(f.f.) la rosa canina è molto diffusa nel nostro territorio. I suoi falsi frutti rossi sono molto ricchi di vitamina C, e, se maturi, sono gradevoli anche per l’uomo oltre che per altri animali. Il fiore a cinque petali è molto bello come quello di tutte le altre rose selvatiche.
IL GENERE ROSA
stat Roma pristina nome, nomina nuda tenemus[1]
Famiglia Rosaceae
Rosa L fu classificato da Linneo nel 1753.
Il nome generico Rosa deriva dal latino rŏsa (= rosa, fiore e pianta).
Il genere Rosa è originario dell’Asia con alcune specie europee, nord-africane e nord-americane, esso comprende circa 200 specie, con molte varietà e cultivar e numerosi ibridi. Queste piante sono cespugliose, arbustive e rampicanti alte da 20 cm fino a 5 metri. Hanno foglie generalmente caduche, ma possono anche essere sempreverdi, alterne e imparipennate, formate da 5-7-9 foglioline dentate. I rami sono, in genere, spinosi. I fiori sono ermafroditi, più o meno profumati, con dimensioni, forma e colore variabili, generalmente con 5 petali. Essi hanno numerosi stami e pistilli e i frutti sono acheni contenuti in un falso frutto detto cinorrodio derivante dal ricettacolo del fiore.
Le rose preferiscono i climi freddi, i terreni compatti e calcarei ed esposizione soleggiata.
La rosa è considerata la regina dei fiori per la sua bellezza, infatti essa è usata come pianta ornamentale e per la coltivazione in vaso, in questi casi si usano varietà con moltiplicazione del numero dei petali. Industrialmente alcune varietà sono usate per il fiore reciso. Dai petali di alcune specie si estraggono l’essenza di rosa e aromi usati in profumeria, in cosmetica e in pasticceria.
I petali hanno proprietà astringenti e le foglie sono antidiarroiche, i frutti sono ricchi di vitamina C e sono diuretici, sedativi, astringenti e vermifughi. Dalle foglie si ricava poi un apprezzato tè.
La rosa ha stimolato la nascite di molti miti e leggende e di un ampio simbolismo laico e religioso.
È simbolo della bellezza fuggevole per la sua durata effimera. È custode dei segreti poiché con i petali nasconde la sua parte più intima. La forma concentrica evoca la ruota del tempo che scorre e quindi il ciclo vita-morte, da cui il rosone delle chiese. È simbolo dell’Uno ineffabile, dello Spirito Santo e di Cristo.
Le specie spontanee in Italia sono una quarantina alcune delle quali sono presenti nel territorio apuano, tra esse ricordiamo:
Rosa arvensis Hudson con i petali bianchi
Rosa canina L. e le specie a essa imparentate
Rosa pendulina L. con petali rosa scuro, presente nelle praterie in quota
Rosa pulverulenta M. Bieb con i petali rosa, essa è presente sul Pizzo d’Uccello e nelle Apuane meridionali
Rosa serafinii Viv. con petali dai colori variabili dal bianco al rosso, essa non è, comunque, molto diffusa ed è specie protetta.
ROSA CANINA
Rosa canina L.
Classificata da Linneo nel 1753.
Conosciuta volgarmente come: rosa canina, rosa selvatica, rosa di siepe
Il nome specifico canina deriva dall’aggettivo latino cănīnus, a, um (= relativo a cane) poiché Plinio il Vecchio sosteneva che l’infuso delle sue radici guarisse la rabbia.
La Rosa canina è diffusa in Europa, Asia, nord-Africa ed è naturalizzata in America e Australia. In Italia è presente su tutto il territorio nazionale ed è la più comune delle rose selvatiche.
Si presenta come arbusto o alberello con fusti legnosi ricchi di grosse spine rosse arcuate. È molto diffusa nel territorio apuano nelle boscaglie, nei cespuglieti, nei boschi degradati dove funziona da pianta pioniera. È presente fino a 1500 metri di quota.
Il falso frutto (cinorrodio) è commestibile e molto ricco di vitamina C e di altri importanti principi attivi, in particolare, antiossidanti, e viene usato per preparare marmellate. Il frutto secco è poi usato per preparare infusi e decotti. Sono usate anche le foglie e i fiori. Le principali proprietà sono antinfiammatorie, antiallergiche, astringenti, diuretiche e toniche.
Spesso sui rami sono presenti galle sferiche, provviste di lunghi peli rossicci e ricche di tannini, dovute alla puntura di un insetto.
In passato la Rosa canina si usava come portainnesto per avere rose resistenti alla siccità e al gelo, ma questa pratica è oggi abbandonata.
Essendo questa pianta assai diffusa ha stimolato la nascita di leggende e credenze relative a diversi aspetti della vita comune. In particolare le si riconoscevano proprietà contro il malocchio e sortilegi vari.
In genere si parla di Rosa canina come un insieme di specie, sottospecie e varietà molto simili tra loro (da venti a trenta diffuse principalmente in Europa)[2]. Per differenziarle si considera la presenza o meno di peli sui peduncoli florali e sui sepali; la pelosità o meno delle foglie e la conformazione del margine delle stesse. Considerando poi che queste piante ibridano con facilità ne consegue una gran difficoltà nella corretta classificazione. Alcune di queste varietà e di questi ibridi sono apprezzati dai giardinieri.
Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[3]:
514. – Rosa canina – L. α – lutetiana (Lem.) [Rosa canina L. var. canina]
(luoghi in cui è stata osservata:) Comune nelle siepi e boschi al Cinquale, ai Quercioli, al Mirteto, alla Celia e a Codupino, al M. di Pasta, tra Castelpoggio e il M. Bastione, tra Ceserano e Canova di Aulla, a Pallerone, tra Villafranca e Mocrone, a Filattiera e nei dintorni di Pontremoli.
Volg. Rosa canina, rosa selvatica comune.
Fiorisce in maggio e giugno. Pianta legnosa.
516. – Rosa canina – L. – var. glaberrima (Du Mort.) [Rosa canina L. sensu Bouleng.]
(luoghi in cui è stata osservata:) In territorio di Carrara presso Colonnata e Bedizzano (Bolzon).
Fiorisce in maggio. Pianta legnosa.
517. – Rosa canina – L. η – dumetorum (Thuill.) [Rosa canina L. var. corymbifera (Borkh.) Rouy]
= Rosa collina – Bert.
(luoghi in cui è stata osservata:) in territorio di Massa ai Tecchioni e a Belvedere sotto il Carchio, nella valle di Antona. Fra Barbarasco e Tresana in Lunigiana, a Pontremoli e a Arzelato di Zeri.
Fiorisce in maggio. Pianta legnosa.
Pellegrini cita altre specie dello stesso genere: Rosa agrestis Savi; Rosa alpina L. [Rosa pendulina L.]; Rosa harvensis Hudson; Rosa canina var. dumalis Bechst. [Rosa dumalis Bechst.]; Rosa gallica L.; Rosa pomifera Herrm. [Rosa villosa L.]; Rosa sempervirens L.
LA PIANTA
Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta; Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Rosidae; Ordine: Rosales; Famiglia: Rosaceae; Genere: Rosa; Specie: Rosa canina
Forma biologica: Nano-fanerofita (simbolo: NP). Le fanerofite (simbolo P) sono piante perenni e legnose con gemme svernanti poste a un’altezza maggiore di 30 cm dal suolo. Le nano-fanerofite hanno le gemme poste tra 30 cm e 2 metri d’altezza.
Possiede anche le caratteristiche delle: Fanerofita cespugliosa (simbolo: P caesp). Cespugliosa o cespitosa (simbolo: caesp) significa che il portamento è cespuglioso.
Descrizione: cespuglio o arbusto legnoso perenne, alto fino a 3 metri, molto ramificato. Possiede radici fascicolate molto profonde e i rami sono penduli e cosparsi di robuste spine mentre i rami secondari sono verdi. Ha foglie caduche, imparipennate con alla base 2 stipole lanceolate, esse sono formate da 5-7 foglioline verdi, ovali, appuntite, lunghe 2-4 cm e dentellate ai margini. I fiori si trovano su peduncoli glabri, solitari o a gruppi di 2-3, sono delicatamente profumati e hanno 5 petali bianchi o rosati e numerosi stami. Il falso frutto, detto cinorrodio, matura in autunno, è piriforme, carnoso e di colore rosso vivo a maturità, esso contiene numerosi acheni, che sono i veri frutti, duri e coperti di peli corti e rigidi.
Antesi: maggio – luglio.
Tipo corologico: paleo-temperato (presente in Europa, Asia e nord-Africa e naturalizzata in Nord-America, Australia e Nuova Zelanda). Presente in tutta Italia.
Habitat: radure, arbusteti, boscaglie, margine dei boschi. Ama suoli profondi e moderatamente aridi. È presente dal piano fino a oltre 1500 metri.
Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette dove sono presenti le congeneri Rosa glutinosa Sibth et Sm., Rosa pimpinellifolia L. e Rosa serafinii Viv.
Altre foto possono essere consultate qui
Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.
note
1 Potremmo sintetizzare questa frase dicendo che la bellezza della rosa è fugace e di essa rimane un’impressione o solo il nome del fiore. Questa frase è una variazione (originata probabilmente da un refuso di stampa) dell’originale stat Roma pristina nome, nomina nuda tenemus. Essa è tratta da un verso del monaco benedettino Bernardo di Morval, vissuto nel XII secolo, ed è contenuta in De contemptu mundi. La traduzione del verso è dell’antica Roma è rimasto il nome, noi abbiamo solo nudi nomi cioè la fama e la gloria sono effimeri e di esse rimangono solo nomi. Ne consegue che l’uomo deve cambiare il suo atteggiamento da amore per il mondo a contemplazione dello stesso. La fortuna della frase è dovuta al fatto che con essa Umberto Eco chiude il suo celeberrimo romanzo Il nome della Rosa e per Eco il senso della frase è analogo a quello del monaco. Infatti Adso, il narratore della storia, alla fine della sua vita riflette sulla vanità del vivere e sul mistero della morte che annulla la realtà e ogni diversità nella tenebra divina.
2 La Rosa canina è generalmente pentaploide (5 volte il numero base dei 7 cromosomi del genere Rosa), ma può essere tetraploide o esaploide. Queste piante presentano un particolare tipo di meiosi detto permanent odd polyploidy nel quale si formano solo 7 bivalenti (quindi una sola serie di cromosomi omologhi) e gli altri cromosomi rimangono monovalenti e non partecipano ai processi di ricombinazione genica. Questo potrebbe comportare degradazione genetica nei monovalenti con conseguenze ancora da studiare.
3 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 112-113.