola stazione di questa pianta bellissima che, in tutte le Alpi Apuane, vive solo qua. Molti escursionisti non la vedono e, a volte, possono anche calpestarla, sicuramente non va assolutamente danneggiata o raccolta essendo seriamente a rischio di scomparsa sui nostri monti.

IL GENERE GERANIUM

Famiglia Geraniaceae

Geranium L fu classificato da Linneo nel 1753.

Il nome generico Geranium deriva dal latino gĕrănĭŏn che era usato per indicare la pianta. Il termine, a sua volta, proviene dal greco γεράνιος che deriva da γέρανος (= gru, sia l’uccello che la macchina). Infatti il frutto[1] allungato somiglia alla testa di questo uccello.

Il genere Geranium comprende oltre 400 specie di piante erbacee, annuali, biennali o perenni con fusti nodosi e foglie di forma variabile, ma essenzialmente palmato-lobate. Il fiore ha cinque petali uguali e variamente colorati e spesso con evidenti venature anch’esse colorate.

Prospera nelle regioni temperate e sulle montagne delle zone tropicali, ma preferisce le zone occidentali della regione mediterranea.

È usato per tappezzare aiuole e nei giardini rocciosi. Alcune specie hanno radici ricche di tannini con proprietà astringenti, emostatiche e vulnerarie.

Una trentina di specie sono spontanee in Italia (e sulle Alpi Apuane) come il Geranium sanguineum, il Geranium robertinianum, il Geranium argenteum e il Geranium tuberosum.

Nel linguaggio corrente il termine geranio è usato, impropriamente, per designare specie del genere Pelargonium[2] della stessa famiglia delle Geraniaceae introdotto in Europa solo nel XVII secolo. Lo stesso Linneo inizialmente classificò insieme i due generi. La differenza principale riguarda i fiori: mentre in Geranium i petali sono tutti uguali in Pelargonium i due petali superiori hanno forma, colore e dimensione diversa dai tre inferiori.

GERANIUM ARGENTEUM Geranium argenteum

Geranium argenteum L

Classificata da Linneo nel 1756.

Conosciuta volgarmente come: geranio argentato (argentino)

Il nome specifico argenteum deriva dal latino argentĕus, a, um (= di argento, di colore argentato) e dipende dai riflessi argentei delle foglie dovuti alla loro pelosità.

Questa specie è originaria delle Alpi ed è migrata verso sud durante le glaciazioni del quaternario colonizzando l’Appennino e le Alpi Apuane ed è rimasta sulle Alpi meridionali nei luoghi non coperti dai ghiacciai. Conseguentemente la presenza su Apuane e Appennino è da considerarsi come relitto microtermico[3].

Attualmente essa è presente, in Toscana, in una stazione molto limitata sulle Alpi Apuane e in due stazioni sull’Appennino tosco-emiliano in alta Garfagnana (Scaloni e Sprone di Monte Vecchio[4]). Inoltre sempre sull’Appennino tosco-emiliano, ma in territorio emiliano, si trova sul Monte Cimone, sul Corno alle Scale, sullo Spigolino, sul Montese, sul Mandromini e sull’Alpe di Vallestrina e sull’Alpe di Caciaia. È stato segnalato in Umbria, ma la presenza non è confermata.

La piccola stazione apuana si trova alla base del Canale dell’Inferno lungo il sentiero 126 per il Callare della Pania a meno di dieci minuti dalla Focetta del Puntone (1611 metri) a una quota stimabile da 1630 a 1640 metri. Il sentiero attraversa la stazione, alcune piante si trovano sul sentiero, ma la maggioranza sono sul lato destro (salendo) e una parte minore sul lato sinistro.

La stazione è poco sopra la base del canalone e la copertura è formata da massi calcarei di varie dimensioni con pochissimo terreno a pH basico, in inverno essa è coperta da neve e per gravità essa si accumula in grande quantità. La superficie della stazione è circa 200 metri quadrati, è inclinata del 15% circa ed è esposta a nord-ovest.

Negli studi citati in bibliografia sono stati contati 324 esemplari, un centinaio formano cuscini abbastanza grandi e gli altri di minori dimensioni e la loro vita è permessa dalle grosse radici che si incuneano tra i massi.

L’areale della specie si è notevolmente ristretto, in passato era stata segnalata in vetta alla Pania della Croce e sul vicino monte Corchia.

I fattori di rischio sono il calpestio da parte degli escursionisti, anche per la presenza in zona, fuori sentiero, di alcune buche della neve che attirano la curiosità. Un altro fattore è la presenza della popolazione di mufloni recentemente introdotta che potrebbero pascolare e calpestare le piante, ma gli studi tendono a escludere il pascolamento. I danni principali dipendono dagli insetti erbivori come succede ad altre specie di Geranium

A parte tutto questo la popolazione apuana appare in buona salute, molti insetti la visitano e garantiscono una buona impollinazione e la produzione di numerosi semi che originano nuove piante.

L’ambiente in cui vegeta Geranium argenteum è molto severo: è coperto di neve in inverno e fino a primavera avanzata, in estate è molto soleggiato, è quasi privo di acqua ed è spazzato dai venti. Questo determina la forma a cuscinetto, la vicinanza la suolo, le lunghe e robuste radici e le foglie ricoperte da peli. La pianta inizia a fiorire con lo scioglimento delle nevi ed entra in riposo a settembre quando durante la notte le temperature sono già molto basse.

Gli studi riportati in bibliografia hanno evidenziato alcune differenze morfologiche e anatomiche tra le piante che vegetano nella stazione apuana e quelle delle stazioni appenniniche (esse riguardano caratteristiche delle foglie e dei fiori[5]). Queste differenze sono risultate statisticamente significative e derivano probabilmente dall’isolamento geografico che potrebbe portare alla formazione di ecotipi locali e, a lungo andare, alla formazione di specie distinte.

Il botanico apuano Pietro Pellegrini[6] ovviamente non riporta la specie, ma cita altre specie dello stesso genere:

Geranium columbinum L.; Geranium dissectum L.; Geranium lucidum L.; Geranium molle L. [Geranium molle L. subsp. molle]; Geranium nodosum L.; Geranium robertianum L.; Geranium rotundifolium L.; Geranium sanguineum L.; Geranium silvaticum L. [Geranium sylvaticum L. subsp. sylvaticum].

LA PIANTA

Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Rosidae; Ordine: Geraniales; Famiglia: Geraniaceae; Genere: Geranium; Specie: Geranium argenteum

Forma biologica: Emicriptofita rosulate (simbolo: H ros). Le Emicriptofita (simbolo H) sono piante erbacee, bienni o perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve. Le Rosulate (simbolo: ros) hanno le foglie disposte a formare una rosetta basale.

Descrizione: pianta erbacea perenne di limitate dimensioni non supera i 15 cm. Essa possiede un lungo e robusto rizoma scuro. Le foglie sono disposte in rosette basali, gli scapi sono eretti, lignificati alla base e generalmente senza foglie. Le foglie hanno piccioli lunghi circa 1 cm e lamina grigio-argentea, rotondeggiante e profondamente incisa in lacinie lineari a loro volta suddivise in lobi secondari. La colorazione delle foglie dipende dalla densa copertura di peli. I fiori hanno cinque petali rosei con venature più o meno scure e si dispongono in cime biflore o triflore. Il frutto è una capsula pelosa, divisa in cinque celle, unita a un colonna allungata che somiglia alla testa di un uccello.

Antesi: luglio-agosto (sulle Apuane giugno-agosto)

Tipo corologico: sub-endemismo[7] alpico-appenninico. Diffusa nelle Alpi orientali e sconfina anche in Slovenia, più rara nelle Alpi occidentali con alcune stazioni nel Delfinato (Francia). Presente sulle Alpi Apuane e sull’Appennino settentrionale tosco-emiliano.

Habitat: vive sulle rupi e nei ghiaioni dai 1600 ai 2200 metri (la quota più bassa è quella raggiunta sulle Apuane). Preferisce esposizione meridionale e substrati calcarei, ma in Appennino è presente su terreni silicei.

Conservazione: la specie è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette ed è classificata come LR (lower risk). Ma gli autori citati in bibliografia propongono di classificarla come EN (endangered, cioè a rischio). Questo vale in particolare per la stazione apuana.

BIBLIOGRAFIA

Maria ANSALDI, Lucia CORTOPASSI, Fabio GARBARI Ecologia della conservazione di popolamenti Apuano-appenninici di Geranium argenteum L, Atti della Società Toscana di Scienze Naturali residente in Pisa, Memorie, Serie B, vol. 115 (2008), pp25-31, tot pag 7, Università di Pisa, Pisa, 2009.

Lucia CORTOPASSI Una specie a rischio di estinzione nell’Appennino Tosco-emiliano: Geranium argenteum L, Tesi di laurea specialistica in Gestione e Valorizzazione delle Risorse Naturali, Università di Pisa 2007 (disponibile on-line sistema ETD).

Lucia CORTOPASSI, Maria ANSALDI, Fabio GARBARI Infraspecific variation in populations of Geranium argenteum (Geraniaceae) of the Apuan Alps and Northern Apeninnes, Italy, XII Congresso internazionale OPTIMA (Organisation for Plant Taxonomy in the Mediterranean Area) Pisa, 10-16 settembre 2007. Bocconea, in stampa.

Altre foto possono essere consultate qui

Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.



note

1 Il frutto è diviso in cinque parti ognuna contenente un seme, esse poi si arrotolano di scatto verso l’alto rimanendo attaccate allo stilo (il becco) e proiettando il seme a notevole distanza.

2 Questo genere origina dall’Africa australe e le sue specie e varietà sono molto usate nel giardinaggio, in particolare il Pelargonium zonale (geranio comune) e il Pelargonium peltatum (geranio edera). Il nome di questo genere deriva dal greco πελαργός (= cicogna) poiché il frutto somiglia la becco di questo uccello. Gli inglesi chiamano “cranesbill” il vero geranio e “storksbill” il pelargone.

3 Si definisce come relitto microtermico una specie di clima freddo che vive in territorio a clima più caldo e tale presenza si spiega come relitto dell’era glaciale durante la quale l’areale della specie era più esteso e più compatto.

4 Queste stazioni occupano uno spazio di circa 15000 mq, sono su terreno siliceo, poco praticabili all’uomo e in buon stato di conservazione.

5 Il colore dei fiori apuani è rosa intenso con venature più scure e accentuate mentre i fiori appenninici sono rosa più tenue con venature sottili e poco accentuate, ma questo è un carattere che deve essere ulteriormente studiato.

6 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 304.

7 Per sub-endemismo si intende una specie caratterizzata da un areale che si estende anche in limitate zone oltre i confini nazionale (che, peraltro e per fortuna, le piante non conoscono).