(f.f.) l'ombelico di Venere è una pianticella che vegeta nelle fessure dei muri e sulle rocce umide ed è abbastanza facile a vedersi dal piano fino alla montagna apuana. Alla fioritura emette un fusto ricco di piccoli fiori. Non è pianta protetta.
IL GENERE UMBILICUS
Famiglia Crassulaceae
Umbilicus DC. fu classificato da Augustin Pyrame de Candolle[1] nel 1801.
Il nome generico Umbilicus deriva dal latino umbĭlīcus, i (= ombelico) in riferimento all'incavo centrale delle foglie che ricorda un ombelico.
Il genere Umbilicus è di complessa classificazione infatti delle oltre cento specie a esso attribuite, in passato, oggi solo una decina vengono accettate mentre le altre sono state classificate in altri generi come Cotyledon, Chiastophyllum e Rosularia.
Sono piccole piante perenni, glabre e succulente, dotate di rizoma o tubero. Le foglie basali sono picciolate e di forma rotondeggiante simile a uno scudo con un incavo centrale da cui deriva il nome del genere. Le foglie cauline diventano sempre più piccole e di forma lineare.
I fiori sono numerosi e raccolti in racemi o pannocchie apicali, hanno piccolo calice e corolla tubulosa o campanulata con i petali saldati che si aprono in 5 lobuli, il colore va dal bianco al verde, al giallo al porpora. Il frutto è un polifollicolo.
Queste piante prosperano nell'Europa centrale e occidentale, in Macaronesia, nella zona mediterranea e in Africa settentrionale, centrale e orientale.
In Italia sono presenti le specie seguenti: Umbilicus chloranthus Heidr. & Sart. ex Boiss (ombelico di Venere maggiore); Umbilicus erectus DC. (ombelico di Venere reniforme); Umbilicus horizontalis (Guss.) DC. (ombelico di Venere) e Umbilicus rupestris (Salisb.) Dandy (ombelico di Venere comune) che si differenziano essenzialmente per l'infiorescenza e la forma e le dimensione dei fiori. Di queste specie solo l'ultima è presente sulle Alpi Apuane.
UMBILICUS RUPESTRIS
Umbilicus rupestris (Salisb.) Dandy[2]
Classificata da James Edgar Dandy nel 1948.
Conosciuta anche come: Cotyledon rupestris Salisb.
Conosciuta volgarmente come: ombelico di Venere (comune), coperchiola.
Il nome specifico rupestris deriva dal latino rūpēs, rupis (= rupe, parete rocciosa) e si riferisce all’ambiente in cui prospera questa pianta.
L'ombelico di Venere è una pianta erbacea perenne con foglie basali carnose e rotondeggianti con un incavo che ricorda la forma di un ombelico. Invece le foglie cauline sono di dimensioni ridotte fino a ridursi a squame dentellate o lanceolate. I fiori sono raccolti in racemi che occupano gran parte della lunghezza del fusto e sono tubulosi con lobi stellati.
Dopo la fioritura le piantine di Umbilicus rupestris seccano completamente dando l'impressione che sia una pianta annuale, ma, se l'ambiente è sufficientemente umido, il rizoma biancastro sopravvive e rigenera foglie nel successivo inverno.
Inoltre le dimensioni della pianta variano con l'habitat, nelle zone più umide e ombrose le piante sono più grandi, possono essere ramificate alla base e presentano foglie di maggiori dimensioni. Invece nei luoghi più secchi le piante sono piccole e il loro colore può essere rossastro o marrone.
Questa pianta è comune nella regione mediterranea e nelle regioni costiere europee dell'Atlantico dove cresce lungo le coste rocciose e sui muri, sui tetti e sulle rocce umide.
Le foglie delle piante giovani sono commestibili ed erano usate come diuretico e rinfrescante. Inoltre il cataplasma delle stesse serviva per curare ustioni, geloni, piaghe, punture di insetti e ulcere. Il succo era usato nel trattamento dell'epilessia.
È una delle tante piante che nel nome ricorda la dea dell'amore Venere, ma non le sono riconosciute proprietà erotizzanti.
Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[3]:
571. – Umbilicus pendulinus – Dec. [Umbilicus rupestris (Salisb.) Dandy]
= Cotiledon umbilicus - L.
(luoghi in cui è stata osservata:) nei muri e siepi a Massa Vecchia, al M. di Pasta, alla Rocca, al Prado e alle Capanne a Montignoso, a Volpigliano sopra Massa lungo la mulattiera per Pariana, al Colletto e a Po, sopra il Mirteto e alla foce di Carrara. In Lunigiana ad Aulla, a Licciana, a Villafranca e tra Scorcetoli e Caprio, a Filattiera salendo dalla stazione al paese.
Volg. cappelloni, coperchiole, ombelico di Venere.
Fiorisce da aprile a maggio. Pianta erbacea perenne.
LA PIANTA
Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Rosidae; Ordine: Rosales; Famiglia: Crassulaceae; Genere: Umbilicus; Specie: Umbilicus rupestris
Forma biologica: Geofita bulbosa (simbolo: G bulb). Geofita (simbolo G): pianta erbacea perenne che porta le gemme in posizione sotterranea (in bulbi, rizomi, tuberi) e durante la stagione avversa non presenta organi aerei. Bulbosa (simbolo bulb): pianta che presenta un organo sotterraneo di riserva, detto bulbo, dal quale ogni anno nascono fusti, foglie e fiori.
Descrizione: pianta erbacea, glabra e perenne provvista di rizoma globoso. È alta da 10 a 60 centimetri con fusto eretto e, in genere, non ramificato. Le foglie sono intere e carnose, quelle basali hanno forma rotondeggiante e un caratteristico incavo dove si inserisce il lungo picciolo, invece le poche foglie cauline diminuiscono di dimensione verso l'alto e possono essere lanceolate o lineari. L'infiorescenza occupa buona parte del fusto ed è un racemo in genere unilaterale. I fiori sono piccoli, penduli di forma tubulare con cinque lacinie triangolari, hanno colore bianco verdastro o giallastro. Il frutto è un polifollicolo contenente numerosi semi brunastri.
Antesi: marzo - aprile, ma anche maggio e mesi estivi secondo l'habitat e l'altitudine.
Tipo corologico: regioni costiere mediterranee e atlantiche con presenza anche nell'entroterra. In Italia è assente solo in Valle d'Aosta, Veneto e Friuli.
Habitat: suoli sassosi, preferibilmente silicei, ombrosi, freschi, umidi, fessure dei muri e delle rocce dal piano fino a 1200 metri.
Conservazione: la specie è non compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette.
Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui
Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.
note
1 Augustin Pyrame de Candolle (1778-1841) fu botanico e micologo svizzero. Svolse comunque la sua
attività scientifica tra la Francia e Ginevra, dove era nato e dove diresse il locale Orto Botanico. Le sue idee sulla lotta tra gli esseri viventi influenzarono Charles
Darwin.
2 James Edgar Dandy (1903-1976) fu un botanico inglese. Il suo lavoro si svolse essenzialmente al Dipartimento di Botanica del British Museum. Fu specialista della famiglia delle Magnoliaceae.
3 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame
indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di
raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della
Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 122.