DATA ESCURSIONE: 01/04/2012 [IXLK]https://www.facebook.com/Escursioni.Apuane/photos/a.1985769234777600/1993023870718803/?type=3&theater[FXLK][TYLK]
Arrivati a Resceto è possibile lasciare l’auto nel piccolo parcheggio alla fine del paese, che quasi sempre è completo. Oppure lungo la strada, come facciamo noi, vicino all’inizio del sentiero 161, che faremo in discesa nell’ultima parte dell’escursione.
Passiamo per il parcheggio dove c’è una fontana, che a volte in estate è asciutta.
Saliamo la via ancora asfaltata, sopra il parcheggio, e subito troviamo sulla destra una maestà dedicata a S. Giovanni Battista. Proseguiamo e la strada ben presto diventa sterrata, arriviamo (07’) alla base di un ripido canalone con muretti di cemento armato per imbrigliare la forza delle acque e sulla roccia vediamo la scritta "strada Vandelli Km 6", in pratica qua inizia la via Vandelli e servono 6 km per arrivare al Passo della Tambura.
Il primo tratto del sentiero che stiamo percorrendo è comune al sentiero 35 (via Vandelli) e al 166.
Arrivati (12’) allo Zucco di Zanghin (564m) la visuale si apre sulla via Vandelli che vediamo inerpicarsi sulla destra e sulla lizza Magnani (sentiero 166) che sale molto ripidamente le pendici del monte Cavallo.
Poco dopo (14’), sulla sinistra, si stacca il sentiero 170 diretto alla Foce delle Vettoline, da questa foce passa anche il sentiero 36 che, in alto, si collega con l’itinerario che stiamo facendo. Al ritorno seguiremo questi sentieri.
A 20’ incontriamo la casa del Fondo (627m) e a 32’ la deviazione a sinistra che seguiamo: essa indica i sentieri 166 e 166A (sulle cartine e nelle indicazioni è ancora indicato 166 bis).
Iniziamo a salire ripidamente, con bella vista sulla Vandelli che si inerpica a destra e sul ponte metallico che permette di superare il canal Pianone.
A 44’ siamo al bivio con il 166A che prendiamo a sinistra.
Il primo tratto ci porta in pochi minuti (47’) sulla cresta, la lizza Silvia (o Pellini o del Padulello) rimane poco più a sinistra, in lontananza vediamo il monte Castagnolo e quello della Mandriola e, sullo sfondo, il mare, il panorama si apre salendo. Il sentiero in parte segue la vecchia lizza, mentre, dove la stessa è più ripida e malmessa, la evita con delle deviazioni. Aggiriamo un poggio spostandoci a destra, seguendo i ben evidenti segni del Cai.
La salita è aspra e a volte è necessario aiutarsi anche con le mani e, a 1h 07’, ci troviamo sulla lizza stessa.
La via di lizza è sempre molto erta e faticosa.
Troviamo, lungo il percorso, antiche costruzioni, ormai dirute, assaggi di cava e tralicci dell’elettricità.
Inoltre ci sono molti piri di legno ancora in sede e moltissimi fori per inserirli, circolari o ottagonali.
Questa è considerata la regina delle vie di lizza apuane, per la pendenza elevata che raggiunge il 90% nel tratto finale, presso il Fosso del Fondo (tratto che è evitato dal sentiero) e si mantiene poi tra il 50 e il 60%, eccetto che nella parte iniziale (per noi quella finale), presso la cava del Padulello.
A 1h 45’ c’è un’altra deviazione verso destra che ci permette di evitare un tratto molto ripido e ci fa arrivare (2h 17’) al bivio che a sinistra ci porta alla Foce delle Vettoline.
Il sentiero adesso prende anche il numero 36.
Proseguiamo per il lastrone del Piastrone, la pendenza diventa minore e il sentiero è sulla placca di marmo, di fronte abbiamo Piastra Marina e una costruzione-ricovero dei cavatori.
Sui fianchi della montagna notiamo ancora molti piri infilati nei loro fori che servivano per trattenere il marmo nel trasporto a valle.
Più avanti una corda metallica, piuttosto malmessa, dovrebbe agevolare la salita.
Dopo pochi minuti (2h 47’) arriviamo a una sella, a sinistra la lizza continua verso le vicine cave del Paludello (1414m), alle pendici del monte Cavallo, che sono state riattivate, ma cui si perviene mediante via di cava dalla Focolaccia.
Invece a destra si va all’abitazione-ricovero dei cavatori.
Ci fermiamo per riposarci all’ombra e per fare due foto, la vista che si gode dalla lizza per il Paludello è veramente molto bella: in particolare sul Monte Sagro, la Foce Rasori, il Grondilice e le case Carpano.
La casa dei cavatori è appollaiata in posizione panoramica sui bacini marmiferi di Carrara e sul mare, fino al golfo della Spezia.
Dopo la sosta, a 02h 56’, riprendiamo il cammino tornando indietro e a 03h 29’ siamo nuovamente al bivio tra il 36 e il 166A. Prendiamo a destra per il 36 che in pochi minuti ci porta a godere di un bel panorama sul monte Sagro e su alcune cave del versante carrarese, mentre in basso c’è la zona di Forno con le sue cave attive.
Il sentiero scende adesso molto ripido per un valloncello erboso ed è molto ben segnato.
Nel tratto più alto ci sono tornantini stretti e sassosi che diventano poi più lunghi e scavati nel terreno argilloso.
Davanti a noi il panorama si apre, in particolare sul monte della Mandriola.
A 03h 53’ finisce il valloncello e iniziamo a vedere i ruderi della Vettolina, il sentiero prosegue a mezzacosta mentre il panorama si apre a destra sul Grondilice e sulle Casa Carpano. Proseguendo costeggiamo uno di questi ruderi, mentre il sentiero sale verso la foce della Vettolina con qualche tratto da fare con attenzione se la roccia è bagnata.
A 04h 22’ siamo alla Foce della Vettolina che è una selletta del contrafforte che divide la valle di Forno da quella di Resceto.
Il luogo è molto panoramico su casa Carpano, e sui monti Sagro, Rasori, Grondilice, Contrario, Cavallo, Tambura, Sella e Altissimo e sulla via Vandelli.
Sostiamo fino a 04h 39’ e poi scendiamo con il sentiero 170. Questo sentiero è stato recentemente risegnato, pulito e reso percorribile, comunque la discesa è ripida e va fatta con la dovuta attenzione.
All’inizio c’è un piccolo salto, poi il sentiero scende pulito su rocce e paleo, verso 04h 55’ in alcuni tratti è necessario aiutarsi con le mani per la discesa, ma in assenza di esposizione. A 05h arriviamo presso un abbeveratoio con fonte cui segue un tratto più ameno del sentiero, con bei panorami sia sulla via Vandelli che sulla via di lizza Silvia che abbiamo percorso in mattinata.
A 05h 07’ superiamo una scarica di sassi in un canalino, saliamo brevemente il versante opposto per poi scendere tra ginestroni che sono stati tagliati facilitando la progressione.
a 05h 22’ passiamo invece per una zona a eriche e a 05h 31’ siamo al piazzale panoramico di una piccola cava, cui segue una cava con blocchi di marmo abbandonati.
Scendiamo e a 05h 46’ siamo su un’ampia marmifera che seguiamo verso sinistra, con qualche tornantino e dopo 5’ il sentiero prosegue sempre a sinistra per una traccia minore che in circa 10’ porta a recuperare la via
Noi invece continuiamo per la marmifera che prosegue come strada sterrata, testimonianza della stupidità e dell’avidità umana : essa avrebbe dovuto collegare Resceto con Vagli e Gorfigliano mediante traforo sotto la Tambura (idea tra l’altro non del tutto abbandonata).
Lungo questa strada è possibile godere di bella vista sul canale dei Vernacchi (sulle cartine canale dei Piastriccioni) che inizia da Resceto e lungo il quale si snoda il sentiero 165 diretto alle cave Gruzze.
A 06h 01’ ci innestiamo sul sentiero 161 che sale a destra, con alcuni gradini di cemento ben evidenti e scende a sinistra con altri gradini.
Il sentiero prosegue tranquillo nel castagneto, con qualche largo tornante e a 06h 28’ siamo sulla strada da cui in pochi metri siamo all’auto.
Da Massa si segue via Bassa Tambura in direzione Forno, a 4 Km si incontra Canevara, a 6,5 Km, a sinistra, la strada si dirige a Forno, si continua invece per il ramo di destra.
Sii superano le Guadine e Gronda e si continua la strada che finisce a Resceto (11,5 km) nella piazzetta del paese (mantenersi sempre a sinistra).
Questo itinerario è faticoso sia in salita che in discesa.
La via di lizza Silvia non dà tregua e richiede fiato e allenamento e la discesa è da farsi tutta con cautela.
Questo percorso è alternativo a anelli più lunghi e impegnativi e permette di percorrere la regina delle vie di lizza apuane.
I panorami sono molto interessanti, in particolare in alto, alle pendici del Cavallo e dalla Foce della Vettolina, inoltre scendendo ci si rende conto della ripidità della strada percorsa.
Quindi notevole è l’interesse per gli amanti dell’archeologia industriale che possono vedere tracce dell’attività marmifera, in questa zona, dove l’estrazione del marmo è iniziata abbastanza tardi.
L’itinerario è adatto ad escursionisti allenati alla fatica e ai dislivelli ed è sconsigliato con neve e ghiaccio.
È necessario avere una buona scorta di acqua, specialmente quando è molto caldo.
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