(f.f.) l'ebbio è pianta abbastanza comune negli incolti e lungo i sentieri anche sulle montagne apuane. È pianta velenosa per quanto la medicina popolare le abbia sempre attribuito proprietà benefiche.
IL GENERE SAMBUCUS
Famiglia Caprifoliaceae
Sambucus L fu classificato da Linneo nel 1753.
Il nome generico Sambucus deriva dal latino sambūcus, i (= sambuco) a sua volta dal greco σαμβσύκη (= sambuca, cioè strumento musicale simile a una piccola arpa) il termine, a sua volta, dovrebbe essere di origine asiatica. Il nome è dovuto al fatto che lo strumento veniva fabbricato con i rami di sambuco svuotati del midollo, questo strumento in latino era chiamato sambūca.
Sambucus è un genere di piante erbacee perenni, arboree e arbustacee a foglia caduca. Esso comprende oltre venti specie di piante presenti nelle regioni temperate e subtropicali dell'emisfero settentrionale e meridionale.
Queste piante hanno foglie composte pennate formate da un numero disperi di foglioline (da 3 a 11) con margini dentati. I fiori sono bianchi o bianco-crema e sono riuniti in infiorescenze ombrelliformi di corimbi o pannocchie. I frutti sono piccole bacche o drupe nere o rosse e più raramente gialle o bianche che talvolta sono commestibili per l'uomo. Crescono in terreni freschi e umidi, in ombra o mezz'ombra.
Molte specie sono ampiamente coltivate come ornamentali e per i loro frutti.
I frutti sono commestibili, ma è consigliato non consumarli crudi poiché sono leggermene tossici, con essi è possibile fare marmellate piuttosto lassative e con i fiori uno sciroppo che diluito con acqua è un ottimo dissetante. Molti liquori, tra cui la nostra sambuca, sono aromatizzati con i fiori di sambuco o sono prodotti dalla fermentazione degli stessi.
Molti sono poi gli usi nella medicina popolare e in erboristeria. Infatti a queste piante sono riconosciute proprietà antinfiammatorie, digestive, diuretiche e sudoripare.
In Europa esistono tre specie, presenti anche in Italia e sulle Alpi Apuane. Esse sono: Sambucus ebulus (ebbio) pianta erbacea con rizoma strisciante, fiori rosati e frutti neri; Sambucus nigra (sambuco comune) pianta alta fino a 10 metri, fiori biancastre e frutti neri; Sambucus racemosa (sambuco rosso) alto fino a 4 metri con frutti rossi.
SAMBUCUS EBULUS
Sambucus ebulus L.
Classificata da Linneo nel 1753.
Conosciuta volgarmente come: ebbio, lebbio, sambuchella,
Il nome specifico ebulus deriva dall'aggettivo latino ĕbŭlum, i (= ebbio) che era il nome latino di questa pianta.
Il Sambucus ebulus è pianta erbacea perenne, cespugliosa, alta al massimo 1,5 metri. Emana un caratteristico odore piuttosto sgradevole. È dotata di un robusto rizoma stolonifero da cui si dipartono fusti eretti e poco ramificati verdastri o rossastri con coste chiare longitudinali e con midollo bianco. Le foglie sono picciolate, imparipennate e sono formate da 5-9 segmenti oblungo-lanceolati con i margini seghettati e apice acuminato. Sono glabre e verde scuro nella pagina superiore e chiare e pubescenti in quella inferiore. Inoltre presentano stipole persistenti e fogliacee. Ha numerosi fiori raccolti in corimbi solitari o raccolti a loro volta in cime rivolte verso l'alto anche a fruttificazione. I singoli fiori sono bianchi o rosati con cinque lacinie appuntite. Il frutto è una drupa globosa verde-rossastra, nera e lucida a maturità.
Le parti verdi della pianta sono velenose e la drupa è molto purgativa e non deve essere consumata. La medicina popolare ha molto usato questa pianta: le radici per le proprietà lassative, diuretiche e antiedematose; la corteccia e le foglie come antireumatico; i fiori essiccati come diaforetici, espettoranti e nelle affezioni bronchiali.
Le bacche sono usate per preparare repellenti, inchiostri e coloranti.
Il Sambucus ebulus è comune negli incolti e lungo sentieri anche nella regione apuana e presenta una certa variabilità nella forma delle foglie.
Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[1]:
683. – Sambucus ebulus – L.
(luoghi in cui è stata osservata:) frequente negli oliveti tra Porta e Montignoso, lungo la Magra a Albiano e ad Aulla, tra Terrarossa e Tresana, a Mulazzo tra il ponte sulla Magra e la frazione Groppoli e pure lungo la Magra a Boceda, a Filattiera e tra Scorcetoli e l'Annunziata di Pontremoli. In territorio di Pontremoli al Piano Verdena, a Vignola e a Saliceto e nel letto stesso della Magra nel tratto che traversa l'abitato di Pontremoli.
Volg. Colore, ebbio, lebbio. Fiorisce da giugno a agosto. Pianta legnosa.
Pellegrini cita un'altra specie dello stesso genere: Sambucus nigra.
LA PIANTA
Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta; Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Asteridae; Ordine: Dipsacales; Famiglia: Caprifoliaceae; Genere: Sambucus; Specie: Sambucus ebulus
Forma biologica: Geofita rizomatosa (simbolo G Rhiz). Geofita (simbolo G): pianta erbacea perenne con gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presenta organi aerei. Rizomatosa (simbolo Rhiz): il fusto sotterraneo è detto rizoma e da esso, ogni anno, si dipartono le radici ed i fusti aerei.
Può presentarsi anche come: Emicriptofita scaposa (simbolo: H scap). (simbolo H): pianta erbacea biennale o perenne con gemme svernanti a livello del suolo che sono protette dalla lettiera o dalla neve. Scaposa (simbolo Scap): pianta dotata di asse fiorale eretto e spesso senza foglie.
Descrizione: Pianta erbacea perenne e rizomatosa alta fino a 1,5 metri, ha odore sgradevole. I fusti sono eretti, robusti, biancastri e poco ramificati. Le foglie sono opposte, imparipennate e formate da 5-9 foglioline oblungo - lanceolate, seghettate e acuminate all'apice, verde scuro nella pagina superiore e pubescenti e chiare nella pagina inferiore. I fiori sono uniti in corimbi, solitari o raccolti in cime apicali. La corolla è bianca o leggermente rosata e divisa in cinque lacinie. Il frutto è una drupa globosa, nera e lucida a maturità.
Antesi: maggio - luglio.
Tipo corologico: europeo. Presente in tutta Europa e in tutta Italia eccetto che in val d'Aosta.
Habitat: luoghi incolti, pascoli, lungo sentieri, fossi e campi. Preferisce substrati freschi e calcarei, si trova dal piano fino a 1300 metri.
Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette.
Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui
Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.
note
1 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame
indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di
raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della
Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 143.