(DATA ESCURSIONE: 14/09/2014)
La partenza è dalla strada statale 324 diretta al Passo delle Radici.
Il Casone (1304 m) è oggi è albergo ristorante. Esso fu edificato nella prima metà del 1800 per ospitare i lavoratori addetti alla costruzione della strada delle Radici destinata a unire Modena con i possedimenti garfagnini.
Nel tempo cambiò destinazione e divenne stazione di posta e caserma. Qua iniziano un impianto di risalita e uno stradello forestale per il Passo delle Forbici che, con deviazione, arriva al Rifugio Cella, oltre al nostro sentiero.
Il sentiero Cai 654 inizia a sinistra dell'edificio (avendolo di fronte). Dopo aver salito pochi scalini troviamo l'indicazione del sentiero e l'inizio dell'impianto di risalita poi ci spostiamo verso destra per ampio stradello.
Dopo 4' siamo presso alcune case cui arriva la strada asfaltata e il sentiero entra nella faggeta subito piuttosto ripido e agevole a percorrersi.
A 37' si apre a sinistra e mostra un panorama molto bello sull'intera catena delle Alpi Apuane dalle Panie fino al Pisanino e al Pizzo d'Uccello. Dopo 10' siamo decisamente fuori dal bosco e ci troviamo sullo stradello della forestale che avevamo, in precedenza, incontrato alcune volte, sulla destra abbiamo la catena appenninica (Costa le Forbici).
A 55' arriviamo alla base del Rifugio Cella con indicazione del sentiero che, verso destra, lascia lo stradello. Il cosiddetto Rifugio è una costruzione a uso dei pastori. Da qua saliamo i pendii erbosi che ci portano verso il crinale appenninico.
La traccia è sempre ben evidente e a 01h 12' arriviamo a un grosso ometto di pietre dal quale il sentiero prosegue verso Bocca di Massa.
Adesso percorriamo un tratto ampio e meno ripido che ci porta a 01h 20' a Bocca di Massa che deve il suo nome al fatto che i pastori di Massa Sassorosso (comune Collemandina LU) qua passavano con le loro greggi.
Qua incrociamo il sentiero 00 GEA di crinale, esso a destra va alle Forbici e al Passo delle Radici mentre a sinistra va al monte Vecchio, al monte Prado e prosegue per il Passo di Pradarena. Inoltre da qua scende il sentiero 633 per il Rifugio Battisti. Proseguiamo sullo 00, esso segue a mezzacosta, nel versante nord-ovest, i versanti erbosi del monte Cella (1952 m) lasciando la vetta di quest'ultimo a sinistra.
A 02h 17' arriviamo al Passo degli Scaloni dove lo 00 prosegue verso destra sempre a mezzacosta, invece il sentiero 64 scende verso il rifugio Isera e l'Orecchiella. Noi invece saliamo, a sinistra, per tracce che portano alla vetta del monte Vecchio dove arriviamo a 02h 25' e subito scendiamo a recuperare lo 00.
Continuiamo a scendere anche sullo 00 per poi riprendere la salita fino alla vetta del monte Prado. Tra le fioriture spicca la piccola Gentianella campestris. Campestris.
Ancora un po' di salita e a 02h 55' siamo sulla vetta del monte Prado che è la terza cima per altezza dell'Appennino settentrionale la prima vetta Toscana, trovandosi proprio sul confine. Esso è più erboso a meridione mentre a settentrione è roccioso e scosceso con qualche interesse alpinistico.
Qui è presente la base di una croce che non c'è più e un ometto. Il luogo è molto panoramico sulla catena apuana, sul monte Cusna e in basso sul lago Bargetana.
Dopo una breve sosta scendiamo verso il lago. La discesa è amena e a 03h 30' arriviamo a una palina indicatrice dei sentieri: lo 00 prosegue verso sinistra per il Passo di Pradarena, noi prendiamo il 631 per il lago.
Scendiamo per prateria di mirtilli con qualche tratto ripido e a 03h 47' siamo al Lago Bargetana (o della Bargetana) che si trova nella conca glaciale sotto al monte Prado. Ricordiamo che fino al 1700 qua c'era un piccolo ghiacciaio, uno degli ultimi a estinguersi nell'Appennino settentrionale.
La zona è ricca di interessanti fioriture di specie alpine (periodo migliore giugno-luglio).
Dal lago saliamo a recuperare uno stradello che è il sentiero che a sinistra porta al Rifugio Bargetana e a destra al Passo di Lama Lite. Ci dirigiamo verso quest'ultimo per ampio stradello forestale e vi arriviamo a 04h 09'. Questo è un passo di importanza geografica e storica e deve il suo nome (Lama della Lite) alle liti furibonde per i pascoli tra i pastori delle diverse valli garfagnine ed emiliane.
Qua si incontrano diversi sentieri, noi seguiamo lo stradello e in breve troviamo la deviazione a destra per il monte Cusna (615 per il 607).
Ricordiamo che quest'ultimo con i suoi 2121 metri è la seconda vetta dell'Appennino settentrionale, dopo il monte Cimone.
Per arrivare al rifugio Battisti è possibile seguire lo stradello oppure salire a destra per un tratto scalinato fino alle bandiere del rifugio da cui si scende allo stesso, noi seguiamo questo secondo itinerario e a 04h 11' siamo al Rifugio.
Il rifugio, dedicato al patriota trentino, si trova nel territorio del comune di Ligonchio RE e risale al 1925 e fu costruito dalla UEOI e poi ceduto al Cai. Dopo la distruzione della guerra fu ricostruito e riaperto nel 1970 e, successivamente, fu ampliato. Attualmente è un punto di appoggio indispensabile per escursionisti e scialpinisti, in particolare per quelli diretti ai monti Prado e Cusna. Prado e Cusna. Sostiamo presso i prati con vista sulle pendici del Cusna e a 04h 30' riprendiamo il cammino, torniamo al Passo di Lama Lite e, subito dopo il passo prendiamo a destra il sentiero 605 diretto alla Segheria dell'Abetina Reale (primo tratto in comune con il 633 per Bocca di Massa).
Quindi evitiamo il 631 a sinistra che porta anch'esso a Civago verso cui siamo diretti (i due sentieri si incontrano più in basso).
Il sentiero scende inizialmente per tratto aperto costeggiando le pendici del Prado (Sprone del monte Prado). Qua è possibile ammirare la rara Gentianopsis ciliata tra le erbe della prateria. A 05h 02' entriamo nel bosco di faggi e abeti conosciuto come Abetina Reale o meglio Ducale. Essa era proprietà degli Este e fu sfruttata fino al 1900 per la produzione di legname, oltre a abeti bianchi secolari coesistono esemplari di conifere frutto di rimboschimenti operati nel corso dei secoli. Oggi l'Abetina appartiene alla Regione e fa parte del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano.
Il sentiero scende ampio, con tratti scivolosi, e qualche tratto selciato della vecchia camionabile risalente agli anni '50 del secolo scorso.
Ricordiamo che lungo il sentiero 605 ci sono alcune deviazioni per raccordarsi ai numerosi sentieri presenti in zona e che qua omettiamo.
A 05h 23', sulla destra, c'è un laghetto artificiale per produrre la corrente che serviva per la Segheria. Poi seguendo i segni che lasciano il percorso principale della via selciata arriviamo a 05h 38' al Rifugio Segheria. In questa zona, sin dal 1600, ci fu una segheria, inizialmente degli Este, per il taglio della legna e diverse costruzioni per le maestranze, il tutto fu abbandonato nel secolo scorso e recuperato in seguito. È presente anche una cappella per il culto.
Sostiamo una decina di minuti e poi scendiamo per le Case di Civago.
Costeggiamo il torrente Dolo che attraversiamo un paio di volte per mezzo di ponti, una prima volta a 06h 03' portandoci a destra e poco dopo tornando a sinistra.
Continuiamo la discesa con qualche radura e a 06h 25' troviamo una fonte. Poi usciamo dal bosco e a 06h 48' ci troviamo su un ampio sterrato che più avanti diventa strada asfaltata e ci porta alle Case di Civago a 07h lungo la strada evitando di salire all'abitato sovrastante. La strada poi porta alla vicina statale.