(f.f.) la parte percorribile del sentiero si sviluppa nella Valle di Vinca e porta alla Foce dei Lizzari. È invece inagibile il resto del sentiero nella Val Sigliola.
SENTIERO 190
Il sentiero è di competenza del Cai sezione Carrara.
Tragitto
Vinca (ex Scuola Elementare ) (740 m) [innesto sentiero 39, inizio sentieri 38, 153, 175] - Foce dei Lizzari (1265 m) [inizio sentiero 191 (ferrata Piotti)]
Foce dei Lizzari (1265 m) - sentiero attrezzato Zaccagna - raccordo sentiero per ferrata Tordini-Galligani (883 m) - Casa dei Vecchi Macchinari (873m)
Questo secondo tratto è inagibile ormai da molto tempo e, con comunicato del 26 maggio 2012, del Cai Carrara è ufficialmente chiuso e considerato "da ristrutturare". Infatti il cavo di sicurezza lungo il sentiero è in gran parte disconnesso dai supporti e non utilizzabile. Presumiamo, comunque, che il sisma del 2013 abbia accentuato i problemi.
Il primissimo tratto, nell'abitato di Vinca, è comune con i sentieri 38 e 175.
Il sentiero del Cantonaccio1
Il sentiero 190 fu aperto dal Cai Carrara nel 1986. Esso ripristinava antiche tracce di sentiero che collegavano la testata della Val Sigliola (detta il Cantonaccio) con il borgo di Vinca nella valle omonima. Esso attraversava cenge, canali e boscaglie nel versante settentrionale della Cresta di Nattapiana del Pizzo d'Uccello per poi passare nel boscoso versante sud-occidentale della stessa cresta e portarsi a Vinca dove terminava (e dove ancora termina, o inizia, la parte attualmente agibile). Il sentiero era stato sicuramente usato sia dai vinchesi che dagli abitanti di Ugliancaldo ed Equi Terme per passare da un versante all'altro della cresta evitando percorsi molto più lunghi. Naturalmente il passaggio non era agevole e richiedeva attenzione e prudenza. In particolare il toponimo Foce dei Lizzari ricorda l'abitudine di tagliare faggi in zona per ricavarne i tronchi necessari per calare il marmo mediante le lizze.
Il sentiero fu ripristinato e, per renderlo sicuro, i tratti più pericolosi furono attrezzati con cavo metallico. Negli intendimenti del Cai Carrara c'era anche di dare la possibilità agli escursionisti di effettuare un anello in quota attorno al Pizzo d'Uccello utilizzando anche la ferrata Tordini-Galligani e il sentiero attrezzato Piotti. Il sentiero attrezzato fu intitolato a Domenico Zaccagna, insigne geologo e fondatore, con altri, della Sezione Cai di Carrara nel 1888. Zaccagna durante i rilievi geologici del 1878-88 percorse interamente la lunga e impegnativa cresta Nattapiana insieme al valligiano Felice Barbieri.
Informazioni sulla zona di partenza
Da Aulla si segue la statale 63 per Fivizzano, superata Rometta (6,6 Km) si prende la deviazione a destra per Gassano (13,3 km) e da qua si continua, a destra, per Gragnola (15,7 Km) e Monzone (19,8 km) da cui si prosegue per Vinca (27,6 Km). L’ultimo tratto è incanalato in una valle selvaggia per poi inerpicarsi verso il borgo con 12 ripidi tornanti. Al cartello indicatore di Vinca si scende a destra e, in breve, si arriva alla ex scuola elementare dove inizia il sentiero.
Descrizione del percorso
Difficoltà: E (facile), è breve, la traccia è abbastanza evidente anche se ormai il sentiero è lasciato a sé.
Stato del sentiero: accettabile anche se ormai non è più soggetto a manutenzione.
Tempi: andata: 01h 30'; ritorno: 01h 15'.
Il percorso
Sintesi: Dalla piazzetta attraversiamo il borgo in salita fino a uscirne e poi, dopo breve tratto su strada, entrare nel castagneto. Segue poi un rimboschimento a pini. Dopo essere saliti per la pineta saliamo per roccette fino al bivio 190-191. Qua deviamo a sinistra e arriviamo subito alla Foce dei Lizzari dove le due vie attrezzate si incontrano. La parte successiva non è percorribile.
Il sentiero inizia dalla ex Scuola Elementare di Vinca, dallo scorso anno Bed & Breakfast "La Casa di Montagna" importante punto di appoggio per escursionisti desiderosi di apprezzare le bellezze della Valle di Vinca e della vicina Val Serenaia. Arrivati a Vinca al cartello stradale bisogna scendere verso destra per la Via Tedesca e, percorsi circa 200 metri, si arriva alla scuola. Il panorama è molto bello sul Pizzo e sulla Cresta Garnerone. Le indicazioni Cai riguardano i sentieri 38, 175 e 190, invece il sentiero 39 percorre la strada tedesca. Il sentiero 38 è diretto a Colonnata passando per la Foce di Vinca. Il 39, proveniente da Equi Terme, è diretto a Torano per la Foce di Pianza anche se il tratto da Pianza a Torano è attualmente impraticabile. Infine il 175 è diretto alla Foce di Giovo. C'è da aggiungere che qua inizia anche il sentiero 153 per la Capanna Garnerone del Cai Carrara, esso segue la strada asfaltata e dissestata [all'inizio coincide con il sentiero 39] fino al parcheggio presso il Fosso Nebbieto da cui sale nel bosco. Dalla ex-scuola saliamo per tratto scalinato che in un paio di minuti ci porta alla piazzetta con il negozio di alimentari (sempre aperto) a fianco del quale ci sono le indicazioni dei sentieri 38, 175, 190. I segni bianco rossi sono indicati bene per il borgo insieme ad altri verde-giallo. Saliamo adesso nel borgo con qualche tratto scalinato e a 5’ siamo a un bivio: i tre sentieri proseguono verso sinistra in salita (Via Mazzanti) mentre a destra la stradina prosegue fino alla chiesa di Sant'Andrea e alla strada dove recupera il sentiero 39, che inizia dalla Casa di Montagna ed è diretto a Foce di Pianza. C'è da dire, comunque, che dopo la chiesa una strada asfaltata sale al borgo a recuperare il punto in cui i sentieri 38 e 175 entrano ne bosco e, volendo, è possibile recuperare anche il sentiero 190 andando in direzione opposta agli altri due sentieri. Seguiamo quindi verso sinistra e saliamo per il borgo tra vecchie abitazioni e ruderi. Ci sono anche dei segni giallo-verdi che indicano un percorso a tratti leggermente diverso che è possibile seguire fino a un bivio più in alto. Arriviamo a 10' sulla strada asfaltata dove i sentieri 38 e 175 si staccano verso destra e il 190 va a sinistra. Dopo pochissimo, sulla destra, si stacca il sentiero che lascia la strada asfaltata per salire tra i castagni. Il primo tratto è scalinato e costeggia una proprietà recintata tra i castagni e piuttosto degradata. A 13' siamo nel bosco e subito dopo, a un bivio, bisogna prendere a sinistra. Il fondo del sentiero è diventato argilloso e alcuni tratti sono degradati. A 21' è necessario spostarsi a sinistra per evitare un intrico di rovi. Poi siamo in una piccola radura nel bosco dove i segni si vedono in alto verso destra. A 28' il sentiero va decisamente verso sinistra e 5' dopo entra in una pineta formata da alberi moto fitti e di alto fusto, essa è il frutto dei rimboschimenti post bellici che hanno riguardato tutta l'Alta Valle con scarso rispetto della flora locale. Poco più avanti si stacca una traccia non segnata, e non indicata, diretta alla Sella di Altana, essa è sicuramente la via più agevole e amena per recarsi al poggio stesso e al Pizzo dell'Aquila. La Sella di Altana o Colle di Nattapiana e il Pizzo dell'Aquila costituiscono l'estrema propaggine della Cresta di Nattapiana. Saliamo nella pineta per traccia amena e a 36' troviamo un bivio dove il sentiero giallo-verde ci lascia andando verso sinistra (ricordiamo che questi segni sono relativi a vecchi itinerari ambientali didattici ormai abbandonati). A 51' su una roccia troviamo vecchie indicazioni del sentiero 190 e proprio qua, sulla sinistra, si stacca un'altra traccia non segnata per la Sella di Altana. Continuiamo a salire per tratti adesso più ripidi e a 01h 07' passiamo per un ravaneto aperto con panorama su Vinca, Sagro e Balzone. Dopo una decina di minuti il sentiero si fa ancora più ripido su roccette con qualche tornantino. Il panorama si apre anche sulla Cresta Garnerone, tutta questa zona è ricca, in primavera, di belle fioriture di orchidee. Continuiamo a salire tra pini e rocce e a 01h 36' troviamo le indicazioni del sentiero 191 (Sentiero attrezzato Mario Piotti). Spostandosi verso sinistra si trova l'inizio del tratto attrezzato del sentiero 190 (Sentiero Zaccagna) che scende verso le Cave del Cantonaccio, ma questo tratto di sentiero è inagibile per danni subiti dai cavi d'acciaio negli ultimi anni. Il sentiero 191 si dirige al Giovetto alla base del Pizzo d'Uccello. Esso è lungo 3 km e percorre il versante meridionale della Cresta di Nattapiana.
Aspetti di rilievo del sentiero
Vinca
È un borgo, abbastanza grande, del comune di Fivizzano. Alcune leggende ne fanno risalire l’origine ai Liguri-Apuani sconfitti dai romani e costretti a rifugiarsi sulle montagne più impervie. Secondo altre storie, invece, furono gli abitanti di Luni che qua cercarono un luogo più salubre e più sicuro dove vivere durante il periodo delle invasioni barbariche. Di sicuro c’è che verso il 1000 Vinca, insieme a Equi e Monzone, apparteneva ai Malaspina di Fivizzano e di questa famiglia seguì le complesse vicende e le successive suddivisioni delle loro proprietà. Essa non fu mai sede di rocche o castelli e rimase sempre un centro secondario nella storia feudale lunigianese. Nel 1418 Vinca, insieme ad alcuni borghi vicini, si offrì spontaneamente alla protezione e al dominio della Repubblica di Firenze e della dominazione fiorentina rimane qualche segno nella chiesa parrocchiale dedicata a S. Andrea apostolo (XIII secolo) e in alcune abitazioni. Per un breve periodo, prima dell’unità d’Italia, passò sotto la dominazione del Ducato di Modena come il resto della provincia di Massa-Carrara. Si trova a 808 metri di quota, nell’alta valle omonima formata dal Lucido (ramo di Vinca), in posizione soleggiata, alle falde occidentali (cresta Nattapiana) del Pizzo d’Uccello che, visto dal paese, appare schiacciato dalla prospettiva. La cresta Garnerone, il Grondilice e il Sagro, che si trova a sud, e la Torre di Monzone la circondano completamente mentre a nord-ovest si sviluppa la valle percorsa da strada asfaltata. Quest'ultima proviene da Monzone e costeggia il torrente per lasciarlo negli ultimi tre chilometri, prima del paese, per salire con dodici ripidi tornanti. Da questa strada asfaltata se ne dirama un’altra che avrebbe dovuto collegare il paese con le cave del Sagro e con Campocecina permettendo comunicazioni più semplici con Carrara, questa strada non fu terminata. Inoltre da essa si dirama uno stradello nel bosco (la via dei tedeschi) in direzione della foce di Vinca, costruita per motivi militari durante la seconda guerra mondiale: anche questa è interrotta. Il paese fu teatro, nella seconda guerra mondiale, di un eccidio nazi-fascista che provocò 174 vittime in maggioranza donne, vecchi e bambini. Nel cimitero c’è un monumento a ricordo della strage. Il paese è circondato da quello che resta dei castagneti secolari, testimonianza della antica cultura della castagna. Molto diffusa era anche la pastorizia e, in epoca moderna, l’estrazione del marmo effettuata nelle cave del Sagro e del Borla, che fanno parte dei Beni Sociali di Vinca. Oggi le quasi nulle opportunità di lavoro hanno ridotto la popolazione a poco più di cento persone che aumentano in estate, più che per turismo, per il ritorno degli antichi abitanti desiderosi di tornare nel paese natio, ma il paese è purtroppo in decadenza. Il borgo è famoso in tutta la provincia per il famoso pane di Vinca vanto della sua popolazione. Esso è prodotto con farina integrale ed è cotto in forni a legna, è scuro e ha, generalmente, forma rotonda ed è commestibile per un’intera settimana. Attualmente sono rimasti solo tre forni a produrlo, dei quali sono uno a legna. Oggi il paese è importante nodo sentieristico e base di partenza per escursioni e scalate al Pizzo d’Uccello, alla cresta Garnerone, al Monte Grondilice e al Monte Sagro. Qua transita il sentiero 39 (Equi-Torano la Piastra). Qua iniziano: il 38 per Colonnata, il 153 per la Capanna Garnerone, 175 per Foce di Giovo, il 190 per la Foce Lizzari e la ferrata Zaccagna. Nel 2015 è stato aperto, nella ex scuola elementare, un Bed & Breakfast "La casa di montagna" che è un ottimo punto di appoggio per gli escursionisti.
Strage di Vinca
Il paese di Vinca fu teatro, nella seconda guerra mondiale, di un terribile eccidio nazi-fascista che provocò 174 vittime in maggioranza donne, vecchi e bambini. L’eccidio durò ben quattro giorni: dal 24 al 27 agosto 1944. Ventisei delle vittime avevano meno di 14 anni e sette meno di un anno, compreso un feto strappato al ventre della madre uccisa. Nel cimitero c’è un monumento a ricordo della strage. Il 7 giugno 1944 i partigiani attaccarono i pochi militari tedeschi di guardia ai lavori della Strada dei Tedeschi e come conseguenza i tedeschi si ritirarono lasciando libero il paese. Dopo qualche settimana il paese fu circondato dai tedeschi, ma il dialogo ragionevole tra gli abitanti e l’ufficiale tedesco evitò il peggio. L’assalto a un automezzo tedesco, il 18 agosto, lungo la strada Monzone-Vinca con l’uccisione di un ufficiale tedesco divenne, però, il pretesto per la strage che rientrava nel disegno generale di intimorire la popolazione civile in un momento in cui, comunque, la guerra era ormai perduta. Il comando della XVI Panzer Grenadier Division RF SS, riunito a Massa, pianificò la rappresaglia che fu comandata dal maggiore Walter Reder con i suoi SS coadiuvati da un centinaio di brigatisti neri di Carrara: i cosiddetti Mai Morti. Questi ultimi, oltre a uccidere, guidarono le SS per i nascondigli, che ben conoscevano, nei boschi e per i canaloni dove la gente si era rifugiata e infatti la maggior parte delle vittime si ebbe fuori dell’abitato dove erano rimasti solo vecchi e invalidi. Il 24 agosto di primo mattino i criminali bloccarono l’accesso al paese e iniziarono a uccidere e poi saccheggiarono e bruciarono le case. La sera scesero a Monzone portandosi dietro don Luigi Janni parroco di Vinca col padre e altri due uomini. Essi furono poi uccisi al ponte di S. Lucia a Monzone. Il giorno seguente molti degli scampati, poiché rifugiati altrove, tornarono in paese, pensando che il peggio fosse passato, per cercare cibo e seppellire i morti, ma tornarono i nazi-fascisti e fecero ancora più vittime del giorno precedente ed estesero il rastrellamento a tutte le zone vicine. Intanto un gruppo di nazi-fascisti, arrivato a Orto di Donna, passò per il Giovo e si congiunse ai camerati uccidendo chi trovava per la sua strada. La sera le belve dormirono in paese. Il 26 i nazi-fascisti furono impegnati dai partigiani nella zona del Sagro e lasciarono il borgo, infine il 27 ci furono le ultime vittime causate da un gruppo di tedeschi che veniva da Colonnata, ma che non scese in paese. Una testimonianza riporta che le belve avevano un organetto che facevano suonare mentre uccidevano le vittime passando di casa in casa, situazione questa simile ad altre stragi perpetrate in zona. C'è da aggiungere che nessuno ha pagato per i crimini commessi nonostante i processi e le condanne.
Foce dei Lizzari
È un intaglio roccioso a 1265 metri di quota subito a est del Pizzo dell’Aquila sulla cresta Nattapiana. Esso è raggiungibile con il sentiero 190 sia da Vinca che dalle Cave del Cantonaccio, questo secondo tratto costituisce il sentiero attrezzato Zaccagna (al momento chiuso). Il nome deriva dal fatto che i vinchesi passavano di qua per accedere alle faggete del versante settentrionale del Pizzo (detto del Cantonaccio) per procurarsi i pali di faggio per costruire le lizze per il trasporto del marmo. In particolare andavano a tagliare i faggi della Buca della Rossola sotto il monte Bardaiano. Inoltre gli abitanti di Equi, Ugliancaldo e Vinca usavano il sentiero passante per questa foce per passare da un versante all'altro della cresta evitando percorsi molto più lunghi.
Deviazioni e possibilità di escursioni
Le possibilità di escursioni usando questo sentiero sono limitate al percorso andata e ritorno oppure a proseguire utilizzando l'impegnativo sentiero attrezzato Piotti. [Si rimanda all'articolo sul sentiero 191 Piotti per le considerazioni relative alle difficoltà dello stesso.]
Andata e ritorno: richiede circa 3 ore e permette di godere dei bei panorami della Valle di Vinca. È possibile percorrere una deviazione per la Sella di Altana come descritto in una escursione del sito.
Traversata Vinca - Val Serenaia: da Vinca si percorre il 190 fino alla Foce dei Lizzari e poi l'intero sentiero 191 fino a raccordarsi con il 37 con cui si scende in Val Serenaia. Servono circa 7h 30'.
Anello Vinca - Giovetto - Giovo - Vinca: da Vinca con il 190 si arriva alla Foce dei Lizzari, con il 191 ci si porta al Giovetto. Qua con il 181 si arriva alla Foce di Giovo da cui si scende a Vinca con il sentiero 175. Il percorso è molto lungo: almeno 9 ore di cammino. Per abbreviarlo si può evitare di salire al Giovetto e si recupera il 175 con una traccia non segnata (vedi itinerario descritto nel sito). Servono allora circa 8 ore.
Itinerari relativi al sentiero CAI 190 presenti sul sito:
Commento
Questo breve sentiero porta alla Foce dei Lizzari, non è difficoltoso se non con neve e ghiaccio. Sempre interessanti sono le fioriture. Il consiglio è di salire e scendere per lo stesso sentiero anche se sono possibili altri itinerari usando l'impegnativo sentiero 191.
Note
1 Per queste notizie ho fatto riferimento a un documento ciclostilato del 20 maggio 1986 del Cai Carrara "La riscoperta di un itinerario antico. Il sentiero del Cantonaccio".