(MS-Massa) RESCETO–VIA VANDELLI–MINIERA DEL FERRO (1250m)–SENTIERO DELLA MINIERA (O DEI CAMPANILETTI)–LIZZA MAGNANI (O DELLA FOCOLACCIA)–RESCETO (anello)
Loc. di partenza: RESCETO (mt.485)
Loc. di arrivo: RESCETO (mt.485)
Dislivello mt.: 765
Tempo totale: 4h45'
Difficoltà: EE
Punti d'appoggio: Nessuno (è comunque possibile raggiungere il Rifugio Nello Conti con una deviazione non brevissima)
Rifornimento acqua: Resceto
Tratti di ferrata: No
Sequenza sentieri: 35, 163, 166, 35
DATA ESCURSIONE: 28/06/2015
Itinerario percorso nuovamente in data 24/05/2022, la relazione è stata aggiornata allo stato attuale dei sentieri. [IXLK]https://www.facebook.com/Escursioni.Apuane/photos/a.1985769234777600/1993023547385502/?type=3&theater[FXLK][TYLK]

[ILK]Vandelli.html[FLK]Qui[TLK]un approfondimento sulla via Vandelli.

Relazione a cura di Francesco Salvatori

Dal piazzale di Resceto ci incamminiamo, in salita, con ben evidenti le indicazioni per il rifugio Nello Conti. Il primo tratto è asfaltato, dopodiché si passa a uno sterrato abbastanza sconnesso. In 20' raggiungiamo l'edificio noto come Ca' Del Fondo. Qui inizia il tratto ben conservato della via Vandelli, che subito si inerpica ripidamente. Superata una curva verso sinistra abbiamo un tratto molto panoramico sui tornanti della via Vandelli stessa: tornanti che andiamo a percorrere non appena superato il ponticello sul canal Pianone a 35'. Proseguiamo faticosamente finché a 1h25' incontriamo la Maestà Chiappe, subito seguita dalla piazzola per gli elicotteri (1100m circa), ove il panorama si apre sul Sagro, sulla Forbice del Grondilice e sulla zona della Focolaccia, dominata dalle propaggini del Cavallo e della sua Coda. Ancora un paio di tornanti, poi inizia un lungo tratto pressoché rettilineo.

A 1h50' questo tratto termina, e su un tornante verso destra (il primo di una serie che porta alla Finestra Vandelli) si stacca sulla sinistra il sentiero 163, in corrispondenza di un'evidente indicazione “Miniera del ferro”. Ci muoviamo a mezzacosta su roccia, in direzione della vicina miniera ben visibile di fronte a noi (un cavetto metallico accompagna un primo passaggio esposto). Sconsiglio vivamente di esplorare la miniera: l'umidità è dominante e nel giro di pochi metri si rischia di trovarsi letteralmente con i piedi sott'acqua ed inoltre è presente un pozzo con fondo pietroso della profondità di 3 metri. Superato un piccolo tratto nel bosco, in cui si inizia a percepire quanto labile sia la traccia del sentiero (fortunatamente i segni biancorossi aiutano notevolmente, vedi sezione “note”), arriviamo in pochi minuti a un canale da superare o con un passaggio piuttosto esposto, in cui occorre cercare appigli per le mani, oppure (come suggerito dai segni) calandosi un paio di metri nell’invaso stesso e risalendo subito dopo. Segue qualche passaggio su roccia, stretto ma agevole, dopodiché il sentiero diventa più tranquillo. Procediamo in discesa su un terreno piuttosto vario: ora pietraie, ora terra friabile, ora distese di paleo. Per un breve tratto scendiamo lungo la sommità di una costina (abbiamo lasciato la via Vandelli da 20'), quindi il sentiero piega a destra addentrandosi nel bosco. Altri 15' e il nostro orientamento è messo alla prova: usciti provvisoriamente dal bosco, in un tratto in cui è ora fitta la vegetazione mediterranea, verrebbe spontaneo proseguire dritto a mezzacosta nel pulito; i segni ci indicano invece di scendere leggermente a sinistra verso un canalino inizialmente seminascosto dagli arbusti. Presto rientriamo in un bosco non particolarmente fitto: il sentiero alterna tratti su terra ripidi e piuttosto scivolosi a spezzoni in falsopiano nel paleo in cui, dovessero venir meno gli onnipresenti segni, occorrerebbe far ricorso alla fantasia per distinguere il tracciato. Dopo circa 1h di percorrenza del sentiero 163 (2h50' totali) usciamo per un istante all'aperto: possiamo vedere il versante del Piastrone su cui si sviluppa la lizza Magnani che presto raggiungeremo, e più in lontananza il monte Maggiore, i Campanili di Colonnata dilaniati dalle cave e ovviamente il mare. Superiamo una colata detritica. Altri 20' e siamo definitivamente fuori dal bosco; subito ci aspetta il tratto più delicato, tre/quattro passi precari molto esposti con pochi appoggi per i piedi: in passato era necessario usare le mani inventandosi qualche appiglio, adesso un cavo metallico di recente installazione garantisce la sicurezza della progressione. Superiamo così un primo canale, e poi altri due in successione, inframezzati anche da qualche breve tratto in salita. Un’ultima difficoltà è costituita da una placca inclinata da risalire, povera di appigli: in caso di terreno asciutto si può procedere in aderenza, altrimenti è bene affidarsi a un ulteriore cavo metallico, facendo attenzione al fatto che è fissato solo alla sua estremità superiore. Dopo l'ultimo invaso, ampio e marmoreo, il sentiero piega a sinistra, seguendo inizialmente l’invaso stesso alla sua destra orografica su pietraie, dunque staccandosi per recuperare il tracciato della lizza.

Giungiamo sulla lizza Magnani (nota anche come lizza della Focolaccia) a 3h35' dalla partenza, 1h45' dopo aver lasciato la via Vandelli. Uno sguardo indietro ci mostra come il tratto alto della lizza sia degradato, si segue infatti un canale sulla sinistra per salire; il 163 da noi appena percorso si stacca a destra a mezzacosta, ben indicato come “Campaniletti – sentiero difficile”. Torniamo a guardare verso valle e scendiamo lungo la lizza, perdendo quota molto rapidamente. Di sfondo, sopra all'orrido canale che conduce al paese, emerge la sagoma del monte Altissimo. In poco più di 40' incontriamo la deviazione per la lizza Silvia (o lizza del Padulello); iniziamo a vedere sul versante opposto a noi i tornanti della via Vandelli, la cui parte bassa raggiungiamo ben presto, e a 4h45' siamo a Resceto concludendo così la nostra escursione.
Da Massa si procede su via Bassa Tambura dapprima in direzione Forno, poi per Guadine/Resceto, sempre costeggiando l'alveo del fiume. Si supera Guadine, poi Gronda. Giunti a Resceto, si tiene sempre la sinistra fino a incontrare un ampio piazzale ove è possibile parcheggiare. Nei giorni festivi il piazzale è con ogni probabilità pieno: in tal caso conviene lasciare la macchina lungo la strada, accostandola bene.
Percorso non particolarmente faticoso ma adatto solo ad “apuanisti” esperti. A detta di chi scrive il sentiero 163 rappresenta (assieme al 42 Renara-Passo del Vestito) la quintessenza delle Apuane: traccia seminascosta dall’onnipresente paleo, terreno infido e spesso scivoloso, tratti esposti.

Fortunatamente nel 2020 il sentiero in questione è stato oggetto di un notevole intervento di ripristino ad opera del CAI sez. Massa: adesso, a differenza della prima volta in cui lo abbiamo percorso (anno 2015), i segni biancorossi sono frequenti e ben visibili, dunque l’orientamento non costituisce un (ulteriore) problema. Inoltre il tratto più esposto è stato saggiamente protetto con un cavetto metallico. Dato il forte degrado naturale a cui sono soggetti molti sentieri, consigliamo di rivolgersi alla sezione CAI di competenza per avere informazioni sempre aggiornate sullo stato del percorso.

Assolutamente sconsigliata la visita della miniera del ferro, per le ragioni riportate nella descrizione dell'itinerario.

Percorrendo questo itinerario in senso opposto al nostro le difficoltà si riducono sensibilmente in quanto i tratti più delicati vengono percorsi in salita anziché in discesa.

Il tempo indicato si riferisce a persone molto allenate.

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