DATA ESCURSIONE: 04/10/2017 [IXLK]https://www.facebook.com/Escursioni.Apuane/photos/a.1985769234777600/1993020287385828/?type=3&theater[FXLK][TYLK]
Iniziamo l'escursione dalla marmifera dell'Acqua Bianca che si stacca dalla strada Gorfigliano-Campocatino. È possibile trovare spazio per parcheggiare prima della galleria. Noi ci fermiamo presso un cartello giallo blu con indicazione "Trail delle Apuane" (percorso di corsa in montagna) a 758 m.
Qua iniziamo a salire per la strada ancora asfaltata e ripida e in 5' arriviamo all'unica galleria della marmifera, lunga poche decine di metri. Sia all'ingresso della galleria, dove all'uscita c'è ampio spazio per posteggiare l'auto (è bene non proseguire in auto sulla marmifera che è via privata, percorsa da camion nei giorni lavorativi). Noi percorreremo interamente il sentiero 1000, inaugurato qualche mese fa, che passa presso alcuni degli abissi più importanti delle Apuane. Esso è sempre ben segnato e in qualche tratto coincide con altri sentieri, il tratto di marmifera che stiamo percorrendo è comune con il 36 che porta al Passo della Focolaccia, alla Foce della Vettolina e a Biforco.
Subito dopo l'uscita della galleria c'è il primo di una serie di cartelli didattici del Sentiero dei Meno Mille, che consigliamo di leggere.
La marmifera diventa ben presto un ampio sterrato su cui transitano i camion e le auto dirette alle cave e a 11', sulla sinistra, abbiamo la Cava Campaccio, ormai inattiva. Di fronte in lontananza si vede la zona del Passo della Focolaccia e il Cavallo, parzialmente nascosti dai rilievi più bassi. Invece sulla destra si può ammirare il Pisanino con le sue propaggini, fino alla Mirandola, da una parte, e agli Zucchi di Cardeto dall'altra.
A 19', a destra in alto, c'è un edificio di cava e, subito dopo, troviamo le indicazioni della prima Grotta (Buca dell'Aria Ghiaccia).
Bisogna seguire una breve deviazione sulla sinistra della marmifera che, ben presto, diventa un sentiero che ci porta a 23' all'ingresso della grotta. Raccomandiamo prudenza in prossimità dell'ingresso delle grotte per non cadervi dentro e, naturalmente, solo esperti speleologi ben attrezzati possono entrarvi.
Siamo a quota 1094 m e questo accesso della grotta è un ingresso meteo-basso, cioè in estate esce aria fredda mentre in inverno entra aria. Invece negli ingressi meteo-alti l'aria calda esce in inverno (fenomeno osservabile in inverno nella Carcaraia innevata). Questi fenomeni permettono di scoprire le grotte e sono spesso notati dai cavatori che passano l'informazione agli speleologi. Questa grotta ha uno sviluppo verticale di 820 m ed è connessa con l'Abisso Saragato. Torniamo sulla marmifera e riprendiamo a salire. A 34' siamo a un bivio: a sinistra ci sono le indicazioni "Cave Carcaraia", mentre a destra "Cava Focolaccia", noi dobbiamo proseguire a destra, salendo un po' in alto scorgiamo anche la zona della Carcaraia, dove siamo diretti, e più avanti la Coda del Cavallo.
Poco dopo c'è un'altra deviazione a destra per le Cave Freddia-Bacolaio che trascuriamo (presenti indicazioni). Proprio al bivio c'è la Buca Cino, attualmente di sviluppo verticale cento metri, ma deve ancora essere ulteriormente esplorata. Proseguiamo mantenendo alla nostra sinistra, in basso, il Rio Ventagio, poi a 45', dove la strada passa sopra il canale, troviamo le indicazioni del sentiero. Qua lasciamo la marmifera (sentiero 36) per spostarci a sinistra entrando nel bosco. I segni ci indicano chiaramente il percorso da seguire, non essendoci una evidente traccia. Saliamo tra alberi e roccette, poi scendiamo e in 5' siamo all'ingresso dell'Abisso Gigi Squisio (non è un cognome, ma un termine dialettale di Prato) protetto da una struttura in legno, coperta di materiale impermeabile. È un ingresso meteo-basso, a quota 1228 m, che fa parte del sistema Saragato, con dislivello 798 m.
Adesso saliamo ripidamente nel bosco cosparso di rocce. Poi su tratto aperto e panoramico sul Pisanino, tra guglie e rocce scavate dall'azione erosiva delle acque (campi solcati), è veramente un paesaggio molto suggestivo.
A 01h 25' siamo all'ingresso dell'Abisso Arbadrix a quota 1335 m. Anche questo è un ingresso meteo-basso, lo sviluppo verticale è 365 m, ed è collegato con la vicina Buca di Fafifurni, ma non è escluso che sia collegata anche al sistema Saragato.
Adesso scendiamo un po' nel bosco per riprendere la salita a 01h 32', per tratto molto ripido; tra le fronde si intravede il Cavallo.
Più avanti, a 01h 55', siamo su roccette con panorama anche sulla Roccandagia oltre che sul Pisanino. A 02h siamo all'ingresso dell'Abisso Piero Saragato a 1465 m. È un ingresso meteo-alto, il sistema Saragato supera (al momento attuale) i 60 km di sviluppo e in verticale scende di 1125 m. Inoltre le acque del sistema in parte si ritrovano a Equi Terme e in parte nel Frigido a Massa.
Saliamo adesso tra radi alberi, con visuale alla nostra sinistra sulla Roccandagia , poi salendo, a destra sul Cavallo. Siamo adesso in piena Carcaraia, anche se qua ci sono ancora degli alberi, questa zona tra Roccandagio, Cresta della Tambura e Cavallo è molto ricca di fenomeni carsici: campi solcati, grotte, doline, pozzi. Sfasciumi e detriti poi ricoprono l'intera zona insieme a paleo, pochi arbusti e la tipica flora apuana.
Proseguiamo quindi su roccette, in salita, con tratti aperti e altri tra faggi. A 02h 26' siamo decisamente su tratto aperto che in meno di dieci minuti ci porta sul sentiero 177. Questo proviene da Vagli Sopra e Campocatino e termina al Passo della Focolaccia. Ne seguiremo un tratto fino al Passo con una deviazione per l'Abisso Roversi. Il cartello ci dice che a sinistra si trova l'Abisso Chimera (dislivello 1006 m) a circa 20' di cammino con 100 metri di dislivello, ma decidiamo di non scendere. Il panorama si è aperto anche sul Cavallo e la Roccandagia.
Proseguiamo per la traccia di sentiero, avendo di fronte la zona del Passo della Focolaccia con le cave che stanno pesantemente modificando la zona.
A 02h 45' saliamo decisamente verso sinistra, la salita è ripida per tornantini e tra la vegetazione notiamo molti esemplari di Gentianopsis ciliata.
A 03h il sentiero 177 sale a destra, alla Cresta della Tambura. Noi lo lasciamo e seguiamo il 1000 che si dirige al vicino Abisso Roversi, dove arriviamo in 5'. La Carcaraia si stende sotto di noi nel suo selvaggio splendore, mentre sopra noi c'è la Cresta della Tambura.
L'Abisso Paolo Roversi si apre a 1710 m (ingresso meteo-alto) con un dislivello di 1357 m che ne fa la grotta più profonda d'Italia. All'interno della grotta si trova una verticale di 310 m detta Black Hole o Pozzo Mandini.
Lasciamo il sito e saliamo alla cresta dove arriviamo in 4'. Siamo al punto più alto dell'escursione, a 1731 m e qua recuperiamo il sentiero 148 che unisce il Passo della Focolaccia con quello della Tambura transitando in vetta.
Dalla cresta il panorama si apre sul versante a mare e in particolare sul sottostante Passo della Focolaccia con la Punta Carina, la Coda del monte Cavallo, il Bivacco Aronte e dietro il mare. Verso sinistra c'è il Sella, l'Altissimo e il Corchia. Da parte opposta la Carcaraia, la Roccandagia e in basso Gorfigliano.
Adesso scendiamo per la cresta e poco dopo, a 03h 14', siamo all'innesto del 177 con la cresta. Da qua scendiamo verso sinistra per evidente traccia su sfasciumi, con qualche tratto da fare con attenzione, e a 03h 23' siamo a un piazzale con molti blocchi e le necessarie indicazioni.
Scendiamo per l'ampia via di cava a un altro spiazzo con una sorta di obelisco a forma di vela. Siamo in pratica al Passo della Focolaccia, completamente trasformato dalle attività estrattive e anche qua sono presenti le necessarie indicazioni. In alto c'è la mole imponente del monte Cavallo e poco sotto la macchia colorata del bivacco Aronte, il più vecchio e il più alto delle Apuane. Qua arriva il sentiero 179 da Foce di Giovo, il 167 da Biforco per la Forcella di Porta e il 36 da Biforco per la Vettolina e il 166 e il 166A entrambi da Resceto per vecchie vie di lizza (gli ultimi tre coincidono nella parte finale).
Passiamo su marmo per una parte inattiva delle cave tenendo sulla sinistra, in basso, la cava attiva alla base della Coda del Cavallo. In breve siamo nuovamente su marmifera che scende a sinistra avvicinandosi alla cava.
Poi lasciamo la marmifera diretta in cava e prendiamo a destra (presente indicazione) per una traccia ampia e protetta da una modesta recinzione. In pochi minuti, a 03h 42', siamo sulla vecchia via di cava che costituisce il sentiero 36 e in piccola parte il 179.
Scendiamo con visuale aperta su Carcaraia, dietro di noi e Pisanino, Roccandagia e Cavallo. Dopo 5' il 179 sale a sinistra. Proseguiamo sulla marmifera avendo di fronte sempre il Pisanino e a 03h 55', alla curva verso destra della marmifera, abbiamo a sinistra le indicazioni per il 178 che sale alla Foce del Cardeto da cui scenderà in Val Serenaia e le indicazioni dei due Abissi Perestroika e Mani Pulite verso cui siamo diretti.
Adesso il sentiero 1000 lascia il 36 per un percorso autonomo. Esso scende su roccette per zona carsica, con davanti il Pisanino, fino all'ingresso dell'Abisso Perestroika dove arriviamo a 04h 05'. Siamo a 1530 m, l'ingresso è meteo-alto e lo sviluppo verticale è 1135 m, sia questo abisso che il successivo, Mani Pulite, non sono ancora stati connessi al sistema Saragato.
La traccia adesso sale qualche metro sulla destra rispetto al cartello e in una decina di minuti ci porta a costeggiare un pozzo, cioè una cavità che non fa parte di un sistema ipogeo, è necessaria attenzione e non avvicinarsi alla voragine molto ampia e ricca di vegetazione. L'ambiente è selvaggio con sfasciumi, massi, campi solcati, alcune aperture che fanno pensare ad altre grotte e vegetazione rada.
Ci avviciniamo alla marmifera per poi allontanarcene e a 04h 27' entriamo in un boschetto dove ci imbattiamo in vecchi pneumatici che sono veramente un pugno nello stomaco.
In breve il sentiero si apre nuovamente su facili roccette ed è panoramico a 360°. A 04h 37' siamo all'ingresso di una grotta senza nome da cui scendiamo verso sinistra ed entriamo nuovamente nel bosco.
In 5' siamo all'ingresso dell'Abisso Mani Pulite, a 1440 metri, alla base di una parte calcarea. È un ingresso meteo-basso, lo sviluppo verticale è 1060 m e si estende per 12 km. Qua sostiamo una decina di minuti e a 04h 54' riprendiamo il cammino.
Scendiamo per un tratto molto ripido nel bosco che poi si addolcisce e a 05h 03' siamo nei pressi del sassoso Rio Rondegno che manteniamo sulla sinistra, spostandoci verso destra.
Il primo tratto pianeggia tra diversi buchi soffianti legati a Mani Pulite, poi seguono saliscendi e poi decisa discesa. Intanto la sede del Rio progressivamente rimane più in basso. Il percorso è piacevole nel bosco, il sentiero è ampio e ci porta a 05h 22' alla marmifera/sentiero 36 che scende dalla Focolaccia.
Nel tratto di discesa da mani Pulite si passa presso l'ingresso dell'Abisso Capovaro che è un meteo-basso, profondo circa 300 metri, situato nel fondo del canale, comunque noi non lo vediamo.
Scendiamo per la marmifera e in 5' chiudiamo l'anello arrivando alla deviazione, sulla destra, per l'Abisso Squisio. Continuiamo per la strada fatta all'andata e a 05h 53' siamo all'ingresso della galleria e 5' dopo siamo all'auto dove terminiamo le nostre fatiche.
Da Aulla si segue la statale 63 per il Cerreto in direzione Fivizzano, si supera Pallerone, Rometta e Soliera (10 km), oltrepassata la quale la si abbandona per imboccare, a destra, la strada per Gassano, che si seguirà fino a Casola in Lunigiana.
Raggiunta Casola (22 km) si lascia la SR445 deviando a destra per Minucciano (29,8 km), quindi si prosegue per Gramolazzo. Qua si devia a destra per Gorfigliano (36,8 km) evitando il paese e si prosegue in direzione Campocatino.
Si entra nel bosco con tornanti ripidi fino alla strada di cava dell'Acqua Bianca (39,6 km). La si percorre per qualche centinaio di metri, se possibile si parcheggia presso l'ingresso della galleria (40,4 km) oppure prima.
Da Castelnuovo Garfagnana si arriva a Vagli Sotto (16 km). Si prosegue fino alla deviazione per Campocatino (20 km) che si trascura e Si continua in direzione Gorfigliano fino all'imbocco della marmifera (29,1 km).
Da Castelnuovo si può anche passare per Piazza al Serchio (16,8 km), Gramolazzo (24,2 km) e da qua Gorfigliano (27,2 km) e imbocco della marmifera (30,2 km).
L'escursione percorre interamente il nuovo sentiero 1000 (o meno 1000), così chiamato perché passa presso diversi abissi che si sviluppano verticalmente per oltre 1000 metri.
Il sentiero in parte ricalca altri sentieri, in parte è stato costruito ex-novo. È sempre ben segnato anche perché altrimenti la progressione sarebbe praticamente impossibile, non essendoci tracce evidenti nella parte nuova dell'itinerario.
Il dislivello da superare e i saliscendi richiedono il giusto allenamento. Qualche tratto sulla roccia va percorso con attenzione, ma non c'è grande esposizione.
Le difficoltà diventano molto grandi con il maltempo, quando il fondo è scivoloso o la nebbia ostacola la progressione. Con la neve i segni a terra non sono più visibili e la progressione diventa impossibile, inoltre il ghiaccio rende tutto più complicato. Ne consegue che il percorso è indicato con giornate serene senza che sia piovuto in precedenza e, naturalmente, in assenza di neve e ghiaccio.
Bisogna tenersi lontano dall'apertura delle grotte e dei pozzi per evitare spiacevoli incidenti. L'esplorazione delle grotte richiede conoscenza ed esperienza e la necessaria attrezzatura e si fa in gruppo, chi fosse interessato ad avvicinarsi alla speleologia può contattare i diversi gruppi speleo presenti nel territorio.
Sul web c'è molto materiale utile sulle grotte di questa zona, in particolare il testo "Il complesso carsico della Carcaraia" a cura dei gruppi speleo di Firenze, Prato, Brescia e Reggio Emilia.
Il percorso è sempre molto panoramico su Pisanino, Cavallo, Roccandagia e Appennino. La selvaggia Carcaraia e la Valle dell'Acqua Bianca sono uno spettacolo affascinante con tutti i loro fenomeni carsici e meritano certamente di essere percorse e apprezzate come un vero e proprio laboratorio didattico di carsismo.
Interessanti sono poi le molte fioriture ricche di endemismi apuani.
L'escavazione del marmo ha pesantemente modificato l'aspetto del Passo della Focolaccia, ma per il resto il paesaggio è rimasto integro e selvaggio.
Si consiglia di portarsi la necessaria scorta di acqua non essendoci sorgenti lungo il percorso.
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