(f.f.) la Pania Secca è una montagna delle Apuane meridionali molto apprezzata dagli arrampicatori per i suoi itinerari non banali. Dal Rifugio Rossi è possibile ammirarla e salirla per un itinerario piuttosto semplice. Invece dagli altri versanti appare selvaggia e quasi impraticabile. È sede di intensi fenomeni carsici e nelle sue viscere si sviluppa la Grotta del Vento.
PANIA SECCA
È la montagna più orientale del gruppo delle Panie e la sua vetta raggiunge 1709 metri. Essa era conosciuta in passato come Paniella e Mammellone. È da rilevare il forte contrasto, tipico di tutto il massiccio delle Panie, tra il versante nord-ovest di limitata pendenza e quello sud-est che precipita aspro e roccioso nella valle di Fornovolasco, per cui la montagna vista da questi versanti appare severa e impegnativa, movimentata da creste e costoloni. La cima principale è divisa da una secondaria a nord-est da un intaglio roccioso. L’itinerario più semplice di salita parte dal vicino rifugio Rossi e segue la cresta ovest, gli altri versanti presentano difficoltà, anche notevoli, e sono adatti agli arrampicatori.
Il territorio della montagna è diviso tra i comuni di Vergemoli e di Molazzana e la vetta è situata lungo confine tra di essi. A sud-est abbiamo il territorio di Vergemoli e a nord-ovest quello di Molazzana.
Nelle viscere della montagna si sviluppa la Grotta del Vento e tutta la montagna, costituita di rocce carbonatiche, è oggetto di fenomeni carsici come il vicino altipiano della Vetricia. In particolare sono molto interessanti i campi solcati o carreggiati (Karrenfelder[1]) nel versante ovest.
I VERSANTI
Cresta ovest-sud-ovest
È quella più frequentata, presenta tracce di sentiero ed è abbastanza semplice (vedi itinerari).
Tutti gli altri versanti della montagna presentano difficoltà più o meno grandi e sono adatti per gli arrampicatori abituati alle infide pareti apuane. Le difficoltà aumentano in inverno con la copertura nevosa che può protrarsi a lungo.
I versanti sono: versante Nord-Ovest; cresta nord che inizia dall'insellatura del monte Piglionico; parete Nord-est; cresta est; versante sud-est che è considerato una delle strutture rocciose più notevoli delle Apuane e arriva alla cresta Gialunga; canale Trimpello che inizia dai casolari omonimi e si trova sempre nella zona sud-est; parete est-sud-est; gran pilastro sud-est che è considerato una delle più lunghe e difficili vie di arrampicata delle Apuane; cresta sud-sud-est o Gialunga dal nome di alcuni casolari situati all'inizio; versante sud che continua il versante meridionale dell'Uomo Morto, esso fu il primo a essere percorso in salita da Fornovolasco.
LE PANIE
Il complesso delle Panie si sviluppa come una sorta di U: la Pania della Croce protende verso nord lo sperone del Pizzo delle Saette e poi verso sud-est arriva alla Pania Secca per il crinale dell'Uomo Morto, dalla vetta della Pania Secca poi si protende un breve versante verso nord in direzione del Monte Piglionico.
Il nome Panie che oggi possiamo restringere al massiccio formato da Pania Secca, Pania della Croce, Pizzo delle Saette e Uomo Morto, era usato, in passato, per denominare l’intera catena Apuana. L’origine del termine è dalla radice *pen, forse gallica, che significa cima, vetta, monte. Essa la troviamo in Alpi Pennine, in Appennino e nel termine Penna molto usato localmente nel significato di monte, ad esempio: Penna di Sumbra, Penna Forata.
Il termine Alpi Apuane entrò nell’uso con la dominazione napoleonica e ancora Repetti[2] usava il termine:
ALPE APUANA, PANIA[3] (Petra Appuana). Nome dato da Dante in poi a quel gruppo di acutissimi monti posti tra Lucca e Luni, il Serchio, l’Aulella e il littorale da Viareggio a Carrara [...]L’intiera giogaia sia per la forma acuminata delle sue creste, sia per la struttura e indole del terreno, appartiene ad un sistema assai distinto dalla catena superiore dell’Appennino, dalla quale può dirsi isolata, ad eccezione di una profonda foce volta a greco-sett. là dove si schiudono le opposte Valli del Serchio e della Magra, e verso dove scendono a picco i due fra i più elevati e inaccessibili monti designati coi nomi di Pisanino e di Pizzo d’Uccello [....] le più elevate cime della Pania di fronte all’Appennino di Mommio sono quelle del Pisanino, che alza 3503 brac.[4] sopra il livello del mare [....] ad esso succedono per ordine di elevatezza nello stesso lato il Pizzo d’Uccello che ha 3282 br. di altezza, il Monte Sacro e la Pania della Croce che ascende a br. 3188.....
LA VETTA
La cima principale, alta 1709 metri, è divisa da una secondaria, alta 1702 metri e situata a nord-est da un breve, ma profondo, intaglio roccioso, dove convergono due incassati canali da sud-est (canal Trimpello) e da nord-ovest.
La vetta è un pianoro abbastanza largo ed è segnata da un ometto e da un tubo metallico.
Il panorama è a 360° su tutto il gruppo delle Panie e sulle principali vette apuane da sud a nord. Poi esso si estende verso la Garfagnana e la Lucchesia in generale, sul Valdarno e sulle colline della Toscana meridionale e sull'Appennino tosco-emiliano. Inoltre abbiamo una bella visuale sulla costa ligure-tirrenica e sulle isole dell'arcipelago e sulla Corsica quando la visibilità lo permette.
GLI ITINERARI
Cresta ovest-sud-ovest: è la via più semplice e più frequentata, da classificare E. L’itinerario non è segnato, anche se qua e là appaiono vecchi segni blu, però è ben marcato da numerosi ometti di pietra ed è ben evidente il suo tracciato sulla roccia. Partendo dal Rifugio Rossi si segue inizialmente il sentiero 7 e poi le tracce che attraversano facili roccette. Qualche saliscendi, poi c'è salita più ripida aggirando un contrafforte roccioso, essa porta alla base del dosso sommitale e poco dopo alla cresta finale e in 1 ora alla vetta. Nella buona stagione il tragitto non è difficile e serve un minimo di prudenza nella parte più alta.
Da Piglionico: è possibile partire dalla fine della strada delle Rocchette presso la maestà e seguire il sentiero 7 che sale nel bosco fino ai pendii prativi alla base dell'Uomo Morto (01h 15') dove si recupera l'itinerario precedente.
Da Pizzorno: mediante il sentiero 138 dalla strada Arni-Castelnuovo si sale al borgo di Pizzorno e poi nel bosco fino a Colle a Panestra e da qua a Piglionico in circa 2h 15'.
GLI ANELLI
Naturalmente non esistono anelli della montagna, ma percorsi che fanno riferimento al vicino Rifugio Rossi. Ne citiamo due.
Isola Santa, Borra Canala, Rifugio, sent. 127: si parte dalla marmifera della cava Gufonaglia, poi con uno stradello si arriva a Col di Favilla e poi con i sentieri 9, 127 e 139 alla Focetta del Puntone. Qua con il 7 si va al Rifugio Rosssi da cui si scende a recuperare il 127 poco sopra il Piglionico e si torna indietro. Il percorso è lungo più di 8 ore.
Da Mosceta: con il 126 si sale al Callare della Pania, poi si scende alla Focetta del Puntone e con il 7 si va al Rossi e si recupera il 127 come prima e con il 9 si torna a Mosceta. Cica 6 ore.
STORIE E LEGGENDE
Un tempo la zona oggi occupata dalla Pania Secca era una fertile piana di pascoli e brughiere dove viveva un ricco pastore. Un giorno Gesù bussò alla casa del pastore e chiese un po' d'acqua, essendo la giornata molto calda, ma il pastore con disprezzo gli rifiutò il piccolo favore. La collera divina si abbatté sul malcapitato sotto forma di pioggia che al contatto col terreno si trasformava in massi che formarono la montagna dove non cresce erba e l'acqua scarseggia da cui il nome del monte.[5]
STORIE DI ASCESE ED ESPLORAZIONI[6]
La Pania Secca è la montagna più apprezzata dal punto di vista alpinistico nelle Apuane meridionali ed è frequentata in tutte le stagioni.
La prima ascensione invernale documentata della Pania Secca avvenne il 16 febbraio 1900 e fu effettuata da Emilio Questa[7]. Per il resto la montagna fu trascurata dai liguri, nell'epoca pionieristica, e interessò principalmente gli alpinisti fiorentini.
L'8 novembre 1914 Piero Conti, Sebastiano Sberna, Eugenio Beni e Ugo Scappini (V. Scopini per la Guida delle Alpi Apuane) raggiunsero la vetta per il settore meridionale della dirupata parete sud-est (resoconto a pag. 102-105 del libro di Giannelli citato in nota). Fu la prima via tracciata da Fornovolasco
Il 17 giugno 1916 Piero Conti, Geri de' Pazzi, R. Ballenghi e A. Giaccai scalarono la cresta nord superando passaggi di I e II grado.
Il 28 luglio 1918 Piero Conti, e i fratelli Aldo e Nella Forti salirono la cresta nord e scesero per la parete nord-est (resoconto a pag. 112-115 del libro di Giannelli). Nella fu la prima donna a salire al cresta nord.
Nel giugno 1921 Antonio Frisoni ed E. Stagno effettuarono la prima salita per la parete nord-est che si sviluppa per circa 400 metri.
Il 21 aprile 1927 L Bozzo, A Buscaglione ed E. Speich salirono la cresta cresta sud-sud-est.
Nel 1928 ci fu la prima salita della cresta est da parte di A. Ciglia, A. Sabbadini ed E. Stagno, essa è lunga circa 200 metri e presenta passaggi di III grado.
Il 28 agosto 1934 fratelli camaioresi Sergio e Vinicio Ceragioli scalarono la parete nord-est.
Il 22 marzo 1953 A. e V. Ardito (R. e U. Ardito per la Guida delle Apuane), Vincenzo Serperi e D. Martini effettuarono la diretta del versante nord-ovest.
Il 29 marzo 1953 W. Batic e S. Micheli effettuarono la prima salita invernale per il canalone nord-ovest.
Nel dicembre 1957 E. Biagi, Angelo Nerli, Giovanni Battista Scatena e P. Tongiorni salirono la parete sud-est, itinerario di circa 400 metri con difficoltà di IV grado e raramente ripetuto.
Il Gran Pilastro sud-est, ben visibile da Foce di Valli, fu salito nel 1963 da Euro Montagna e L. Della Casa il 7 luglio 1963.
FOCI E ALTRO
Fornovolasco
Borgo, immerso nel verde, situato a 480 metri, alle pendici della Pania Secca nel comune di Vergémoli. Esso è dominato dalla bella vista del massiccio delle Panie e del monte Forato e si trova alla confluenza di tre torrenti che proseguono poi come Tùrrite di Gallicano. Il paese deve il suo nome e la sua fortuna passata all’attività iniziata da fabbri bresciani e bergamaschi che vennero nel secolo XV per lavorare il ferro presente nelle montagne circostanti e anche per farne palle da cannone. Già all’inizio del 1800 l’attività dei fabbri era quasi scomparsa e il paese si ridusse in condizione di gran povertà da cui si è risollevato con l’esplorazione e l’apertura turistica della Grotta del Vento. Qua iniziano i sentieri 6 per la Foce di Petrosciana e il 130 per la Foce di Valli.
Cresta Gialunga
La cresta prende il nome dalla casa Gialunga posta a circa 680 metri di quota, cui si arriva da Fornovolasco. Essa è uno sperone che dalla vetta della Pania Secca scende fino a Fornovolasco, Il dislivello è di 700 metri con difficoltà fino al quarto grado. La sua arrampicata è difficile.
Molazzana
Questo comune della provincia di Lucca si estende nel versante destro della valle del Serchio ed è dominato dalla mole della Pania Secca. Il territorio fu a lungo dominio degli estensi. Nel capoluogo c'è la chiesa di San Bartolomeo e i ruderi di una Rocca. Altre frazioni sono Cascio, Eglio, Sassi e Alpe di Sant'Antonio. Nel territorio del comune si trovano i sentieri 7, 132, 133 e 138.
Foce del Piglionico
Detta anche semplicemente “Il Piglionico” si trova nel comune di Molazzana a 1120 metri tra il monte Piglionico e il monte Rovaio. Si arriva qua con la strada “delle Rocchette” da Gallicano passando per Molazzana fino alla Foce di Grottorotondo, poi essa diventa sterrata, passa per le Rocchette e infine arriva alla Foce di Piglionico. Una cappella votiva ricorda il sacrificio di un gruppo di partigiani che combatterono con i tedeschi sul Monte Rovaio, che si trova proprio di fronte, il 29 agosto 1944. Una lapide marmorea così recita: “Chi passi per queste valli a lavoro o a diporto/ nella suggestiva quiete del paesaggio montano/ sappia o ricordi/ e tutti ripensino/ che questo crinale roccioso/ che gli si erge davanti detto/ il nome di Gesù/ il 29 agosto 1944/ conobbe crepitio d’armi e strazi di morte/ e vide animosi giovani offrire la purissima vita/ perchè la patria risorgesse a libertà” (il Nome di Gesù è una vetta a 1145 metri sulla cresta sud-est del monte Rovaio). I partigiani erano del gruppo Valanga che comprendeva elementi locali, emiliani reduci da Montefiorino e meridionali, il comandante era Leandro Puccetti di Gallicano che fu tra le vittime. Tutto nacque dall’uccisione di un tedesco due giorni prima, i partigiani rimasero nelle loro postazioni invece di fuggire come sarebbe stato più sensato, forse per presunzione di poter combattere alla pari con i tedeschi oppure per evitare guai ai civili. La battaglia avvenne il 29 e provocò 19 vittime tra i partigiani: 9 emiliani, 7 lucchesi e 3 meridionali. Dal Piglionico arriva il sentiero 138 da Pizzorno per Colle a Panestra, mentre il sentiero 7 si dirige al rifugio Rossi.
Monte Piglionico
Modesta vetta, alta 1145 metri, situata a sud della Pania Secca in prossimità della strada delle Rocchette.
Canale Trimpello
È un canale che si immette nella Turrite di Gallicano. I casolari omonimi si trovano nei pressi di Fornovolasco. Esso si sviluppa nel versante sud-est della Pania Secca e lungo esso è possibile salire alla vetta con difficoltà fino al quarto grado.
Grotta del Vento
È situata nel comune di Vergemoli nei pressi del borgo di Fornovolasco (480 metri), l’ingresso turistico è a 627 metri sopra i casolari di Trimpello nel canale omonimo. La grotta fa parte di un grande sistema carsico che si collega, 800 metri più in alto, sul versante opposto della Pania Secca, all’altipiano della Vetrìcia dove si aprono cavità in cui entra l’acqua che scorre poi nella grotta. La “Buca del Vento” era nota già nel 1600 ai valligiani per la corrente d’aria che usciva da essa per cui fu costruita una capanna davanti all’ingresso, costituito da un pertugio molto angusto, che venne usata come frigorifero naturale fino alla seconda guerra mondiale. Alla fine dell’ottocento alcuni ragazzi cercarono di entrare nella grotta, ma percorsero solo pochi metri. L’esplorazione vera iniziò da parte di speleologi fiorentini nel 1932 i quali però si limitarono ai primi settanta metri e furono bloccati da un sifone. Solo nel 1964 un gruppo bolognese superò il sifone percorrendo circa 600 metri, ma furono gli speleologi lucchesi, nello stesso anno, a esplorare oltre un chilometro della grotta. Nel 1965 iniziarono i lavori per attrezzare la grotta per uso turistico: nel 1967 fu aperto il primo itinerario, nel 1970 il secondo e nel 1982 il terzo. La grotta ha uno sviluppo di 4,5 chilometri esplorati, ma rimangono molti tratti ancora inesplorati per cui lo sviluppo potrebbe essere di qualche decina di chilometri. La grotta deve il suo nome alle forti correnti d’aria che la percorrono costantemente, infatti la grotta ha due ingressi: quello turistico, inferiore, a 627 metri, mentre quello superiore si trova nell’altopiano della Vetrìcia a circa 1400 metri. La temperatura interna è costante a 10,7 gradi per cui in estate o, comunque, quando l’aria interna è più fredda e più pesante di quella esterne essa fuoriesce dall’apertura più bassa e il fenomeno si inverte quando la temperatura esterna è minore di quella interna. La forza del vento, naturalmente, dipende dalla differenza di temperatura e si annulla quando la temperatura interna è uguale a quella esterna. Durante la visita turistica la grotta viene chiusa per impedire questo flusso d’aria fastidioso. Come è stato detto sopra la grotta è stata attrezzata con camminamenti e illuminazione artificiale, gli itinerari turistici passano per gallerie e saloni ricchi di concrezioni calcaree, incontrano fiumi e laghetti sotterranei, pozze e piccole cascate. Il secondo itinerario comprende il primo ed il terzo comprende gli altri due e richiede tre ore di visita
Vergemoli
È un piccolo comune della Garfagnana apuana, il capoluogo (si pronuncia Vergèmoli) si trova sui contrafforti orientali della Pania Secca, la sua esistenza è documentata dal X secolo. Fu sotto il governo di Lucca e poi degli Estensi. Ha la chiesa di Santi Quirico e Giulitta di origini romaniche e la Chiesa di sant'Antonio. Nei dintorni c'è l'Eremo di Calomini e Fornovolasco con la Grotta del Vento. Da esso parte il sentiero 132 per le Rocchette.
Vetricia
La Vetrìcia è un ampio pianoro roccioso compreso tra i 1.300 e i 1.500 metri, delimitato a ovest dalla Borra di Canala e a nord dai prati dell' Uomo Morto, essa si affaccia sulla valle della Tùrrite Secca. Il modo più semplice per accedervi è prendere, in discesa, il sentiero della Borra e deviare poi verso destra. La zona è caratterizzata da intensi fenomeni carsici, le rocce hanno subito una notevole fratturazione verticale con la formazione di cavità a pozzo, alcune delle quali non ancora esplorate, ci sono poi solchi paralleli e vaschette dal fondo piatto (dette Kamenitze) esse sono scavate per l’azione corrosiva di un’alga. Una cavità molto nota è l’apertura superiore della Grotta del Vento, mentre quella inferiore è a Fornovolasco. Tra le altre numerose cavità, tutte con baratri verticali, ricordiamo: la Voragine dei Bamburzi (- 140 metri), la Buca del Ragno (- 120 metri), la Buca Larga (- 251 metri) formata di una serie di pozzi, la Specola Bassa (-110 metri) e l'Abisso Revel (- 316 metri) che è il più importante e il più conosciuto.
RIFUGI
Rifugio Rossi alla Pania
È situato nel comune di Molazzana a 1609 metri nel versante settentrionale dell’Uomo Morto, in posizione centrale del gruppo delle Panie ed è il naturale punto di partenza per ascensioni alle vette delle Panie. È proprietà della sezione Cai di Lucca. Il primo edificio risale al 1921, aveva il tetto a volta e cadde ben presto e fu ricostruito e inaugurato il 24 agosto del 1924. Una targa marmorea, ora all’interno dell’edificio, così recita: “Rifugio Pania/1924/Club Alpino Italiano/Sezione di Lucca”. Il rifugio fu poi ingrandito fino alle dimensioni attuali. Enrico Rossi era un giovane avvocato morto prematuramente in un incidente stradale nel 1967, egli era amante della montagna e partecipava alla vita sociale della sezione di Lucca. Poco prima della sua morte il tetto del rifugio aveva subito ingenti danni e mancavano i fondi per ripararlo e fu proprio la famiglia dello sfortunato giovane a intervenire economicamente per sistemare il rifugio che, quindi, nell’estate del 1968 venne intitolato ad Enrico Rossi. Il luogo è molto ameno e panoramico con vista splendida sulla Pania Secca, sulla Pania della Croce e il Pizzo delle Saette e sulle Apuane settentrionali in parte nascoste dal Fiocca e dal Sumbra. A poca distanza c'è l’interessante altopiano della Vetrìcia. Si arriva al rifugio col sentiero 7 da Piglionico e da Foce di Valli sul quale si innestano sentieri dalla Foce di Mosceta e da Fornovolasco. Sulle pareti esterne tra le tanti lapidi, una è dedicata al poeta Giovanni Pascoli: “...Io che l’amo, il vecchio monte/ gli parlo ogni alba, e molti dolci cose/ gli dico ....” tratto dalla poesia “The Hammerless gun” ne “I canti di Castelvecchio”.
SENTIERI
Sentiero 7
Cardoso (265m) – Collemezzana (770m) [innesto 124] - Foce di Valli (1266m) [innesto 110, 125, 130] - Passo degli Uomini della Neve (1690) – [innesto 126] - Focetta del Puntone (1611m) [innesto 139] -Rifugio Rossi (1609m) – [innesto 127] – Piglionico innesto [138, 133]. Il sentiero inizia presso la chiesa e porta alle case dell'Orzale da cui si sale fino al Colle del Fondo e da qua si continua per tratto ameno fino ad attraversare un ruscello e qua la salita diventa più ripida e disagevole per i danni delle varie alluvioni. Arrivati a Collemezzana si procede in salita con tratti ripidi fino alla Foce di Valli. Poi si sale con fatica la Costa Pulita fino al Passo degli Uomini della Neve da cui si scende per un tratto abbastanza esposto con un paio di tratti attrezzati con catene metalliche fino ad arrivare alla Focetta del Puntone dalla quale in pochi minuti si arriva al rifugio. Da qua si scende nel bosco fino al Piglionico.
Sentiero 126
Foce di Mosceta (1170m) – le Gorfigliette (1412m) – Callare della Pania (1743m) – [innesto 7] - Focetta del Puntone (1611m). È il sentiero principale per la Pania della Croce, esso percorre il versante occidentale del monte seguendo lunghi tornanti. Al Callare, sul crinale, si può deviare alla vetta della Pania oppure a quella del Pizzo delle Saette, il sentiero invece prosegue per il Vallone dell'Inferno, per sfasciumi, fino alla Focetta del Puntone.
Sentiero 127
Foce di Mosceta (1170m) – [innesto 139] – Foce del Piglionico. In realtà il sentiero è un raccordo tra il sentiero 9 (quota 1075m) e il 7 (quota 1140m). Partendo da Mosceta si segue l'ameno sentiero 9 nel bosco diretto a Col di Favilla e poi si devia a destra e si rimane a mezzacosta con qualche bel panorama sul monte Sumbra e zone circostanti e, più avanti, sul Rovaio. Esso si sviluppa in saliscendi, per lo più nel bosco, e costeggia diversi ravaneti che scendono dal monte fino a immettersi nel 7 e in pochi minuti si scende al Piglionico.
Sentiero 138
Strada Castelnuovo - Arni (458 m) – Pizzorno (480 m) - Colle a Panestra (1008m) [innesto sentiero 133] – Foce di Piglionico (1120m) [innesto sentiero 7]. Il sentiero inizia sulla strada circa 2,5 km dopo Isola Santa in direzione Castelnuovo, presso uno spiazzo con fermata dell’autobus e cartelli del Cai. Scende costeggiando la Tùrrite Secca per un largo stradello con bella vista sul Pizzo delle Saette. Poi attraversa un ponte e poi la strada si fa asfaltata e sale più ripida e con qualche tornante si porta al modesto abitato di Pizzorno. Lo attraversa e inizia il sentiero vero e proprio che risale la valle del Fosso Rimondina che scorre più in basso a destra. Il sentiero è ameno nel bosco ed è ben segnato e risale, costeggiandoli, i fianchi occidentali del monte Rovaio. Attraversato un fosso il sentiero sale decisamente a destra per incontrare più avanti dei ruderi a 656 metri. a questo punto la salita si addolcisce fino a costeggiare il Fosso del Burrone che attraversa due volte. Poi il sentiero devia ripido a sinistra passa per una zona panoramica sulle Panie e il Sumbra, rientra nel bosco e porta a Colle A Panestra dopo aver superato una bella fonte. Dal borgo il sentiero risale poi alla vicina Foce del Piglionico.
Sentiero 139
Rifugio Rossi (1609m) [innesto sentiero 7] - Focetta del Puntone (1611m) [innesto sentiero 126] – Porta di Borra Canala (1260m) - innesto 127 (1140m). Dal Rifugio il sentiero si porta alla vicina Focetta da cui scende per l’orrida Borra di Canala costeggiando le pendici orientali del Pizzo delle Saette e poi entra nel bosco a innestarsi nel 127.
ITINERARI RELATIVI ALLA PANIA SECCA:
note
1 Essi sono chiamati in questo modo per la somiglianza a solchi lasciati sul terreno dalle ruote dei carri (Karren).
2 Emanuele REPETTI (Carrara 1776 – Firenze 1852) geografo, storico e naturalista. Fu autore di un
monumentale Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana.
3 Emanuele REPETTI, Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, tipografie Tofani e Mazzoni, Firenze, 1833-1845. Ristampa anastatica a cura della Federazione delle Casse di Risparmio della Toscana, Grafiche Fratelli Stianti, Firenze 1972. Vol. I, pag 69-73.
4 1 braccio: 0,583625 m
5 La storia completa si trova in : Paolo FANTOZZI, Le leggende delle Alpi Apuane, Le Lettere, Firenze, 2003. Pag 60.
6 Le informazioni sono tratte principalmente da: Euro MONTAGNA, Angelo NERLI, Attilio SABBADINI, Alpi Apuane, CAI-TCI, Milano, 1979 e da: Giorgio GIANNELLI, Uomini sulle Apuane, Galleria Pegaso Editore, Forte dei Marmi, 1999.
7 Emilio Quèsta (1878-1906) alpinista genovese grande estimatore delle alpi Apuane. A lui si deve la prima scalata della Punta omonima insieme a Bartolomeo Figari, ma scalò in prima assoluta diverse cime tra cui il monte Contrario. Morì in montagna l’8 settembre 1906 all’Aiguille Centrale d’Arves. Insieme a Lorenzo Bozano e Gaetano Rovereto fu autore della prima Guida delle Alpi Apuane pubblicata nel 1905 dalla sezione ligure del Cai.