DATA ESCURSIONE: 03/09/2013
Itinerario percorso nuovamente in data 20/06/2020. La ferrata risulta ufficialmente chiusa a partire da maggio 2018, nel primissimo tratto infatti il cavo è spezzato in corrispondenza di una placca liscia e risulta impossibile raggiungere in sicurezza l'ancoraggio successivo. In assenza di urgente manutenzione, anche altri tratti rischiano di diventare presto non sicuri. Consigliamo, dunque, di non intraprendere questa escursione fin quando la ferrata non sarà ripristinata.
Per quel che riguarda il resto del percorso lo stato coincide con quanto relazionato
[IXLK]https://www.facebook.com/Escursioni.Apuane/photos/a.1985769234777600/1992968644057659/?type=3&theater[FXLK][TYLK]
[ILK]MonteContrario.html[FLK]Qui[TLK]un approfondimento sul Monte Contrario.
ATTENZIONE: prima di procedere con la descrizione del percorso, si consiglia di leggere attentamente la sezione “Note”.
Relazione a cura di Francesco Salvatori
Lasciato il parcheggio superiamo la sbarra della marmifera e, dopo un tratto ripido ma breve, incontriamo il primo bivio: a destra il sentiero 36, lungo il canal Cerignano, a sinistra il 167 e il 168. Passati 13' anche questi sentieri si dividono: il 167 prosegue dritto davanti a noi, su vecchia via di lizza, mentre il 168 si stacca a sinistra e va a risalire il canal Fondone; sulla destra prosegue invece la marmifera.
Imbocchiamo il sentiero 167 e saliamo su terreno agevole ma ripido. Per una descrizione dettagliata del sentiero si rimanda ad altri itinerari che lo percorrono; occorre comunque segnalare che non è raro imbattersi in tracce ben segnate che si staccano dal percorso principale, comunque costeggiandolo per poi ricongiungervisi dopo breve tempo.
A 49' le pendenze si attenuano e dopo una curva verso destra il panorama inizia ad aprirsi sulla valle degli Alberghi, sul monte Contrario e sui ripidi lastroni marmorei lungo i quali sale la ferrata. Altri 8' e incontriamo il bivio per il sentiero dei Pradacetti (che seguiremo al ritorno), ben indicato; pochi metri più avanti una targa ricorda due alpinisti caduti sulla parete sud del Contrario.
A 1h 11' incontriamo il bivio con le tracce che portano alla ferrata, segnate di blu a sinistra: seguendole, siamo in 9' alla casa degli Alberghi; successivamente incontriamo un primo tratto attrezzato con un cavo metallico che aiuta nella discesa di alcuni scalini abbastanza ripidi, e subito dopo delle indicazioni che portano a una freschissima fonte. Alcuni minuti di costante salita ci portano da qui a un secondo tratto attrezzato, che questa volta ci permette di superare un traverso un po' disagevole. Ancora pochi passi e siamo all'attacco della ferrata: l'avvicinamento ci ha richiesto in tutto 1h 40'. Qua ci fermiamo a indossare imbrago, dissipatore e casco e un po' anche a rifiatare, visto che ci attende un tratto molto faticoso. Dopo 20' siamo pronti a ripartire.
La ferrata del Contrario si divide sostanzialmente in due tratti. Il primo, relativamente breve, inizia con delle rocce quasi verticali ma ben fornite di appoggi per mani e piedi, a cui fanno seguito delle placche meno ripide ma ben più lisce: molti sono i passi da effettuare con i piedi in aderenza, e in un punto risulta pressoché indispensabile l'uso del cavo metallico data l'assenza di appigli per le mani. Più in alto la roccia – sempre appoggiata – risulta lavorata a gocce, rendendo maggiormente agevole la progressione.
Passati 27' dall'attacco, incontriamo una larga spianata che affrontiamo traversando verso sinistra: qua il cavo metallico risulta divelto, probabilmente a causa di alcuni grossi massi franati, ma questo non impatta sulla sicurezza della progressione. Va detto che abbiamo incontrato alcuni rivetti d'acqua: non è da escludere che in primavera o in autunno questo tratto risulti particolarmente umido e di conseguenza scivoloso.
Un paio di minuti e recuperiamo il cavo metallico, che ora inizia a salire nettamente. Per un po' le pendenze si mantengono entro i 45° e gli appigli sono abbondanti, solo raramente servono passi in aderenza. Intuitivamente, le difficoltà non superano il terzo grado. A 1h35' dall'attacco incontriamo un alberello a cui fa seguito una bella placca, ben ammanigliata a lato, da affrontare ancora una volta in aderenza. Le pendenze ora crescono notevolmente, e progredire usando solo le rocce è sempre più impegnativo, ma al tempo stesso appagante, tanto più che una rapida occhiata ci mostra un panorama che spazia dalla parete sud-ovest del Contrario al Pizzone e alla Forbice del Grondilice, con la valle degli Alberghi che si snoda praticamente sotto ai nostri piedi.
Siamo attaccati al cavo da 3h 20' quando incontriamo delle scalette che consentono di superare una grande placca verticale liscia; successivamente troveremo dei paletti su cui appoggiare i piedi e ancora delle scalette. L'ultimo tratto è invece molto meno ripido: si tratta in pratica di un traverso reso infido in parte dalla grande esposizione e in parte dalla pessima qualità della roccia (testimoniata dal colore giallastro che quest'ultima viene ad assumere, ma anche da un'enorme rete che sorregge dei massi). Complice anche la stanchezza, non ci facciamo troppi problemi nell'aggrapparci al cavo metallico per superare queste ultime difficoltà e giungere finalmente all'uscita della ferrata. Dopo 5h 30' dalla partenza, di cui 3h 30' di ferrata, possiamo riposarci e assaporare il panorama: davanti a noi si aprono la val Serenaia e in particolare la zona di Orto di Donna, chiuse a sinistra dal Grondilice e dalla cresta Garnerone, in testa dal Pizzo d'Uccello e a destra dal Pisanino e dagli Zucchi del Cardeto. Alla nostra destra vediamo invece il passo delle Pecore, da cui è possibile (e in generale consigliato) raggiungere per comode tracce il rifugio di Orto di Donna, e la cresta ovest del monte Contrario, lungo cui si snoda la via normale di ascesa.
Noi non scendiamo al rifugio; ci riposiamo piuttosto all'ombra di un alberello, sostando 40' prima di ripartire.
Volendo tornare a Biforco, sono possibili varie alternative: la prima è raggiungere il passo della Focolaccia col 179 e scendere da forcella di Porta con il 167, un'altra è raggiungere la finestra del Grondilice e scendere dapprima con il 186 e quindi con il 168 lungo il canal Fondone. Esiste una terza opzione: il sentiero dei Pradacetti, non gestito dal Cai e dunque privo di numerazione ma comunque ben segnato, considerato da molti (noi compresi) la direttissima per il rientro dalla ferrata. Come già accennato, noi scenderemo da qua. Occorre raggiungere la sella Pradacetti, proseguendo lungo la cresta che collega il passo delle Pecore alla forbice del Grondilice: alcune tracce (non sempre nitidissime, si legga la sezione "Note" in proposito) aggirano i risalti più difficoltosi, mantenendosi il generale sul versante di Orto di Donna. In 17', con una piccola deviazione sulla destra, giungiamo al relitto – seminascosto nel bosco – di un Piper qua schiantatosi tempo addietro, fortunatamente senza conseguenze per i piloti. In breve raggiungiamo sella Pradacetti, e troviamo le nitide indicazioni per Forno/Biforco (nota: la sella può anche essere raggiunta scendendo al rifugio e risalendo sul 186, spostandosi verso la cresta non appena si esce dal bosco). A 6h 34' iniziamo a scendere.
Il sentiero dei Pradacetti, ben segnato con vernice rossa e di tanto in tanto con ometti di pietre, si snoda lungo l'omonimo canale, delimitato alla sinistra orografica dal Pizzone, mentre alla destra dalla cresta che scende dalla Forbice del Grondilice per poi rialzarsi in corrispondenza del Torrione Figari e di Punta Questa. Il panorama appare sempre magnifico su questi rilievi. La parte alta del sentiero segue una dorsale alla sinistra orografica del canale, articolandosi su un terreno costituito in prevalenza da sfasciumi e zolle di terra. Le pendenze sono elevate, e pur procedendo a passo frenato si perde quota molto in fretta. La ripida discesa è intervallata da alcuni traversi verso sinistra, prevalentemente su placche, da percorrere con attenzione in quanto piuttosto stretti ed esposti: il primo, meno difficoltoso, lo incontriamo dopo 24'; poi in rapida successione nei minuti successivi gli altri, maggiormente impegnativi.
Stiamo scendendo da 55' quando perveniamo a quello che è il punto più delicato. Occorre superare dapprima un cedevole ed insidioso ravaneto, stando attenti a non restare coinvolti in eventuali smottamenti, e subito dopo un ultimo difficile traverso verso sinistra, decisamente scarso in quanto ad appoggi per i piedi ma attrezzato con un affidabile cavo metallico. Un tempo era presente anche una longarina su cui articolare i passi; adesso la stessa giace appoggiata alla roccia probabilmente in quanto non più sicura.
Superato questo tratto, le difficoltà diminuiscono nettamente. Nella parte bassa del sentiero la roccia è maggiormente solida. Abbiamo lasciato sella Pradacetti da circa 1h 10' quando il sentiero piega a sinistra mantenendosi per un tratto in falsopiano: il panorama si apre dapprima sul Cavallo e sulla zona di Case Carpano (con ben visibile a mezzacosta il sentiero 167 che sale a Forcella di Porta), e progressivamente sulla parte alta della valle degli Alberghi e sul monte Contrario.
Nell'ultimo tratto occorre prestare attenzione alle tracce: giunti al fondo della vallata, infatti, è presente un bivio non indicato: alcuni segni porterebbero a risalire sulla destra, occorre invece seguire quelli che proseguono sulla sinistra recuperando e superando il canale fino a ricongiungersi, approssimativamente a quota 830, col sentiero 167. La discesa è durata 1h 50'; in tutto siamo in cammino da 8h 24'.
Sostiamo 40' a rifocillarci e riposarci prima di affrontare l'ultimo tratto. In 27' recuperiamo poi la marmifera; altri 11' e siamo al parcheggio, chiudendo così un'escursione che ci ha richiesto 9h 47'.
Da Massa si segue per Forno, la si supera e al primo bivio si tiene la destra. Si prosegue fino a incontrare uno spiazzo con muro di cemento, ove parcheggiare, subito prima della sbarra che segna l'inizio della marmifera
La ferrata del Contrario è lunga, faticosa e difficoltosa. Chi scrive ha esperienza di alpinismo con gradi fino al quinto compreso, il che ci ha portato alla decisione di salire usando – quando possibile – esclusivamente gli appigli naturali. Un maggiore utilizzo del cavo per agevolare la progressione è ovviamente possibile, e riduce notevolmente sia le difficoltà da affrontare (che comunque restano tutt'altro che banali) che i tempi richiesti (si può guadagnare fino a 1h), ma di contro anche la bellezza della ferrata stessa. Durante l'escursione abbiamo incontrato una comitiva di quattro persone che saliva senza l'attrezzatura obbligatoria per le ferrate: questo è assolutamente da evitare. Ultimo accorgimento, se smuovete dei sassi avvisate sempre: più in basso di voi potrebbero esservi altre persone della cui presenza non vi siete accorti.
Per quel che riguarda il sentiero dei Pradacetti, esso è segnato “per esperti”, e in effetti non è affatto banale, ma si presuppone che chi ha appena affrontato la ferrata abbia l'esperienza necessaria per scenderlo in sicurezza. Inutile aggiungere che occorre sempre tenere alta la soglia d'attenzione, tanto più che le difficoltà possono essere rese maggiori dalla stanchezza ormai sopraggiunta; in certi casi può anche essere consigliabile spezzare l'escursione su due giorni appoggiandosi al vicino rifugio di Orto di Donna.
In data 7 giugno 2014 ci segnalano alcune difficoltà riscontrate nel seguire le tracce che dall'uscita della ferrata portano direttamente a Sella Pradacetti. Ci tengo a specificare che si tratta di tracce non segnate ma solo intuibili, che di tanto in tanto tendono a perdersi. L'importante è mantenersi sottocresta aggirando i risalti più importanti; suggerisco comunque di tornare indietro nel caso si incontrassero delle difficoltà eccessive. Esiste infatti un altro modo per raggiungere Sella Pradacetti, come accennato nella relazione: scendere al rifugio e risalire lungo il 186. Non appena il sentiero esce dal bosco si incontra un evidente ometto in pietra che indica, verso sinistra, il relitto del Piper, mentre i segni biancorossi piegano a destra. Da qua si raggiunge immediatamente la cresta e, percorrendola verso sinistra, in pochi minuti si giunge a Sella Pradacetti.
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