(f.f.) questo interessante ranuncolo è specie endemica dell’Appennino e risulta protetta sulle Alpi Apuane. In realtà esistono specie simili e distinguere tra esse non sempre è facile.
IL GENERE RANUNCULUS
Famiglia Ranunculaceae
Ranunculus L. fu classificato da Linneo nel 1753.
Il nome generico Ranunculus deriva dal latino ranuncŭlus diminutivo di rana, ae (= rana) che traduce il termine greco βατραχιδιον (= piccola rana) diminutivo di βάτραχος (= rana). Questo in riferimento alla diffusione di queste piante in zone umide o acquitrinose amate da questi anfibi oppure per la somiglianza della loro radice con le zampe della rana.
Ranunculus è un genere di piante erbacee o perenni diffuse in tutto il mondo e originarie delle zone temperate e fredde. Comprende da 300 a 600 specie secondo i metodi di classificazione e una cinquantina sono presenti in Italia con alcuni endemismi.
Presentano radice fibrosa e spesso rizomatosa e fusti eretti alti da 20 a 60 cm e prostrati nelle specie acquatiche. Le foglie si distinguono tra basali e cauline e possono essere intere o divise in lobi a loro volta ulteriormente suddivisi, le foglie cauline sono alterne, piccole e in genere ridotte a lacinie.
I fiori sono solitari o raccolti in infiorescenze, hanno generalmente 5 petali, ma possono averne 3 o anche un numero superiore a 5, il loro colore è giallo, bianco o più raramente rossastro.
Sono piante poco esigenti e amano i terreni acidi, freschi o umidi con esposizione a mezz’ombra. Il frutto è un aggregato di acheni.
I ranuncoli sono piante ornamentali usate nei giardini e per il fiore reciso. Sono piante molto velenose, ma il veleno scompare con l’essicazione e alcune specie sono usate nella farmacopea popolare.
Tra le specie italiane ricordiamo: Ranunculus acris (botton d’oro o ranuncolo dei prati), Ranunculus alpestris (ranuncolo alpestre), Ranunculus ficaria (favagello), Ranunculus flammula (ranuncolo delle passere), Ranunculus glacialis (ranuncolo dei ghiacciai), Ranunculus trichophyllus (ranuncolo d’acqua).
Tra le specie orientali più coltivate ricordiamo Ranunculus asiaticus molto apprezzato per le sue varietà colorate e per gli ibridi.
RANUNCULUS POLLINENSIS
Ranunculus pollinensis (Terr.) Chiov.
Classificata da Emilio Chiovenda[1] 1892.
Conosciuta anche come: Ranunculus montanus Willd. var. pollinensis Terr.
Conosciuta volgarmente come: ranuncolo del Pollino
Il nome specifico pollinensis deriva da Pollino che è un massiccio montuoso tra Calabria e Basilicata dove si trova l’omonimo Parco Nazionale dove questa specie è ben presente. Il nome a sua volta deriverebbe dal latino pullus, i (= giovane animale) nel senso di Mons Pullīnus cioè monte dei giovani animali. Per altri derivererebbe da Mons Ăpollĭnĕus nel senso di monte apollineo per la ricchezza di piante medicinali essendo Apollo dio delle arti e della medicina[2].
Il Ranunculus pollinensis appartiene al gruppo del Ranunculus montanus ed era considerato precedentemente come una sua varietà. Le specie di questo gruppo si distinguono per caratteristiche delle foglie e dei semi. Il Ranunculus montanus Willd.[3] è comune sull’arco alpino e ha foglie basali glabre. Invece in Appennino sono presenti: Ranunculus apenninus (Chiov.) Pignatti; Ranunculus oreophilus Bieb. e Ranunculus pollinensis (Terr.) Chiov. tutti con foglie basali pubescenti. Naturalmente lasciamo agli esperti il compito di distinguere tra queste specie.
Le caratteristiche del Ranunculus pollinensis oltre alle foglie basali pubescenti sono gli acheni con il becco lungo da 1/3 a 1/5 del totale, le foglie basali hanno i segmenti separati da ampio seno e le lacinie delle foglie cauline sono lunghe 10 volte la loro larghezza. Il fusto presenta un unico fiore.
Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[4]:
26. – Ranunculus montanus – Willd. γ – gracilis (Schleich.) [Ranunculus montanus Willdt.]
(luoghi in cui è stata osservata:) Genericamente riportata nelle Alpi Apuane (Bert.), in vari punti del gruppo del Sagro, es. a Fontana Antica e in Pozzi (Bolzon). Alla Tambura (Marc. Gemmi), alla Maestà di Vinca e alla Foce della Focoraccia (Somm.), al M. Macina (Cocchi) da dove scende nella sottostante valle di Renara, tra Gronda e Resceto, tra il M. Belvedere e il Carchio, nei boschi sopra l’abitato di Mommio di Fivizzano, nella valle del Lucido tra Aiola e Poggio d’Alteta e al Solco di Equi.
Fiorisce in giugno e luglio. Pianta erbacea perenne.
27. – Ranunculus aduncus – Gren. et Godr. [Ranunculus aduncus G. et G.; Ranunculus pollinensis (N. Terracc.) Chiov.]
= Ranunculus montanus – var. aduncus – Somm.
= Ranunculus montanus – Car.
(luoghi in cui è stata osservata:) alla Tambura e in vari punti del Sagro (Bolzon), tra Casola di Lunigiana e Monte dei Bianchi.
Fiorisce in giugno e luglio. Pianta erbacea perenne.
Pellegrini cita molte altre specie dello stesso genere: Ranunculus acris L. [Ranunculus acris L. subsp. acris); Ranunculus aquatilis L.; Ranunculus aquatilis L. var. submersus (Gren. et God.) [Ranunculus aquatilis L]; Ranunculus aquatilis L. subsp. trichophyllus (Chaix.) [Ranunculus trichophyllus Chaix subsp. trichophyllus]; Ranunculus arvensis L.; Ranunculus bulbosus L. [Ranunculus bulbosus L. subsp. aleae (Willk.) Rouy et Fouc.]; Ranunculus bulbosus L. subsp. aleae (Willk.) [Ranunculus bulbosus L. subsp. aleae (Willk.) Rouy et Fouc.]; Ranunculus ficaria L. [Ranunculus ficaria L. subsp. ficaria]; Ranunculus flammula L. [Ranunculus flammula L. subsp. flammula]; Ranunculus lanuginosus L.; Ranunculus lingua L.; Ranunculus muricatus L.; Ranunculus nemorosus DC.; Ranunculus ophioglossifolius Vill.; Ranunculus parviflorus L.; Ranunculus philonotis Retz [Ranunculus sardous Crantz]; Ranunculus repens L.; Ranunculus trichophyllus; Ranunculus velutinus L.
LA PIANTA
Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Magnoliidae; Ordine: Ranunculales; Famiglia: Ranunculaceae; Genere: Ranunculus; Specie: Ranunculus pollinensis
Forma biologica: Emicriptofita scaposa (simbolo: H scap). Emicriptofita (simbolo H): pianta erbacea biennale o perenne con gemme svernanti a livello del suolo che sono protette dalla lettiera o dalla neve. Scaposa (simbolo Scap): pianta dotata di asse fiorale eretto e spesso senza foglie.
Descrizione: pianta erbacea perenne alta da 5 a 40 cm e provvista di rizoma. Fusto eretto e cilindrico che può essere pubescente. Le foglie basali sono picciolate e palmato-partite e i segmenti sono dentati e lobati, la lamina è sfumata di chiazze biancastre. Le foglie cauline sono poco numerose e ridotte a lacinie lineari lanceolate. Il fiore è terminale e solitario con cinque petali giallo-dorato cuoriformi e lucenti. Il frutto è un poliachenio.
Antesi: luglio-agosto.
Tipo corologico: endemismo appenninico è presente dalla Toscana alla Calabria, è assente in Puglia e nelle isole maggiori.
Habitat: prati e zone boschive umidi, su substrato calcareo o calcareo/siliceo. Da 1000 metri fino a 2500.
Conservazione: la specie è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette ed è classificata come LR (lower risk)
Altre foto possono essere consultate qui
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Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.
note
1 Emilio Chiovenda (1871-1941) fu botanico italiano. Inizialmente si dedico allo studio della flora ella Val d’Ossola e poi a quella dell’Africa Orientale. Lavorò in diverse Università italiane e diresse gli Orti Botanici di Catania e di Bologna.
2 Ars apollinea era infatti, per i romani, la medicina.
3 Carl Ludwig Willdenow (1765-1812) fu medico, farmacista e botanico tedesco. Fu a lungo direttore dell’Orto botanico di Berlino. Si interessò all’adattamento delle piante al clima. Descrisse la specie Ranunculus montanus nel 1799.
4 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 21.