(f.f.) questo lungo sentiero non è più percorribile per intero causa l'interruzione alla cava delle Cervaiole. Comunque può essere percorso nei suoi tratti accessibili con escursioni molto interessanti e variate per gli ambienti e per i panorami. Esso univa l'Alta Versilia con la Garfagnana (valle dell'Edron).
SENTIERO 31
Il sentiero è di competenza del Cai sezione di Pietrasanta nelle tratte Azzano - Cava delle Cervaiole e Cava delle Cervaiole - Passo di Sella e della sezione di Castelnuovo Garfagnana nella tratta Passo di Sella - Arnetola.
Tragitto
Azzano (452 m) - la Fornace (753 m) - Foce del Giardino (1022 m) - Cava delle Cervaiole (1200 m) - interruzione - Cava delle Cervaiole (1170 m) [innesto sentiero 142] - innesto sentiero 141 (1058 m) - strada marmifera per le cave del Fondone - bivio Cave del Fondone (1207 m) - Galleria del Castellaccio (945 m) - Madonna del Cavatore (1055 m) [innesto sentiero 33] - Rifugio Puliti (1013 m) [innesto sentiero 155] - innesto strada marmifera per il Passo Sella (995 m) - Passo di Sella (1500 m) [innesto sentieri 144, 150, 155] - Ripanaia - innesto sentiero 35 - Arnetola (890 m)
Nel suo lungo percorso alcuni brevi tratti sono comuni con i sentieri 33 (ad Arni) e con il 35 (ad Arnetola), inoltre pochi metri con i sentieri 150 e 155 presso il Passo di Sella.
Ricordiamo che il sentiero 31 A: Rifugio Puliti - innesto 31 (via marmifera per il Passo di Sella) è stato abolito e il 31 dal Rifugio Puliti continua questa traccia fino alla marmifera. Di conseguenza è stato eliminato il tratto dal Rifugio ad Arni fino all'inizio del vecchio 31 A. In questo modo il sentiero evita un tratto di marmifera, come pare opportuno.
Informazioni sulla zona di partenza
Azzano
Da Seravezza si continua per immettersi nella provinciale per Castelnuovo Garfagnana e si torna subito indietro a sinistra per il senso unico verso Seravezza e ci si immette sulla strada che sulla destra porta a Giustagnana (2 km), La Cappella e ad Azzano (8 km). In alternativa, proveniendo da Ripa, si può seguire la strada che inizia prima del ponte per Seravezza che passa per Riomagno (2,4 km) e per Malbacco (3 km). Essa costeggia il torrente Serra fino a cambiare direzione e incontrare la marmifera (7,3 km) per le cave dell'Altissimo sulla sinistra, dopo circa un chilometro inizia l'abitato di Azzano. Il secondo percorso è più panoramico sul monte Altissimo mentre il primo permette di visitare la Pieve della Cappella.
Cervaiole
Da Seravezza si prosegue sulla strada provinciale per Castelnuovo Garfagnana (strada del Cipollaio), si lascia sulla destra il bivio per Ponte Stazzemese, e si arriva poco dopo alla deviazione per Retignano (9 km) e poi a quella per Levigliani (12 km), si supera il bivio per Terrinca. Poi si continua fino all’inizio della Galleria del Cipollaio (20 km) e si prende la deviazione in salita verso sinistra fino alla sbarra delle cave (21,5 km). É possibile arrivare alla Galleria del Cipollaio anche da Massa passando per Arni e prendere la deviazione verso destra usciti dalla galleria stessa e arrivare alla sbarra (29km). Oppure da Castelnuovo Garfagnana in circa 21 km. La zona dove si trova la sbarra è il Colle del Cipollaio dove c'è spazio per parcheggiare. Uno sterrato sale verso destra e costituisce il sentiero 141 che continua oltre la sbarra sulla strada asfaltata fino a recuperare il sentiero 31. La strada passa per un bosco di abeti e pini e arriva a 5’ a una casa sulla destra in posizione aperta sul Monte Freddone e sul Corchia sulla destra e a 11’ arriva a un bivio: la strada asfaltata prosegue verso sinistra per le cave delle Cervaiole, invece verso destra una marmifera sterrata, chiusa da una sbarra, prosegue per la zona delle cave orientali del monte Altissimo. Entrambi i percorsi sono parti del sentiero 31. Salendo per la strada asfaltata, con tratti di salita anche ripida, e con il panorama che si apre sul Freddone e sul Corchia e la costa, in 29' si arriva all'inizio della Cava delle Cervaiole. Da essa il panorama si apre sui monti Fiocca e Sumbra e sull'antecima sud del Monte Altissimo detta anche Monte delle Tavole, inoltre è possibile percorrere il sentiero 142 per il Passo del Vaso Tondo.
È ovvio che l'escursionista partendo dal Colle del Cipollaio può evitare di salire alla cava e seguire subito la marmifera, ma è consigliato salire alla cava per rendersi conto di persona della situazione.
Arnetola
Da Aulla si segue la statale 63 per il Cerreto in direzione Fivizzano, si supera Pallerone, Rometta e Soliera (10 km), oltrepassata la quale, la si abbandona (11,6 km) per imboccare, a destra, la strada per Gassano, che si seguirà fino a Casola in Lunigiana. Raggiunta Casola (22 km) si lascia la SR445 deviando a destra per Minucciano (29,8 km), quindi si prosegue per Gramolazzo (33,9 km). Qua si devia a destra per Gorfigliano evitando il paese e si prosegue in direzione Campocatino e poi si devia a sinistra per Vagli Sopra in discesa (43,4 km). Da Lucca si arriva a Vagli Sopra dalla SR445 della Garfagnana superando Castelnuovo Garfagnana e quindi svoltando a sinistra, in località Poggio, seguendo la strada che costeggia il fiume Edron (65 km) . Dalla Versilia attraverso Seravezza e la Via d’Arni (Galleria del Cipollaio) fino a Castelnuovo Garfagnana, da dove ci si immette nella SR445 e si continua seguendo poi le istruzioni precedenti (54,8 km).
Da Vagli Sopra è possibile proseguire in auto fino alla Piana di Arnetola che dista 3,5 km lasciando a sinistra una deviazione per Vagli Sotto a 850 m. Chi preferisce andare a piedi trova descritto di seguito il percorso.
Entriamo nel borgo di Vagli Sopra con stradine molto strette, deviamo a destra evitando di salire alla Chiesa ben evidente per il campanile e parcheggiamo lungo la strada per le cave presso le ultime case del paese. La strada asfaltata che percorreremo a piedi segue l’itinerario dell’antica via Vandelli che univa Modena con Massa e che qua è ormai completamente scomparsa. Essa percorre la Valle di Arnetola di origine glaciale che in testata ha il monte Sella che vedremo a lungo. Sull’ultima casa del paese troviamo le indicazioni dei sentieri 31 e 35, poi la strada prende a salire, ma, più avanti, scende e a sinistra possiamo scorgere il lago di Vagli con l’abitato di Vagli Sopra (località Renaio) e dietro quello di Vagli Sotto. Di fronte a noi scorgiamo le propaggini del monte Sella che andando avanti si mostrerà sempre più nella sua completezza. A 10’ arriviamo a un bivio presso alcuni ruderi posti poco sopra: a sinistra la strada marmifera si dirige a Vagli Sotto, noi continuiamo verso destra entrando nella valle di Arnetola, adesso la strada prende a salire e sulla nostra sinistra scorgiamo alcune cave abbandonate alle pendici del monte Pallerina. Poco dopo, a 17’, sulla destra sotto un riparo di roccia, c’è un presepe permanente ricordo del Giubileo del 2000. Subito dopo, ancora a destra, c’è il piazzale di una cava abbandonata con vecchi blocchi. Continuando la salita scorgiamo sulle rupi in alto, a destra, l’edificio chiaro dell’Eremo di San Viano abbarbicato alla montagna. Non è facile scorgerlo perché un po’ si mimetizza con la montagna. A 20’ la visuale si apre sul monte Fiocca oltre che sul Sella e subito dopo (21’) abbiamo un bivio: a sinistra c’è l’ingresso della cava della cooperativa Apuana marmi (cava del monte Pallerina). Qualche metro indietro c’è anche l’ingresso artificiale della Buca della Pompa chiuso da un cancello metallico: infatti tutta la zona di Arnetola è ricca di fenomeni carsici e di grotte di interesse speleologico. Noi continuiamo verso destra per stradello sterrato e a 36’ ci troviamo presso una caratteristica casetta di pietra sotto roccia (capanna d’abrì)che è stata recuperata, ma è già stata sottoposta a atti di vandalismo. Nei pressi poi c’è il monumento marmoreo che ricorda che questo percorso è una antica via del sale che univa la costa massese e versiliese con la Garfagnana e la pianura padana. Continuiamo e a 38’ troviamo sulla destra l’indicazione per i sentieri 31 e 35, invece sulla sinistra prosegue una marmifera che comunque porta anch’essa a recuperare il sentiero che ci accingiamo a iniziare. Questo può essere considerato l’inizio ufficiale dei due sentieri (piana di Arnetola). La zona è panoramica sull’intera cresta del monte Sella e il percorso sulla sinistra permette di apprezzare al massimo questi panorami. A destra delle indicazioni c’è uno spiazzo-posteggio, ma, in realtà, seguendo lo stradello di sinistra è possibile salire ancora di più con le auto, si tratta poi di vedere se ne vale la pena. Dal piazzale, sulla sinistra, inizia il vero e proprio sentiero che sale abbastanza ripido.
Descrizione del percorso
Difficoltà:
Azzano-Cervaiole: E. Il sentiero non è difficile. Va, comunque, superato un dislivello di 700 metri, per cui è necessario un minimo di allenamento e qualche tratto può essere scivoloso a causa dell'umidità.
Cervaiole-Passo di Sella: E. Il sentiero non è difficile. Anche il dislivello non è grande.
Passo di Sella-Arnetola: E. Il sentiero non è difficile, il dislivello richiede un minimo di allenamento e un brevissimo tratto è attrezzato con corda metallica.
Stato del sentiero:
Azzano-Cervaiole: la traccia è evidente e abbastanza segnata, comunque nel bosco c'è un certo degrado dovuto alla caduta di alberi.
Cervaiole-Passo di Sella: la traccia è sempre evidente e ben segnata.
Passo di Sella-Arnetola: la traccia è evidente e ben segnata.
Tempi:
Azzano-Cervaiole: salita 02h 35'; discesa 02h 10'.
Cervaiole-Passo di Sella: salita 04h; discesa 03h 20'.
Passo di Sella-Arnetola: discesa 01h 40'; salita 02h 15'.
Il percorso
Sintesi:
Dalla chiesa di Azzano, dopo una ripida scalinata, si immette in una mulattiera che costituisce il sentiero, supera alcuni ruscelli fino ad arrivare, a circa 750 metri, presso alcuni ruderi tra cui una pregevole fornace a pianta circolare. Poi segue il bosco e ne esce per percorrere un tratto panoramico sulle cave alte dell'Altissimo. Poi dalla Foce del Giardino inizia la salita del pendio roccioso del Picco di Falcovaia in parte per gradini e poi per una bella via di lizza impreziosita da piri marmorei fino al piazzale di cava dove il sentiero è interrotto dai lavori della cava delle Cervaiole. Dall’altra parte della cava il sentiero segue la strada asfaltata proveniente dal Colle del Cipollaio per poi immettersi a sinistra nella marmifera per le cave del Fondone. Dalla cava scende nel bosco fino alla galleria del Castellaccio, dalla curva prima della galleria segue una via di cava ripida e ormai inerbita. Poi arriva alla Madonna del Cavatore, poi alle case Giannelli e al Rifugio Puliti da cui continua a mezzacosta fino a recuperare la marmifera per le cave della zona, quasi tutte abbandonate. Supera piazzali di cava ed edifici abbandonati. Ai lati del sentiero ci sono la cresta del Macina da una parte e le pendici del Fiocca dall’altra. Il sentiero arriva al passo di Sella dal quale poi in discesa percorre la valle di Arnetola attraversando la zona carsica di Ripanaia e termina alla Piana di Arnetola.
Primo tratto
Azzano (452 m) - Cava delle Cervaiole (1200 m)
Il sentiero inizia dalla chiesa di San Martino che ha di fronte gli edifici della Pubblica Assistenza e della Protezione Civile. La chiesa è distante pochi metri dalla strada che arriva da Seravezza ed è diretta, con deviazione a destra, alle vicine Cave del monte Altissimo. La stessa strada continua per tornare a Seravezza passando da Riomagno. Prendiamo la strada asfaltata di fronte alla chiesa e in 1' arriviamo a un tabernacolo, di recente restaurato, con croce lignea e icona marmorea. Qua il sentiero sale abbastanza ripido tra qualche abitazione, prima per tratto scalinato, poi cementato e poi infine per mulattiera. Di fronte a noi intravediamo la zona del monte Altissimo mentre sulla sinistra c'è la dorsale che dal Folgorito va al Carchio. A 7', presso le ultime case, inizia il castagneto per tratto piuttosto ameno, ma più avanti la salita diventa più ripida e aumenta anche la vegetazione. A 22' c'è una panca di legno per il viandante che vuole riposarsi. A 27' attraversiamo un piccolo canale che scende dal monte su un ponticello di pietra mentre il sentiero devia decisamente a sinistra. Dopo 5' un altro ponticello su un altro canale che scende, come il precedente, verso il Botro di Rimone che poi andrà ad alimentare il torrente Serra più in basso. A 35' c'è una piccola fonte. La salita continua anche molto ripida con tratti a tornanti più o meno lunghi. A 48' passiamo per un breve tratto umido e scivoloso che ci porta in un paio di minuti ad alcuni ruderi su uno dei quali si è abbattuto, di recente, un albero. La zona che scende verso destra è detta la Croce o Alpe di Azzano ed è disseminata di ruderi di vecchie capanne di pastori. Poi il fondo del sentiero torna normale e a 55' siamo alla cosiddetta Fornace dove arriva un sentiero (non numerato) da Minazzana da destra. Lungo detto sentiero c'è una zona ristoro e un vecchio cartello dell'Apuane Trekking che ancora manda ad Arni dove si arrivava prima dell'interruzione del 31 alle cave delle Cervaiole. L'edificio della Fornace è molto ben tenuto anche se qualche vandalo ha abbattuto la porta, ha una forma circolare che ricorda vagamente un nuraghe e un tetto in buone condizioni. Questo edificio era una calchera usata per arrostire le pietre carbonatiche, di cui ovviamente la zona è molto ricca, per produrre la calce viva da cui poi, aggiungendo acqua, si otteneva la calce spenta utilizzata per produrre la malta utilizzata in edilizia. Sul retro dell'edificio c'è una seconda apertura che porta alla parte alta. Il bosco intorno è piuttosto malmesso con numerose piante cadute che fortunatamente non hanno rovinato l'edificio, c'è poi da aggiungere che tutti i castagni in zona sono malati per la vespa cinese introdotta qualche anno fa da incauti vivaisti piemontesi. Continuiamo il sentiero e a 01h 08' inizia un tratto di sentiero molto degradato dalla caduta di alberi, alcuni caduti di recente, ma altri ormai giù da qualche anno. Dopo pochi minuti comunque il sentiero diventa più tranquillo e a 01h 16' presso un albero con segno bianco-rosso saliamo per alcuni tornanti fino a uscire dal bosco a 01h 22'. Segue però un tratto di rovi e ginestroni da percorrere con attenzione per non farsi male. Dopo 5' usciamo e siamo all'inizio del tratto panoramico che spazia su un arco che dal Folgorito passa per Carchio, Focoraccia, zona Pitone, Uncini e Altissimo fino al Picco di Falcovaia. In particolare di fronte abbiamo le cave più alte del monte Altissimo che lo forano in maniera spettacolare: Fitta, Macchietta, Tacca Bianca, mentre la parete del monte è incisa dalla marmifera. Segue un tratto ameno poi il sentiero sale tra rocce calcaree con qualche pinnacolo. A 01h 50' siamo poco sotto la Foce del Giardino da cui saliamo verso sinistra per le pendici del Picco di Falcovaia. La Foce è una insellatura tra il Picco di Falcovaia e il crinale del Cavallo. Dopo 3' la visuale si apre sul monte Corchia e la zona del Passo di Croce mentre sulla destra c'è la dorsale del Cavallino di Azzano. Poi la salita prosegue nel versante verso la costa per tornanti tra qualche albero e a 02h 06' il panorama si apre decisamente sulle cave dell'Altissimo che adesso sono più vicine. Saliamo ancora diretti alla cava e a 02h 10' vediamo il primo spettacolare piro di marmo usato per far scendere le cariche di marmo, saliamo per un tratto scalinato con a fianco una vecchia corda metallica e a 02h 20', dopo aver ammirato altri due piri di marmo, siamo a un piazzale panoramico con una costruzione di marmo. Qua prosegue una spettacolare via di lizza per la parte più alta della cava che arriva a un altro piazzale con costruzioni e vecchie gru insieme a blocchi abbandonati, qua il sentiero 31 si interrompe a causa dei lavori di cava a 02h 35'. Questa zona delle cave è ormai abbandonata e viene sfruttata solo la parte del monte cui si perviene dalla strada del Cipollaio. Il panorama si apre sul Corchia e le Apuane meridionali e, in basso, sulla zona del Giardino.
Così è riportato nella Guida Cai delle Alpi Apuane[1] del 1979:
[dalla Foce del Giardino] inerpicandosi con gradinate sul roccioso pendio del Picco di Falcovaia, il sentiero traversa a destra e giunge al grande piazzale di cava delle Cervaiole. Dirigendosi verso sinistra si va in breve alla Foce di Falcovaia. Continuando in leggera discesa il segnavia 31 si porta alla marmifera diretta al Colle dei Ronchi.
Secondo tratto (prima parte)
Cava delle Cervaiole (1170 m) - Passo di Sella (1500 m)
Consideriamo come punto di partenza l'ingresso della cava attiva delle Cervaiole con la scritta Henraux su un blocco di marmo. Salendo verso destra e seguendo la marmifera in una decina di minuti si arriva a un vecchio edificio che funzionava da mensa e dormitorio da cui inizia il sentiero 142. Il sentiero 31 scende per la strada asfaltata che conduce alla cava, il panorama si apre su Corchia e Freddone e sulla costa. La discesa è piuttosto ripida e a 15' siamo presso un bivio: la strada asfaltata prosegue a destra diretto al vicino Colle del Cipollaio dove arriva in 10' (questo breve tratto è considerato far parte del sentiero 141). Invece a sinistra prosegue il 31 come marmifera sterrata diretta alle cave del Fondone chiusa da una sbarra. La marmifera è ampia e permette il passaggio di mezzi pesanti e si sviluppa in leggera salita, ogni tanto c'è qualche panorama interessante sulle Panie e sul Corchia. Quasi subito troviamo a destra un deposito per l'acqua e a 35' attraversiamo una galleria scavata nella roccia del colle dei Ronchi, lunga circa 100 metri, all'esterno della quale, sulla destra, ci sono tracce di sentiero per la vetta del monte dei Ronchi che stiamo costeggiando. Adesso il panorama si apre progressivamente sul monte Fiocca e sul Sumbra e poi su Macina, Sella, Tambura e poi fino al Sagro e alla costa. Sulla sinistra c'è una conduttura dell'acqua e poco dopo l'uscita dalla galleria ci sono alcune vecchie conche di marmo. Saliamo e a 01h 05' arriviamo al bivio: la marmifera prosegue per le vicine cave del Fondone verso sinistra (qua è possibile salire al monte Altissimo con il sentiero 143 e tornare alle Cervaiole con il sentiero 142). Invece a destra, in discesa, continua il sentiero 31. La zona è molto panoramica sulla catena Apuana verso destra mentre dall'altra parte ci sono le cave del Fondone e il monte Altissimo. A 01h 10' lasciamo la marmifera che prosegue per innestarsi nel sentiero 33 per le Gobbie e scendiamo a destra seguendo le indicazioni ben evidenti che ci portano in una bella faggeta che percorriamo in discesa con qualche tratto molto ripido. A 01h 21' arriviamo presso un capanno di cacciatori a destra del quale, in alto, c'è un buon punto panoramico su Fiocca e Sumbra e sull'Appennino. Scendiamo ancora nel bosco con la visuale sul Fiocca seguendo una evidente mulattiera e segue un tratto di ripida discesa che passa presso uno scivolo metallico per il trasporto della legna e a 01h 40' usciamo dal bosco e recuperiamo una marmifera che in salita ci porta a 01h 43' sulla strada provinciale presso la Galleria del Castellaccio e il ristorante omonimo. Il sentiero prosegue come marmifera che sale subito a destra. All'inizio è abbastanza ripida e a 01h 48' siamo ai resti della cava del Castellaccio e subito dopo a una torretta dell'elettricità dopo la quale il sentiero prende a sinistra, tra balze, ben indicato da paline di legno. A 02h siamo alla Madonna del Cavatore posta su un pianoro panoramico sul paese di Arni, su Fiocca, Sella e Macina, sull'Altissimo e sul monte dei Ronchi e sul Corchia, il Freddone e le Panie. Oltre alla statua di marmo della Madonna c'è un altare, un leggio e una stele dedicata alle vittime del lavoro, inoltre poco distanti ci sono tre croci di ferro. Adesso il sentiero diventa molto agevole in leggera discesa e dopo un minuto sulla sinistra si stacca il sentiero 33. Questo sentiero è diretto alle Gobbie, al Passo degli Uncini, a quello della Greppia, al Passo della Focoraccia e al Pasquilio. Il tratto che percorriamo adesso fino ad Arni è comune con il sentiero 33. Superiamo alcune case ristrutturate con a fianco un rudere e a 02h 10' siamo presso un altro gruppo di ruderi e case molto colorate (case Giannelli) e dopo 1' siamo al Rifugio Puliti dove si innesta il 155 proveniente da Arni. Continuiamo per un tratto erboso a mezzacosta e a 02h 16' siamo a un bivio: il 155 sale a sinistra per immettersi nel 150 mentre il 31 continua di fronte con un saliscendi nel paleo. Poi scendiamo su roccette fino a una cava abbandonata da cui un'ampia via di lizza ci porta ad innestarci con la marmifera proveniente da Arni a 02h 35'. A 02h 40’, preannunciato da due torrette dell’elettricità, arriviamo a un primo piazzale di cava sulla destra con alcuni ruderi. A 03h 07’ arriviamo a un bivio, tralasciamo la strada che scende e continuiamo a salire. Dopo 5' c'è un altro bivio: a destra c’è l’indicazione per la cava Faniello di Landi Giocondo, noi proseguiamo a sinistra seguendo i segni del sentiero che ogni tanto sono presenti sulla roccia. A 03h 17’ siamo a un altro piazzale con ruderi di una torretta e resti di cave dismesse, sia a destra che a sinistra. Continuiamo a salire e a 03h 29' arriviamo presso altri ruderi e la carcassa di una Volkswagen gialla. A 03h 52’ siamo ormai saliti molto e abbiamo di lato la cresta del Macina e di fronte il Monte Sella e il Passo e la visuale si allarga su di essi man mano che saliamo. A 03h 56’ troviamo l’indicazione per una fonte a sinistra a 30 metri proprio all’inizio del torrente Tùrrite Secca che scende a formare la vallata che da Arni porta a Castelnuovo Garfagnana, in quest’ultima località il torrente confluisce nel Serchio. A 04h troviamo le indicazioni per il Passo di Sella che si trova poco sopra, salendo per 5’. Ancora un minuto e troviamo l'innesto dei sentiero 150/155 provenienti rispettivamente dal Passo del Vestito e dal Rifugio Puliti e che percorrono un tratto insieme. La marmifera devia a sinistra per le vicine cave Ronchieri del monte Sella, dopo aver superato una galleria che si intravede. Deviamo a destra e saliamo per qualche metro e a 04h 05' siamo al Passo di Sella, erboso e dall'aspetto appenninico che si trova tra le valli di Arni e Arnetola. Esso è importante nodo di sentieri. Oltre al sentiero 31 qua arrivano i sentieri 144, 150 e 155. Inoltre dalla Focetta dell’Acqua Fredda arriva il sentiero attrezzato Vecchiacchi attualmente non percorribile poiché alcuni tratti sono stati danneggiati dalle frequenti scariche di sassi e il cavo metallico non dà più sicurezza. Sono presenti un crocifisso ligneo, varie lapidi commemorative e i resti di una maestà ormai diruta.
Così è riportato nella Guida Cai delle Alpi Apuane del 1979 a pag. 311 (relativamente al tratto Arni-passo):
Segnavia 31. La vecchia mulattiera seguiva dapprima il fianco sinistro orografico della valle, si portava sul destro presso una cava, poi, girato il piede della costa orientale del M. Macina, tornava sull'altro fianco a quota 1193, per proseguire verso una stretta valletta, donde per tornanti sulla sinistra riusciva al passo.
La nuova marmifera segue all'incirca lo stesso tracciato salvo due lunghi tornanti sulla destra e si porta poco al disotto del valico (prosegue poi verso sinistra, oltrepassa il crinale spartiacque tramite un breve tunnel e va a terminare alle Cave dei Piastreto, sotto il cucuzzolo del M. Sella).
Secondo tratto (seconda parte)
Passo di Sella (1500 m) - Arnetola (890 m)
Adesso inizia la discesa verso Arnetola con una serie di tornanti stretti e molto panoramici su Sella e Tambura e a 04h 25' entriamo nel bosco. Adesso il sentiero si fa particolarmente bello infatti è una mulattiera ben conservata nel bosco che scende regolarmente con lunghi tornanti. Ricordiamo che durante la seconda guerra mondiale questo sentiero fu fatto sistemare dai tedeschi (mediante lavoro coatto di italiani) per facilitare l’accesso al Passo di Sella e per questo è chiamato anche sentiero della Todt. Scendendo attraversiamo la zona di Ripanaia ricca di fenomeni carsici e di grande interesse per gli speleologi. Vediamo ingressi di antri bui, è interessante rilevare che le acque di questa zona ricompaiono poi nel fiume Frigido di Massa e non nel Lago di Vagli. A 04h 46' siamo a una radura dove è possibile vedere bene la zona del Sella e, poco sotto, incontriamo un grosso tubo dell'acqua. Scendiamo ancora e a 04h 57' troviamo alcuni tentativi di cava cui segue un tratto di salitina che ci porta a 05h 10' a vecchi ruderi con a fianco una cabina dell'elettricità. Questi ruderi sono quelli di un antico ostello a uso dei viandanti che percorrevano la vicina via Vandelli (oggi sentiero 35). Dopo 5' siamo a un bivio: verso sinistra scende un raccordo che va al sentiero 35 mentre noi proseguiamo a destra. A 05h 20' c'è un brevissimo tratto attrezzato con corda metallica che ci permette di superare alcuni metri un po' esposti. Nei tratti aperti il sentiero ci offre una bella visuale sulla Tambura oltre che sul monte Pallerina e sulla sua cava il cui ravaneto è imponente e devastante. A 05h 28' siamo a un altro bivio: il sentiero 35 sale verso sinistra diretto al Passo della Tambura mentre noi scendiamo a sinistra per tratto aperto. Scendiamo costeggiando la roccia e dopo pochi minuti siamo presso uno spiazzo parcheggio cui arriva una marmifera dalla zona di inizio dei sentieri 31/35 (Piana di Arnetola) e che costituisce percorso alternativo al nostro sentiero. Continuiamo e arriviamo presso alcuni ruderi con piante di ciliegio dopo i quali rientriamo nel bosco. A 05h 35' arriviamo a una vecchia fonte-abbeveratoio e poi scendiamo per una vecchia via di lizza con tratti anche ben tenuti con a fianco fori per i piri. A 05h 41' superiamo un ponte e scendiamo per un tratto ripido fino a un piccolo piazzale a 05h 45' dal quale iniziano (o terminano) ufficialmente i sentieri 31 e 35. La zona è panoramica sull’intera cresta del monte Sella, meglio apprezzabile spostandosi sulla marmifera di destra. A pochi minuti dall'inizio dei sentieri c'è una bella casetta di pietra sotto roccia (capanna d’abrì) che è stata recuperata, ma è già stata sottoposta a atti di vandalismo nei pressi poi c’è il monumento marmoreo che ricorda che questo percorso è una antica via del sale che univa la costa con la Garfagnana e la pianura padana.
Aspetti di rilievo del sentiero
Azzano
È un piccolo borgo del comune di Seravezza posto a 452 metri di quota. È situato, in posizione panoramica sul monte Altissimo, alle pendici del monte Cavallo (detto anche Cavallino di Azzano). Esso, in passato, forniva carbone e legna al capoluogo poi, con l’apertura delle cave del monte Altissimo, molti abitanti sono diventati cavatori. Vi si arriva facilmente da Seravezza per strada asfaltata che poi torna indietro verso Riomagno e Seravezza costeggiando il torrente Serra. Una marmifera per le cave meridionali del monte Altissimo si stacca verso destra, circa un chilometro oltre il paese, prima che la strada torni indietro. Nel borgo si trova la chiesa di S. Michele e, a circa un chilometro, la notevole Pieve della Cappella. Di un certo rilievo è la focaccia salata di Azzano (pane di Azzano). Qua parte il sentiero 31 per le vecchie cave delle Cervaiole da cui si stacca un percorso non numerato per il Cavallo.
La Fornace
Si trova a 753 metri di quota lungo il sentiero 31 a poco meno di un'ora da Azzano. Qua arriva un sentiero (non numerato) da Minazzana e presso l'intersezione c'è una zona ristoro e un vecchio cartello dell'Apuane Trekking che ancora manda ad Arni dove si arrivava prima dell'interruzione del 31 alle cave delle Cervaiole. L'edificio della Fornace, che dà nome al luogo, è molto ben tenuto anche se qualche vandalo ha abbattuto la porta, ha una forma circolare che ricorda vagamente un nuraghe e un tetto in buone condizioni. Questo edificio era una calchera usata per arrostire le pietre carbonatiche, di cui ovviamente la zona è molto ricca, per produrre la calce viva da cui poi si otteneva la calce spenta utilizzata per produrre la malta utilizzata in edilizia. Sul retro dell'edificio c'è una seconda apertura che porta alla parte alta, infatti un tavolato in pali di legno divide l'edificio in due piani.
Foce del Giardino
È una piccola sella, posta a 1022 metri, tra le propaggini meridionali del Picco di Falcovaia e il crinale del monte Cavallo (di Azzano). Nei pressi passa il sentiero 31. Il Canale del Giardino è un affluente di destra del Vezza e nella sua valle ci trovano le cave omonime.
Cava delle Cervaiole
Le grandi cave delle Cervaiole, del gruppo Henraux Spa, si trovano a circa 1200 metri di quota e hanno devastato irrimediabilmente il Picco di Falcovaia di cui hanno tagliato a fette la cima, lasciandone solo un dentino. Hanno numero catastale 372 e si trovano nel comune di Seravezza. La prima cava in zona fu aperta nel 1830 e il marmo scavato è stato esportato in tutto il mondo. Si tratta di un marmo bianco di ottima qualità detto bianco arabescato. Questo marmo è stato usato, tra l’altro, per le decorazioni e i rivestimenti interni della cattedrale di Sant’Isacco a San Pietroburgo (1845), nella ricostruzione dell’Abbazia di Montecassino (1957-1962), per la Moschea di Medina (1993) e per la nuova facciata del duomo di Firenze. La cava ha interrotto il sentiero 31. La parte del sentiero che viene da Azzano termina in una zona non più coltivata con numerose testimonianze di archeologia industriale come interessanti piri in marmo. Invece la parte di sentiero che proviene da Arni arriva alla parte attiva della cava che è veramente impressionante per le dimensioni e per la devastazione operata. La cava è molto panoramica sia sul monte Altissimo che sul Corchia e Freddone e da qua parte il sentiero 142 oltre alla seconda parte del sentiero 31. Il ravaneto è ben visibile da tutta la costa della Versilia.
Picco di Falcovaia
È alto 1283 metri è (o meglio era) una mole rocciosa a meridione del monte Altissimo ed è ormai completamente devastato dall’attività estrattiva delle cave Cervaiole. Vi si perviene col sentiero 31 da Azzano oppure dalle Cave del Fondone. Il sentiero si interrompe presso le cave proprio a causa dell’attività estrattiva. Quello che è rimasto dello zucchetto terminale del monte, alto circa cinquanta metri, dovrebbe essere sbancato per continuare l’attività estrattiva in condizioni di sicurezza come stabilito dall’accordo del 2006 tra la società Henraux, i comuni di Seravezza e di Stazzema e le parti sociali.
Monte dei Ronchi
Il monte dei Ronchi è alto 1354 metri e si trova interamente nel comune di Seravezza. Il nome deriva dal latino medioevale runcus (= terreno disboscato, sterpeto, terreno incolto da dissodare). Con la sua mole boscosa a forma di panettone domina il paese di Campagrina. È una vetta modesta circondata dal monte Altissimo, dal Picco di Falcovaia, dal Corchia, dal Freddone e dal Sumbra. Si sale alla vetta partendo dal colle omonimo, forato da una breve galleria della marmifera (sentiero 31), seguendo tracce di sentiero. Sulle sue pendici si apre l’abisso Franco Milazzo che si sviluppa per 8 km con un dislivello di 700 metri. Inoltre sono presenti antiche cave.
Cave orientali del monte Altissimo
Esse sono situate nel versante orientale del monte Altissimo a nord delle quote 1460 e 1470 e del Passo del Vaso Tondo. Si arriva facilmente alle cave con il sentiero 31 che inizia prima dell’ingresso della galleria del Castellaccio per Arni o con una marmifera che si stacca dal sentiero 33. È possibile anche arrivare dal Cipollaio con strada asfaltata che poi diventa marmifera, segnata ancora come sentiero 31. La quota va dai 1230 metri del piazzale a oltre 1400, la zona è ricca di edifici e reperti dell’antica attività estrattiva tra cui un’ardita via di lizza. Sono poi presenti alcuni vasconi per la raccolta delle acque dove prospera il Tritone alpino. Queste cave sono anche conosciute con il nome collettivo di cave del Fondone. Dopo essere state abbandonate per anni attualmente è stata ripresa l’attività di estrazione in galleria.
Castellaccio
Si trova nel comune di Seravezza a confine con quello di Stazzema sulle ultime pendici del Macina e si affaccia sul canale delle Gobbie e sul Monte Altissimo. Nei pressi c'è la cava omonima ormai dismessa che produceva bianco arabescato, marmo tipico di queste zone. Sulla strada provinciale è presente anche un ristorante con lo stesso nome e in questa zona passa il sentiero 31. Inoltre c’è anche la galleria del Castellaccio.
Madonna del Cavatore
Sopra il paese di Arni e, a pochi minuti dal rifugio Puliti, nel 1979, è stata eretta una statua di marmo dedicata alla Madonna del Cavatore, essa è illuminata di notte. La quota è 1055 metri e in questo sito c’è anche una stele dedicata alle vittime delle cave risalente al 1989 e poco distante ci sono tre croci di ferro (in ricordo del Calvario). Si gode di bella vista sul paese di Arni e la marmifera per il passo di Sella e sui monti circostanti. La Madonna del cavatore si festeggia a Gorfigliano dal 1947 e da qua il culto si è diffuso a molti paesi. Ad Arni si celebra la festa nel mese di agosto. Il luogo è molto panoramico su Arni e la sua valle percorsa dalla marmifera e circondata dai monti Macina, Sella e Fiocca, inoltre la vista si apre su Altissimo, Monte dei Ronchi, Freddone Corchia e Panie. Nei pressi si incrociano i sentieri 31 (Arnetola - Picco di Falcovaia) e 33 (Foce del Campaccio - Arni).
Rifugio Puliti
Il rifugio Adelmo Puliti (quota1013 m), del Cai di Pietrasanta, si trova sopra il paese di Arni, poco distante dalle case Giannelli. Esso è facilmente raggiungibile sia dal paese (con il sentiero 33/155), che dalla strada provinciale, prima della galleria del Castellaccio (con il sentiero 31). È intitolato all'ingegner Puliti, che fu tra i soci fondatori della sezione di Pietrasanta e ne fu il primo presidente. Fu aperto nel 1965, poi negli anni '80 fu dichiarato inagibile. É stato recentemente ristrutturato ed è aperto tutte le domeniche, anche in inverno, salvo neve o pioggia e in qualsiasi altro momento, su prenotazione. Il rifugio dispone di 14 posti letto. Qua arriva il sentiero 31 (Falcovaia - Passo di Sella) e il 33 (Foce del Campaccio - Arni) e il 155 (Passo di Sella - Arni).
Arni
Arni è la frazione più settentrionale e più alta (916 metri) del comune di Stazzema. Il nome potrebbe derivare da Alnus (= alno, ontano) con r da l per dissimilazione oppure dalla radice mediterranea arno (= alvo di fiume). Essa si trova sul versante garfagnino, alle sorgenti della Turrite Secca, a nord-est del Monte Altissimo. Il colle del Cipollaio la separa dalla Versilia e il passo del Vestito la separa da Massa. La valle di Arni ha forma longitudinale, in direzione da ovest a est, per un'estensione di circa 3 Km. Vi si trovano pascoli, boschi e ottime acque. La valle è dominata dal monte Macina e dal monte Fiocca ed è chiusa dal Sella. I monti che la circondano sono ricchi di minerali, in particolare di marmo. Geograficamente Arni è garfagnina, con legami storici con Vagli, ma economicamente si è poi legata all’alta Versilia anche mediante la costruzione della strada del Cipollaio. Il borgo nacque agli inizi del 1800 da preesistenti abitazioni di pastori e nel 1822 fu costruito dagli abitanti l’oratorio di S. Agostino (il campanile invece è del periodo 1910-27), il più antico libro della chiesa è il Registro dei Morti dell’anno 1827. I giacimenti marmiferi furono sottoposti a intenso sfruttamento che sconvolse l’aspetto della valle a partire dalla fine del XIX secolo a causa dell'apertura della Galleria del Cipollaio, ma lo sfruttamento, intensivo e velleitario, durò poche decine di anni. Oggi le cave sono quasi tutte abbandonate e questo ha portato allo spopolamento del borgo. La strada marmifera presente nella valle conduce verso le cave Ronchieri del versante massese del monte Sella invece ancora molto attive. Attiva è pure la cava del Faniello. Il geografo Repetti (1833) riportò circa 30 famiglie di pastori e 219 abitanti, la popolazione nel 1931 ammontava a 848 unità mentre oggi se ne contano meno di 300. Ancora oggi l'attività economica prevalente è quella legata all'estrazione del marmo. Da Arni parte il sentiero 144 per il Fatonero, il Fiocca e il Sumbra; il 33 per il passo degli Uncini e la Foce del Campaccio; il 155 per il passo di Sella che, nella sua prima parte, coincide con il 33. Inoltre la marmifera che sale dal paese è, in alto, sentiero 31 per Arnetola. Poco sopra il paese c’è anche il rifugio Puliti del Cai di Pietrasanta.
Marmifera di Arni
La strada parte da Arni, nel comune di Stazzema, e, in parte, segue il percorso della mulattiera che collegava Arni con Vagli da cui il borgo dipendeva. Essa arriva in alto fino alla cava Ronchieri alle falde del monte Sella. Infatti, dopo aver superato una galleria scavata nella montagna, raggiunge il versante massese dove si trova la cava. Quest’opera, oltre a cambiare radicalmente la valle di Arni, peraltro già sconvolta dall'apertura di numerose cave, provocò anche la distruzione della parte superiore della mulattiera. La strada risale al periodo 1972-1976. Come la vecchia mulattiera era il sentiero 31 oggi lo è la marmifera, eccettuato il primo tratto dopo Arni.
Valle di Arni
Dal Passo di Sella (1500 metri) questa valle arriva fino a Tre Fiumi per uno sviluppo di circa 3 chilometri in direzione sud-est. A 916 metri si trova il borgo di Arni e a 805 quello di Campagrina, mentre Tre Fiumi si trova a 760 metri. Questa valle era ricoperta da un antico ghiacciaio che ha lasciato depositi morenici. Oggi essa è percorsa dalla strada provinciale che dal Passo del Vestito porta a Castelnuovo Garfagnana e, con deviazione, a Seravezza. La parte alta della valle inizia da Arni ed è spoglia di vegetazione. Dopo l'apertura delle cave orientali del monte Altissimo, nel 1849, iniziarono in zona le ricerche di filoni marmiferi. Dopo l'apertura della galleria del Cipollaio, nel 1879, furono aperte molte cave in tutta la valle, in particolare nella parte alta con uno sfruttamento intensivo e di breve durata che lasciò poi molte cave abbandonate e uno sconvolgimento dell'assetto naturale. La valle poi continua come valle della Turrite Secca di cui può anche essere considerata parte.
Passo di Sella
Anche Passo Sella. È un passo erboso, dall’aspetto appenninico, tra le valli di Arni e di Arnetola a 1500 metri. Esso è importante nodo di sentieri. Qua arriva il 31 da Arni che poi scende ad Arnetola, ancora da Arni, passando dal Passo di Fiocca, arriva il sentiero 144. Dal Passo del Vestito arriva il sentiero 150 che si innesta nel 155 proveniente dal Rifugio Puliti e, infine, dalla Focetta dell’Acqua Fredda il sentiero attrezzato Vecchiacchi attualmente non percorribile poiché alcuni tratti sono stati danneggiati dalle frequenti scariche di sassi e il cavo metallico non dà più sicurezza.. Inoltre una deviazione della marmifera porta alla cava Ronchieri dopo aver traforato la dorsale Sella-Macina. Sono presenti un crocifisso ligneo, varie lapidi commemorative e i resti di una maestà ormai diruta. La prima lapide ricorda la morte nel 1951 di due giovani studenti di Viareggio (Fabio Mari e Franco Andrei) caduti sull’Alto di Sella. Qua fu costruito, nel 1963, un rifugio prefabbricato dal Cai di Livorno che ebbe vita effimera: fu distrutto da una tempesta solo due settimane dopo l’inaugurazione e mai più ricostruito.
Ripanaia
Questa zona si trova in alta val d’Arnetola tra 1100 e 1250 metri ed è molto ricca di fenomeni carsici e quindi è molto interessante per gli speleologi come del resto tutta la valle di Arnetola. È coperta da una bella faggeta ed è percorsa da una mulattiera che costituisce oggi il sentiero 31 per il Passo di Sella.
Valle d'Arnetola
È la valle di origine glaciale che si apre dopo aver superato l’abitato di Vagli Sopra, compresa tra i contrafforti della Roccandagia, della Tambura e del Monte Sella a occidente e gli ultimi rilievi boscosi del gruppo del Monte Fiocca, cioè il monte Croce e il Monte Pallerina a oriente. In testa abbiamo il Passo di Sella. È una zona in cui l’escavazione del marmo è iniziata tardi, alla fine del 1800, ma ha profondamente sconvolto l’originale fisionomia. Oggi sono attive numerose cave tra cui di particolare imponenza è quella del monte Pallerina, mentre altre sono ormai inattive. La valle è percorsa dal Fosso della Tambura e dai suoi tributari, il fosso poi va a confluire nell’Edron che forma il lago artificale di Vagli. La zona è particolarmente ricca di abissi di interesse speleologico, tanto da essere considerata quella con la maggior densità di abissi in Italia e forse in Europa. In una rete di fratture sotterranee scorrono le acque assenti in superficie sia nel Fosso della Tambura che in quello di Ripanaia, molte di esse risorgono nel fiume Frigido di Massa. L’attività speleologica, iniziata negli anni ‘60 del XX secolo ebbe particolare sviluppo nel decennio successivo. Tra i numerosi abissi ricordiamo i principali: abisso Attilio Guaglio (-650 metri); abisso Eunice (-650 metri); abisso Francesco Simi (-690 metri); abisso dello Gnomo (-925 metri); abisso Oriano Coltelli (-730 metri). Nella valle di Arnétola passava la via Vandelli che oggi è quasi tutta asfaltata e funziona da marmifera. La parte alta della valle è percorsa dal sentiero 31 per il passo di Sella che segue una antica mulattiera che attraversa i boschi del versante nord-est del Sella fino al Passo di Sella per poi dirigersi verso Arni.
Piana di Arnetola
È la zona, posta a circa 900 metri di quota, dove termina la via asfaltata per le cave e iniziano le marmifere sterrate. Intorno si aprono numerose cave in particolare quella del Monte Pallerina con il suo impressionante ravaneto, altre sono ormai dismesse e hanno profondamente segnato questo luogo. La zona è dominata dalla catena del Monte Sella e dai contrafforti della Tambura e della Roccandagia oltre alle ultime propaggini del monte Fiocca. Sono presenti ruderi di costruzioni adibite al lavoro delle cave oltre a vecchi casolari di pastori, in particolare uno splendido esempio di capanna d’abrì recuperata anche se soggetta a successivi atti di vandalismo. Qua partono il sentiero 31 per il Passo di Sella e Arni e il 35 per il Passo della Tambura che ricalca la vecchia via Vandelli, essi coincidono nella parte iniziale.
Deviazioni e possibilità di escursioni
Il lungo percorso permette escursioni numerose e variate, ne accenniamo alcune.
Itinerari relativi al Sentiero CAI 31 presenti sul sito:
Commento
Questo lungo sentiero non può essere percorso interamente a causa dell'interruzione presso le cave ed è incerto se in futuro la continuità del percorso sarà ripristinata. Ne consegue che può essere quindi considerato formato da due sentieri distinti, il secondo dei quali a sua volta distinguibile in due parti tra loro connesse.
I percorsi non sono difficili, è richiesto il giusto allenamento e in inverno le difficoltà aumentano con neve e ghiaccio.
Dall'Alta Versilia il sentiero porta alla Garfagnana offrendo panorami variati sulle Apuane centrali e settentrionali. Il filo conduttore del percorso è il marmo, infatti esso passa per numerose cave, alcune ancora attive, ma la maggior parte abbandonate. Ricordiamo le Cervaiole, le cave del Fondone, le cave di Arni, la cava del Piastreto (visitabile con deviazione) e le cave di Arnetola, in particolare quella del monte Pallerina. Tutte hanno profondamente modificato l'aspetto della montagna apuana e alcune continuano a farlo.
Concludiamo con questa affermazione di Antonio Stoppani[2] relativa alla Valle di Arni
Ma volete sapere che cosa renderà celebre un giorno, e, quel che è più, popolosa e ricca quella squallida valle? Il marmo. Quel bacino così nudo, così tristo. È un bacino di marmo candidissimo, come avete potuto già intendere. Abbiamo veduto un pochino quale importanza diano i marmi a Serravezza e a tutta la valle della Versilia. Ma se volete sapere che avverrà della valle d'Arni, quando la cortina di monti che la separa dalla valle di Terrinca sarà traforata da una galleria, quando il vapore fischierà sorvolando gli inaccessi dirupi, bisognerà incamminarsi per Carrara.[3]
E proprio dell'escavazione del marmo a Carrara l'abate Stoppani parla nella successiva serata XXIII (I marmi di Carrara) facendo le sue considerazioni, polemizzando per l'uso dei buoi nel trasporto dei marmi, per l'eccesso delle disgrazie e per il conservatorismo degli addetti alle cave poco aperti al progresso tecnologico. Nel suo scritto, tra l'altro, parla anche dei ravaneti che obbligano a scavare sempre più in alto.
Naturalmente Stoppani, come figlio del suo tempo, non si poneva il problema ambientale e vedeva nell'estrazione del marmo solo l'opportunità di lavoro e di benessere.
La valle di Arni fu pesantemente devastata in poche decine di anni e poi la maggior parte delle cave fu abbandonata e con ogni probabilità agli abitanti rimasero solo le briciole di quel benessere che Stoppani auspicava.
note
1 Euro Montagna, Angelo Nerli, Attilio Sabbadini, Alpi Apuane, CAT-TCI, Milano, 1979. seconda edizione. Pag 33
2 Antonio Stoppani (1824-1891), sacerdote lombardo, fu patriota, geologo e paleontologo. Appassionato alpinista fu il primo presidente del Cai Milano. Scrisse molte opere scientifiche, ma la fama popolare gli venne dall'opera divulgativa Il Bel Paese del 1876.
3 Antonio Stoppani: Il Bel Paese. Conversazioni sulle bellezze naturali la geologia e la geografia fisica d'Italia. Serata XXII (Le Alpi Apuane). Tip. Giacomo Agnelli, Milano, 1876