DATA ESCURSIONE: 06/10/ 2012
Questo breve itinerario ad anello, pur non comportando particolari difficoltà tecniche, presenta alcuni tratti non segnati ed altri completamente “off road”, vale a dire “senza alcuna traccia”, per cui si raccomanda caldamente a chi volesse effettuarlo, di farlo soltanto se munito di un buon navigatore GPS sul quale abbia caricata la traccia che mettiamo a disposizione per il download qui sotto, nella sezione “traccia gps”, oppure nella pagina del sito ad esse dedicata. Seguendo le indicazioni della scala di difficoltà del CAI, per i motivi sopra elencati, riteniamo corretto classificarlo come EE (Escursionisti Esperti).
Parcheggiamo l’auto in località Capanne Ferrari, lungo la strada per Campo Cecina, nel solito spiazzo dal quale si stacca il sentiero 140Nord(ex 40), quindi ritorniamo sui nostri passi, ripercorrendo in discesa per circa 300 metri, la strada che abbiamo appena fatto in auto, fino alla curva nei pressi di una casa in costruzione ormai da tempo immemorabile (loc. Monte della Formica), sulla quale si ritrova il segno del sentiero 140Nord(ex 40) e dalla quale inizia uno stradello, sbarrato soltanto per gli autoveicoli, che subito imbocchiamo per scendere a Canal d’Abbia.
Si tratta di una via di cava in disuso, come del resto in disuso sono le cave che essa raggiunge, e che scende perdendo circa 100 metri di dislivello rispetto al punto da cui siamo partiti. Incontriamo un primo bivio dopo circa 12 minuti, dove scegliamo di andare a destra, mentre al secondo, un paio di minuti dopo, prendiamo invece a sinistra.
Questo secondo bivio segna anche la fine della discesa, per cui cominciamo a salire ed in breve (20 minuti dalla partenza) arriviamo presso una costruzione con funzione di centrale elettrica per le cave della zona, dove lo stradello termina. Siamo all’inizio dell’ampia cresta percorsa dai piloni della linea elettrica, che costituisce anche il percorso più breve per raggiungere Colareta dal Canal d’Abbia.
Questa ascesa non presenta alcuna traccia, ma non è un grosso problema visto che è sufficiente seguire i piloni dell’Enel pensando soltanto a scegliere il terreno migliore sul quale mettere i nostri piedi.
I primi metri, così come poi saranno gli ultimi, sono ricoperti da cespugli di erica arborea piuttosto fitti e da rigoglioso paleo, per cui occorre fare un po’ di attenzione agli appoggi, ma in breve l’erica si dirada e ci troviamo ad avere a che fare soltanto con la ben nota e familiare erba apuana.
Naturalmente, essendo la via più corta questa è anche la più ripida e faticosa ma, la progressione non risulta mai difficoltosa, non presentando il percorso tratti pericolosi od esposti (a meno che non si vada a cercarseli).
A 50’ dalla partenza, ci troviamo a superare l’ultimo traliccio prima del tratto cespugliato finale che affrontiamo piegando diagonalmente a sinistra, lasciandoci la linea elettrica a destra, e cercando il varco migliore, che troviamo sotto forma di debole traccia: è il tratto più ripido e per salire risulta molto utile aggrapparsi, agguantando quanti più rami possibile, ai solidi cespugli di erica.
In pochi minuti comunque usciamo sul crinale di Colareta, in questo punto completamente rivoltato dai cinghiali e, proseguendo in falsopiano arriviamo nel punto in cui sorgono due casette in pietra, con panca e tavolino annessi.
E’ trascorsa 1 ora dalla partenza e il posto in cui siamo appena arrivati è veramente bello, con una magnifica vista aperta sul litorale, anche se dobbiamo ammettere che la giornata non è delle migliori visto che quasi subito ci ritroviamo completamente immersi nella nebbia.
Ci fermiamo comunque una ventina di minuti, per sorseggiare un bicchiere di the del nostro thermos tra un nuvolone e l’altro, sperando invano che il cielo si apra, quindi riprendiamo il cammino seguendo l’ampia traccia erbosa che quasi subito si immette in uno sterrato che percorriamo a sinistra salendo fino alla strada asfaltata (1h e 10’ effettivi dalla partenza).
Qui inizia un tratto di un paio di chilometri di asfalto, solitamente e giustamente mal digerito da noi escursionisti, ma occorre dire che questo offre, nelle giuste stagioni, diverse soddisfazioni a coloro che, come noi, durante le proprie escursioni, si interessano anche alla flora apuana: il versante sud del Monte Uccelliera che si stacca a sinistra, risalendo la carrabile, accoglie infatti numerose specie botaniche, tra le quali, anche la endemica e poco comune Centaurea arachnoidea.
Tra l’altro questo tratto permette anche, percorrendo una traccia di pochissimi metri che si stacca sulla destra della prima curva che si incontra, di fare una breve visita al cippo che ricorda lo schianto di un piper in missione di prevenzione incendi nel 1992 (
per maggiori informazioni, vedi sezione “note”): un giusto e dovuto omaggio a chi ha perso o rischia tutt’oggi la vita per salvare quella di quei boschi che tanto spesso e volentieri amiamo percorrere.
A 1h e 30’ siamo al Piazzale dell’Uccelliera, proseguiamo a sinistra in direzione Acquasparta e, dopo una cinquantina di metri, lasciamo l’asfalto per imboccare, sulla destra, il tratto del 182 che, passando per Fontana Antica, ci porterà in una ventina di minuti al raccordo con il 185/173 e quindi al Rifugio Città di Carrara, dove arriviamo dopo circa 2 ore dalla partenza.
Dopo aver gustato l’obbligatoria fetta di crostata ai frutti di bosco della signora Maria Grazia, iniziamo il percorso di ritorno dirigendoci verso Acquasparta, dove, all’altezza del Piazzale con i monumenti dedicati alla Shoah (7’ dal Rifugio), scendiamo seguendo l’indicazione del sentiero 185, ma, dopo meno di 5 minuti, arrivati ad un piccolo ponticello di tronchi d’albero, anziché continuare a seguirlo a sinistra, scegliamo di andare a destra prendendo il 171.
Naturalmente chi non volesse rischiare nulla e preferisse seguire sentieri numerati anzichè l'off-rad dei Grenzi, può seguire tranquillamente il 185 fino all’innesto del 140Nord(ex 40) che lo riporterà all'auto: il tempo di percorrenza resterà più o meno lo stesso.
Noi comunque attraversiamo i prati di Acquasparta fino a transitare tra due casette in pietra, passate le quali occorre fare molta attenzione, perché dopo poche decine di metri bisogna abbandonare il sentiero numerato che prosegue verso il Cardeto, per imboccare sulla sinistra una piccola traccia che si dirige in direzione Nord-Ovest verso i Grenzi.
In verità questa deviazione dal sentiero 171 non è che sia immediatamente visibile, in quanto quasi perennemente ricoperta da uno spesso strato di foglie di faggio, e, per trovarla, bisogna cercarla con lo sguardo a qualche metro di distanza dal sentiero.
La traccia, che segue praticamente il confine tra il Comune di Carrara e quello di Fivizzano, offre uno squarcio panoramico comprendente anche la zona di Colareta appena percorsa, e porta, in circa 10 minuti dalla deviazione dal 171, ad una piccola radura dove la si abbandona deviando a destra e scendendo, seguendo il crinale (off-road), per paleo e giovani faggi (presente a tratti un vago segno di percorso), fino ad andare ad innestarci nel sentiero 140Nord(ex 40), sulla selletta in cui questo sentiero valica I Grenzi (5 minuti dalla radura e 32’ dalla partenza dal Rifugio).
Da qui in poi non dobbiamo far altro che seguire a sinistra il suddetto sentiero 140Nord(ex 40), che, scendendo nella faggeta e offrendoci anche un bellissimo punto panoramico dal quale, nelle giornate più terse è possibile spaziare con lo sguardo dalla Corsica al Monviso, ci porta dapprima a Bivio Cardeto (45’ dal Rifugio) dove, voltando a destra per seguire il tratto comune 140Nord(ex 40)/185 giungiamo al bivio tra questi due sentieri (55’), situato tra una caratteristica roccia vagamente a forma di cammello ed una grotta.
Qui lasciamo che il 185 scenda a destra verso la Gabellaccia, per seguire a sinistra la traccia più stretta del 140Nord(ex 40) che ci conduce in 5’ al punto dove abbiamo lasciato l’auto (cammino effettivo: 1h dal Rifugio – 3 ore dalla partenza).