(f.f.)
CERASTIUM APUANUM
Cerastium apuanum Parl.[1]
Il nome generico deriva dal latino cerăste(n), dal greco kerástēs = armato di corna, da κέρας (kéras) = corno, per l’aspetto del frutto. Il nome generico deriva dalle Alpi Apuane dove la pianta è endemica.
La specie è conosciuta volgarmente come cerastio apuano, peverina delle Apuane o peverina di Scarano.
Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[2]:
232. – Cerastium arvense – L. – var. apuanum (Parl.)
(luoghi in cui è stata osservata:) Sotto il Sagro (Sim., Becc.) sul M. Tambura, alla Focolaccia, alle Sorgenti del Frigido, alla Maestà di Vinca (Somm.), sopra Vinca al Pizzo d’Uccello, al Puntone della Piastra, al M. Borla, alla Cima di Gioia e alla Rocchetta sopra le Casette in territorio di Massa.
Fiorisce in giugno e luglio. Pianta perenne erbacea.
La specie è oggetto di studi specifici ed esistono varie altre denominazioni che creano confusione:
Cerastium scaranii Ten., Cerastium arvense var. hirsutum Ten., Cerastium arvense var. etruscum Fiori.
Inoltre esistono specie simili, ma sicuramente distinte.
Di sicuro c’è che Cerastium apuanum è specie diploide mentre Cerastium arvense è tetraploide per cui il Cerastium apuanum nostro sarebbe un patroendemismo[3]
LA PIANTA
Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Caryophyllidae; Ordine: Caryophyllales; Famiglia: Caryophyllaceae; Genere: Cerastium; Specie: apuanum.
Forma biologica: Emicriptofita scaposa (simbolo: H scap). Emicriptofita (simbolo H): pianta erbacea biennale o perenne con gemme svernanti a livello del suolo che sono protette dalla lettiera o dalla neve. Scaposa (simbolo Scap): pianta dotata di asse fiorale eretto e spesso senza foglie.
Descrizione: la pianta forma un cespuglietto alto da 20 a 40 cm lignificato solo alla base. All’estremità dei numerosi fusticini cilindrici ci sono da uno a tre fiori bianchi del diametro di circa un centimetro provvisti di cinque petali bilobati a forma di cuore. Le foglioline sono opposte, ovali o lanceolate e larghe da 4 a 7 mm e lunghe da 15 a 30 mm e rivestite da corta peluria che le rende morbide al tatto. Però i rapporti tra lunghezza e larghezza possono variare da 1:4 a 1:2 ed anche la peluria può mancare. Il frutto è una capsula[4] cilindrica leggermente incurvata e contiene semi con verruche.
Antesi:. da aprile a luglio a seconda delle altitudini.
Tipo corologico: endemismo e delle Alpi Apuane e dell’Appennino lucchese (in particolare Pania di Corfino[5])
Habitat: è molto frequente su tutti i rilievi apuani da quote modeste fino alle vette dai 500 ai 1500 metri. Vegeta nei ghiaioni, macereti e pendii rupestri, ma anche in ambienti erbosi e soleggiati e lungo sentieri. Si trova nelle fessure della roccia, tra le pietre e sui detriti in zone aride ed erbose quasi sempre su terreno calcareo, ma, di rado, anche su terreno siliceo.
Conservazione: la specie non è considerata a rischio, anche se, naturalmente, non deve essere danneggiata ed il fiore non deve essere colto.
Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui
Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.
note
1 Parl. è l’abbreviazione usata per le piante descritte da Filippo Parlatore (Palermo 1816 – Firenze 1877). dopo gli studi in medicina si dedicò alla botanica, fu professore all’Università di Firenze e direttore del Giardino dei Semplici.
2 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 60.
3 Patroendemismo: è una specie che si è mantenuta diploide e quindi primitiva in un territorio dove è endemica ed ha originato in zone vicine specie poliploidi.
4 Frutto secco deiscente che, alla maturazione, si apre liberando numerosi semi.
5 La Pania di Corfino può essere considerata un’appendice calcarea delle Alpi Apuane inclusa nell’Appennino lucchese. Dal quale si diversifica sia per la struttura delle rocce che per la vegetazione.