Il borgo antico di Isola Santa è situato lungo la Via d'Arni, tratto SP13 che, insieme al tratto SP10 e SP9, unisce la Versilia alla Garfagnana, a 508 metri s.l.m., sulla sponda sinistra della Tùrrite Secca, il cui corso, in questo punto, nel 1950 è stato sbarrato, a scopo idroelettrico, da una diga di 38 metri di altezza, formando in questo modo un caratteristico laghetto. Conseguenze immediate di tale opera furono le perdite di un’antico ponte e dell’adiacente vecchio mulino Mosceta, che furono sommersi dalle acque ma, come sempre accade, successivamente si manifestarono effetti collaterali dovuti al continuo saliscendi del livello dell’invaso che hanno prodotto dissesti idrogeologici tali da costringere la maggior parte dei pochi abitanti all’abbandono definitivo del paese. Oggi, l'antico borgo di Isola Santa è meta di gitanti domenicali , di turisti in cerca di pace e tranquillità, di escursionisti e di appassionati di pesca.
COME ARRIVARE:
In auto : si arriva a Isola Santa, da Castelnuovo Grafagnana, seguendo le indicazioni per Arni e Seravezza, seguendo la SP13 per circa 13 Km.
Dal mare, è possibile salire da Massa (uscita autostrada) attraverso Pariana, Altagnana ed Antona fino a varcare il Passo del Vestito, giungere ad Arni e quindi in località Tre Fiumi, per immettersi poi sulla via d'Arni SP13 (strada del Cipollaio), proveniente dalla Versilia (uscita autostrada) via Querceta- Serravezza-Ruosina. Da Tre Fiumi si prosegue in direzione Castelnuovo Garfagnana per poco più di 4 Km.
In autobus: Isola Santa è collegata a Castelnuovo Garfagnana e a Pietrasanta dalla linea E36 Castelnuovo-Arni-Stazzema-Pruno-Cardoso-Seravezza-Pietrasanta, dei Servizi Extraurbani delle Autolinee Toscane per la provicia di Lucca
In treno : usufruendo delle stazioni FF.SS. di Castelnuovo Garfagnana, di Pietrasanta e di Querceta, è possibile raggiungere in autobus Isola Santa con la linea E36 Castelnuovo-Arni-Stazzema-Pruno-Cardoso-Seravezza-Pietrasanta, dei Servizi Extraurbani delle Autolinee Toscane per la provicia di Lucca (vedi sopra).
Questo borgo sorse attorno ad un piccolo ”hospitale ” che aveva come matrice la Pieve di Careggine, nel quale, durante i secoli, hanno potuto trovare assistenza poveri ed ammalati e rifugio e ristoro non solo viandanti e pellegrini in transito tra la Garfagnana e la Versilia attraverso la Foce di Mosceta, ma anche e soprattutto contrabbandieri di sale.
Anche se diverse voci lo definiscono, come altre strutture dello stesso tipo in Garfagnana, una fondazione della contessa Matilde di Canossa, di esso si hanno notizie soltanto ad iniziare dal XIII secolo, quando, come riportato dal Repetti[1], nel 1260 tale ospitale ed il borgo furono soggetti ad una tassa pro-Crociate di lire 80, mentre alcuni altri storici arrivano a supporre che, vista l’importanza, seppur relativa, della via di comunicazione, Isola Santa potesse essere stata in precedenza una specie di avamposto forse dotato pure di una, seppur modesta, cinta muraria[2].
E' noto come il controllo delle vie di comunicazione, anche locali, e quindi dei loro traffici commerciali sia sempre stato appetito da chi deteneva il potere, ed è inoltre noto che i signori De Caricino, che governavano tutta quella zona erano imparentati con i Corvaresi, nobili versiliesi e in ottimi rapporti con la sede vescovile di Luni, per cui non ci si meraviglia se, notizie risalenti al Trecento, ci informano come intorno al Rettorato dell'hospitale di San Jacopo girassero ancora interessi di una certa parte della nobiltà dell’alta garfagnana, quella, appunto, legata ai Signori di Careggine e appartenente alla diocesi di Luni; tutto questo perdurò fino all’ultimo ventennio di quel secolo quando tale incarico fu affidato non più ad ecclesiastici raccomandati dalla nobiltà locale ma a semplici personaggi laici[3], a cui fu permesso di valersi dell’aiuto di conversi[4].
L’hospitale e l’attiguo locale ad uso oratorio vennero soppressi nel 1580, anche se già dal 1575 avevano perso la loro funzione iniziale ed erano stati adibiti a magazzini, ma nel 1608 vennero restaurati costituendo l’area sulla quale venne edificata l'attuale chiesa di San Jacopo (dedicata a San Giacomo Maggiore). A tal riguardo il Repetti riporta un accordo proprio di quell'anno tra gli abitanti di Capanne e quelli di Isola Santa per contribuire, metà per ciascuno, al mantenimento di un prete concesso dall’allora Vescovo di Lucca Alessandro Guidiccioni “il giovane”, per la costituzione di una parrocchia locale, vista l’eccessiva distanza di queste due frazioni dalla parrocchia più prossima, cioè quella di Careggine.
Il distaccato campanile, fu invece costruito molto più recentemente, nel 1899, come attesta la lapide murata sul suo portale.
Attualmente (10/03/2011) la chiesa è sconsacrata e considerata edificio pericolante e, al suo interno, naturalmente chiuso al pubblico, pare siano in corso opere di consolidamento e di restauro. Dal 1984 la parrocchia di Isola Santa è stata trasferita in una sede nuova, presso le nuove abitazioni, poco più in alto, lungo la strada che conduce a Capanne di Careggine.
Le antiche vie di Isola Santa:
Isola Santa ed il suo Hospitale di San Jacopo sono stati per lungo tempo punti obbligati di passaggio per chi dalla Versilia avesse dovuto recarsi in Garfagnana e viceversa. Attraverso di essi infatti passavano diversi percorsi piuttosto importanti che univano Castelnuovo Garfagnana, e quindi la Via Clodia secunda, allora vera e propria spina dorsale della Garfagnana, con la costa Tirrenica. A detta di molti questi sono i tracciati più probabili:
Il primo si sarebbe snodato sulla destra orografica della Turrite Secca, partendo da Castelnuovo, toccando dapprima Monterotondo, quindi passando per Sassi dirigendosi ad Eglio, da dove saliva all’Alpe di Sant’Antonio, per scendere a Pizzorno e quindi raggiungere Isola Santa.
Il secondo invece, sempre iniziando da Castelnuovo, snodandosi però sulla sinistra orografica della Turrite Secca, sarebbe transitato per Montalfonso e Rontano per salire poi alla Foce e raggiungere Mezzana prima ed i Colli di Capricchia poi, e quindi scendere a Capanne di Careggine e Isola Santa. Quest’ultimo itinerario in verità, era senz’altro più difficoltoso dell’altro dovendo attraversare l’orrido Passo di Scala, di cui diamo informazioni più dettagliate nella scheda del paese di Capanne di Careggine, ma consentiva, a chi ne avesse avuto la necessità, con una deviazione, di raggiungere anche Careggine.
Infatti, alla Foce, perveniva anche un percorso che, partendo da Careggine, sede dei nobili De Caricino, signori di tutto quel territorio, saliva al Passo della Formica per collegarsi poi all'itinerario già descritto.
Da Isola Santa, per raggiungere la Versilia, era poi possibile valicare le Apuane attraverso due percorsi: uno che passava per Col di Favilla dirigendosi a Mosceta per scendere da qui a Levigliani e quindi a Cansoli, Ruosina e Seravezza, e l’altro che invece, attraversava Puntato raggiungeva Fociomboli prima e il Passo dei Fordazzani poi, per scendere successivamente a Terrinca e riallacciarsi al precedente una volta raggiunta Cansoli.
Isola Santa era dunque, con molta probabilità, collegata con due percorsi a Castelnuovo Garfagnana ed alla via Clodia secunda e con un percorso alla sede signorile di Careggine, mentre, due valichi apuani la collegavano alla Versilia.
ESCURSIONISMO:
Isola Santa è un ottimo punto di partenza per escursioni molto belle ed interessanti.
Partendo dal piazzale antistante l'ex Ristorante "Da Giaccò" è possibile raggiungere, usufruendo di un tratto del GT (Garfagnana Trekking), il borgo di Capanne, da dove poi si può iniziare, seguendo il sentiero CAI 145, un bellissimo percorso per la vetta del Monte Sumbra, oppure seguire l'indicazione iniziale (GT) e raggiungere il paese di Vagli passando per il posto tappa di Capricchia e la Maestà del Tribbio (pur usufruendo, purtroppo, di un buon tratto di strada asfaltata).
Da Isola Santa è inoltre possibile raggiungere Col di Favilla e la Foce di Mosceta (Rifugio Del Freo) con il sentiero CAI nr.9, e da lì salire sul Monte Corchia e sulla Pania della Croce, o usufruire delle tante direzioni che offre il crocevia di Mosceta. Ancora da Isola Santa è altresì possibile aggirare il Pizzo delle Saette (sequenza sentieri 9-127-139) per raggiungere il Rifugio Rossi e da lì salire alla Pania della Croce oppure alla Pania Secca. Giunti a Col di Favilla, si può anche lasciare il sentiero nr.9 passare per Puntato e Fociomboli col nr.11, e raggiungere la vetta del Freddone.
Da Pizzorno, poco oltre Isola Santa in direzione Castelnuovo Garfagnana, è invece possibile raggiungere Piglionico col sentiero 138 e, da lì, percorrere un classico per il Rifugio Rossi e le Panie attraverso l'altopiano della Vetricia con il sentiero nr.7.
Consultando una carta e combinando i sentieri della zona sono possibili ulteriori itinerari, alcuni dei quali con percorso ad anello.
Itinerari E.A. relativi ad Isola Santa:
NOTE TURISTICHE:
E' possibile soggiornare in alcune abitazioni del vecchio borgo di Isola Santa che sono state ristrutturate a scopo turistico. E' inoltre attivo, presso la chiesa sconsacrata di San Jacopo, un caratteristico ristorante, proprio sulle sponde del lago.
Isola Santa è un apprezzato punto di pesca nel quale, soltanto raramente sono tollerate manifestazioni agonistiche. Per chi dovesse essere interessato Qui il regolamento di gestione della ZRS.
Nelle immediate vicinanze meritano senz'altro una visita, le Marmitte dei Giganti del Fosso dell'Anguillaia e del Fosso del Fatonero, raggiungibili, scendendo la Via d'Arni in direzione Versilia, sulla destra, poco prima di arrivare in località Tre Fiumi.
TRADIZIONI, MANIFESTAZIONI E SAGRE:
Il Santo Patrono, San Giacomo si festeggia il 25 Luglio.
Il Macconeccio:
era questa un'antica tradizione, oggi perduta, di Isola Santa e tramandatasi, pare, fin quando la castagna fu assolutamente indispensabile, cioè fino alla seconda guerra mondiale. Fu citata dal Vallisneri e poi riportata così dal Raffaelli:
"Ogni anno, nella notte di San Michele, (29 settembre), gli uomini discendevano nei campi per cacciare, secondo loro, le streghe e le incantatrici. Suonavano quindi campanelli, cembali, timpani ed altri strepitosi arnesi; tiravano colpi, urlavano come ossessi con quanta voce avevano in gola e ripetevano spesso la magica parola: Macconeccio, Macconeccio, Macconeccio; e con questo grido infernale credevano scongiurare dalle loro selve i fascini e gl'incantesimi, ed assicurarsi così il raccolto delle castagne.
La parola Macconeccio è composta da due vocaboli: macco, che vuol dire polenta, e neccio, che significa altro cibo a tutti noto, di farina di castagne; e però intendevano, con quel fiero baccano e con quelle voci, porre al coperto di qualunque stregheria i due cibi che formavano il principale, se non l'unico, loro nutrimento."
da Raffaello Raffaelli, "Descrizione geografica storica economica della Garfagnana".
[gv-11/03/2011]
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note
1 Emanuele Repetti (Carrara 1776-Firenze 1852), storico, geografo e naturalista, autore del “Dizionario Geografico, Fisico, Storico della Toscana”.
2 Il fatto che Isola Santa fosse da ritenersi un nodo cruciale per le vie di comunicazione e quindi di commercio, tra cui quello importantissimo del sale, tra la Versilia e la Media Garfagnana, potrebbe anche giustificare questa teoria.
3 Documenti del XIV secolo che riportano le varie successioni al rettorato di San Jacopo di Isola Santa, dimostrano come intorno a questo ospedale ci fosse un notevole giro di interessi da parte di certa nobiltà dell'alta garfagnana appartenente alla diocesi di Luni, finché, nel 1382, l'allora novello vescovo di Lucca (è bene ricordare che, nonostante gli ottimi rapporti con la Diocesi di Luni, il comune di Careggine dipendeva pur sempre da quella di Lucca) Antonio di Riparia, rimuove da tale carica il nobile Giovanni di Sala e lo rimpiazza con un laico di Careggine, certo Giovanni Concelli, dietro insistite richieste degli abitanti di quel paese. Questi si prese, col consenso del vescovo, due coppie del suo stesso paese come conversi.Tre anni dopo questo rettore era già cambiato, sebbene sostituito da un altro laico.(da STORIA E ARTE IN GARFAGNANA di Mons. Lorenzo Angelini, ed. Pacini Fazzi).
4 Il converso (sottinteso "frate"), usato anche al femminile come conversa (sottinteso "monaca"), indica una persona, adibita, in una struttura ecclesiastica, ad umili lavori, e che, pur vestendo un abito religioso, non ha formulato i voti. Ai tempi che riportiamo era un’usanza piuttosto comune soprattutto per individui che, pur privi di qualsiasi forma di cultura, aspiravano ad entrare in convento o in monastero.