(MS-Fivizzano) VINCA-PONTE SUL LUCIDO (440m)–LIZZA DEL BALZONE–BELVEDERE (995 m)-IL BALZONE (1052 m)-MARMIFERA-PASSO DELLO ZAPPELLO (1208 m)–VINCA (ANELLO)
Loc. di partenza: Vinca (piazzetta 750 mt)
Loc. di arrivo: Vinca (piazzetta 750 mt)
Dislivello mt.: 760
Tempo totale: 07h 20'
Difficoltà: EE
Punti d'appoggio: Vinca; Rifugio Carrara (con deviazione)
Rifornimento acqua: Vinca
Tratti di ferrata: No(brevi tratti assicurati)
Sequenza sentieri: strada; 196; traccia; marmifera; traccia; marmifera, 39; vicoli di Vinca
DATA ESCURSIONE: 11/08/2012 - REV. del 06/09/2020
[IXLK]https://www.facebook.com/Escursioni.Apuane/photos/a.1985769234777600/1993032844051239/?type=3&theater[FXLK][TYLK]

[ILK]Balzone.html[FLK]Qui[TLK]un approfondimento sul Balzone e
[ILK]Vinca.html[FLK]Qui[TLK]un approfondimento su Vinca.


Attenzione
In questa escursione esiste un tratto dove c'è stata una frana di sassi. Essa ha danneggiato l'inizio del tratto attrezzato e più impegnativo della via di lizza. Quindi al momento è necessario arrampicarsi per qualche metro a recuperare la corda metallica ancora integra. Ne consegue che l'escursione è adatta a escursionisti esperti e allenati. Rimane comunque la possibilità di eventuali altre frane.


Partiamo dalla piazzetta, intitolata ai Martiri di Vinca, con il negozio di alimentari della signora Andreina. Questo è l'unico negozio di Vinca e qua è possibile acquistare l'ottimo pane di Vinca cotto in forno a legna. Si accede alla piazzetta prendendo a sinistra al bivio dopo il cartello stradale di Vinca. Nella piazzetta è presente una fontana. Il panorama dalla piazzetta si apre su tutta l'alta Valle di Vinca: dal Rasori al Sagro con le sue propaggini sino alla Torre di Monzone, da una parte, e sul Pizzo d'Uccello con la Cresta Garnerone e parte della Nattapiana. Poco sotto la piazzetta si trova la ex scuola elementare oggi Bed&Breakfast "La Casa di Montagna". Essa è utile punto di riferimento per escursionisti e scalatori che desiderassero passare più giorni nella Valle di Vinca, che offre innumerevoli possibilità di escursioni e di arrampicate.
A fianco del negozio ci sono le indicazioni dei sentieri 38, 175, 190. Il primo è diretto a Colonnata passando per la Foce di Vinca mentre il secondo è diretto alla Foce di Giovo; invece il 190 è diretto alla Foce dei Lizzari. Ricordiamo che dalla Casa di Montagna transita il sentiero 39 da Equi Terme per la Foce di Pianza che useremo per tornare a Vinca.

[Il borgo è citato sin dall'XI secolo, forse fondato dagli abitanti di Luni. Non fu mai sede di rocche o castelli e rimase sempre un centro secondario nella storia feudale lunigianese. Nel 1418 Vinca, insieme ad altri borghi vicini, si offrì spontaneamente alla protezione della Repubblica di Firenze e della dominazione fiorentina rimane qualche segno nella chiesa parrocchiale intitolata a S. Andrea apostolo (XIII secolo) e in alcune abitazioni. Il paese è circondato da quello che resta dei castagneti secolari, testimonianza della antica cultura della castagna. Molto diffusa era anche la pastorizia e, in epoca moderna, l’estrazione del marmo effettuata nelle cave del Sagro e del Borla, che fanno parte dei Beni Sociali di Vinca. Oggi le quasi nulle opportunità di lavoro hanno ridotto la popolazione a poco più di cento persone che aumentano in estate, più che per turismo, per il ritorno degli antichi abitanti, ma il paese è purtroppo in decadenza. Esso fu teatro, nella seconda guerra mondiale, di un terribile eccidio nazi-fascista che provocò 174 vittime in maggioranza donne, vecchi e bambini.]

Dalla piazzetta scendiamo per la strada che abbiamo percorso in auto per portarci all'inizio dei tornanti dove comincia il sentiero 196 per la Canalonga. Con due auto si può evitare il lungo tratto su strada asfaltata. Scendendo troviamo sulla destra la strada che porta al vicino cimitero dove si trova il monumento in marmo a ricordo delle vittime della strage. Poi a 5' si stacca, sulla destra, uno sterrato per la vicina chiesa intitolata alla Madonna della Neve ("Santa Maria de la Neva") edificata nel 1600 e risistemata in seguito. L'edificio è stato riaperto al culto nel 2017 dopo il terremoto che aveva causato danni. Qua troviamo le indicazioni del sentiero 39 per Aiola ed Equi Terme che passa dalla chiesa. Sullo sfondo c'è la parte terminale della Cresta Nattapiana con il Pizzo dell'Aquila e la Punta Nattapiana.
Adesso scendiamo per i dodici tornanti che ci porteranno al sentiero 196. È possibile vedere animali come volpi, cinghiali e caprioli che attraversano la strada specialmente se c'è poco traffico. Per il resto la discesa è lunga e noiosa, ma all'ombra degli alberi che costeggiano la strada.
A 47' siamo al Ponte sul Lucido di Vinca in località "Al fiume" dove le pozze nel Lucido permettono di bagnarsi anche se l'acqua è sempre fredda. Comunque oggi il torrente è completamente secco. Poco prima un cippo di marmo ricorda una delle vittime della Strage di Vinca perpetrata dai tedeschi, con la collaborazione della Brigata Nera di Carrara, dal 24 al 27 agosto del 1944.
Presso il ponte sono presenti le indicazioni e un cartello esplicativo del percorso a cura della sezione Cai di Carrara. Il ponte è di putrelle coperto da tavoloni in legno, qua inizia il sentiero 196 che dopo aver percorso la Canalonga si innesterà nel 183 per il Rifugio Carrara. Il sentiero segue la vecchia marmifera del Balzone (operativa dal 1887) che nella parte più alta diventa un'arditissima via di lizza (Via di Lizza del Balzone).
A 55' prendiamo a costeggiare, rimanendo molto in alto, il Fosso della Canalonga tributario del Lucido di Vinca. Esso forma la valle omonima tra le pendici della Torre di Monzone a destra e le estreme propaggini del Sagro sulla sinistra (zona di Tonepio) mentre in testa alla valle abbiamo il Balzone dove iniziava la teleferica. Salendo il panorama, alle nostre spalle, si apre sulle propaggini del Pizzo su cui è possibile vedere il sentiero 39 per Aiola intagliato nella roccia. In questo periodo poche sono le fioriture di rilievo, ma nella giusta stagione troviamo esemplari di Iberis umbellata, qualche giglio di San Giovanni e qualche orchidea Anacamptis pyramidalis. La salita diventa progressivamente più ripida e iniziamo a scorgere, sulla destra in alto, la terrazza panoramica posta di fronte al Balzone (detta Belvedere o Balzonetto). Trascuriamo le deviazioni a destra e costeggiamo, mantenendolo sempre a destra, il canale sassoso che percorre la Canalonga.
A 01h troviamo l'indicazione verso destra "Pala dei Fiorentini", essa è una via di arrampicata e altre ne troveremo più avanti. Esse scendono al canale sassoso e poi risalgono verso le pareti della Torre di Monzone. Dopo 5' saliamo a sinistra per un breve tratto di facili roccette e la via di lizza diventa progressivamente più degradata.
A 01h 25' passiamo per l'alveo sassoso del Fosso dove troviamo giganteschi cavi ormai arrugginiti. Percorriamo poi un lungo tratto boscoso nel quale individuiamo segni della via di lizza e a 01h 37', sulla destra, un masso con fori per i piri di legno e l’incisione lasciata dai cavi metallici usati per trasportare il marmo a valle. Comunque segni della via di lizza sono numerosi sia a destra che a sinistra con fori per i piri e ancora qualche piro nei fori. La ripidità intanto aumenta e il greto del canale rimane più in basso.
A 01h 41' curviamo verso destra a superare un canale secondario. Poi a 01h 50' superiamo, aiutandoci con le mani, un brevissimo tratto in cui la via di lizza passava in un altro canale, poi continuiamo nel bosco tra sfasciumi.
A 02h 03' siamo fuori del bosco nei pressi della parete del Balzone e possiamo vedere bene il tratto della via di lizza intagliato nella parete e la terrazza panoramica, posta di fronte alla stazione di partenza della teleferica. La terrazza si trova su un picco alla nostra destra. Proseguiamo pochi metri e siamo all'inizio del tratto attrezzato. Qua la via di lizza non esiste più, franata da molto tempo, e per procedere è necessario aiutarsi con una corda metallica. In realtà poco tempo fa una frana di massi si è staccata dalla montagna sovrastante e ha strappato la corda metallica proprio nella parte iniziale. Studiamo un poco quello che rimane e decidiamo di salire aiutandoci con le mani e con i piedi a recuperare il tratto integro delle corda metallica. Ci sono appigli e anche qualche appoggio per i piedi. In ogni modo il primo che sale può tendere una corda per aiutare gli altri. L'esposizione è scarsa, ma è sempre bene evitare di cadere: ci si può far male. Il vero problema è il fatto che dalla parete sovrastante potrebbero cadere altri massi. Comunque in una decina di minuti (compreso il tempo di studio) siamo sul tratto sicuro e attrezzato. Adesso saliamo molto ripidamente, sempre con l'ausilio della corda metallica, addossati alla parete montuosa poiché a destra è cresciuta della vegetazione, inoltre il fondo in questo tratto è piuttosto sconnesso.
A 02h 23' finisce la corda metallica e subito dopo c’è un interessantissimo “forte” cioè un masso di marmo nel quale sono presenti molti fori per piri di legno e incisioni lasciate dalla corde metalliche. Ora la via si allarga ad almeno tre metri e la progressione è agevole nonostante lo strapiombo a destra. Il panorama è molto affascinante sulla valle della Canalonga e sul Balzonetto di fronte a noi, c’è ancora vegetazione sulla via di lizza, sulla parte verso lo strapiombo, e diminuisce solo salendo. Sulla sinistra troviamo diversi fori per piri e altre tracce lasciate dai cavatori.
A 02h 35' la via di lizza curva decisamente verso destra a percorrere il tratto più largo (almeno tre metri) e panoramico con la vegetazione che progressivamente diminuisce. La ripidità è lieve. Alla nostra sinistra scende la strapiombante parete verticale del Balzone mentre di fronte vediamo il Balzonetto dove andremo tra poco. Troviamo altri fori e un forte sulla destra (02h 44'); lasciamo sconcertati alcune scritte fatte dagli escursionisti sulla parete della montagna. Poco dopo la via di lizza curva decisamente verso sinistra avendo sulla destra il Fosso della Fratteta, tributario di quello della Canalonga, che qua risulta abbastanza in basso. La via è più stretta e sulla destra ci sono alcuni giovani alberi. Il percorso è più ripido, ma agevole, e può aiutare un cavo metallico per quanto piuttosto vecchio e arrugginito. Esso, comunque, poco dopo è sostituito da una nuova corda metallica..
A 02h 56' finisce la corda metallica e subito dopo, a circa 980 metri, anche la parte più impegnativa del percorso. Sulla destra c'è il Fosso della Fratteta coperto da marmettola e ormai quasi a livello della marmifera. Passiamo presso un ponte sulla destra a cui manca la parte superiore e subito dopo, a 03h 03', siamo a un cartello con l’indicazione che il 196 prosegue a destra, scendendo nell’alveo del canale.
Il sentiero scende subito scalinato fino all’alveo del canale, la traccia segnata di rosso, poi va subito a destra costeggiando il ponte di prima (il sentiero 196 sale invece verso sinistra, ma le due tracce poi si congiungono).
A 03h 09' vediamo la traccia del 196 che sale verso sinistra diretta a un rudere. Poi prosegue seguendo un vecchio tracciato usato dagli abitanti di Monzone per andare a lavorare alle cave del Borla e del Sagro. Infatti il sentiero poi si immette nel 183 che da una parte va al Rifugio Carrara e dall'altra va a recuperare il sentiero 140Nord(ex 40) per Monzone e il 171 per Tenerano.
Siamo in una bella faggeta e la traccia è amena. Dopo un paio di minuti sulla sinistra si trova una buca circondata da pareti rocciose. A essa si accede mediante una scala di lastre infisse nel terreno. La cavità dovrebbe essere stata una buca della neve anche se oggi con i cambiamenti climatici non ha più questo scopo.
Proseguiamo e curviamo verso destra per tratto aperto, ampio e panoramico sulla rupe del Balzone che rimane sulla destra incisa dalla via di lizza che abbiamo appena percorso. Superiamo due edifici in pietra sotto roccia che erano in uso alla teleferica e finalmente a 03h 18’ siamo al panoramico Belvedere o Balzonetto. Questo è un parapetto aereo con i resti di un muretto di contenimento posto su una rocca a strapiombo che è parte dei contrafforti della Torre di Monzone, qua arrivavano alcuni cavi della struttura della teleferica.
Il panorama spazia dalla Cresta Nattapiana al Pizzo d’Uccello e al Pisanino. Poi vediamo Vinca e tutta la valle della Canalonga solcata dalla via di lizza che va poi a intagliare la Rupe del Balzone con un impressionante percorso aereo. Il luogo non è adatto a chi soffre di vertigine, ma non ci sono pericoli, basta non sporgersi troppo. Dopo una decina di minuti torniamo indietro.
A 03h 39' siamo nuovamente sulla marmifera dove ci sono dei ruderi con vasca per la raccolta delle acque, ma la lasciamo subito dopo 3' per andare verso sinistra in salita seguendo segni bianco-rossi. Subito a destra c'è un rudere, segue un tratto aperto e poi una faggeta che ci porta a 03h 50' alla casa presso il Balzone devo erano alloggiati i motori della teleferica. Più avanti ci sono gli scivoli in cemento armato della teleferica del Balzone.
Il Balzone è un contrafforte del Monte Sagro che scende a strapiombo per oltre 400 metri nella valle della Canalonga di cui costituisce la testata. Un secolo fa qua partiva una teleferica per il trasporto del marmo dalla cave del Borla e del Sagro che terminava presso la strada per Monzone. Il luogo è panoramico sul Balzonetto, sul Pizzo e sul Borla. Attenzione a non sporgersi troppo.

[Nel 1907 fu costruita, dalla ditta Walton, una funicolare aerea a campata unica per il trasporto del marmo proveniente dalle cave del Borla e del Sagro, che portava fino a 6 tonnellate. In seguito, con lavori effettuati nel periodo 1924-1927, fu costruita la vera e propria teleferica che arrivò a trasportare fino a 30 tonnellate e, oltre al marmo, anche autocarri. La stazione di partenza era posta a 1042 metri e quella di arrivo a 414 con un dislivello di 628 metri e una lunghezza complessiva di 1600. Essa usava un sistema “va e vieni” con due linee distinte di trasporto, una in salita e una in discesa: per esempio mentre scendevano 20 tonnellate ne potevano salire 5. La teleferica fu progressivamente abbandonata con la costruzione della carrozzabile Carrara-Campocecina che permetteva di portare il marmo a valle più rapidamente e con costi inferiori, anche se nel versante carrarese. La teleferica smise definitivamente l’attività nel 1957 e fu completamente smantellata.]

Un locale dell'edificio ospita il soccorso alpino speleologico, c'è poi una casetta in legno che funziona da libreria e tavoli per la sosta. Dopo 10' torniamo indietro seguendo uno stradello che va a recuperare la marmifera. Subito c'è una costruzione sulla sinistra un po' in alto.
A 04h 09' ci innestiamo sulla marmifera che prosegue la Via di Lizza della Canalonga che avevamo percorso per pochi metri. Andando verso sinistra c’è una gran quantità di ruderi di abitazioni poste a quota intorno ai 1100 metri. Esse sono conosciute come Case del Monzonari o Case della Stretta e tra poco le vedremo percorrendo il sentiero 39. Esse erano ricovero di pastori, ma anche residenza dei cavatori di Monzone e di Vinca che rimanevano in loco a lavorare per l’intera settimana senza tornare a casa. Essi avevano a disposizione anche dei piccoli orti strappati alla montagna.
La via marmifera qua è molto ampia, davanti c'è il Sagro e a sinistra le sue propaggini fino alla Punta Tre Omi, invece sulla destra il Borla con le sue cave e i suoi devastanti ravaneti (questo tratto è conosciuto anche come strada marmifera della Stretta).
Più avanti a 04h 18' un ometto sulla sinistra ci indica una traccia che ci porta sul sentiero 39. La marmifera invece prosegue per le Cave del Sagro, Case Walton e Foce di Pianza.
Saliamo per il raccordo in parte attrezzato con funi e a 04h 23' siamo sul sentiero 39. Questo sentiero unisce Equi Terme con la Foce di Pianza passando per Vinca che è la nostra meta per chiudere l'anello che stiamo percorrendo. Quindi andiamo verso sinistra in leggera salita. Il sentiero qua è una larga marmifera che qualcuno, in passato, pensava di collegare con Vinca. Abbiamo sulla destra il crinale della Punta Tre Omi e più avanti la zona della Stretta. Invece a sinistra il Borla con le sue cave e ravaneti. A 04h 34' la marmifera si sposta un po' a destra e in basso, a sinistra, scorgiamo i ruderi delle Case dei Monzonari. È visibile anche la marmifera che porta al Balzone, l'edificio di servizio e la terrazza panoramica del Balzonetto.
Più avanti a 04h 41' sulla destra un ometto indica una traccia che sale per la Punta Tre Omi e per la traccia che porta al Catino. Saliamo ancora spostandoci poi ancora più a destra e in cinque minuti siamo a uno spiazzo panoramico su Rocca di Tenerano, Vinca, il Pizzo d'Uccello e la cresta Nattapiana e la zona del Balzone-Canalonga. Anche in questa zona ci sono interessanti fioriture: in autunno numerosi esemplari della bellissima sassifraga autunnale (Saxifraga aizoides) con i suoi piccoli fiori rossi e anche molti esemplari di Parnassia palustris. Qua sostiamo 15'.
Saliamo ancora un poco e a 05h 09' siamo al Passo dello Zappello, il punto più alto dell'escursione a 1208 m. Adesso scenderemo fino a Vinca. Qua entriamo nella faggeta e prendiamo a scendere, il primo tratto è scalinato con uso di tronchi e c’è l’aiuto di una corda d’acciaio. Segue un tratto di ripidi tornantini resi un po' insidiosi dall'abbondanza di foglie secche e umide. Poi, a 05h 20', il sentiero diventa più largo e agevole e dopo un paio di minuti segue un breve tratto attrezzato con corda metallica.
Il sentiero è bello, abbastanza largo e a fianco della parete, costruito su una struttura di sfasciumi di roccia: si tratta di un sentiero usato, in passato, dai cavatori di Vinca per andare a lavorare alle cave del Sagro, infatti è anche conosciuto come Sentiero dei Cavatori. Esso è stato sistemato negli ultimi anni per renderlo percorribile anche con neve e ghiaccio. Sono state stese alcune centinaia di metri di cavo d'acciaio, anche se in alcuni tratti le scariche di sassi lo hanno reso inservibile. Scendendo scorgiamo anche la croce sommitale posta sul Sagro.
A 05h 30' verso destra si dirige una traccia segnata di rosso che rimane più in alto rispetto al 39 che recupera più avanti, prima del ponte sul Lucido. Anch'esso era un sentiero dei cavatori, da noi percorso e descritto in altra escursione. Proseguiamo adesso, sempre in discesa, per lunghi e comodi tornanti nel bosco fino ad arrivare a 05h 53' all'inizio di un ripido tratto scalinato e attrezzato da corda metallica prima del quale, a sinistra, c'è un bel balcone panoramico (quota 995 m) su Vinca e la zona del Pizzo: il paese sembra a due passi.
Continuiamo con tratti attrezzati per la facile cengia usata dai cavatori, ricordiamo che il sentiero è ricco di belle fioriture tra cui, nella giusta stagione, la Primula Auricola e l'Anemone ranuncoloides, adesso invece stanno sbocciando i primi ciclamini. In questa zona il sentiero percorre a mezzacosta le pendici settentrionali del Puntone della Piastra con tratti strappati dall'uomo alla montagna con fatica e uso di esplosivo.
A 06h 01' c'è un piccolo riparo sotto roccia anch'esso aperto usando esplosivo. Circa 5' dopo finisce la corda metallica e siamo nel bosco con fondo erboso. A 06h 09' percorriamo un breve e facile tratto di ravaneto aperto su Vinca, Pizzo e Grondilice dove prospera l'Iberis sempervirens che forma estesi tappeti ormai sfioriti. In un paio di minuti rientriamo nel bosco e a 06h 21' siamo alla Piana del Carbone dove è presente un caratteristico castagno cavo ancora vitale. Qua nella stagione giusta prospera la Cardamine heptaphylla.
Adesso cominciano a predominare le conifere, frutto degli errati rimboschimenti degli anni '50 del secolo scorso. In qualche tratto ci sono alberi caduti che, comunque, non ostacolano la progressione. A 06h 30' attraversiamo un tratto di sfasciumi di marmo da percorrere con attenzione per un certo degrado accentuato dal sisma del 2013.
Continuiamo al discesa e a 06h 35' troviamo sulla destra l'innesto del sentiero alternativo dei cavatori di cui abbiamo già parlato. Subito dopo siamo sul sempre più pericolante ponte di cemento sul Lucido di Vinca. Il ponte è malmesso, ma permette un transito sicuro: basta non appoggiarsi alle pericolanti ringhiere di protezione, che adesso sono solo sulla destra, le altre sono già cadute. Proseguiamo per zona dove prosperano i rovi con qualche albero caduto.
Progrediamo per saliscendi in un castagneto dove si alternano tratti degradati ad altri più ameni e terrazzati con muretti di contenimento. Superiamo qualche ruscello che scende dalla destra. A 06h 57' c'è una prima costruzione sulla sinistra con altre baracche-casette sulla destra e subito dopo una grossa costruzione posta in posizione panoramica su Vinca che costeggiamo e a 07h 03' siamo sulla strada asfaltata.
La strada invece continua e diventa sempre più malandata e termina presso il Fosso del Nebbieto dove inizia il sentiero 153 per il Nuovo Rifugio Garnerone. Inoltre, poco dopo la deviazione del 39, ce n'è un'altra che porta alla Maestà del Doglio dove recupera i sentieri 38 e 175 (questa è la vera via Tedesca fatta costruire dall'organizzazione Todt per motivi militari durante l'ultima guerra).
Noi scendiamo a sinistra e siamo subito alla Madonna del Cavatore con annessa Maestà e fontana, qua si gode di bella vista sul Pizzo d'Uccello.
[Il culto della Madonna del Cavatore è diffuso in tutti i paesi di cavatori. La statua è del 1963. La maestà ha un' icona marmorea della Madonna con il Bambino del 1569.]
Proseguiamo e a 07h 13', subito dopo una fontana, arriviamo a un bivio: la strada principale prosegue verso sinistra mentre a destra sale la strada per il borgo (sulla sinistra un rudere in passato cinema del paese). In pochi minuti siamo alla Chiesa di S. Andrea con vicino fonte e lavatoi. Scendiamo per i vicoli di Vinca e a 07h 21' siamo in piazzetta dove concludiamo l'escursione.
Da Aulla si segue la statale 63 per Fivizzano, superata Rometta (6,6 Km) si prende la deviazione a destra per Gassano (13,3 km) e da qua si continua, a destra, per Gragnola (15,7 Km) e Monzone (19,8 km) da cui si prosegue per Vinca (27,6 Km). L’ultimo tratto è incanalato in una valle selvaggia per poi inerpicarsi verso il borgo con 12 ripidi tornanti.
Il percorso è sempre molto interessante, a parte il tratto su strada asfaltata che può essere evitato usando due auto. È faticosa la salita per la Canalonga con qualche tratto molto ripido.
Come detto l'inizio del tratto attrezzato è stato interessato da una frana con rottura della corda metallica nel tratto iniziale. Quindi bisogna salire qualche metro aiutandoci con mani e piedi, ma se un volonteroso sale può calare una corda gli altri, magari meno atletici. Rimane comunque il problema delle frane di sassi che sono sempre possibili per cui è necessaria grande prudenza.
La parte finale della via di lizza del Balzone è veramente straordinaria per come è stata intagliata nella roccia della rupe del Balzone. Rimangono i segni del lavoro dei cavatori nei fori e nei piri e nelle tracce lasciate dallo sfregamento delle corde metalliche sulla roccia. Spettacolare è il Belvedere con i panorami e la sua posizione. Di interesse storico è poi l'inizio della teleferica al Balzone. Il tratto successivo è tranquillo e il sentiero 39 è fin troppo attrezzato con corda metallica, esso era usato dai cavatori di Vinca per recarsi al lavoro.
Bello è poi il borgo di Vinca che ha una storia tragica nella seconda guerra mondiale, esso è dominato dalla mole imponente del Pizzo d’Uccello e della Cresta Garnerone.
Lungo il percorso molte belle fioriture che variano nel corso delle stagioni.
Il percorso descritto è assolutamente da evitarsi con terreno scivoloso e con neve e ghiaccio.

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