(f.f.) questa pianta è un endemita apuano presente in poche altre zone nell’Appennino lucchese. È ben presente sulle rupi calcaree delle nostre montagne ed è pianta protetta.
IL GENERE RHAMNUS
Famiglia Rhamnaceae
Rhamnus L fu classificato da Linneo nel 1753.
Il nome generico Rhamnus deriva dalla voce latina rhamnŏs, i o rhamnus, i (= biancospino e altre specie spinose, ranno). Questa, a sua volta, proviene dal greco ράμνος che ha lo stesso significato, derivato da μαβδος (= bastone) o, forse, da una voce pre-greca.
Ricordiamo che il ranno è il miscuglio filtrato di acqua bollente e cenere usato per lavare i panni, ma questo termine è di origine gotica o longobarda, quindi antico tedesca. È quindi privo di fondamento che il nome ramno derivi dal fatto che il legno di queste piante sia adatto a fare il ranno.
Ricordiamo poi che essendo in latino rhamnus di genere femminile il nome specifico deve essere declinato al femminile.
Il genere Rhamnus comprende un centinaio di specie di arbusti o di piccoli alberi, talvolta spinosi, alti da 1 a 10 metri originari delle regioni temperate e subtropicali dell’emisfero settentrionale e di alcune zone localizzate dell’emisfero meridionale: Fuori del loro ambiente queste specie possono diventare piante infestanti. Possono essere decidue o sempreverdi, hanno foglie opposte con evidenti venature, fiori piccoli che formano ombrelli o racemi o si raggruppano all’ascella delle foglie e il frutto è una drupa bluastra.
Tra le specie presenti nel nostro paese ricordiamo: Rhamnus alaterna (legno puzzo); Rhamnus alpina, Rhamnus cathartica; Rhamnus frangula; Rhamnus pumila.
RHAMNUS GLAUCOPHYLLA
Rhamnus glaucophylla Sommier
Classificata da Carlo Pietro Stefano (Stephen) Sommier[1] nel 1894.
Conosciuta volgarmente come: ranno delle Apuane
Il nome specifico glaucophylla deriva dal latino glaucus, a, um (= glauco, ceruleo, grigio-verde) a sua volta dal greco γλαυκός che ha lo stesso significato e dal greco φύλλον (= foglia) con evidente riferimento alle foglie di color grigio-verde.
Il Rhamnus glaucophylla è presente solo sulle Alpi Apuane e in limitate zone dell’Appennino lucchese e pistoiese, in particolare sulla Pania di Corfino che, per costituzione geologica (prevalenza di rocce calcaree), somiglia alle Apuane. La specie è di probabile origine orientale.
È un arbusto strisciante che vegeta su terreni calcarei e luminosi e può scendere a quote basse come nel Solco di Equi e in località Biforco a Massa.
In passato il Rhamnus glaucophylla era considerato sottospecie di Rhamnus alpina e si differenzia da esso, pure presente sulle Apuane, per il numero ridotto di nervature sulle foglie, per il colore glauco delle foglie che comunque non si apprezza subito, ma alla formazione dello strato ceroso che ricopre la foglia, e per i rami glabri.
La corteccia essiccata di questa pianta trova uso per le sue proprietà lassative e come collutorio contro affezioni della bocca.
Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[2]:
305. – Rhamnus glaucophylla – Somm.
(luoghi in cui è stata osservata:) Nelle Alpi Apuane al Solco di Equi e lungo la via tra Aiola e Vinca (Ross.), al M. Focolaccia e al Campaccio presso il M. Carchio, nel M. di Antona, sulle rupi calcaree del M. Macina, ai Vettolini presso la Tambura e fra Colonnata e Casette.
Fiorisce in maggio. Pianta legnosa.
Pellegrini cita altre specie dello stesso genere: Rhamnus alpina L.; Rhamnus cathartica L.; Rhamnus frangula L.; Rhamnus pumila L. [Rhamnus pumila Turra subsp. pumila]
LA PIANTA
Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Rosidae; Ordine: Rhamnales; Famiglia: Rhamnaceae; Genere: Rhamnus; Specie: Rhamnus glaucophylla
Forma biologica: Nano-fanerofita (simbolo: NP). Le fanerofite (simbolo P) sono piante perenni e legnose con gemme svernanti poste a un’altezza maggiore di 30 cm dal suolo. Le nano-fanerofite hanno le gemme poste tra 30 cm e 2 metri d’altezza.
Descrizione: arbusto strisciante con il fusto molto ramificato che può raggiungere il metro di lunghezza. Le foglie sono ellittiche, opposte, picciolate e decussate con nervature ben evidenti e margine dentato. Il loro colore è inizialmente verde lucido e poi diventa glauco. La pianta è dioica con piccoli fiori posti all’apice dei rami con quattro petali verde-giallognolo. Il frutto è una drupa giallo verdognola che diventa rossa e nera a maturità.
Antesi: maggio - giugno
Tipo corologico: endemismo delle Alpi Apuane e dell’Appennino lucchese.
Habitat: vegeta su rupi calcaree ben esposte al sole da 800 a 1500 metri, ma può trovarsi anche più in basso.
Conservazione: la specie è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette ed è classificata come V (= vulnerabile) e tale classificazione vale anche a livello nazionale e mondiale.
Altre foto possono essere consultate qui
Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.
note
1 Carlo Pietro Stefano (Stephen) Sommier (1848-1922) fu botanico e geologo italiano, antropologo ed
etnologo. In particolare fece alcuni viaggi nel Nord Europa, uno insieme a Paolo Mantegazza, con pubblicazione dei resoconti degli stessi.
2 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 74.