(DATA ESCURSIONE: 22/05/2008)
Lasciata l'auto alla fine del ponte del Lago, imbocchiamo lo stradello sterrato che costeggia la rete di recinzione dell'invaso e lo percorriamo per un centinaio di metri, per trovare uno spiazzo erboso sulla sinistra dove si trova una stele in arenaria datata 1863.
Da qui si dipartono i due sentieri: a sinistra il 659 che percorreremo al ritorno e, a destra, il 659/A, che seguiamo, addentrandoci nella faggeta.
Ci rendiamo subito conto del grave errore che abbiamo fatto dimenticando di portarci dietro un repellente per le zanzare: veri e propri sciami dei fastidiosi insetti ci circondano e ci aggrediscono, costringendoci a proseguire percuotendoci il corpo con delle frasche come flagellanti.
In questo modo usciamo da questo primo bosco di faggi per attraversare una radura percorsa da ruscelletti.
Qui manca la segnaletica e per ritrovarla nel bosco successivo dobbiamo attraversare un piccolo ponticello di tronchetti e poi piegare leggermente a destra.
Dentro questo secondo bosco di faggi il sentiero sale inizialmente più deciso per poi proseguire in falsopiano sul versante che sovrasta il lago.
Dopo circa un'ora dalla partenza, raggiunto uno spiazzo tra i faggi, il sentiero si biforca : noi andiamo a sinistra seguendo la segnalazione sulla freccetta in legno che indica il Rifugio Città di Sarzana.
Saliamo, continuando la nostra battaglia con gli agguerriti stormi di zanzare che, nel frattempo, hanno ricevuto rinforzi, fino ad uscire finalmente dal bosco e ritrovarci nelle praterie della “Costaccia” a circa 1500 m. di quota.
Il posto è molto bello: sotto di noi il Lagastrello e di fronte una bellissima vista delle Apuane. Tutt'intorno belle fioriture di viole del pensiero e “non ti scordar di me” e le immancabili, odiose sturmtruppen di zanzare.
In verità qui, in campo aperto e ventilato queste ultime si sono diradate ma lo zoccolo duro, sicuramente formato da sparuti commandos di irriducibili, continua nei suoi raid: batteranno in ritirata soltanto più avanti.
Arrivati sulla “Costaccia” proseguiamo percorrendone l'ampia cresta per ritrovarci, dopo poco più di 2 ore dalla partenza, tra le roccette della Sella di Monte Acuto, a quota 1722.
Il paesaggio è dominato dalla mole dell'Alpe di Succiso, mentre non vediamo più le Apuane, coperte da qui dai Groppi di Camporaghena. In basso la valle glaciale del Lago di Monte Acuto e 30 metri sopra di noi la vetta di quest'ultimo, raggiungibile in pochi minuti, senza grosse difficoltà ma prestando attenzione ad alcuni punti un poco esposti.
Scendiamo così piuttosto ripidamente al lago ed al Rifugio Città di Sarzana. Il posto è veramente incantevole e meriterebbe senz'altro una sosta, se avessimo qualcosa per tenere lontani i fastidiosi insetti che ancora una volta ci aggrediscono.
Riusciamo soltanto a rifocillarci rapidamente, poi siamo costretti a riprendere il sentiero (nr.659), che da qui ci riporterà al punto di partenza.
Questo percorso di ritorno, che ci riporta all'auto in circa due ore (dal Rifugio), si snoda lungo il versante emiliano, dapprima tra gruppi di faggi che si alternano a belle distese di mirtilli, quindi, perdendo quota, ancora tra ombrose faggete, e, magra consolazione, si rivela molto meno prolifico di zanzare di quello dell'andata.