DATA ESCURSIONE: 6/03/2011
Arriviamo alla fine della strada asfaltata presso un piccolo parcheggio addossato alla montagna, a destra c’è il borgo di Monzone Alto dominato dalla chiesa di San Prospero con il suo tozzo campanile.
Le indicazione del sentiero 140Nord (ex 40) (detto mulattiera di Respettolo) sono latitanti comunque bisogna salire ancora per la strada verso sinistra, troviamo subito una prima edicola con una bella icona marmorea e poi la strada diventa uno sterrato ripido con numerose baracche-garage per le automobili.
A 6’ siamo presso un’altra edicola con bella vista sulla Torre di Monzone.
Essa presenta due icone: una dedicata a S. Paolo e l’altra che è una statuetta della Madonna col Bambino.
Poi scendiamo per un breve tratto per poi riprendere a salire lievemente.
All’inizio il sentiero passa presso delle piane coltivate a olivo con alcune abitazioni presso una delle quali c’è un altro tabernacolo con immagine di S. Antonio, ogni tanto c’è qualche segno stinto.
Poi aumenta la vegetazione che è quella tipica della macchia e a sinistra sentiamo scorrere il Canal del Rio, affluente del Lucido, mentre il sentiero prende a salire più decisamente.
A 23’ siamo presso un’altra edicola (Madonna di Loreto e S. Antonio da Padova) anche qua mancano indicazioni, dobbiamo tralasciare lo stradello che sale ripido a destra e quello che si dirige in alto di fronte a noi per curvare, invece, decisamente a sinistra guadando il canale che qua è comunque veramente poca cosa.
Subito dopo troviamo su una roccia un segno sentiero 140Nord (ex 40) ormai coperto dal muschio.
Ora siamo sulla destra orografica del torrente e il sentiero è diventato un ampio stradello per il bosco che in alto diventa castagneto, le fioriture sono essenzialmente primule ed eriche, più in alto troveremo anche molti crochi.
La salita è ripida per ampi tornanti e sulla destra si scorge la zona del modesto monte Bandita.
A 51’ il percorso si addolcisce, qualche saliscendi e salite più lievi.
A 01h siamo presso un’altra edicola di pietra con statua marmorea di S. Antonio col Bambino.
Poi riprende la salita che più in alto si fa nuovamente ripida, sul bordo del sentiero c’è una pianticella di Leucojum vernum (campanellino o falso bucaneve) e più in alto ne troveremo un gruppetto di 4 o 5. Attenzione questo è un fiore protetto e a rischio di estinzione.
A 01h 25’ sulla sinistra c’è una costruzione che mi pare un vecchio metato, saliamo ancora e in pochi minuti (01h 33’), a una curva, la vista si apre sul Pizzo d’Uccello e sul Grondilice.
A 01 56’ siamo presso una fonte sulla sinistra, poco dopo troviamo alcune abitazioni in posizione panoramica sull’Appennino e al bivio successivo continuiamo a sinistra.
A 2h 08’ un’edicola dedicata alla Madonna della Neve ci preannuncia un gruppo di case in zona Pietra Bianca e subito dopo la curva dello stradello si stacca verso destra il sentiero 140Nord (ex 40) ancora malamente segnato con indicazioni per Cardeto, comunque è possibile proseguire anche per l’ampio stradello che continua verso destra prima della curva.
Il sentiero è piuttosto degradato anche se ben evidente e a 02h 15’ su un albero (molto stinta) è indicata la deviazione per il sentiero 183 diretto a casa Respettolo che si stacca a sinistra e diretto verso la zona delle cave del Borla.
Noi proseguiamo per il 140Nord (ex 40) e recuperiamo lo stradello di cui ho detto sopra.
A 02h 20’ siamo presso una radura con una recinzione attorno a una cisterna per l‘acqua, qua troviamo un cartello del Parco con indicazioni di un itinerario didattico Alpe di Monzone-Monzone Alto che comprende parte del sentiero 171 e il sentiero 194 .
La zona è dominata dalla Rocca di Monzone, noi facciamo una breve sosta e riprendiamo il cammino a 02h 38’ dirigendoci verso destra dove si trova una palina indicatrice e altre ne troveremo andando avanti. Saliamo ancora un po’ e a 02h 42’ siamo al bivio per il Cardeto (non ben indicato): il 140Nord (ex 40)/171 per questa località prosegue a sinistra, noi invece seguiamo il 171 a destra.
Questo è il punto più alto dell’escursione a circa 1020 metri. il sentiero adesso è ben segnato e scende nel bosco di faggi, proseguendo la visuale, anche se tra gli alberi, si apre sulla Torre di Monzone e il Pizzo d’Uccello.
A 03h 02’ siamo a un bel punto panoramico dal quale è possibile apprezzare lo sviluppo della cresta Nattapiana del Pizzo.
Proseguiamo, cambiamo versante e a 03h 06’ siamo alla Foce di S. Antonio il sentiero 171 scende verso Maestà della Villa a Tenerano noi invece proseguiamo per il sentiero 194.
All’inizio esso si sviluppa su calcare cavernoso e per un tratto brevissimo sale per poi scendere fino a Monzone.
Ogni tanto troveremo cartelli didattici posti dal Parco a illustrare le caratteristiche del territorio.
Alcuni tratti di discesa sono anche piuttosto ripidi e a volte un po’ degradati e ci sono molte fioriture di viole ed epatiche.
A 03h 40’ troviamo a sinistra i resti delle teleferiche usate dai monzonari per portare a valle la quarzite che era estratta in zona.
Poco dopo il sentiero inizia ad addolcirsi e a 04h 47’ arriviamo a un bel punto panoramico su Pizzo e Cresta Garnerone protetto da una staccionata.
Intanto la vegetazione diventa decisamente macchia e a 04h 57’ siamo a una piazzola panoramica dove apprezziamo il Pizzo, la cresta Nattapiana e la cresta Garnerone.
Più avanti a 05h 05’ siamo alla carboniera didattica posta anch’essa in luogo panoramico con la vista che si allarga fino al Sagro.
Adesso il sentiero scende decisamente a sinistra e diventa un ampio stradello.
Troviamo alcuni ruderi in basso a destra e verso 05h 18’ iniziamo a scorgere l’abitato di Aiola, la chiesa di Monzone Alto e tutti i paesi della Lunigiana che circondano Monzone, in lontananza c’è l’Appennino innevato.
Continuando lo stradello diventa piuttosto ripido avvicinandosi al borgo.
A 04h 32’ troviamo un altro cartello del parco che indica l’itinerario didattico percorso e le indicazioni del sentiero verso sinistra, entriamo nel paese dove troviamo le indicazioni del sentiero 194 e del 171 e proseguiamo a destra lasciandoci la chiesa dietro.
A 04h 39’ siamo nuovamente all’auto dove chiudiamo l’anello.