(DATA ESCURSIONE: 25/10/2014)
Qui un approfondimento sulla Pania della Croce e
Qui sulla sua storia.
Visto che tanto siamo saliti fin qui per camminare, parcheggiamo l’auto dove finisce l’asfalto stradale ed inizia lo sterrato, sebbene si possa tranquillamente proseguire, visto che ci sarebbe spazio a sufficienza anche più avanti.
Incontriamo subito un tavolo con panche per eventuali pic-nic e, subito dopo, una piccola teleferica che collega la strada con il borgo disabitato di Colle a Panestra, sul versante opposto del canalone che divide il Piglionico dal Nome del Gesù.
Un paio di centinaia di metri e siamo alla Cappella votiva dov’è presente la lapide che ricorda ì partigiani del gruppo Valanga caduti mentre operavano in questa zona: da qui inizia il sentiero numero 7 che ci condurrà fino alla Focetta del Puntone, che in questo punto non è altro che un restringimento dello sterrato appena percorso. Iniziato il sentiero e immediatamente successiva alla cappella troviamo anche una piccola costruzione che costituisce la base di appoggio locale del SAST.
A 12’ dalla partenza siamo al bivio col sentiero 127, che useremo al ritorno, per cui proseguiamo a sinistra ancora seguendo il nr.7, che si inoltra in un bel bosco di faggi in discreta salita, intervallata da alcuni saliscendi e da ampi spiazzi.
Siamo in autunno e la forte tramontana dei giorni scorsi ha quasi completamente spogliato gli alberi, creando uno spesso strato di foglie secche che ricoprono il fondo semi-pietroso del sentiero: l’esposizione a nord del versante poi fa il resto mantenendolo ben umido e sdrucciolevole, per cui si deve procedere usando un minimo di attenzione.
Il sentiero è sufficientemente segnalato, anche se la vernice risulta alquanto vecchia e sbiadita.
A 25’ attraversiamo un’ampio spiazzo costeggiando i pochi ruderi di una vecchia costruzione ed il sentiero si fa più ripido, anche se comunque non molto faticoso, per cui proseguiamo tranquillamente fino all’uscita dalla faggeta, che avviene a 1h e 25’ dalla partenza.
Ora, in campo aperto, di fianco a noi possiamo gustarci la vetta della Pania Secca e il naso dell’Uomo Morto, mentre davanti iniziamo ad intravedere il Rifugio Rossi.
A 1h e 30’, a sinistra, si stacca la traccia non numerata per la vetta della Pania Secca, e, subito dopo, siamo ad una fonte da cui sgorga un esiguo filo d’acqua; raggiungiamo il Rifugio Rossi a 1h e 50’ da Piglionico.
Il rifugio Rossi alla Pania offre una bella vista sulla Pania Secca, sulla Pania della Croce, sul Fiocca e sul Sumbra, per cui ci fermiamo quanto basta per scattare qualche foto per riprendere subito il cammino in direzione della Focetta del Puntone, che raggiungiamo a 2h.
E’ questo un ameno valico pratoso in cui nel sentiero 7 si innesta il sentiero 139 che percorre tutta la Borra di Canala e che noi faremo poi al ritorno. Il termine “Puntone” è un altro appellativo con cui viene definito quello che tutti meglio conosciamo come “Naso dell’Omo Morto”.
Pochissimi minuti dopo incontriamo un paletto di segnalazione che indica il bivio tra il sentiero 7, che prosegue scendendo alla Foce di Valli, e il 126 con il quale risaliremo il Vallone dell’Inferno e che ci condurrà al Colle (o Callare) della Pania.
Qui notiamo le ultime foglioline dell'unica stazione apuana del Geranium argenteum, una rarità della quale è possibile ammirare il fioritura nel periodo estivo (Luglio-Agosto).
La salita, che è ben segnata, si svolge in un canalone pietroso ed è alquanto faticosa; inoltre il fondo detritico non aiuta di certo la progressione, ma, volendo a tutti i costi cogliere un lato positivo, si può dire che non è pericolosa, se non per eventuali e malaugurate distorsioni soprattutto percorrendola in discesa.
Per conoscenza riferiamo che il sentiero 126 costeggia un profondo anfratto (una “Buca della Neve” delle Apuane, tanto per intenderci) nel quale la neve invernale riesce per lungo tempo a resistere alla calura estiva, anche se il consiglio tassativo che diamo è quello di non provare assolutamente a sporgersi per sincerarsi se il bianco manto è o meno presente, tenendo conto del fondo sassoso e scivoloso del terreno circostante.
Usciamo dal Vallone dell’Inferno pervenendo al Colle della Pania a 2h 50’ e, a questo punto, pensiamo sia proprio il caso di confermare che risalendo l’Inferno si arriva in Paradiso: la vista è infatti stupenda a 360° e appare proprio come un premio alla faticaccia appena fatta.
Ora non ci resta che seguire, a sinistra, la cresta che ci condurrà alla ben visibile croce di vetta dove arriviamo a 3h dalla partenza.
A questo punto è d’obbligo una bella sosta per rifocillarci, godendo con calma del panorama che ci viene offerto e che spazia dalla piana di Lucca alla costa, dall’isola d’Elba alla Capraia, alla Gorgona, alla Corsica e quindi alle Alpi Marittime e al Monviso, per arrivare al Golfo di La Spezia, a tutte le cime delle Apuane e all’Appennino Tosco-Emiliano.
Ci attardiamo più che possiamo, ma alla fine dobbiamo, seppur a malincuore, rimetterci in marcia, per cui torniamo sui nostri passi ripercorrendo la cresta fino al Colle della Pania, per poi ripercorrere, questa volta però in discesa, il Vallone dell’Inferno: come dire che diminuisce la fatica ma aumenta la tensione per l’attenzione che bisogna usare per evitare scivolate. Vabbè, prendiamolo come antipasto della discesa, ben più lunga ed impegnativa, della Borra di Canala.
Torniamo così alla Focetta del Puntone a 45’ dalla partenza dalla vetta della Pania della Croce e imbocchiamo a sinistra il sentiero 139 che scende nella Borra di Canala, a questo punto della giornata ormai già totalmente in ombra.
Dopo un primo tratto tranquillo la traccia si tuffa ripidamente nel canyon che, ricordiamo, corre tra le pendici orientali del Pizzo delle Saette (a sinistra, per noi che scendiamo) e quelle occidentali dell’altipiano carsico della Vetricia (a destra).
Il terreno è totalmente formato da detriti, a tratti molto piccoli a tratti più grandi che, avendo come alleata una notevole pendenza, favoriscono in modo considerevole l’effetto “pattino”, per cui è assolutamente d’obbligo usare grande prudenza per evitare scivoloni che potrebbero causare danni alle caviglie o alle ginocchia.
Segue poi un tratto su rocce ferme che allenta un pochettino il livello di attenzione, e quindi un ultimo tratto più basso, in bosco di faggi che dobbiamo percorrere ancora con molta prudenza perché, anche qui, un abbondante strato di foglie secche ricopre il fondo ghiaioso del sentiero, che oltretutto ospita anche scivolose radici scoperte.
Arriviamo all’innesto nel sentiero 127 a 1h e 50’ dalla vetta della Pania, ignoriamo il ramo di sinistra che conduce a Mosceta e ci dirigiamo a destra verso il Piglionico.
La discesa della Borra di Canala ci ha portato più o meno alla quota di partenza del Piglionico ed il tratto del sentiero 127 che stiamo percorrendo si svolge per gran parte in bosco su una traccia piuttosto stretta, che, a volte, presenta sul lato sinistro pendii alquanto scoscesi o dirupati. Dapprima essa è in falsopiano, poi presenta una buona serie di saliscendi di cui faremmo volentieri a meno a questo punto dell’escursione: comunque assolutamente niente di impegnativo.
Arriviamo, con un ultimo strappo in salita, al bivio con il sentiero 7 segnalato all’inizio dell’escursione, a 2h e 40’ e ci dirigiamo, adesso tranquillamente e godendoci gli ultimi sprazzi di questo splendido tardo pomeriggio autunnale Apuano, verso la nostra auto, che raggiungiamo a 3h dalla partenza dalla vetta della Pania.
Tempo totale A/R dell’escursione 6h, naturalmente grandi soste escluse.