DATA ESCURSIONE: 10/09/2011
Qui un approfondimento sull'Eremo di San Giorgio.
Arrivati ad Aiola (pronuncia Àiola) parcheggiamo facilmente lungo la strada.
Poi saliamo a recuperare il sentiero 39 che inizia a Equi Terme.
Una stradina asfaltata porta ai lavatoi dove comunque è possibile salire anche per una breve scalinata.
In un paio di minuti arriviamo ai lavatoi, ma oggi non c’è acqua, infatti in questa estate ci sono stati problemi di approvvigionamento idrico per cui la fontana è chiusa come tutte le altre del borgo.
Seguiamo il sentiero, ben indicato ed entriamo nella seconda parte del borgo (la prima parte è oltre i lavatoi verso Equi).
A 6’ siamo alla chiesa di San Maurizio il cui portone è sormontato da un’immagine marmorea di San Giorgio che uccide il drago, proveniente dall’Eremo verso il quale siamo diretti.
Continuiamo verso sinistra a fianco della chiesa, mentre a destra ci sono indicazioni del trekking Lunigiana verso Monzone.
Saliamo e in un paio di minuti usciamo dal borgo, il sentiero entra nel castagneto ed è piuttosto ripido. Continuiamo con alcuni tornanti e a 31’ siamo a un bivio: il sentiero 39 continua verso destra mentre le indicazioni per l’Eremo (indicato a 2,4 km) dicono di salire a sinistra.
Il tratto di sentiero che seguiamo presenta rari segni rossi anche se è piuttosto evidente, l’anomalia è la presenza di paline indicatrici molto precise mentre il sentiero è poco segnato.
È necessario un minimo di attenzione specialmente nella prima parte anche se la possibilità di sbagliare non è grande, in ogni modo l’itinerario è piuttosto degradato con alberi che ogni tanto ostruiscono la sede del sentiero ed è costantemente in salita a volte anche ripida.
A 01h 02’ siamo sotto alcune rocce e a 01h 09’ siamo su un crinale erboso da cui si intravede la
Torre di Monzone.
Adesso il sentiero si fa più ameno e meno ripido e continua a svilupparsi nel bosco.
A 01h 23’ superiamo una sorta di cancello di legno e passiamo per un giovane bosco di faggi da dove intravediamo il Sagro oltre la Torre di Monzone.
Seguono saliscendi mentre poi, più in alto, riprendiamo a salire.
A 01h 47’ arriviamo a Case Pelli dove si trova un bivio: il sentiero per l’Eremo è a sinistra mentre a destra ci sono le indicazioni per Vinca.
Continuiamo in direzione dell’eremo inizialmente in lieve discesa e poi in salita che per un breve tratto diventa anche molto ripida con brevi tornantini.
A 01h 58’ troviamo un masso con un buco che potrebbe essere il supporto di un cancello e a 02h 02’ arriviamo allo spiazzo di fronte all’eremo dove si trova un cartello che descrive sommariamente il sito.
I resti dell’eremo si trovano a cavallo di una cresta di calcare cavernoso intorno ai 900 metri, esso fu costruito nel XVII secolo e fu abbandonato il secolo successivo.
Esso era una costruzione poderosa a due piani, con chiesa, campanile, cucine, refettorio e celle per i frati.
Oggi rimangono poche rovine invase dalla vegetazione.
Il luogo è panoramico sulla Torre di Monzone e Rocca di Tenerano, sul monte Sagro e sul pizzo d’Uccello e sul territorio della Lunigiana circostante.
Sostiamo fino a 02h 20’ e torniamo a Case Pelli dove arriviamo a 02h 31’.
Anche qua facciamo una breve sosta. Il luogo consiste di una casa ridotta in ruderi e un’altra ancora ben conservata con un tavolo di legno di fronte; nei pressi una croce di marmo ricorda due partigiani (Arduino Folegnani e Rino Leonardi) caduti nel 1945 in zona San Giorgio.
La cosa più notevole è la presenza, di fronte alla casa, di un splendido esemplare di ciliegio centenario di circa un metro di diametro.
La zona è molto panoramica sui monti circostanti.
A 02h 35’ proseguiamo e adesso è necessaria molta attenzione: infatti poco distante dalla casa (su una ben evidente traccia di sentiero) c’è una fonte sulla sinistra con davanti un tavolo di legno dove andiamo a prendere un po’ d’acqua e la traccia invoglierebbe a proseguire, ma è sbagliato farlo. Il sentiero giusto scende ripido a destra a una ventina di metri dalle Case Pelli (e quindi poco prima della fonte da cui dobbiamo tornare indietro) il problema è che non ci sono indicazioni all’inizio, ci sono solo tracce di sentiero in parte occupato dai rovi, solo scendendo e tenendosi verso destra cominciamo a trovare i punti rossi e la traccia sempre più evidente, ma è importante fare attenzione nella parte alta.
Superata la prima parte poi la traccia è molto evidente e abbastanza segnata.
A 02h 50’ il bosco inizia a diradarsi e a 03h 07’ passiamo una scarica di sassi e poco dopo inizia il tratto della cresta sassosa finale in ripida discesa.
Arriviamo ad alcuni ruderi e subito dopo, a 03h 22’, siamo sul sentiero 39.
Qua è presente una maestà senza immagine sacra risalente al 1757.
Le indicazioni adesso sono ben evidenti e proseguiamo per Aiola per tratto di sentiero semplice e ameno che si sviluppa costantemente a mezza costa e con la visuale aperta sulla valle di Vinca e la strada che la percorre.
A 03h 32’ un tratto con una corda metallica preannuncia una passerella metallica posta in un tratto franato.
Più avanti, a 03h 48’, il sentiero entra nel bosco e più avanti ancora troviamo alcuni blocchi di pietra abbandonati, forse da secoli, e probabilmente destinati a qualche opera di fortificazione.
A 03h 56’ una deviazione di pochi metri sulla sinistra ci porta a una fonte di acqua freschissima e a 04h 07’ siamo presso i ruderi del Castellaccio: questo è una torre circondata da mura di recinzione distrutte che funzionava da torre di guardia sull’ingresso della Valle di Vinca.
Continuiamo e in un paio di minuti chiudiamo l’anello.
A 04h 38’ siamo all’inizio del borgo di Aiola e a 04h 40’ siamo all’auto.