(MS-Massa) RESCETO-CANALE DEI VERNACCHI–CAVE GRUZZE-PASSO TAMBURA-MONTE TAMBURA (mt.1890)-PASSO DELLA FOCOLACCIA-LIZZA DELLA FOCOLACCIA-RESCETO (Anello)
ATTENZIONE!!!
Si raccomanda di consultare sempre lo stato dei sentieri poco prima di intraprendere l'escursione (Voce Menù "Sentieristica") oppure, ancor meglio, di informarsi contattando le Sezioni CAI cui spetta la manutenzione dei singoli sentieri.

Località di partenza:

RESCETO (mt.485)

Località di arrivo:

RESCETO (mt.485)

Dislivello mt.:

1405

Tempo totale:

9h 20'

Difficoltà

EE

Punti di appoggio:

RESCETO

Rifornimento acqua:

Resceto – fonte al bivio 165 e 164

Tratti ferrata:

Sequenza sentieri:

165–sentiero Vecchiacchi–35–148–166–35

Tipologia percorso:

ND

Immagini del percorso (22)
Disclaimer
Descrizione itinerario
(DATA ESCURSIONE 31/08/2008)



Si consiglia di leggere le note a questa escursione.

Qui un approfondimento sulla Cava delle Gruzze
Qui sul Bivacco Aronte e
Qui un approfondimento sul Monte Tambura.



Partiamo dal paese di Resceto dove è semplice parcheggiare: o alla fine della strada o lungo essa. Entriamo nel borgo, passiamo presso la chiesetta e scendiamo al fondo del paese: davanti a noi si apre il Canale dei Vernacchi.
Occorre precisare che le cartine IGM ed alcune guide continuano ad usare il nome Canale dei Piastriccioni per questo canale, mentre il realtà il canale dei Piastriccioni è quello che scorre a sud. Il sentiero 165 del Cai, ben segnato, segue la sinistra orografica del canale salendo subito, all’inizio ci sono alcuni ovili e a 18’ una costruzione con torretta usata come captazione d’acqua (585m), presso essa saliamo a destra.
Il sentiero che stiamo percorrendo in parte segue antiche vie di lizza, altre sono visibili sul versante destro del canale e di fronte abbiamo costantemente la cresta del monte Sella.
A tratti alcuni alberi offrono un po’ di ombra.
A 34’ arriviamo al Ponte del Pisciarotto (696m). Questa è un’opera veramente imponente della via di lizza delle Cave delle Gruzze (o Cruze) che permetteva di superare la parte finale del canale della Neve.
Il ponte è altissimo e su di esso sono rimaste due longarine di ferro, mentre la copertura è franata, il sentiero scende sotto, nel canale, per poi salire ripidamente seguendo un’altra via di lizza tra sfasciumi, a sinistra in alto vediamo costruzioni dirute.
Il sentiero arriva presso una casetta proprio sopra il ponte e continua per poi deviare a destra per un tratto scalinato e ripido che ci porta (50’) su un crinale che costeggia il Canale della Neve che percorriamo fino ad un masso enorme dove ci troviamo di nuovo sulla via di lizza.
Adesso c’è un tratto dove sono cresciuti alberi a 1h 06’ dal quale usciamo per attraversare un ponte rotto della via di lizza, lo aggiriamo a destra, intanto la valle si va restringendo ed abbiamo a sinistra la confluenza del canale dei Campaniletti e subito dopo, a destra, dell’orrido canale che proviene dalla zona di cava Bagnoli e lungo il quale, in alto, passa il sentiero 160.
Poi vediamo un altro ponte rotto della via di lizza e lo aggiriamo a destra, intanto la valle si va restringendo.
A 1h 21’ siamo ad un primo bivio, presso il quale c’è una fonte: il sentiero 164, per il rifugio dei Campaniletti, va a sinistra il 160 e 165 vanno a destra (in realtà è più agevole imboccare il 164 pochi metri più in altro dove troviamo un’altra indicazione).
Dopo una breve sosta per rinfrescarci continuiamo e in pochi minuti siamo ad un altro ponte rotto che aggiriamo a destra, passando alla sua base e a 1h 27’ siamo al secondo bivio non ben indicato, comunque c’è una bassa palina di legno.
Il sentiero 165 per le cave delle Gruzze segue a sinistra il Canale della Neve, mentre il 160, che nasce qua, devia a destra.
Il Canale della Neve ha questo nome perchè in esso la neve si conserva a lungo, a volte anche in estate, ed in passato i rescetini venivano qua ad approvvigionarsi di ghiaccio per le loro esigenze.
Adesso iniziamo la ripida salita del Canale della Neve tra rocce e paleo ed alcuni tratti in cui la via di lizza si è in parte conservata.
A 1h 41’ un altro piccolo ponte distrutto che aggiriamo a destra, segue un tratto tra alberi e poi siamo di nuovo sulla via di lizza.
A 1h 50’ presso un ometto di rocce il sentiero entra a sinistra tra gli alberi lasciando il tracciato della via di lizza che diventa ripidissimo, è necessario un minimo di attenzione per non perdere i segni, specialmente se c’è molta vegetazione.
La salita continua tra paleo ed alberi dopo qualche minuto incontriamo di nuovo la via di lizza e a 2h 05’ in un tratto c’è un cavo di acciaio che agevola la progressione in un tratto un po’ esposto al quale segue, dopo 5’, un canalino di pochi metri da salire con l’aiuto di un’altro provvidenziale cavo d’acciaio.
Segue un tratto erboso dominato dal Monte Sella e dai crinali che da esso scendono.
A 2h 25’ siamo nel fitto bosco di faggi detto la Selvarella all’interno del quale passa la via di lizza e dopo 5’ arriviamo ad una sella: il nostro sentiero segue a destra la via di lizza, ma a sinistra ci sono segni di un altro sentiero (segnato, ma non numerato) che va ad innestarsi con il 164 per i Campaniletti.
Ancora pochi minuti e a 2h 35’ siamo alla Casa della Selvarella (1280m). Essa è situata in un ripiano panoramico addossato alle ripide e lisce pareti dell’Alto di Sella.
L’edificio serviva come alloggio per i cavatori ed ospitava i motori dell’impianto di lizzatura meccanica, attivo dal 1932, che serviva le cave a monte, permettendo il trasporto del marmo fino a Resceto.
L’edificio è fatiscente e sul piazzale ci sono ancora vecchi blocchi di marmo.
Ci fermiamo dieci minuti e poi iniziamo la salita finale della via di lizza subito molto ripida, il primo tratto è diritto verso il monte e a 2h 49’ curva a sinistra per mantenersi poi intagliata nelle piastre marmoree dell’Alto di Sella.
Il questo tratto la via è abbastanza ben conservata, ma la parte più alta è ormai degradata.
A 3h 00’ arriva un ramo da destra e la pendenza diminuisce, a 3h 10’ c’è uno slargo e scende dal monte un canalone ripido, il fondo del sentiero è adesso molto sassoso e la ripidità aumenta per poi diminuire di nuovo.
A 3h 22’ superiamo i resti della Cava delle Gruzze e, qualche minuto dopo, una grossa cisterna arrugginita, ben visibile anche da lontano.
A 3h 30’ arriviamo alla cava che si trova sotto alla Focetta dell’Acqua Fredda e subito dopo ad un edificio di servizio delle cave che si trova a dominare la sottostante zona dei Campaniletti con il relativo rifugio.
Da qua, a sinistra, parte un sentiero per il rifugio segnato, ma non numerato e non indicato sulle cartine il cui primo tratto costeggia un costone roccioso mediante un cavo fisso.
Noi saliamo invece verso la Focetta continuando il sentiero segnato che sale in alto a sinistra dell’edificio. Esso supera un ripido pendio roccioso ed erboso ed a 3h 42’ siamo sulla cresta dell’Alto di Sella che prendiamo verso sinistra.
Il panorama si è aperto sulla valle di Arnetola e le sue devastanti cave, sull’Alto di Sella, sul Fiocca, sul Sumbra e sulle Panie.
Il primo tratto del sentiero è segnato con segni gialli un po’ stinti ed è la parte finale della Ferrata Vecchiacchi e a 3h 45’ un cavo metallico permette di superare agevolmente una gobba sul lato destro del crinale, verso Arnetola.
Poi la cresta continua molto facile costeggiando il monte Focoletta e a 3h 57’ arriviamo ad un ripiano erboso dal quale scendiamo, a 4h 04’ a destra il sentiero scende verso Arnetola, mentre in un paio di minuti il nostro porta al Passo della Tambura.
Iniziamo a salire per la vetta della Tambura seguendo i segni blu e bianco-rossi del sentiero 148.
Il primo tratto del sentiero è molto comodo, poi si sale per sfasciumi.
A 4h 36’ siamo ad una selletta da cui saliamo ancora abbastanza ripidamente fino ad una seconda selletta a 4h 50’ da cui con un’ultima salita arriviamo alla vetta (4h 59’).
La vetta è un pianoro abbastanza ampio molto panoramico sulla Roccandagia, il Cavallo, il Pisanino oltre che sulle Apuane meridionali.
Ci fermiamo pochi minuti e a 5h 17’ iniziamo a scendere verso il passo della Focolaccia.
I primi dieci minuti di discesa sono su sfasciumi poi seguiamo la cresta con a sinistra la conca carsica della Carcaraia, a 5h 39’ siamo sull’antecima nord (1835m) detta monte Crispo, dopo la quale c’è una breve discesa per sfasciumi e poi ancora la cresta, a 6h 01’ troviamo la deviazione a destra per Campocatino e Vagli e poi il sentiero scende a sinistra ed arriva ( 6h 11’) ad un piazzale di cava con molti blocchi di marmo.
Seguiamo la strada marmifera ed in pochi minuti siamo al passo della Focolaccia (6h 15’) completamente devastato dalla cava.
In alto la mole imponente del monte Cavallo e poco sotto la macchia colorata del bivacco Aronte.
Scendiamo per la strada di cava ed in 5’ siamo all’edificio mensa, a 6h 40’ siamo al bivio per il 166 bis(nuova numerazione 166A) che si stacca a destra ed arriva a Resceto seguendo una diversa via di lizza (quella del Padulello) al primo bivio successivo della marmifera prendiamo a sinistra e a 6h 51’ siamo alla casa verde (1352m) della cava di Piastra Marina.
Rimane da percorrere l’ultima parte dell’itinerario che è la via di lizza della Focolaccia.
Il sentiero 166 scende alla destra della casa verde per un ripido canale tra lastroni di marmo e sfasciumi che va fatto con una certa attenzione anche se non è mai esposto.
A tratti seguiamo i resti della vecchia via di lizza molto ripida e danneggiata e a 7h 20’ curviamo verso destra continuando a perdere rapidamente quota su detriti marmorei, e 7h 31’ notiamo un vecchio residuo metallico e poco dopo (7h 35’) possiamo un ravaneto ed abbiamo il sentiero a sinistra che poi entra in un tratto alberato.
A 7h 43’ finisce il tratto di bosco e a 7h 50’ siamo ad un bivio: a destra si stacca il sentiero 163 per i Campaniletti.
Adesso la via di lizza, pur essendo in cattivo stato di conservazione, è ben evidente e segue il contorno della montagna, a 8h 06’ devia decisamente a sinistra, a 8h 09’ c’è uno slargo cui arriva un canale dalla montagna con tanto di tratto nella via di lizza che permette il deflusso delle acque, a 8h 15’ ancora curva a sinistra e a 8h 34’ la via contorna uno sperone roccioso ma il piano è franato e la discesa, per alcuni metri, è piuttosto malagevole.
Ormai la vista si è aperta sul tratto finale della via Vandelli e a 8h 45’ c’è la confluenza a destra del 166 bis e dopo 10’ il sentiero 166 confluisce con il 35, cioè la Vandelli.
La seguiamo ed arriviamo al parcheggio nella piazzetta del paese a 9h 20’.
Viste su mappa: Come arrivare e Itinerario
Da Massa si segue via Bassa Tambura in direzione Forno, a 4 Km si incontra Canevara a 6,5 Km a sinistra la strada si dirige a Forno, si continua invece per il ramo di destra, si superano le Guadine e Gronda e si continua la strada che finisce a Resceto (11,5 km) nella piazzetta del paese (mantenersi sempre a sinistra).
Note
Il sentiero è lungo, faticoso, impegnativo e necessita di buon allenamento, passo sicuro e buona esperienza sulle Apuane.
Sono possibili alcune varianti per accorciarlo di circa 2 ore:
1) arrivati alla fine della via di lizza delle Gruzze è possibile scendere direttamente al rifugio dei Campaniletti per sentiero segnato, ma non numerato, che nei primi venti metri supera una costa rocciosa con l’aiuto di un cavo metallico e poi continua molto tranquillo. Circa 30’ per il rifugio e altre 2h 30’ sulla Vandelli, fino a Resceto.
2) arrivati al Passo della Tambura si può scendere per la Vandelli il che richiede circa 3h senza sosta al rifugio, che però è consigliabile.
Il percorso descritto presenta poi lo svantaggio di scendere per un tratto molto ripido (la via di lizza della Focolaccia) con le gambe stanche per cui il consiglio è quello di salire per la via della Gruzze e scendere per la Via Vandelli oppure di salire per la via di lizza della Focolaccia e scendere pure per la Vandelli, quindi di fare due diverse escursioni in momenti diversi.
La parte più spettacolare è sicuramente il tratto alto della via di Lizza delle Gruzze in cui il tempo si è fermato ed i panorami sono mozzafiato, notevoli poi le rare fioriture sulle pareti del monte, da apprezzare nella giusta stagione. Interessante la cresta della Tambura pure molto panoramica che porta ad un luogo (il Passo della Focolaccia) dove l’attività estrattiva è stata ed è ancora veramente selvaggia e sta modificando l’originale conformazione.