(f.f.) la Daphne laureola è una specie presente nel sottobosco di latifoglie fino a circa 1200 metri. È abbastanza comune ed è pianta velenosa.
IL GENERE DAPHNE
Famiglia Thymelaeaceae.
Daphne L. 1753. Classificata da Linneo nel 1753.
Il nome del genere deriva dal greco δάφνη (= lauro, alloro) latinizzato in daphne. Δάφνη (= Dafne) è anche il nome della ninfa mutata in alloro. Infatti le foglie delle piante di questo genere somigliano a quelle dell’alloro (Laurus nobilis).
Dafne era figlia del dio-fiume Peneo e Apollo se ne innamorò, non ricambiato[1]. Quindi la ninfa fuggì inseguita dal dio e, quando stava per essere raggiunta, supplicò il padre di trasformarla in modo da sottrarsi al dio. Il padre acconsentì e la trasformò in alloro. Apollo, non potendo avere l’amore della fanciulla, fece del lauro la sua pianta sacra e se ne adornò il capo.
Una variante del mito dice che Dafne suscitò l’amore di Leucippo figlio di Enomao, re di Elide. Costui travestito da donna si conquistò l’amicizia di Dafne e delle sue amiche. Apollo geloso ispirò alle ragazze il desiderio di bagnarsi a una fonte per cui fu scoperto l’inganno, Leucippo si rese invisibile per sottrarsi all’ira delle ragazze e Apollo si precipitò a catturare Dafne che fuggì e pregò Zeus di salvarla come avvenne trasformandola in alloro.
Il genere Daphne comprende circa una settantina di specie, una decina delle quali spontanee nel territorio italiano.
Sono piccoli arbusti o bassi cespugli alti da pochi centimetri fino a un metro e più. Il fusto è generalmente legnoso con foglie caduche o persistenti e piccoli fiori tetrameri e frutti a drupa.
Queste piante sono diffuse in Europa centrale e meridionale, per lo più sui rilievi, nell’Africa mediterranea, nelle zone temperate della Siberia e in Asia centro-occidentale.
Quasi tutte queste piante sono velenose anche se sono usate nella medicina popolare.
Alcune specie sono usate come decorazione nei giardini rocciosi e nei parchi per la bellezza dei loro fiori
Tra le specie presenti in Italia ricordiamo:
Daphne alpina L. (dafne alpina), ha foglie corte e caduche e fiori bianchi e piccoli.
Daphne gnidium L. (gnidio, erba corsa), tipica delle zone costiere era usata dai pescatori di frodo per avvelenare il pesce, mentre i frutti giallastri erano usati per sofisticare il pepe.
Daphne laureola L. (olivella o laureola), sempreverde con piccoli fiori giallastri e frutti dalla forma di oliva, neri a maturità. Si trova nei boschi submontani e montani.
Daphne oleoides Schreber (dafne spatolata), sempreverde con piccoli fiori bianchi.
DAPHNE LAUREOLA
Daphne laureola L.
Classificata da Linneo nel 1753.
Conosciuta volgarmente come: laureola, olivella
Il nome specifico laureola deriva dal latino laurĕus, a, um (= dell’alloro) e quindi è rafforzativo del nome del genere.
La Daphne laureola è un arbusto sempreverde alto fino a un metro, raramente di più, con fusti eretti e ramificati in alto dove sono presenti le foglie verde scuro e lanceolate. I fiori sono piccoli, verdastri e raccolti in corimbi. È pianta velenosa e la linfa causa eruzioni cutanee al contatto con la pelle, anche il frutto e le foglie sono tossiche.
È pianta tipica del sottobosco temperato e, fuori del suo habitat, può diventare infestante. Può essere usata come pianta ornamentale.
Nell’antichità era utilizzata come lassativo ed emetico e la corteccia era ritenuta avere proprietà antinfiammatorie. Attualmente gli studiosi stanno sperimentando sostanze presenti nella pianta che avrebbero proprietà antitumorali.
Sulle Alpi Apuane essa è presente nel sottobosco di diverse latifoglie e può essere presente anche oltre i mille metri di quota.
Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[2]:
1259. – Daphne Laureola - L. [Daphne laureola L. subsp. laureola]
(luoghi in cui è stata osservato:) Nei boschi tra Codena e Bergiola Foscalina, alla Brugiana, a Bedizzano, al Biforco sopra Forno e tra Gronda e Resceto, al Giovo, alla Tambura, tra Castelpoggio e Fosdinovo, a Tendola e a S. Terenzo Bardine, tra Fivizzano e Sasslbo, tra Equi e Aiola e tra Monzone Alto e Vinca.
Volg. Laureola e olivella.
Fiorisce in marzo e aprile. Pianta legnosa.
Egli cita altre specie dello stesso genere:
Daphne alpina L. [Dahne alpina L. subsp. alpina]
Daphne glandulosa Bert. [Daphne oleoides Schreiber]
Daphne gnidium L. (tipica della macchia mediterranea)
Daphne laureola L. [Dahne laureola L. subsp. laureola]
LA PIANTA
Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magniliopsida; Sottoclasse: Rosidae; Ordine: Myrtales; Famiglia: Thymelaeaceae; Genere: Daphne; Specie: Daphne laureola.
Forma biologica: Fanerofita cespugliosa (simbolo: P caesp). Cespugliosa o cespitosa (simbolo: caesp) significa che il portamento è cespuglioso.
Descrizione: arbusto sempreverde alto fino a un metro. Ha fusti lunghi, eretti e glabri che si ramificano in alto dove sono presenti le foglie. La corteccia è grigiastra con segni trasversali che sono la cicatrice delle foglie cadute. Le foglie sono verde scuro e lucide, più chiare nella pagina inferiore, con corto picciolo, sono alterne e coriacee e lunghe fino a 13 cm. Esse compaiono prima dei fiori che formano un corimbo apicale, essi sono piccoli, leggermente profumati e verdastri a forma di tubo che si apre in 4 lobi appuntiti. Il frutto è una drupa ellissoidale nera a maturità.
Antesi: febbraio - aprile
Tipo corologico: submediterraneo. Vegeta nell’Europa meridionale e in parte di quella centrale e in Marocco, Algeria e nelle Azzorre. In Italia è assente solo in Val d’Aosta.
Habitat: margine di sentieri, boschi di latifoglie abbastanza freschi da 200 metri fino a 1200 e a volte oltre. Predilige i terreni calcarei.
Conservazione: in Toscana non è considerata specie a rischio mentre lo è in altre zone del nostro paese. L’elenco toscano contiene: Daphne alpina L. subsp. alpina e Daphne cneorum L.
Altre foto possono essere consultate qui
Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.
note
1 La fanciulla fu vittima della vendetta di Eros nei confronti di Apollo. Infatti quest’ultimo un giorno prese in giro Eros che stava tendendo un arco dicendogli che quell’arma era troppo potente per lui. Quindi Eros scoccò due frecce: una, dalla punta d’oro per accendere la passione amorosa, che scagliò contro Apollo e l’altra, con la punta di piombo che impediva la passione stessa, con cui trapassò la sfortunata ninfa. Quindi Dafne non avrebbe mai potuto soddisfare l’amore del dio Febo Apollo.
2 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 254.