"Si erge sublime, scosceso, isolato il Pizzo d’Uccello, che è senza contrasto la più pittoresca delle piramidi della catena, e che, quale appare da questo punto e da tutta la Lunigiana, merita il nome di Cervino Apuano[1]"
(G. Dalgas)
(f.f.) è uno dei monti più belli delle Alpi Apuane[2] e la sua
piramide rocciosa gli conferisce un aspetto alpino e severo. È il monte principe per le arrampicate con la sua splendida parete Nord sfida per moltissimi arrampicatori che vengono qua
da tutta Italia per scalarla. Salire per la via normale, ben segnata, è il battesimo dell’escursionista apuano che entra a contatto con la roccia delle nostre montagne e conquista una
delle vette più belle con un pizzico di impegno alpinistico.
PIZZO D’UCCELLO
È la prima cima importante delle Alpi Apuane che si incontra partendo da nord. Raggiunge i 1782,8 metri ed è quindi settimo per altezza.
Da qualsiasi parte lo si guardi ha una sagoma piramidale rocciosa ed ardita e dà alla zona circostante un aspetto alpino, che giustifica il nome di Cervino delle Apuane.
Il monte ha la forma di una piramide con tre facce e tre creste: la cresta Nord-Est o di Capradossa e la Sud-Sud-Est che delimitano il versante orientale di forma triangolare. La cresta Ovest-Nord-Ovest è molto lunga e corre verso il monte Bardaiano fino al Pizzo dell’Aquila, essa a sud scende verso Vinca mentre a nord forma la imponente parete Nord.
Il versante sud-ovest si affaccia sulla valle di Vinca di fronte al monte Sagro, quello orientale dà verso Val Serenaia di fronte alla mole possente del monte Pisanino ed il versante nord incombe sul Solco di Equi di cui forma la testata.
Il monte è compreso tra la provincia di Massa-Carrara (comuni di Casola Lunigiana e di Fivizzano) e quella di Lucca (comune di Minucciano) in particolare la vetta è intersezione dei tre confini.
La montagna, per le sue caratteristiche, rappresenta la più importante meta apuana degli arrampicatori: in particolare la famosa parete Nord con i suoi 700 metri di dislivello verticale.
La parete nord fu vinta solo il 9 ottobre 1927 attraverso la “Via dei Genovesi”.
La via normale alla vetta lungo la cresta sud-sud-est è facile ed adatta agli escursionisti esperti, ma presenta le sue difficoltà per cui non deve essere sottovalutata.
Interessante è anche la cresta Nattapiana con andamento nord-occidentale, essa è lunga 2 km e domina il paese di Vinca. I fianchi della montagna sono percorsi anche da due vie ferrate: la Domenico Zaccagna e la Mario Piotti che permettono di effettuare un anello attorno al monte.
Il nome, probabilmente, deriva alla montagna dalla presenza di corvi che qua nidificano e dalla presenza in passato dell’aquila reale.
Pare che negli ultimi tempi sulle rupi sia tornata a nidificare l’aquila reale e questo ha portato al divieto di arrampicata sportiva sulle pareti del Solco che ha causato proteste e polemiche da parte degli arrampicatori.
Era abitudine degli abitanti della vicina Vinca accendere falò sulla vetta del monte la notte di S Giovanni e quindi il monte fu salito da arditi pastori locali ben prima degli alpinisti che esplorarono la zona nel secolo XIX.
VERSANTI E CRESTE
Cresta Sud-sud-est
Su di essa passa la via normale, ben segnata, che porta in vetta con un percorso divertente con qualche tratto che necessita l’aiuto delle mani per quella che è una semplice arrampicata. Il percorso inizia dalla foce del Giovetto e passa per l’antecima sud-est.
Versante Est
Ha forma triangolare e si affaccia su Val Serenaia con un dislivello di circa 200 metri. Alla sua base passa il sentiero 181 dal quale si sale abbastanza facilmente.
Cresta di Capradossa
È il tratto che si innalza dalla Foce Siggioli (1390 metri) fino alla quota 1590 a cui segue il pianoro omonimo inciso con un intaglio e che poi continua in direzione Nord-est. Essa termina nella zona del Giovetto. Può essere percorsa senza grosse difficoltà e porta all’antecima sud-est. Si chiama, invece, Costiera della Capradossa il crinale che da Poggio Baldozzana (1330 metri) arriva a Foce Siggioli e costituisce il crinale spartiacque tra il Solco di Equi e la Valle del Serchio di Gramolazzo. Essa ha andamento nord-sud ed è percorsa dal sentiero 181 e poi si abbassa mantenendosi ad est della Cresta della Capradossa.
Parete Nord
È la più bella parete delle Apuane, si sviluppa per oltre 2 km superando un dislivello di oltre 700 metri nella parte più alta proprio sotto la vetta. Essa è costituita da marmo e da grezzoni, presenta lastroni grigi intersecati da canali, camini e fessure. Il suo dislivello, naturalmente, cala spostandosi verso ovest fino ai 350 metri in prossimità del monte Bardaiano. Alla base della parete, nella sua parte più alta, ci sono i cosiddetti Cantoni di Neve Vecchia, una concavità che degrada verso il Solco di Equi. La parete fu citata da Francis Fox Tuckett[3] nel 1883, scrivendo del panorama che si gode dalla vetta del Pizzo:
sotto il rispetto del panorama, questo è inferiore a quello della Pania, ma il grande scoglio del
Pisanino che si innalza dal Piano di Minucciano, e la testata del Solco di Equi, 3000 piedi sotto la
parte Nord, che potrebbe stare al pari con una di quelle alpine, rendono le immediate vicinanze estremamente sorprendenti
La parete fu vinta, per la prima volta, il 9 ottobre 1927 dopo una serie di tentativi falliti, iniziati nel 1922, dagli alpinisti dei Cai Ligure: A. Daglio, Antonio Frisoni, Attilio Sabadini e E. Stagno. La via da loro seguita è chiamata Via dei Genovesi. I puristi ritengono però che la prima vera ascesa sia quella del 2 ottobre 1940 in quanto la via dei genovesi arriva alla Capradossa e da qua sale per un canalone parallelo alla cresta. Gli autori della salita furono i milanesi S. Colnaghi e Nino Oppio che hanno dato il loro nome alla via (Oppio-Colnaghi) detta anche Via Classica. Dopo la guerra l’esplorazione della parete è stata completata con l’apertura di numerose altre vie di ascesa alcune delle quali con l’utilizzo dei famigerati chiodi ad espansione tanto criticati dagli alpinisti classici. Per accedere alle diverse vie si parte dalla Casa dei Vecchi Macchinari.
Cresta Ovest-nord-ovest (Cresta di Nattapiana)
È una lunga cresta rocciosa che dal Colle di Nattapiana sale alla piramide sommitale del Pizzo d’Uccello. Si sviluppa per 2,5 km in direzione ovest-nord-ovest e separa la valle di Vinca da quella del Solco di Equi. Il crinale è irregolare: un continuo saliscendi di salti di rocce intervallati da pendii erbosi, dai 1781 metri del Pizzo scende ai 1250 del Colle di Nattapiana. Tra le varie cime si distingue il Monte Bardaiano (1409 metri) per la sua strapiombante parte nord e la Punta Nattapiana (1280 metri) all’estremità occidentale. La cresta è adatta a rocciatori per la forte esposizione ed alcuni passaggi difficoltosi. È possibile percorrere un semi-anello lungo i fianchi della cresta utilizzando due sentieri attrezzati: il 190 (ferrata Zaccagna) ed il 191 (ferrata Piotti).
Versante Sud-ovest
È molto meno alto della parete nord e presenta costoni rocciosi, canali e pendii erbosi. Può essere affrontata da punti diversi con difficoltà diverse, ma adatte agli arrampicatori partendo sempre dalla zona di Vinca.
LA VETTA
La vetta rocciosa è piuttosto ampia e presenta un ometto ed una piccola croce di ferro posta in loco negli ultimi anni. Il panorama è molto interessante su Val Serenaia e tutti i monti che la circondano, sul Sagro e sul golfo della Spezia e le isole, sulla Tambura, il Sumbra e le Panie. Il percorso più breve per arrivare alla vetta inizia dal Rifugio Donegani, più lungo è partire da Vinca.
NE HANNO SCRITTO
Zolfanelli – Santini
Ascensione del Pizzo d’Uccello e del Pisanino. Il generale Ezio De Vecchi e l’avv. Arnaldo Pozzolini il 10 di agosto del 1873 ascesero, a quanto fu scritto nella Nazione del 19
agosto dello stesso anno, queste due altissime Panie, una delle quali, il Pisanino, nella sua massima punta, fu sempre giudicata inaccessibile per l’erba sdrucciolevole che ivi si
trova e per l’asperità della montagna, priva di sentieri naturali o tracciati. Non ostante i due alpinisti partiti da Carrara la mattina del 10 bivaccarono la sera stessa alle falde
dell’ultima cima del Pizzo d’Uccello e ne effettuarono l’ascensione l’indomani allo spuntare del giorno. Fin qui nulla di straordinario, perchè i pastori vanno sulla massima punta del
Pizzo d’Uccello a fare i così detti fuochi di San Giovanni, ed i cacciatori vi si riducono come i primi per un dente prossimo al Pizzo maggiore, che dà adito al medesimo girandolo
attorno; anzi di recente due arditi cacciatori di aquile si calarono dal Pizzo d’Uccello ad estrarre gli aquilotti dal nido, e siccome questo giaceva in una grotta, così il calato
dovè dondolarsi alquanto per poter entrare in quella. Armato di rivoltella potè estrarre gli aquilotti senza aver da combattere con la madre assente[4]
Caselli
In passato la sera della vigilia di San Giovanni (23 giugno), per tutti gli abitanti delle Capanne [del Giovo] era una gran festa: due dei più destri ed arditi, s’arrampicavano
sul Pizzo d’Uccello (m. 1781) ad appiccare il fuoco ad erbacce secche e rami di piante resinose, mentre giù nella piccola spianata, al chiarore del Fuoco di San Giovanni ed al suono
d’un par di zufoli s’iniziava il ballo, rallegrato dalle giovani salite dal paese, convinte che un ballo ala chiarore di quelle fiamme preservava dal malocchio e dalle
streghe[5]
ANELLI INTORNO AL PIZZO
La rete di sentieri e la presenza di tre sentieri attrezzati permettono interessanti percorsi ad anello a difficoltà diversa per durata e per fatica.
FERRATE
Ben tre sentieri attrezzati, che alcuni chiamano forse impropriamente ferrate, circondano il Pizzo d’Uccello permettendo di effettuare anche un interessante anello già descritto sopra:
Piotti
Il sentiero attrezzato corrisponde al sentiero 191 che collega la Foce dei Lizzari con il Giovetto. È dedicato a Mario Piotti morto nel 1981 a Vecchiano PI, ma genovese di origine e fu predisposto dalla sezione di Pisa del Cai nel 1981.
Tordini-Galligani
Collega la zona delle cave del Cantonaccio, alla base del Pizzo d’Uccello, con quella di Foce Siggioli poco a nord della quale termina. Il dislivello è di circa 400 metri, dai 1000 metri del punto di partenza ai circa 1400 di quello di arrivo, con sviluppo lineare di 550. Non è difficile dal punto di vista tecnico, ma è un po’ esposta nella parte finale. La salita è agevolata da scalini scavati nella roccia e dal cavo metallico steso per tutto il percorso. Il primo tratto è ancora contornato da vegetazione mentre in alto è più ripida ed esposta ed anche più interessante per i panorami che offre. Fu allestita dal Cai di Pisa nel 1971 ed inaugurata il 25 aprile del 1972. Il nome completo è: “Sentiero attrezzato foce Siggioli in memoria di Brunello Tordini e Pierluigi Galligani”, ma ormai è conosciuta semplicemente come Tordini-Galligani. Costoro erano soci del Cai di Pisa ed entrambi perirono in montagna nel 1970.
Zaccagna
Si trova nel versante nord del sentiero 190 dalla Foce dei Lizzari fino alle cave del Cantonaccio. In parte nel bosco ed in parte su pareti rocciose, la pendenza è elevata ed il terreno piuttosto accidentato. La via ferrata richiederebbe una buona manutenzione. La costruzione della ferrata ed il recupero di questo sentiero, chiamato anche sentiero del Cantonaccio, fu un’idea del Cai di Carrara risalente alla fine degli anni settanta del secolo scorso. Infatti esistevano antiche tracce di sentiero dal Cantonaccio (alta Val Sigliola) per Vinca sul versante settentrionale della cresta Nattapiana. Il difficile sentiero era usato sia dai vinchesi che dagli abitanti di Ugliancaldo per passare da un versante all’altro e per procurarsi tronchi di faggio per le lizze specialmente nella “Buca della Rossola” sotto la parete nord del monte Bardaiano. Il sentiero è stato ripristinato dal Cai di Carrara ed attrezzato con cavi metallici nelle parti più difficili. È stato intitolato all’ingegner Domenico Zaccagna (Carrara 1851, Roma 1940) insigne geologo e tra i fondatori della sezione Cai di Carrara. Egli percorse la lunga cresta Nattapiana per effettuare rilievi geologici dal 1878 al 1897. Il sentiero fu aperto nel 1986 e si raccorda con l’altra ferrata della Nattapiana cioè la Piotti a formare un semianello.
LE FOCI
Giovetto
È una sella a quota 1497 metri ai piedi del Pizzo d’Uccello. Dal Giovo al Giovetto è la terza piccola foce ed è raggiungibile col sentiero 181. Da qua parte la strada più facile per salire al Pizzo, segnata di bianco-rosso ed il sentiero 191 per il sentiero attrezzato Piotti che va ad innestarsi poi con il 190.
Foce di Giovo
Anche foce di Giogo, è situata a 1500 metri. È una ampia sella erbosa tra la Cresta Garnerone ed il Pizzo d’Uccello e mette in comunicazione la Valle di Vinca con Val Serenaia. È luogo sempre frequentato e, in genere, è ventoso. Il panorama da foce di Giovo è splendido sul Sagro, sul Pisanino e sul Pizzo d’Uccello che incombe in tutta la sua imponenza, ma spostandoci di pochi metri possiamo godere della bella vista sull’intero Orto di Donna (monti Cavallo e Contrario). Il luogo è erboso, ameno, ampio ed invita al riposo ed alla contemplazione. Qua è presente un palo con le indicazioni dei sentieri: a nord il 181 per il Giovetto, Foce Siggioli ed Ugliancaldo, il 175 che scende in basso per Vinca, il 37 che scende verso il Rifugio Donegani e Val Serenaia, mentre dalla parte opposta va a Capanna Garnerone e Forno e quindi, nella parte iniziale, coincide con il 175 ed il 179 per Cava 27 ed il rifugio Orto di Donna a sud.
Foce dei Lizzari
Intaglio roccioso a 1265 metri di quota subito ad est del Pizzo dell’Aquila nella cresta Nattapiana: raggiungibile con il sentiero 190 sia da Vinca che dalle cave del Cantonaccio mediante il sentiero attrezzato Zaccagna. Il nome deriva dal fatto che i vinchesi passavano di qua per accedere alle faggete del versante settentrionale del Pizzo (detto del Cantonaccio) per procurarsi i pali di faggio per costruire le lizze.
Foce Siggioli
Situata a 1390 metri tra la Costiera e la Cresta di Capradossa. È un ottimo punto panoramico sulla parete nord del Pizzo. Poco a Nord finisce la ferrata Tordini-Galligani. È attraversata dal sentiero 181 e qua inizia il 187 per il rifugio Donegani.
Poggio Baldozzana
Si trova a circa 1330 metri. è un ampio dosso prativo molto panoramico sia sul Pisanino che sul Pizzo d’Uccello. Esso costituisce la prima quota importante del crinale che divide la valle del Serchio di Gramolazzo dal Solco di Equi, detto Costiera della Capradossa. È attraversato dal sentiero 181 da Ugliancaldo e qua arriva il 189 da Foce Rifogliola.
ALTRI LUOGHI
Cantoni di Neve Vecchia
Concavità a nord del Pizzo d’Uccello alla base della imponente Parete Nord. È caratterizzata da lastroni di marmo e calcare giallastro. Nei pressi iniziano alcune delle vie di arrampicata al monte. Il nome deriva dal fatto che a causa della scarsa insolazione la neve rimane a lungo in questi luoghi.
Casa dei Vecchi Macchinari
Casetta in pietra a 897 metri che si trova sulla marmifera da Ugliancaldo per le Cave del Cantonaccio. Qua inizia il sentiero attrezzato Zaccagna 190 e ci sono le indicazioni per la Tordini-Galligani. È luogo di partenza per accedere alle diverse vie di arrampicata della Nord del Pizzo d’Uccello.
Rimandiamo, per altre informazioni, agli articoli specifici di questa rubrica: Solco di Equi, Vinca e Val Serenaia (con indicazione dei rifugi della zona).
SENTIERI
Sentiero 37
Forno Canal Regollo (ca 300m) - Foce Navola (1295m) innesto 173 - Foce Rasóri (1320m) innesto 186 e 168 – Capanna Garnerone (1260m) innesto 173 A (con la revisione della numerazione
diventa solo 173) – innesto 175 - Foce Giovo (1500m) innesto 181 e 179 – Rifugio Donegani (1150m). Unisce la zona di Forno con la valle di Vinca e la Garfagnana. Lungo questo
percorso, prima della foce di Navola nella parte massese, era presente il rifugio Giovanni Pisano del Cai di Pisa. Da Capanna Garnerone il sentiero in breve esce dal bosco e costeggia
a mezza costa la cresta Garnerone, prima in discesa, poi in lieve salita, supera un ravaneto, vegetazione varia e si innesta nel 175 insieme al quale arriva alla Foce di Giovo. Con la
revisione della numerazione del 2008 il vecchio sentiero 37 A (in realtà bis) diventa 37 ed il vecchio tratto di 37 per il rifugio diventa 37 A.
Sentiero 37A (o bis)
Con la revisione del 2008 il sentiero 37 A (bis) diventa la prosecuzione del 37, mentre il tratto del 37 in Orto di Donna diventa 37 A. Esso permette di evitare la via di cava.
Sentiero 39
Torano La Piastra (267m) – Ravaccione (ca 430m) - La Conca - Boscaccio - Foce Pianza (1279m) innesto 173 – innesto 174 - La Stretta - Vinca (808m) innesto 175 e 190 – Àiola (336m) innesto 11 TL - Equi Terme (284m). Da Equi il sentiero supera il ponte principale diretto al borgo e l’edificio che sarà la Porta del Parco e subito dopo attraversa il torrente Fagli su un ponte a schiena d’asino. Dopo pochi metri ritrova la strada e subito dopo entra in un castagneto per una mulattiera che porta fino al cimitero di Àiola e poi al borgo diviso in due nuclei. Giunti alla chiesa, sita nel secondo nucleo, il sentiero prende a sinistra mentre a destra il TL prosegue in discesa verso Monzone. Il paese termina subito dopo ed in sentiero entra nel bosco di castagni dove inizia a salire. Supera un primo bivio per l’Eremo di S. Giorgio, poi supera i ruderi del Castellaccio e più avanti la vegetazione si dirada, passa per una passerella d’acciaio ed arriva ad una maestà presso la seconda deviazione per l’Eremo. Vicino troviamo la Casa S. Giorgio e dopo un tratto molto bello abbarbicato alle pendici del monte arriva alla Madonna Vecchia di Vinca dopo la quale rientra nel bosco. Dopo aver superato altre due maestà arriva ad una chiesa in restauro e subito dopo alla strada, attraversa Vinca, riprende la strada asfaltata fino ad entrare nuovamente nel bosco. Il sentiero poi arriva ad un ponte sul Lucido ed inizia a salire. Alcuni tratti sono attrezzati con corda metallica e sono addossati al monte, da qua passavano i cavatori per andare a lavorare alle cave del Sagro e del Borla. Presso il passo dello Zappello il sentiero esce dal bosco ed inizia la discesa, inizialmente molto panoramica sul Pizzo e Vinca poi esso diventa una larga marmifera che porta alle case Walton ed a Foce di Pianza da cui è possibile scendere a Torano.
Sentiero 175
Vinca (808m) - Maestà di Canale Doglio (ca900m) bivio sentiero 38 – Capanne del Giovo (ca1250m) – tracce innesto 191 – innesto 37 - Foce di Giovo (1500m). Antica via di comunicazione
di Vinca con la valle di Orto di Donna e da qua con la Garfagnana. Fino alla Maestà il tracciato è comune con il 38. All’inizio, dopo la strada, si entra in un castagneto, poi si
passa per una lastronata di roccia con la forra e le marmitte del canale Doglio. Poco dopo la maestà e poi si entra nel castagneto che in alto diventa un bosco di conifere. Superata
una fonte si arriva all’aperto nella zona delle Capanne da cui l’ultimo tratto di salita porta alla Foce.
Sentiero 181
Pieve S.Lorenzo (350m) - Argigliano (378m) innesto trekking Lunigiana - Ugliancaldo (743m) innesto 176 – innesto 192 - Poggio Baldozzana 1330m) - Costiera di Capradossa (1465m) - Foce Siggioli (1390m) innesto 187 – Foce del Giovetto (1497m) innesto 191 - Foce di Giovo (1500m). Spettacolare per la vista sulla nord del Pizzo d’Uccello, ma in generale molto panoramico e variato nel suo svolgimento. Dalla Foce del Giovetto il sentiero costeggia sulla sinistra quota 1539 tra macchie di faggio ed arriva al Giovo. Sentiero faticoso con qualche tratto un po’ esposto.
Sentiero 187
Rifugio Donegani (1150m) – Foce Siggioli (1386m) raccordo ferrata Tordini Galligani e sentiero 181. è un sentiero piuttosto semplice che passa nel bosco e si stacca dalla marmifera oltre il rifugio, ben indicato da una placca metallica. Serve per collegare la zona del rifugio con la Foce evitando il più impegnativo sentiero 181.
Sentiero 190
Vinca (808m) - Foce dei Lizzari (1265m) – sentiero attrezzato Domenico Zaccagna - Cantonaccio (ca 1000m) - Casa dei Vecchi Macchinari (897m) - raccordo ferrata Tordini-Galligani (ca 990m). Dalla piazzetta attraversiamo il borgo in salita fino ad uscirne per un castagneto e per prade erbose (i Casali) che ci portano ad un rimboschimento a pini. Dopo essere saliti per la pineta saliamo per roccette fino al bivio 190-191. Qua deviamo a sinistra ed arriviamo subito alla Foce dei Lizzari dove le due ferrate si incontrano.
Sentiero 191
Giovetto (1497m)- sentiero attrezzato Mario Piotti - Foce dei Lizzari (1265). Sentiero impegnativo sul versante sud della Cresta Nattapiana. Esso supera rocce e lastroni con l’aiuto di tratti attrezzati della ferrata.
Sentiero 192
Equi Terme (284m) - Il Solco - Strada marmifera del Cantonaccio - La Sbarra - Canale Fronchio – innesto sentiero 181 - Poggio Baldozzana (1338m). Il sentiero inizia dal borgo superato il ponte sul Lucido bisogna deviare a sinistra passando presso la piscina dell’impianto termale. Il sentiero costeggia il versante Nord del Monte Grande fino alla curva verso destra che immette nel Solco. La marmifera rimane nel fianco sinistro della valle e supera due brevi gallerie tra le quali si trova una cappella dedicata alla Madonna. Un centinaio di metri più avanti superata la sbarra che impedisce l’accesso delle auto alle cave il sentiero devia a sinistra attraversando il torrente ed entrando nel bosco. Ne esce sulla marmifera che collega Ugliancaldo con le Cave del Cantonaccio, si continua sulla sinistra e si supera un’altra sbarra fino alla deviazione, poco visibile, sulla destra per il Poggio Baldozzana. Il sentiero entra nel bosco nuovamente seguendo la valle del Canale Fronchio per poi uscire per praterie sommitali ed immettersi nel 181 che parte da Ugliancaldo.
ITINERARI RELATIVI AL PIZZO D'UCCELLO:
note
1 Gustavo Dalgas, Un giro attorno al Pisanino, Bollettino del Club Alpino Italiano, n° 29, vol XI, 1877. Il punto di osservazione citato è la Foce del Cardeto. G. Dalgas (1823-1888) nato in Toscana da padre danese, ingegnre, visse a Firenze dove fu vice-presidente della locale sezione del Cai e grande estimatore delle Alpi Apuane.
2 L’importanza di questo monte è confermata dall’ampio spazio che gli è dedicato nella guida più importante delle Alpi Apuane: Euro MONTAGNA, Angelo NERLI, Attilio SABBADINI, Alpi Apuane, CAT-TCI, Milano, 1979. Seconda edizione. Da pagina 167 a pagina 190.
3 Il testo fu pubblicato in inglese sull’Alpin Journal, vol. XI, n° 82, novembre 1883. Può essere consultato in: Carlo MARIANI, L’ombrello di Freshfield. Relazioni di viaggio e storia dell’esplorazione nelle Alpi Apuane (1865-1905), Giardini Editori e stampatori, Pisa, 1986. Pag 160-166. Francis Fox Tuckett (1834-1913), di famiglia scozzese, fu alpinista ed esploratore e scalò anche sulle Alpi Apuane.
4 Cesare ZOLFANELLI, Vincenzo SANTINI, Guida alle Alpi Apuane, Tipografia di G. Barbèra, Firenze. 1874. Ristampa anastatica a cura di Multigrafica Editrice, Roma, 1983. Pag. 124-125.
5 Carlo CASELLI (Il Viandante), Lunigiana ignota, Tipografia Moderna, La Spezia, 1933. Ristampa anastatica a cura di: Arnaldo Forni Editore, Bologna, 1980. Pag 135.