(MS-Fivizzano) VINCA-FOCE DI GIOVO (1500 m)-FOCE DEL GIOVETTO-FOCE SIGGIOLI-POGGIO BALDOZZANA-EQUI TERME (250 m)-AIOLA-VINCA (GRANDE ANELLO DEL PIZZO D’UCCELLO)
Loc. di partenza: Vinca (760m)
Loc. di arrivo: Vinca (760m)
Dislivello mt.: 1250
Tempo totale: 11h
Difficoltà: EE
Punti d'appoggio: Vinca, Equi, Àiola
Rifornimento acqua: Vinca, Equi, Àiola
Tratti di ferrata: No
Sequenza sentieri: 39 – strada – 38/175 – 175 – 181 – 192 - 39
DATA ESCURSIONE: 14/08/2009 [IXLK]https://www.facebook.com/Escursioni.Apuane/photos/a.1985769234777600/1993033204051203/?type=3&theater[FXLK][TYLK]

[ILK]Vinca.html[FLK]Qui[TLK]un approfondimento su Vinca.
[ILK]SolcodiEqui.html[FLK]Qui[TLK]un approfondimento sul Solco di Equi.


Arrivati al cartello stradale di Vinca, prendiamo a sinistra fino alla piazzetta con il negozio di alimentari a fianco del quale ci sono le indicazioni dei sentieri 38, 39, 175, 190.
I segni bianco rossi sono indicati bene per il borgo insieme ad altri verde-giallo.
Li seguiamo fino ad un bivio dove prendiamo a destra il 39 fino alla chiesa ed ai lavatoi con bella fonte freschissima, qua prendiamo la strada asfaltata che sale a sinistra ed alla prima curva a 09’ si stacca sulla destra il sentiero 38-175. (Volendo è possibile non passare dalla chiesa e salire per il borgo seguendo subito le indicazioni dei sentieri 38-175).
Il sentiero all’inizio è una mulattiera che entra in un castagneto, poco dopo su un masso, presso una curva a sinistra del sentiero, si trova una bella ed interessante icona marmorea con tre personaggi.
Poi usciamo dal bosco per salire su massi scistosi in ambiente assolato mentre di fronte si vede la sagoma del monte Sagro.
Passiamo poi sopra la gola scavata dal canale Doglio, in basso sono ben evidenti alcune marmitte formate dalla forza delle acque ed in pochi minuti (28’) arriviamo ad una maestà (ca 900m), detta di Doglio, nella quale è un’immagine marmorea della Madonna Ausiliatrice datata 1890. Qua abbiamo un bivio: il sentiero 175, che seguiamo, sale in alto a sinistra, mentre il 38, entra a destra un po’ più in basso ed è uno stradello piuttosto ampio (è detto anche strada dei tedeschi).
Iniziamo a salire per il castagneto, ricco di alberi centenari, testimonianza dell’antica cultura del castagno molto diffusa anche in questa zona della Lunigiana.
Il sentiero è ben segnato e sale costantemente per un bosco via via più degradato, costeggiamo alcuni ruderi ed il bosco diventa essenzialmente un’abetaia, il rimboschimento non è stato molto rispettoso dell’ambiente originale.
A 55’ una manina di arenaria posta su una roccia ci saluta ed il sentiero diventa piuttosto agevole e pulito e un poco più in alto cominciano a prevalere i pini.
A 01h 03’ c’è una bella finestra sul monte Sagro.
A 1h 21’ siamo fuori dal bosco e poco dopo incontriamo una fonte, presso il rudere di una casa di pastori.
Poco oltre cominciamo la salita, nella zona delle Capanne di Giovo, un antico insediamento di pastori, in direzione della Foce omonima.
Il sentiero è piuttosto ripido ed inciso nel paleo tra mirtilli, ginepri, garofani e carline la mole del Pizzo incombe da sinistra, mentre a destra c’è la cresta Garnerone.
Ad 1h 50’ incrociamo il bivio con il sentiero 37 che, a destra, porta alla Capanna Garnerone.
Noi continuiamo per il 175 e, a 02h 15’ siamo alla Foce di Giovo che è il punto più alto della nostra escursione.
Alla foce è presente un palo con le indicazioni dei sentieri: a sinistra il 181 per Foce Siggioli ed Ugliancaldo (dal quale si stacca la via normale per ascendere al Pizzo d’Uccello) ed è quello che faremo, il 175 che scende in basso per Vinca ed è il sentiero che abbiamo fatto, il 37 che scende verso il Rifugio Donegani e Val Serenaia, mentre dalla parte opposta va a Capanna Garnerone e Forno e quindi, nella parte iniziale, coincide con il 175 ed il 179 che porta al Rifugio Orto di Donna di cava 27.
Il panorama da Foce di Giovo è splendido sul Sagro, sul Pisanino e sul Pizzo d’Uccello che incombe in tutta la sua imponenza e sulla cresta Garnerone.
Il luogo è erboso, ameno, ampio ed invita al riposo ed alla contemplazione.
Basta salire un poco verso destra e c’è un bel panorama sulla val Serenaia, il Cavallo ed il Contrario.
Dopo una breve sosta (13’) prendiamo a sinistra il sentiero 181 che aggira verso destra (versante orientale) la rupe rocciosa che domina la Foce di Giovo (detta quota 1539).
Il sentiero passa tra rocce e macchie di faggi e tocca una prima sella panoramica sul paese di Vinca e subito dopo una seconda che si apre anche sul Sagro e sullo stesso Pizzo.
Infine, a 2h 46’ siamo alla Foce del Giovetto (1497m) ai piedi della piramide del Pizzo, il sentiero 181 scende a destra verso la Foce Siggioli, mentre il 191 per la Ferrata Piotti scende a destra, di fronte c’è la via normale per il Pizzo. Noi seguiamo il sentiero 181 che scende entrando nel bosco.
Questo sentiero percorre le pendici orientali del Pizzo mantenendosi abbastanza in quota, esso è da considerarsi difficile sia per il fatto che a tratti è esposto che per il terreno infido, da evitare assolutamente con la pioggia.
Un paio di metri dal Giovetto a destra si stacca un raccordo, segnato di recente, per il 37 dal Donegani.
Più avanti a 02h 56’ siamo fuori del bosco ed il panorama si apre su val Serenaia ed in particolare sull’ampia ferita aperta dalle cave di orto di Donna.
Poi rientriamo nel bosco per uscirne a 03h 06’ quando inizia un tratto abbastanza esposto sulla roccia, a destra abbiamo la mole del monte Pisanino.
Il tratto, in lieve salita, richiede 9’ e nella parte più alta due tratti ci corda metallica agevolano la progressione.
A 03h 15’ siamo nel punto più alto dove è possibile sostare un attimo, la visuale si apre verso la Capradossa e la valle di Gramolazzo.
Il sentiero adesso è molto ripido e si sviluppa su sfasciumi in un canalone non esposto, ma la progressione è facilitata da una lunga corda metallica che inizia dopo pochi metri e ci porta fino al bosco in dieci minuti.
Il sentiero a tratti si trova nel bosco ed a tratti esce, in alcune parti è molto semplice in altre è piuttosto esposto su terreno erboso da percorrere con cautela.
A 03h 41’ appare una prima splendida finestra sulla parete Nord del Pizzo e a 03h 47’ arriviamo alla Foce Siggioli.
Qua arriva la ferrata Tordini-Galligani dalle cave del Cantonaccio alla base della nord del Pizzo e parte il sentiero 187 per il rifugio Donegani.
La foce permette di ammirare la Nord la cui vista ci accompagnerà per tutta la Capradossa, rimanendoci di schiena.
Ci fermiamo per 6’ e poi affrontiamo la Costiera di Capradossa che divide la valle del Serchio di Gramolazzo da quella del Solco di Equi.
Essa raggiunge l’altezza massima di 1464 metri. La cresta è rocciosa, molto divertente, a tratti esposta ed il sentiero è ben segnato, voltandoci dietro godiamo della vista migliore sulla Nord e dell’intera Nattapiana.
A 04h 15’ la cresta si fa più dolce ed il percorso è più agevole, raggiungiamo in breve (altri 7’) un cucuzzolo panoramico e poi scendiamo nel bosco. Qua il sentiero scende abbastanza ripido per poi aprirsi ed addolcirsi su una cresta aperta in una prateria di lamponi, a destra il Pisanino, di fronte la Lunigiana con Ugliancaldo e a destra Minucciano, Gramolazzo con il suo lago e la Garfagnana.
A 04h 57’ arriviamo a Poggio Baldozzana dove troviamo le indicazioni per il 189 che scende per Foce Rifogliola e Val Serenaia (sentiero non indicato nelle cartine IGM).
Scendiamo e dopo 8’ una deviazione a destra porta a Ugliancaldo, non è indicata bene, ma la traccia è ben evidente.
Noi continuiamo mantenendoci a sinistra ed il sentiero diventa adesso il 192 e continua a scendere agevolmente per il poggio erboso, a 05h 10’ incontriamo un cippo marmoreo dedicato a Francesco Castagnoli e dopo cinque minuti ci fermiamo 10’ a rifocillarci.
Il poggio inizia a coprirsi di arbusti e rari alberi il sentiero, inizialmente ben marcato, entra tra gli alberi ed i segni si fanno piuttosto sbiaditi, ma la traccia è evidente sempre verso sinistra.
A 05h 30’ inizia un tratto ghiaioso di ripida discesa ed a 05h 44’ c’è una decisa curva ad U che sembra portare indietro ed entriamo nel bosco che diventa più fitto e poi scendiamo ripidamente.
A 06h 00’ troviamo una recinzione a destra e subito dopo una captazione d’acqua presso una zona di alberi abbattuti.
Segue un tratto ameno, poi altri alberi che ostruiscono il sentiero, superiamo un canalone e con un’ultima ripida discesa ci portiamo sulla via di cava che proviene da Ugliancaldo, sono 06h 29’. Prendiamo a sinistra ed in 5’ superiamo la sbarra e di fronte la vista del Pizzo è accompagnata dalle cave che alacremente stanno modificando tutto l’ambiente alla sua base.
Continuiamo la via di cava per una decina di minuti ed a 06h 42’, dopo aver superato le indicazioni per la Ferrata Siggioli, troviamo le indicazioni per il sentiero 192 che scende a destra. Anche questo tratto è molto degradato, si sviluppa nel bosco con molti alberi abbattuti e con tratti ripidi da evitare col terreno scivoloso.
A 07h 19’ usciamo dal bosco e superiamo il torrente Solco, che forma l’omonima valle, mediante un ponte di tavole posto in loco di recente e mediante una scala metallica ci portiamo sulla via di cava che seguiamo verso destra, dopo aver superato la vicina sbarra. Manteniamo a destra il torrente con le sue marmitte di erosione, a 07h 28’ superiamo una prima breve galleria scavata nella roccia all’uscita della quale, a sinistra, si trova la Cappella della Madonna dei Cavatori, superiamo su un altissimo ponte la curva del torrente e subito dopo la seconda galleria più lunga.
A 07h 41’ la marmifera diventa asfaltata ed inizia la parte più stretta e panoramica del Solco di Equi, una gola molto stretta tra pareti verticali scavata dal torrente. Scendiamo avvicinandoci al paese ed a 07h 47’ troviamo sulla destra le indicazioni del sentiero 176 per Ugliancaldo.
Noi proseguiamo per la strada asfaltata che supera due cappelle a sinistra e le Piscine delle Terme a destra ed a 07h 56’ siamo ad Equi Terme sul ponte del torrente Lucido dove si trova una bella fonte.
Questo è il punto più basso dell’itinerario, ci riposiamo qualche minuto e partiamo a 08h 05’. Curviamo subito a destra e troviamo il cartello indicatore del sentiero e delle distanze (1,4 km per Àiola e 8 per Vinca).
Il tratto fino ad Àiola è comune al sentiero 39 Cai ed al sentiero 11 del Trekking Lunigiana (TL). Superiamo una costruzione gialla in ristrutturazione: sono le vecchie scuole elementari che diventeranno una struttura del Parco delle Apuane (la Porta del Parco).
Subito dopo attraversiamo il torrente Fagli che proviene dalla Tecchia, per mezzo di un bel ponte a schiena d’asino.
Dopo pochi metri ritroviamo la strada e subito dopo entriamo in un castagneto per una mulattiera che all’inizio sale e poi scende lievemente fino al cimitero di Àiola (08h 19’).
Poi attraversiamo una zona aperta ricca di piante di melo e a 08h 25’ arriviamo ad Àiola, che è divisa in due nuclei abitativi con in mezzo il lavatoio, qualche casa è ridotta a rudere e rimangono bei portali che ricordano la dominazione fiorentina.
Giunti alla chiesa, sita nel secondo nucleo (08h 32’), prendiamo alla sua sinistra mentre a destra il TL prosegue in discesa verso Monzone.
Il paese termina subito dopo ed in sentiero entra nel bosco di castagni dove inizia a salire.
A 08h 56’ siamo al primo bivio per l’eremo di San Giorgio indicato a 2,4 km sulla sinistra.
Noi proseguiamo a destra e dopo pochi minuti siamo presso i ruderi del Castellaccio (528m), esso è una torre circondata da mura di recinzione dirute che funzionava come torre di guardia sull’ingresso della Valle di Vinca.
Poi scendiamo (il tratto che segue è costituito da saliscendi) e poco dopo troviamo il segno di una fonte che in realtà è più giù sulla destra, ma l’acqua che scorre è veramente scarsa.
A 09h 05’ troviamo lungo il percorso alcuni macigni squadrati forse destinati a qualche opera di fortificazione.
Poi il sentiero comincia ad aprirsi verso destra sul Sagro e sulla Rocca di Tenerano e sul Balzone: il paesaggio diventa più brullo, in basso si inizia a vedere la provinciale che da Monzone porta a Vinca.
Il sentiero è inciso nel fianco del monte con tratti su massicciata di sfasciumi ed in altri ci sono ponti di pietra: un’opera veramente notevole.
A 09h 35’, per superare una piccola frana, è stata posta recentemente una passerella metallica con un tratto di corda d’acciaio per aiutare la progressione.
A 09h 50’ arriviamo ad una maestà presso cui è un secondo bivio a sinistra per l’Eremo di San Giorgio (1,4 Km) e Vinca dista 3,7 km. L’immagine sacra è stata trafugata, ma il cartiglio indica data 1757.
Il sentiero ora costeggia ampi ravaneti e poco dopo arriva presso ai ruderi una casetta di marmo che domina la vallata dallo strapiombo in cui si trova.
È la casa San Giorgio adibita al servizio dell’attività estrattiva, al suo interno i resti di un basamento, forse di un motore.
Il tratto di sentiero che segue è molto bello abbarbicato alle pendici del monte e ricco di vegetazione tra cui molti fichi selvatici.
La zona del Balzone adesso diventa meglio visibile sulla destra.
A 10h 13’ arriviamo alla Madonna Vecchia di Vinca (672 m): questi sono i ruderi di un edificio sacro costruito in parte sotto la parete del monte presso un bel ponte che permette al sentiero di accedere al pianoro in cui si trova la costruzione.
La zona è stata sistemata di recente e sulla roccia c’è una sorta di altarino recente dedicato alla Madonna.
Dopo una breve sosta continuiamo, il sentiero adesso sale in un boschetto e supera un riparo infrascato, in basso a destra, sotto roccia forse per le pecore.
Poco oltre un’altra fonte dove l’acqua scorre molto lentamente poi, a 10h 34’, presso dei muretti a secco c’è una maestà, molto degradata, del 1850 dedicata alla Vergine delle Grazie.
Poi usciamo dal bosco ed a 10h 45’ troviamo un’altra maestà con immagine marmorea della Madonna col Bambino del 1984 che sostituisce una precedente.
A questo punto il sentiero sale e passa presso una chiesa in restauro (10h 50’) è questa la Madonna della Neve.
Da essa si diparte uno stradello che porta alla strada asfaltata per Vinca, dove arriviamo in pochi minuti, presso il cartello indicatore del sentiero.
Poco sopra c’è il cimitero con il monumento alle vittime dell’eccidio nazi-fascista del 1944.
Ancora poche centinaia di metri e siamo alla piazzetta dove chiudiamo l’anello a 11h precise.
Da Aulla si segue la statale 63 per Fivizzano, superata Rometta (6,6 Km) si prende la deviazione (13,3 Km) a destra per Gassano e da qua si continua, a destra, per Gragnola (15,7 Km) e Monzone (19,8 km) da cui si prosegue per Vinca (27,6 Km).
L’ultimo tratto è incanalato in una valle selvaggia per poi inerpicarsi (ultimi 3 km) verso il borgo con 12 ripidi tornanti.
Itinerario lunghissimo e faticoso.
È possibile percorrerlo facendo diverse brevi escursioni singole.
Se qualcuno volesse farlo il consiglio è scegliere come partenza Equi Terme e percorrerlo in direzione opposta in modo da salire fino al Giovo e poi fare tutta discesa al ritorno.
Il tratto nel bosco dal Solco di Equi fino al Poggio di Baldozzana è piuttosto brutto e degradato.
La Capradossa è molto panoramica e da farsi con cautela, più impegnativo il tratto successivo per il terreno infido e per i tratti esposti che presenta (anche la cartina IGM lo indica come sentiero difficile).
La parte finale, dal Giovo ad Equi, è decisamente più tranquilla.
È necessaria una buona scorta di acqua che si trova solo nei paesi attraversati dall’anello.
È richiesto naturalmente buon allenamento, nessun problema con l’esposizione e grande confidenza con i tracciati apuani e preferibilmente avere già percorso parte dell’itinerario.
Chi scrive lo aveva percorso più volte in tappe distinte.
Da evitare assolutamente di percorrerlo dopo le piogge.
Nel suo complesso questo percorso suggerisce interessanti gite: al Solco ed al paese di Equi Terme ed alle sue grotte, alla Foce di Giovo ed al paese di Vinca, ad Àiola ed all’Eremo di San Giorgio.
Imperdibile la Nord del Pizzo d’Uccello con i suoi 700 metri di sviluppo verticale, c’è da ricordare che alla Foce Siggioli si può arrivare agevolmente con il sentiero 187 dal Rifugio Donegani in Val Serenaia.
Personalmente ritengo la Costiera della Capradossa, fatta al contrario di come qua descritto, uno dei tratti più panoramici delle Alpi Apuane.

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