DATA ESCURSIONE: 21/10/2012
Questo percorso è riservato a escursionisti esperti abituati a percorrere sentieri non segnati e con buona capacità di orientamento.
Il tratto del sentiero della Libertà è impegnativo anche per un po’ di esposizione, a tratti, e per il terreno scivoloso nel bosco.
Se volete percorrerlo è meglio farlo con qualcuno che già lo conosce ed è bene evitare di farlo con brutto tempo e con neve e ghiaccio.
Superato Azzano troviamo le indicazioni per la marmifera delle cave, tra le quali quella della Tacca Bianca è la più conosciuta. Saliamo qualche centinaio di metri prima per strada asfaltata e subito dopo su sterrato e ci fermiamo al secondo spiazzo da cui iniziamo l’escursione.
Il percorso che seguiamo è un’ampia via marmifera e davanti a noi abbiamo, sulla sinistra, la cresta che dal Monte Folgorito arriva al Monte Carchio e da qua al Monte Focoraccia e al Passo omonimo (conosciuto impropriamente come Passo del Pitone) verso il quale siamo diretti.
La visuale si apre poi, progressivamente, sulla cresta che segue fino al passo della Greppia, a quello degli Uncini e poi al Monte Altissimo.
In basso c’è l’alta valle boscosa del torrente Serra.
A 12’ siamo al Palazzo dell’Altissimo (ex casa Henraux), in località Mortigliani, a 521 metri di quota, esso è una bella costruzione molto panoramica.
Saliamo più ripidamente, a 22’ arriviamo a una sbarra e il panorama si apre sull’Altissimo inciso dalle vie di cava e dilaniato da cave e da ravaneti.
Subito sulla destra c’è una vecchia cabina per l’elettricità e a 24’ arriviamo alla località: La Polla e sulla destra troviamo la cappella della Tacca Bianca, contenente la Madonna collocata alla Tacca Bianca nel 1946 e trasportata qua nel 1979.
Qui troviamo un bivio: a destra sale la marmifera per la Cava Mossa (o Michelangelo) e le altre cave dell’Altissimo, invece a sinistra scende un altro ramo della marmifera che noi seguiamo.
È presente l’indicazione “Sentiero dei cavatori” con ben evidenti segni rossi.
Il sentiero dei Cavatori arriva alla cresta sud-ovest del monte, oggi raggiunta dalla marmifera passante per la cava Mossa, proprio poco dopo la cava stessa, poi prosegue, con percorso difficile, per la cava Macchietta.
Noi prendiamo a sinistra, sempre per ampia marmifera e a 33’ siamo presso il ravaneto che scende dalla cava Mossa. Scendiamo a sinistra con un minimo di attenzione e troviamo la Polla, cioè un getto di acqua che sgorga dalla roccia che viene considerato la sorgente del Serra.
Risaliamo sul ravaneto e in breve ci ritroviamo sulla marmifera, la seguiamo per poco tempo, poi a 39’ troviamo un bivio: a destra, ben indicato, prosegue in salita il sentiero dei cavatori, noi invece proseguiamo a sinistra per l’ampio Sentiero Fanfani la cui ampia sede è frutto degli esplosivi.
Esso fu aperto nel dopoguerra, nel quadro delle attività di rimboschimento volute da Amintore Fanfani, nel periodo in cui fu ministro dell’Agricoltura (1951-53).
Il sentiero prosegue comunque come mulattiera preesistente al sentiero Fanfani, diretta, presumibilmente, alla zona del Passo della Greppia, conosciuta anche come sentiero degli Agheti.
Il sentiero è ricco di santoreggia fiorita e profumata e il tratto iniziale è panoramico sulla zona della Polla e sulla Cappella e le costruzioni vicine, più avanti poi si apre sulla valle del Serra fino al mare.
A 48’ superiamo un canalino roccioso dopo il quale la sede del sentiero torna ampia.
A 53’ il sentiero si fa più stretto e più avanti si vede bene che esso è una mulattiera lastricata piuttosto degradata e cominciano anche gli alberi, in particolare le stipe.
Il fondo è abbastanza umido e c’è sempre un po’ di esposizione per cui è necessaria concentrazione, comunque il sentiero è sufficientemente largo.
Scorgiamo lungo il sentiero alcuni esemplari di un anfibio che costituisce endemismo apuo-appennino la Salamandrina perspicillata (Salamandrina dagli occhiali) con la parte sotto la coda di un bel rosso brillante.
A 01h 15’ superiamo un canale roccioso che scende dalle pendici dell’Altissimo e va a immettersi nel Canale del Prato della Greppia, affluente del Serra, che raccoglie le acque che scendono dall’Altissimo.
Adesso il sentiero sale un po’ per paleo e a 01h 23’ siamo su un tratto aperto e panoramico sulla zona di Azzano e sul suo Cavallino fino al mare.
Poi riprendono le stipe e gli alberi.
Seguono altri tratti ripidi e un po’ esposti e a 01h 40’ siamo a un bivio a 790 metri: a sinistra sale ripido nel bosco un sentiero segnato di arancione diretto al Passo della Focoraccia (impropriamente chiamato passo del Pitone), invece il sentiero principale continua in salita curvando decisamente a destra per terminare, dopo mezz’ora, presso una zona di sfasciumi di marmo che scende dalla zona del Passo della Greppia.
Noi prendiamo a sinistra seguendo ben evidenti segni arancione piuttosto sbiaditi.
Questo tratto segue più o meno uno degli antichi Sentieri della Libertà che nella seconda guerra mondiale furono usati per passare il fronte che passava per la dorsale Folgorito-Carchio-Uncini.
Il sentiero entra nel bosco ed è subito molto ripido con fondo di terriccio umido e deve essere percorso con attenzione, specialmente in discesa.
A 02h 03’ arriviamo presso una grossa conifera con un ben evidente segno: il sentiero prosegue, stretto, a sinistra tra le felci, inizialmente in falsopiano, poi seguiranno saliscendi.
Tutto questo sentiero, che si sviluppa nel bosco, è da percorrere con attenzione, alcuni tratti sono esposti, altri sono scivolosi ed è necessaria sempre la massima concentrazione.
A 02h 12’ intravediamo tra la vegetazione il Passo della Focoraccia con il caratteristico albero.
A 02h 18’ ci sono alcune roccette che si possono superare tranquillamente oppure si può salire per il sentiero con un breve itinerario che le evita.
Proseguiamo e a 02h 31’ siamo presso una bella faggetta con segni gialli a salire che possono indurre in errore, ma bisogna sempre seguire i segni arancioni.
A 02h 37’ iniziamo la salita finale per il Passo, dopo aver percorso un breve tratto ripido e fondo umido, da fare con attenzione per non perdere i segni, anche se è chiaro dove dobbiamo andare.
Il tratto finale è invece su fondo pietroso e stabile con bel panorama sull’Altissimo e le sue cave e vie di cava.
A 02h 59’ arriviamo al Passo della Focoraccia, conosciuto impropriamente come Passo del Pitone o Pittone.
Il luogo era usato come passaggio del fronte nella seconda guerra mondiale ed è presente una croce di marmo e una lapide che ricorda due eroi della guerra partigiana che qui furono uccisi.
Qua transita il sentiero 33 dal Pasquilio per il Passo della Greppia e per quello degli Uncini fino ad arrivare ad Arni.
Il Passo è molto panoramico sulle Apuane settentrionali: dal Sagro fino alla Tambura e, in primo piano, sul monte di Antona.
Sostiamo pochi minuti e a 03h 07’ torniamo indietro e nel tragitto ci fermiamo 20’ a rifocillarci.
A 04h 15’ siamo all’albero di conifera marcato da cui scendiamo con grande attenzione e a 04h 33’ siamo nuovamente al bivio presso la curva.
A 05h 33’ siamo alla Cappella e a 05h 50’ siamo all’auto.