(f.f.) questo endemismo apuano e appenninico ricorda, per il fiore, il comune piscialetto. Spicca per il suo colore giallo sui calcari apuani in cui si
insinua nelle fessure della roccia. È specie protetta e considerata a rischio.
LE ASTERACEE e il genere LEONTODON
Le Asteraceae (dal greco astér = (fiore a) stella e dal latino acĕus che è un suffisso formativo di aggettivi di somiglianza) sono conosciute anche
come Compositeae (dal latino componĕre = comporre), termine quest’ultimo ormai desueto.
Esse costituiscono la più grande famiglia vegetale divisa in un migliaio di generi per un totale di circa ventimila specie distinte. Prosperano in tutti gli habitat, possono essere erbacee o arbustive, talvolta arboree o rampicanti. Esse sono caratterizzate dall’infiorescenza a capolino. Fanno parte della famiglia piante medicinali come la camomilla, piante aromatiche come l’artemisia e l’achillea, piante usate nell’alimentazione come il carciofo, il cardo, la cicoria e l’indivia e piante ornamentali come il crisantemo la dalia ed il girasole.
Il genere Leontodon comprende circa 50 specie di origine eurasiatica e africana alcune delle quali prosperano anche nel nord-America ed in Nuova Zelanda. Alcune delle specie sono tra loro molto simili e questo rende difficile sia il riconoscimento che la classificazione stessa. Il termine dente di leone è usato anche per altre piante e in particolare per il tarassaco, il comune piscialetto, Taraxacum officinalis, con cui la somiglianza è forte.
In Inghilterra una leggenda medioevale sosteneva che i falchi mangiassero la pianta per migliorare la loro vista da cui il termine Hawksbits (= morsi di falco) con cui il genere è
conosciuto. Sono in corso studi genetici che tenderebbero a dividere il genere in due sottogeneri distinti.
LEONTODON ANOMALUS
Leontodon anomalus Ball[1]
Sinonimi: Leontodon tenuifloris (Gaudin) Reichenb. subsp anomalus (Ball)
Nomi volgari: dente di leone, dente di leone delle Apuane, piscialetto
Il nome generico deriva dal greco: λέων, λέοτος (= leone) e όδών, όδόντος (= dente). Quindi dente di leone in relazione alla forma dentata del margine delle foglie che, comunque, varia da specie a specie. Il nome specifico: dal latino anomălus a sua volta derivato dal greco άν (con significato privativo) e da όμαλός (= in modo uguale), quindi col significato di non riconducibile alla maggior parte dei casi considerati ad indicare le differenze di questa specie con le specie congeneri.
Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[2]:
882. – Leontodon anomalus – Ball
(luoghi in cui è stata osservata:) Alle sorgenti del Frigido (Ball.), alla Tambura (Ball., P. Sav.), e nel Sagro (P. Sav.), lungo il Lucido al Solco d’Equi, tra Àiola e Vinca, sopra Monzone e nel M. Bandita tra il Ponte di Monzone e Tenerano (Ross.), alle cave di marmi tra Carrara e Colonnata (Ross.), sopra Vinca (Somm.).
Fiorisce in luglio e agosto. Pianta erbacea perenne.
Pellegrini, nella stessa pagina cita anche: Leontodon autunnale (oggi L. autumnalis), Leontodon hispidus, Leontodon pyrenaicus (oggi L.
helveticus), Leontodon Villarsii
La specie Leontodon anomalus è una specie che fa ancora discutere i botanici. Esistono almeno due sottospecie la subs tenuifloris propria delle Alpi centro-orientali
(italiane e svizzere) e la subs finalensis Bicknell et Fiori endemica in una zona ristretta dell’Appennino ligure, quest’ultima in particolare non è molto diversa dalla
pianta apuana.
LA PIANTA
Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Asteridae; Ordine: Asterales; Famiglia: Asteraceae (Compositae); Genere: Leontodon; Specie: anomalus.
Forma biologica: Emicriptofita rosulata (simbolo: H ros). Emicriptofita (simbolo H): pianta erbacea biennale o perenne con gemme svernanti a livello del suolo che sono protette dalla lettiera o dalla neve. Rosulata (simbolo: ros): foglie disposte a formare una rosetta basale.
Descrizione: pianta erbacea perenne alta 20-45 cm con radice a fittone. Le foglie sono tutte disposte in rosetta basale, hanno color verde scuro e sono ruvide, allungate e con i margini sinuoso-dentati e sono ricoperte da peli. Lo scapo fiorale si erge dalla rosetta e porta un’unica infiorescenza (capolino) pelosa e pendula prima dell’antesi. I fiori sono ligulati di color giallo luminoso che ricordano il Taraxacum officinalis, conosciuto volgarmente come piscialetto. Il frutto è un achenio.
Antesi:.maggio – agosto.
Tipo corologico: è specie endemica delle Alpi Apuane, della Liguria occidentale e dell’Appennino pistoiese e modenese
Habitat: vive su rupi e ghiaioni calcarei dal fondovalle fino alle vette. Pur preferendo le rocce calcaree può trovarsi anche su verrucano[3] (vetta e cresta del monte Cavallo di Azzano in alta Versilia e nei pressi di Levigliani) e su diabasi[4] (Poggio in Garfagnana). Vegeta all’aperto nelle fessure delle rocce, su detriti minuti e negli erbosi aperti.
Conservazione: in Toscana è classificata LR, cioè a minor rischio (lower risk); quindi è negli elenchi delle specie protette e, naturalmente, non deve essere danneggiata ed il fiore non deve essere colto.
Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui
Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.
note
1 Ball è il termine usato per le piante descritte e classificate da John Ball (Dublino 1818 – Londra 1889). Egli fu uomo politico, naturalista ed esploratore. La sua carriera politica terminò nel 1858, poi si dedicò interamente alle scienze naturali. Fondò il club alpino inglese e ne fu il primo presidente, scalò diverse cime sulle Alpi e viaggiò anche in Marocco e Sud-America. Egli descrisse il Leontodon anomalus nel 1850.
2 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 183.
3 Il verrucano è formato da depositi di color dal rosso al grigio-verde di materiali silicatici, caratterizzati da alternanza di arenaria e conglomerati.
4 Sono rocce magmatiche.