DATA ESCURSIONE: 26/12/2015
La partenza è presso il box metallico prima del cimitero di Tenerano, in località Maestà della Tecchia dove c'è un po' di spazio per posteggiare.
Il cimitero si trova poco dopo il cartello stradale di Tenerano e lo raggiungiamo in 1'. Qua si trova l'inizio dei sentieri 197 (ex 46) e 171, il primo diretto alla Gabellaccia e a Ponte Storto sulla SS446 dir, 1,5 km prima di Gragnana.
Invece il 171 è diretto a Foce Sant'Antonio, alla Casa Cardeto e al Rifugio Carrara. Di fronte al cimitero, da parte opposta della strada, c'è una piccola statua di marmo della Madonna del Cavatore e, alla sua destra, la Cassa Muccini, oggi bed&breakfast.
Saliamo un pochino costeggiando, a sinistra, un muro che delimita una proprietà e, a destra, il cimitero, e a 4' siamo al bivio 197 (ex 46)/171, quest'ultimo sale verso sinistra.
Proseguiamo in falsopiano e superiamo delle grotte scavate nella roccia con di fronte un po' di spazio dove spesso si trovano parcheggiati fuoristrada dei cacciatori. Infatti in questo periodo sono frequenti le battute di caccia al cinghiale, che sono sempre ben segnalate.
A 6' c'è un primo bivio del 197 (ex 46) con uno stradello che prosegue in falsopiano, verso sinistra, diretto a qualche proprietà, invece il 197 (ex 46) scende verso destra per tratto abbastanza ampio e agevole.
A 9' c'è un secondo bivio come il precedente, il sentiero prosegue in discesa verso destra. Qualche tratto presenta resti di cemento e, in loco, prospera il Ruscus aculeatus (pungitopo), con le belle bacche rosse portate dagli esemplari con fiori femminili, e anche più avanti ne troveremo molti.
A 15' abbiamo dei ruderi sulla sinistra e, subito dopo, superiamo un modesto ruscello (Fosso Femminamorta) che scende verso destra ed è tributario del torrente Bardinello.
Percorriamo una decina di metri e lasciamo il sentiero 197 (ex 46), che prosegue in discesa verso destra, per immetterci in un sentiero ben evidente che sale verso sinistra.
Esso è molto ameno, inizialmente sale poi è in falsopiano e seguono saliscendi. Sulla destra scorre il torrente Bardinello. Ogni tanto scorgiamo dei bolli gialli diretti alla Grotta, ma essi non sono disposti molto bene, infatti mancano nel punto più importante, come vedremo tra breve.
A 20', sulla destra, ci sono i resti di una canalizzazione di un vecchio acquedotto e, facendo attenzione, si vede un minuscolo ometto che indica una traccia in salita che, in pochi minuti, porta alla base di alcune pareti, attrezzate con spit e vecchie corde, usate come palestre dagli arrampicatori, nei pressi c'è anche una minuscola grotta con vecchie concrezione carbonatiche. Da parte opposta rispetto all'ometto, ci sono alcuni ruderi in alto.
Continuiamo pochi metri lungo la canalizzazione e a 21' il sentiero è franato e prosegue, molto stretto, sopra un tubo di ferro della canalizzazione, che porta a un tombino. Non è possibile proseguire e quindi scendiamo nell'alveo del torrente Bardinello.
Proseguiamo pochi metri verso dei roccioni (sulla destra dei quali c'è una sconfortante discarica), li costeggiamo verso sinistra e torniamo nel canale secco dove è presente un ometto, ci portiamo sulla sinistra, lasciando il canale, e scorgiamo verso destra, da lontano, nell'altro versante, un segno cai del sentiero 197 (ex 46), probabilmente relativo a un vecchio tracciato dello stesso.
Proseguiamo e a 28' siamo presso un bivio con indicazione "Casteglia", verso destra. Invece sulla sinistra una traccia porta alla Tecchia, ma qua mancano i segni gialli.
Proseguendo verso Casteglia si supera nuovamente il torrente secco e ci si porta, in salita, a una vecchia casa d'abrì (servono circa 15').
Noi seguiamo per la Tecchia, la traccia è evidente, non molto larga e coperta da foglie. Essa si snoda tra vecchi castagni centenari, alcuni dei quali ormai caduti a terra. Presso un primo grosso castagno troviamo vecchi pneumatici chissà come arrivati qua.
Salendo ricompaiono i bolli gialli in quantità e qualche raro bollo rosso. Parte del sentiero è scalinato con uso di tavole e tondini metallici.
A 36' c'è un bivio, ma i segni indicano che si deve andare a sinistra. Saliamo ancora e a 40' scorgiamo sulla destra due costruzioni per la captazione delle acque e un vecchio cancello metallico. Di fronte si apre la grotta e arriviamo all'ingresso in un paio di minuti a 42'.
La Grotta è scavata nel calcare cavernoso tipico della zona e fu abitata dall'uomo sin dal neolitico e usata fino a tempi recenti per alloggiare gli animali, infatti si notano nella parte più esterna i muretti a secco costruiti per i recinti. La grotta si trova a 480 metri di quota e si sviluppa per 100 metri con un dislivello di venti e una volta molto alta sulla quale si vedono i resti delle antiche concrezioni, alcune asportate dai soliti vandali. Nella parte più interna si sale per rocce lisce fino a un anfratto posto più in alto. È presente un piccolo laghetto di pochi metri di diametro e poco profondo che oggi è completamente secco per la forte siccità di questo periodo. Fu esplorata dal geologo lunigianese Igino Cocchi nel 1865 e vi furono trovati tra l’altro frammenti di ceramica eneolitica, ossa umane e resti animali. Rimaniamo in zona per un po' investigando la grotta e per farlo serve una lampada. All'esterno, verso destra, sulle pareti notiamo spit lasciati da arrampicatori e la parete scende molto, ma una traccia di sentiero porta alla base della parete stessa più sotto.
A 01h 10' torniamo indietro e a 01h 22' siamo nuovamente al bivio Tecchia/Casteglia. Adesso seguendo l'itinerario fatto all'andata torniamo all'auto dove arriviamo a 01h 52'.