DATA ESCURSIONE: 15/07/2012
Qui un approfondimento sul Monte Carchio.
Arriviamo con l’auto, per strada piuttosto stretta e da fare con attenzione, a un ampio spiazzo dominato da una stele dedicata alla guerra partigiana, un cartello blu indica questo luogo come il Pasquilio, in realtà è la Foce del Campaccio.
Il sentiero 140 per il Folgorito, che dobbiamo seguire nella parte iniziale, è chiaramente indicato poco sopra il piazzale.
Noi prendiamo a sinistra, lasciando a destra uno sterrato che raggiunge alcune abitazioni, seguendo il quale, comunque, è possibile immettersi nel sentiero 140 più in alto.
Questo oggi non interessa poiché non dobbiamo salire al Folgorito. Vicino all’inizio del sentiero 140 si stacca, sulla sinistra, il sentiero 33 per il passo Focoraccia e quello degli Uncini, da cui si può salire al monte Altissimo (al ritorno lo percorreremo in parte).
La prima parte del sentiero è uno stradello ampio nel bosco con pochi segni, ma è impossibile sbagliarsi.
Dopo 5’ c’è un bivio: dobbiamo prendere a sinistra mentre invece il ramo di destra è il sentiero 140 per il Folgorito e Seravezza. Il sentiero è in pratica una marmifera priva di qualsiasi indicazione.
Poco più avanti, sulla sinistra, si stacca un sentiero sterrato che percorreremo al ritorno.
A 10’ sulla destra c’è uno spiazzo parcheggio, panoramico sul Folgorito e sulla costa.
A 15’ siamo alle pendici del monte Carchio, caratterizzate da abbondanti sfasciumi di marmo, in alto scorgiamo i ripetitori posti dove erano le vecchie cave che hanno completamente snaturato il monte.
Sulla destra, in pochi metri, c’è un bel punto panoramico sulla cresta che termina col monte Folgorito.
Noi proseguiamo sulla sinistra e subito troviamo il Rifugio privato Alleluia, continuiamo sulla la marmifera che con tornanti sale verso il Carchio.
Tra i detriti di marmo prospera la Santolina leuchanta, prezioso endemismo apuano.
Il panorama si apre sulla costa apuana e sulla zona di Monte Marcello, nello spezzino.
A 33’ evitiamo di seguire il ramo della marmifera che porta alle cave del Carchio e proseguiamo spostandoci sulla sinistra.
A 42’, sulla destra, ci sono i resti di una piccola cava. Proseguiamo e a 49’ siamo al Passo della Cardella, ove è presente un cippo marmoreo in ricordo della guerra partigiana, infatti tutta la cresta Folgorito-Carchio fu a lungo confine tra l’Italia liberata e quella occupata dai nazi-fascisti.
Poco avanti ci sono i ruderi di una costruzione e poi una cava abbandonata molto panoramica sul Carchio e sulla cresta che lo unisce al Folgorito.
Il monte Carchio scende quasi verticalmente nella valle del Serra. Alla cava la via marmifera termina e iniziamo a percorrere la cresta nord-est del Carchio, caratterizzata da diverse cime secondarie (le principali da sud a nord sulla cartina IGM sono: 1125, 1155, 1107, 1149), la più importante delle quali è l’ultima, conosciuta come monte Focoraccia che andremo a salire.
Il percorso è piuttosto evidente, anche per la presenza di una bella traccia nel versante massese che si sviluppa a mezzacosta e poi si alza per permettere di salire le vette principali. Naturalmente è richiesta prudenza, anche perchè, in alcuni tratti, lasciamo la traccia principale per salire alle vette, da cui poi si deve scendere con la necessaria attenzione.
Dalla fine della marmifera saliamo per massi fino a una zona erbosa che risaliamo per pochi metri fino a una bella traccia incisa nell’erba (01h 02’) che seguiamo facilmente.
Il percorso che stiamo facendo è molto panoramico, sia sugli Uncini che sul Monte Altissimo e il Picco di Falcovaia, inoltre, a sinistra, sul Monte di Antona e la strada per il passo del Vestito e, sullo sfondo, sulle possenti Apuane settentrionali: dal Sagro alla Tambura.
Sfortunatamente oggi la giornata è piuttosto grigia e i panorami sono notevolmente ridotti.
Adesso iniziamo a vedere begli esemplari di Aquilegia bertolonii che è un altro notevole endemismo apuano, esso in particolare prospera al Passo della Focoraccia e sul sentiero 33, al ritorno. A 01h 06’ siamo ad una selletta con un sentiero che scende a sinistra e, probabilmente, un’altro che scende a destra nella valle del Serra.
Qua è presente un cippo di confine che presumo pre-unitario (qua passava il confine tra lo Stato di Modena e quello toscano, oggi invece il confine è tra le province di Massa e di Lucca).
Saliamo e ben presto siamo sotto ad una vetta, lasciamo il sentiero e saliamo i pochi metri che ci portano, a 01h 18’, in vetta.
Da qua si potrebbe tornare al sentiero oppure, come facciamo noi con la dovuta cautela, scendere a caso a recuperare il sentiero.
A 01h 37’ siamo presso un’altra sella, sulla destra scorgiamo il borgo di Azzano, riprendiamo a salire su roccette fino a un’altra sella da cui arriviamo a un’altra vetta a 01h 45’.
Altri 5’ e siamo su un’altra cima che è il Monte Focoraccia. Scendiamo un po’ a caso a recuperare la traccia principale e poi risaliamo un poco a una piccola vetta sul crinale nord-ovest della Focoraccia, dove arriviamo a 01h 58'.
Qua è presente un palo metallico e alcune opere difensive della seconda guerra mondiale.
Il panorama è molto interessante sul sottostante sentiero 33 che dal passo della Focoraccia si dirige verso quello della Greppia. Poi scendiamo per la cresta rocciosa che ci porta a recuperare il sentiero 33, presso un intaglio roccioso, a 02h 18’.
È doveroso chiarire alcune cose relativamente ai nomi dei luoghi che andiamo a raggiungere: questo intaglio da cui scende il sentiero 33 è chiamato, da alcuni, passo della Focoraccia, mentre quello posto a 1058 metri dove si trova la lapide e la croce è conosciuto come Passo del Pitone (o Pittone).
Quello che comunemente è chiamato "Passo del Pittone" è in realtà il Passo della Focoraccia, anche seguendo la cartina IGM e la guida delle Alpi Apuane del Cai, il vero passo del Pittone sarebbe più avanti, sul sentiero 33.
Alcuni sostengono che il termine Pittone (spuntone di roccia) sia da riferirsi all’intera zona che gravita tra il passo della Focoraccia e il Passo della Greppia.
Scendiamo per un canalino ripido, in discesa, piuttosto esposto, ma attrezzato con una corda metallica,, cui segue un secondo tratto attrezzato fino a poi salire al passo della Focoraccia (conosciuto come passo del Pitone), dove arriviamo a 02h 32’.
Il luogo era usato come passaggio del fronte nella seconda guerra mondiale ed è presente una croce di marmo e una lapide che ricorda due eroi della guerra partigiana.
La zona è molto ricca di Aquilegia bertolonii.
Il sentiero 33 continua, impegnativo, per il passo della Greppia e per quello degli Uncini ed è presente pure una traccia segnata di rosso che scende a destra per la valle del Serra.
Sostiamo qualche minuto, poi a 02h 42’ torniamo indietro e a 02h 52’ siamo alla fine del tratto attrezzato.
Continuiamo sul sentiero 33 che supera alcuni ruderi dai quali si può anche scendere alla vicina cava Granaiola, ormai abbandonata. Il sentiero è ben evidente, segnato in maniera accettabile e a tratti si sviluppa nel paleo.
Lungo di esso troviamo altre belle fioriture di Aquilegia bertolonii.
A 03h 12’ ci sono le indicazioni per una vicinissima fonte che però oggi è a secco.
Il sentiero si sviluppa in basso rispetto al monte Carchio e in certi tratti attraversa zone ricche di felci.
A 03h 38’ siamo presso alcuni ruderi e a 03h 47’ lasciamo il sentiero 33, sulla destra, e continuiamo per tracce ben evidenti sulla sinistra, superiamo una zona con felci ad altezza d’uomo e 5’ dopo cominciamo a salire per recuperare la marmifera.
Superiamo alcuni brevi tratti di ravaneto e a 04h 03’ saliamo una decina di metri per il ravaneto a recuperare la marmifera.
Questa si sviluppa per un tratto ombroso e a 04h 09’ siamo a uno spiazzo pic-nic, alle pendici del Carchio, e panoramico su Folgorito e costa.
Qua sostiamo per 20’ e a 04h 30’ prendiamo a sinistra per uno sterrato ameno e piacevole, andando a destra invece avremmo recuperato l’itinerario fatto all’andata.
Il sentiero segue quella che è una pista per Mountain Bike chiamata "MTB Tre Rose".
Purtroppo scendendo notiamo, con disappunto, che i gitanti non conoscono i fondamentali della buona educazione, avendo cosparso di rifiuti una parte del tracciato.
A 04h 44’ siamo sul sentiero principale dove chiudiamo l’anello e dopo un paio di minuti c’è la deviazione per il Folgorito.
A 04h 51’ siamo alla fine del percorso.