(f.f.) Il Balzone è un modesto dirupo tra il monte Sagro e la Torre di Monzone diventato importante per la teleferica e per la ripidissima via di lizza omonime che univano i
bacini marmiferi del Sagro e del Borla, situati nel comune di Fivizzano, con la strada Monzone-Vinca e quindi con le segherie di marmo di Monzone. Opera impressionante la teleferica
per il dislivello che superava e per la sua lunghezza, ma non meno straordinaria ed ardita era la via di lizza scavata nella parete perpendicolare che scende dal Balzone, oggi
rimangono i segni del lavoro dei cavatori nei fori e nei piri e nelle tracce lasciate dallo sfregamento delle corde metalliche sulla roccia. La teleferica non esiste più e la via di
lizza è in stato di abbandono: è indispensabile salvarne almeno la memoria.
IL BALZONE
Il Balzone (1042 metri) è un dirupo che scende a strapiombo per oltre 400 metri nella valle della Canalonga e ne costituisce la testata. Questa valle finisce in quella di Vinca presso l’attuale strada provinciale Monzone-Vinca. Dal Balzone partiva una via di lizza che terminava presso un ponte di putrelle metalliche sul torrente Lucido. Nel 1907 fu costruita una funicolare per il trasporto del marmo proveniente dalla cave del Borla e del Sagro la cui stazione di partenza è proprio sul punto più alto della rupe.
Il Balzone è un contrafforte nord del Monte Sagro. Ci si arriva facilmente seguendo una marmifera che si stacca dal sentiero 39 oppure seguendo una deviazione del 174 presso le cave del Borla. È ancora presente una grossa costruzione in buon stato di conservazione che era sede dei motori di alimentazione della teleferica e gli scivoli in cemento armato della teleferica stessa. Poco distante ci sono ruderi di abitazioni (le case dei Monzonari) usate dai cavatori durante il periodo di lavoro per evitare di tornare a casa ogni giorno.
LIZZA DEL BALZONE
Sotto il Balzone partiva una via di lizza diretta allo sbocco della valle di Canalonga tra Monzone e Vinca destinata a portare a valle il marmo del Sagro e del Borla. Fu fatta costruire dalla ditta Walton, proprietaria delle cave, e fu operativa dal 1887. Il primo tratto dalle cave è molto tranquillo ed era percorso da trattrici ed oggi è una facile deviazione del sentiero 39.
La vera via di lizza inizia da quota 940 metri, da questa quota si scende a destra, per un breve ed orrido canale compreso tra il Balzone e la rupe panoramica e ci si può aiutare con un cavo piuttosto arrugginito. Segue il tratto intagliato direttamente nel monte, molto esposto, ma piuttosto largo, pulito e con fori per i piri della lizzatura e segni molto evidenti lasciati dalle corde d’acciaio durante la discesa dei blocchi di marmo.
Segue un tratto con un po’ di vegetazione ed un altro in cui la vegetazione è molto sviluppata sul tratto esposto ed un tratto in cui la via è franata ed occorre aiutarsi con le mani, ma qua non c’è esposizione, poi la via curva a sinistra entrando nel bosco. Si scende per sfasciumi e poi, superato un canale secondario, ci si porta a destra sempre nel bosco con discesa molto ripida fino a trovarsi nel greto del canale principale in cui ci sono molte corde giganti di acciaio della vecchia teleferica. Il dislivello diminuisce ed il tratto finale è allo scoperto e con una curva decisa a destra ci si dirige verso il ponte di putrelle sul Lucido proprio sulla strada Monzone-Vinca presso l’inizio del tratto a tornanti per Vinca. Il percorso è lungo circa 2,5 km, è ben segnato, con segni rossi, ed è facilmente percorribile da escursionisti esperti ed allenati, ma da evitarsi con pioggia, neve e ghiaccio.
TELEFERICA DEL BALZONE
Dalla rupe del Balzone partiva una via di lizza diretta allo sbocco della valle di Canalonga tra Monzone e Vinca, ma essa era pericolosa e costò la vita a diversi cavatori ed era insufficiente per il trasporto del marmo a valle, la produzione, infatti, superava le 15000 tonnellate annue.
Per questi motivi nel 1907 fu poi costruita, dalla ditta Walton, una funicolare aerea ad un’unica campata per il trasporto del marmo proveniente dalle cave del Borla e del Sagro, che portava fino a 6 tonnellate. In seguito con lavori effettuati nel periodo 1924-1927 fu costruita la vera e propria teleferica che arrivò a trasportare fino a 30 tonnellate, sia marmo che autocarri.
La stazione di partenza era 1042 metri e quella di arrivo 414 con un dislivello di 628 metri ed una lunghezza complessiva di 1600. Essa usava un sistema “va e vieni” con due linee distinte di trasporto, una in salita ed una in discesa: per esempio mentre scendevano 20 t ne potevano salire 5. Esistevano poi complessi sistemi di contrappesi e messa in tensione delle corde di 60 mm e lungo la linea c’erano tre supporti-cavalletto a portico.
La teleferica fu progressivamente abbandonata con la costruzione della carrozzabile Carrara-Campocecina che permetteva di portare il marmo a valle più rapidamente e con costi inferiori, anche se nel versante carrarese.
La teleferica smise l’attività nel 1957 e fu completamente smantellata. Di essa rimane lo scivolo di cemento armato ed una costruzione vicina che forniva la necessaria energia e reperti minori nella valle della Canalonga.
Dell’opera rimangono solo delle fotografie che qua non riportiamo poiché protette da copyright, in alcune insieme ai blocchi scendono i cavatori. È possibile visitare Il museo del Lavoro nella valle del Lucido che si trova nella stazione ferroviaria di Monzone (Fivizzano) ed ammirare le fotografie di Ilario Bessi della teleferica oltre ad un modello della stessa.
TERRAZZA PANORAMICA DEL BALZONE
Di fronte al Balzone si trova un parapetto aereo (995m) su una rocca a strapiombo che è parte dei contrafforti della Torre di Monzone. Qua arrivavano alcuni cavi della struttura della teleferica e ci sono alcuni edifici di servizio, anche a questo luogo si può facilmente pervenire seguendo un sentiero che si diparte da quello per il Balzone a quota 940. Da questo piazzale si gode una veduta splendida su tutta la valle della Canalonga, sul Balzone e la via di lizza e sul Pizzo d’Uccello.
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