DATA ESCURSIONE: 04/05/2014
Qui un approfondimento sulla Monorotaia Denham.
Qui un approfondimento sul Monte Sella.
Qui un approfondimento sul MonteMacina.
Si consiglia di leggere attentamente anche la sezione “Note”.
Relazione a cura di Francesco Salvatori
Ci incamminiamo lungo la strada a fondo naturale, con il canale alla nostra sinistra. Di fronte a noi possiamo vedere il Macina e la cresta del Vestito. In 11' siamo a un piazzale ove la strada termina (si potrebbe arrivare fin qua in auto); qua sono presenti le indicazioni del sentiero 42 (ex 162) per il Passo del Vestito, da cui scenderemo al ritorno. Superiamo ciò che resta di una sbarra, e subito il sentiero si divide: il 42 prosegue lungo il fondo roccioso del canale, a sinistra sale invece la deviazione per la lizza della monorotaia. L'indicazione è ben evidente su una roccia.
Le pendenze iniziano ad aumentare e in breve siamo alla cava di Renara. Presto il sentiero diventa praticamente una strada in cemento, successivamente torna sterrato finché a 30', in corrispondenza di un tratto franato, dobbiamo passare sul bordo del canale: qua affrontiamo dei piccoli salti di rocce, aiutandoci con le mani. Subito dopo il sentiero torna largo ma le pendenze aumentano ancora.
In 8' raggiungiamo il piano di caricamento, dove inizia (o meglio, termina) il tracciato della monorotaia, ed è ancora visibile una vecchia slitta di carico. Lo sviluppo della rotaia è costantemente affiancato da gradini in cemento, spesso larghi non oltre 45 cm, in alcuni punti un po' degradati. La lizza risale faticosamente l'incassatissimo Fosso del Chiasso, tenendolo a sinistra. Le pendenze sono elevatissime, spesso si supera l'80%. Alle nostre spalle campeggia imponente il monte Altissimo. Dopo 45' di faticosa risalita (ma una persona non allenatissima potrebbe impiegarcene ben di più) siamo finalmente all'uscita del Fosso.
Siamo in cammino da 1h22' e il panorama inizia ad aprirsi sul Sella, oltre che su Macina e cresta del Vestito. In questa zona sono presenti degli edifici che fungevano da ricovero per i cavatori e per i macchinari. Quasi subito incontriamo (a sinistra, ben segnato di rosso) il bivio per la Focola del Vento, ove passa il sentiero 160 diretto a Cava Bagnoli e alla vetta del monte Sella. Di fronte a noi possiamo vedere l'enorme ravaneto proveniente dalla zona di Piastreta (ben visibile anche da lontano, tanto che in estate molti turisti lo scambiano per neve residua), e alla sua destra il tracciato semicircolare lungo cui prosegue la monorotaia. Arriviamo al ravaneto in 20' (comprensivi di una piccola sosta per rifiatare), e lo attraversiamo verso destra. Proseguiamo, le pendenze sono meno accentuate ma presto tornano a impennarsi, e fanno la ricomparsa i sempre utilissimi scalini.
A 2h le pendenze calano nuovamente, in corrispondenza della casa dei macchinari. In alto, alla nostra destra, si trova appollaiata la casa del guardiano; da qua possiamo inoltre vedere cava Ronchieri (riconoscibile per le grosse gru gialle); se ci giriamo, invece, scorgiamo il gruppo del Sagro, la zona di foce Rasori e la Forbice del Grondilice. Presto il binario termina; il tracciato rimane inizialmente evidente, dopodiché ci facciamo guidare dai segni rossi e pieghiamo a sinistra per superare un ravaneto. Questo è il primo tratto veramente delicato dell'escursione: il passaggio buono è franato, e occorre muoversi su sassi molto smossi. Personalmente suggerisco di spostarsi un poco più in alto, dove i sassi sono più grossi e quindi leggermente più stabili. Da qui in poi il percorso non è evidentissimo ma è sempre ben segnato, e incontra numerosi fori per i piri di lizza. Ci muoviamo ora in direzione di cava Ronchieri, prima su balzi di terra misti a sfasciumi, poi su rocce con paleo (attenzione a un traverso esposto su placca), dunque ancora su sfasciumi. Il tratto terminale si sviluppa su placconate marmoree che richiedono di tanto in tanto l'utilizzo delle mani.
A 2h43' siamo finalmente a cava Ronchieri, punto più alto della nostra escursione. Da qua sarebbe possibile spostarsi nella parte alta della cava e dunque raggiungere la vicina cava Bagnoli, recuperando il sentiero 160 per la vetta del monte Sella. Noi invece seguiamo la strada di arroccamento, e in breve giungiamo alla breve galleria che taglia la cresta del monte all'altezza della Sella di Macina. La galleria è chiusa da un cancello che comunque non pregiudica il passaggio pedonale, grazie a un varco tra le sbarre; un cartello ricorda che nei giorni lavorativi il transito è a proprio rischio e pericolo, e comunque sconsigliato, a causa delle attività estrattive e del passaggio degli automezzi. Appena superata la galleria, la vista si apre sulla vallata di Arni, e in particolare sull'ampio pratone di Passo Sella, sui monti Croce (da non confondersi con l'omonimo delle Apuane meridionali), Fiocca e Sumbra e, più in lontananza, Corchia e Freddone. Proseguiamo lungo la strada portandoci sotto Passo Sella, che raggiungiamo con una deviazione a sinistra ben indicata. Dopo 3h06' di cammino, ci fermiamo per recuperare le forze e rifocillarci.
Dopo 30' di sosta ripartiamo dirigendoci verso il Passo del Vestito. Torniamo sulla strada, che lasciamo immediatamente imboccando il sentiero 150. I segni (rossi anziché biancorossi) sono sbiaditi ma il tracciato è evidentissimo. Ci si muove a mezzacosta sotto la cresta che collega il Macina al Sella, dapprima su terreno misto descrivendo un ampia curva verso sinistra, poi superando un ravaneto e dunque per traccia in abbondante paleo. Dopo 18' incontriamo sulla destra i segni blu che portano alla vetta del Macina: qui il nostro sentiero cambia morfologia, diventando prevalentemente roccioso. Un tratto piuttosto mosso ci permette di aggirare la cresta est del Macina e raggiungere la sella alla base della cresta sud, ove si trovano alcuni tralicci.
Siamo ora sulla cresta del Vestito. Questa costituisce un tratto piuttosto impegnativo (ma divertente), essendo mossa ed esposta e richiedendo in più punti l'uso delle mani. La percorriamo con attenzione finché, a 4h25', si giunge ad un bivio: il sentiero 155 prosegue sulla sinistra, raggiungendo il rifugio Puliti ad Arni, mentre il nostro 150 si tuffa nel bosco sulla destra. La discesa è ripida ma sempre agevole: il sentiero si mantiene prevalentemente tra gli alberi per 25' di cammino. Quando usciamo all'aperto, abbiamo di fronte il Passo del Vestito con la sua strada di cava: scendiamo un tratto roccioso e lo raggiungiamo a 4h55'.
Da qua dobbiamo seguire il sentiero 42 (un tempo 162). Lo vediamo indicato immediatamente alla nostra destra: ricalca per un breve tratto iniziale una strada a fondo sterrato, poi si tuffa bruscamente nel Fosso del Vestito. La discesa è ripida e impervia, e alterna tratti boscosi, ampi palei e passaggi su un misto di terra, sfasciumi e qualche roccetta. Purtroppo i segni biancorossi sono piuttosto radi; qualche ometto e ciò che resta di vecchi segni rossi, se si presta la dovuta attenzione per scorgerli, aiutano a non perdere la traccia nei punti in cui questa diventa poco evidente. Dopo 13' (5h18' totali) si giunge a un traverso su placca attrezzato con cavo metallico, facilitato anche da alcuni gradini ricavati nella roccia. Successivamente inizia a essere evidente alla nostra sinistra il canale, delimitato dalla ripidissima parete che scende dal Vestito. Altri 20' e, in corrispondenza dei resti di un vecchio muro in pietra (probabilmente una qualche costruzione), pieghiamo a sinistra per raggiungere per la prima volta il fondo del canale, che seguiamo per un po' aggirandolo lateralmente ove necessario. Poi lo abbandoniamo spostandoci a sinistra, affrontiamo un traverso nel bosco e ci troviamo a dover scendere – sempre con la dovuta cautela – un gigantesco ravaneto.
A 6h13' possiamo rifiatare: la parte peggiore è terminata. Il sentiero si sviluppa ora nel largo; costeggiando il canale giungiamo in 6' nei pressi di Casa Bonotti, ove alla nostra destra si stacca la lizza per la Cava del Diavolo. Proseguiamo ora alla destra del canale, ora nel suo fondo a causa di tratti franati, e a 6h35' siamo al piazzale terminale della strada sterrata, chiudendo l'anello. Altri 10' di cammino e a 6h45' recuperiamo la strada asfaltata, concludendo il faticoso e difficile itinerario.