(f.f.) questo sentiero è stato recentemente segnato e ridisegnato permettendo all’escursionista di percorrerlo completamente. Non è difficile, ma presenta un breve tratto un po’ esposto e, naturalmente, le difficoltà aumentano con il maltempo e con neve e ghiaccio. La zona è stata piuttosto trasformata dall’apertura di piccole cave in passato, ma rimane molto panoramica sulle Apuane settentrionali. L’escursione permette di visitare due importanti borghi della montagna massese strategici per gli escursionisti essendo molti i sentieri che partono da essi o nelle loro immediate vicinanze.
SENTIERO 161
Il sentiero è di competenza del Cai sezione di Massa che ne cura la manutenzione. Molto recentemente è stato completamente sistemato e reso percorribile.
Tragitto
Resceto (485m) [innesto 35 (Via Vandelli) e 165] – Monte Castagnolo (1003m) – innesto 36 – Celia Caldia (472m) – Forno (poggio della Greppia) (274m).
Informazioni sulla zona di partenza
Il percorso inizia da Resceto, frazione montana di Massa da cui dista 11,5 km.
Da Massa si segue via Bassa Tambura in direzione Forno, a 4 Km si incontra Canevara, a 6,5 Km a sinistra la strada si dirige a Forno, si continua invece per il ramo di destra, si superano le Guadine e Gronda e si continua la strada che finisce a Resceto (11,5 km) nella piazzetta del paese (mantenersi sempre a sinistra).
Alcune corse dell’ATN portano da Massa a Resceto e viceversa, ma la domenica è possibile salire solo con una corsa alle 14 e una alle 19 e scendere alle 14.30 e alle 19.30.
È, naturalmente possibile partire anche da Forno, altra frazione montana di Massa da cui dista 7,5 km (l’attacco del sentiero richiede circa un altro km).
Seguendo le indicazioni sopra seguiamo il ramo di sinistra e a 7,5 km raggiungiamo Forno che si sviluppa lungo il torrente e la strada. Superiamo il Pizzo del Cotonificio che si trova di fronte alla ex-Filanda che oggi ospita un Centro di Accoglienza del Parco delle Apuane. Proseguiamo per circa 1 km fino al bivio dove parcheggiamo: a sinistra un ramo della strada sale al Vergheto mentre di fronte la strada si dirige a Biforco.
Diverse corse portano da Massa a Forno e viceversa e la domenica ce n’è una prima delle 8 per raggiungere il paese montano e una pomeridiana e una serale per tornare a Massa.
Descrizione del percorso
Difficoltà: EE (sentiero difficile). Questa classificazione dipende da un unico tratto un po’ esposto da evitarsi assolutamente con ghiaccio e neve. Inoltre c’è un altro tratto, evitabile salendo alla cima del Castagnolo, che diventa insidioso con il ghiaccio. Per il resto sarebbe da classificare E. Partendo da Resceto il dislivello in salita è poco più di 400 metri e poi tutto il resto è praticamente in discesa. Invece da Forno la salita è maggiore, ma decisamente fattibile.
Stato del sentiero: dopo un lungo abbandono è stato recentemente segnato e reso percorribile. È necessario però indicare meglio la partenza da Resceto e segnare la parte alta sopra la fonte del Callarolo anche se la direzione da prendere è abbastanza chiara. Sarebbe bene indicare anche la deviazione per la cima del monte Castagnolo anche se le tracce di sentiero sono evidenti. Tutto il resto è ben segnato. Nella parte iniziale qualche tratto è degradato per il passaggio di pecore e capre e per i boschi qualche tratto è degradato per l’abbandono della montagna e la presenza di alberi abbattuti dalle intemperie. Nel complesso comunque lo stato del sentiero è accettabile e, a tratti, anche buono.
Tempi:
Resceto – Castagnolo: 01h 40’
Castagnolo- innesto 36: 01h 20’ (totale 03h 00’)
Innesto 36 – Forno: 01h 55’ (totale: 04h 55’)
Forno – innesto 36: 02h 30’
Innesto 36 – Castagnolo: 01h 45’ (totale 04h 15’)
Castagnolo – Resceto: 01h 10’ (totale: 05h 25’)
Il percorso
Partiamo dal paese di Resceto dove è semplice parcheggiare: o nel parcheggio alla fine della strada o lungo la strada stessa. Oggi lasciamo l’auto lungo la strada presso le prime case del borgo. In 5’ siamo all’inizio del sentiero 161 a sinistra con un tratto iniziale scalinato. Le indicazioni non sono molte, ma l’attacco del sentiero è circa venti metri dopo la deviazione che entra nel paese per dirigersi alla chiesetta. Salendo invece i segni bianco-rossi del Cai non mancano. Saliamo nel castagneto per ampi tornanti e a 23’ incrociamo una strada sterrata, testimonianza della stupidità e dell’avidità umana: essa avrebbe dovuto collegare la zona di Resceto con Gorfigliano, mediante galleria sotto la Tambura, in realtà si è fermata poche centinaia di metri più avanti sprecando denari della collettività. Attraversiamo la strada e leggermente sulla sinistra vediamo la continuazione del sentiero per alcuni gradini cementati. All’inizio il sentiero si mantiene basso, parallelo alla strada, poi sale abbastanza segnato seguendo ancora dei tornanti, occorre fare un po’ di attenzione per le varianti che possono indurre in errore. A 48’ arriviamo a un bel punto panoramico sul Monte Pelato e sul Carchio e subito dopo il sentiero cambia versante e arriva alla “bonifica di Resceto” costituita da una serie di terrazzamenti sulle pendici del monte Castagnolo costruiti negli anni trenta del XX secolo e ormai in completo abbandono e invasi da alberi e ginestre. A 54’ arriviamo aduna vecchia vasca presso la sorgente del “Callarolo” e saliamo alla sua sinistra per un tratto non ben segnato, ma ben evidente che in 5’ ci porta a un altro bel punto panoramico molto aperto. Fatti pochi metri sulla sinistra ci sono segni per Forno-Pian dei Santi (sentiero non numerato e non indicato nelle cartine). Poi rientriamo nel bosco e seguiamo il sentiero fino ad arrivare a 01h 07’ su un bel crinale panoramico sul quale prospera, nella giusta stagione, una tipica pianta marittima come il cistus salvifolius. Noi seguiamo il crinale per poi rientrare a 01h 15’ in un bosco di pini, percorso il quale arriviamo a 01h 24’ ad una finestra naturale sulla roccia (904m) molto panoramica sul Sagro, Grondilice, Contrario e Cavallo fino al monte della Mandriola. Nei pressi c’è un capanno di cacciatori. Continuiamo sulla destra e il sentiero è ora più ripido e sale rasente le rupi del monte Castagnolo. All’inizio ci sono i ruderi di un riparo sotto roccia probabilmente di pastori, continuiamo a salire e a 01h 38’ arriviamo a un pianoro panoramico. Il sentiero continua a sinistra, noi invece seguiamo le tracce di sentiero che, a destra, portano alla modesta vetta del monte Castagnolo (1003m) [questa è la vetta minore del monte, la più alta di 1010 metri può essere raggiunta con qualche tratto difficile] dalla quale poi si scende facilmente per pendii erbosi a recuperare il sentiero [se dal pianoro continuiamo a sinistra il sentiero continua con qualche breve tratto un po’ esposto da fare con attenzione e aggira il monte Castagnolo in pochi minuti fino a una lapide con indicazioni del sentiero e subito dopo i ruderi della Ca’ di Mario]. Il panorama dal monte Castagnolo è veramente eccezionale sui monti dal Sagro fino al Sella, con ben evidenti le vie di lizza per la Focolaccia e la via Vandelli. Ci fermiamo un po’ a godere il panorama e poi scendiamo fino ai ruderi della “Ca’ di Mario” dove recuperiamo il sentiero che continua in leggera discesa fino ad aver di fronte un bel fungo roccioso detto “La Rocchetta” (1065m) che somiglia vagamente ad una faccia. A fianco di questo roccia tracce di sentiero scendono sulla destra per portarsi a Casa Castagnolo con percorso a tratti un po’ esposto. Noi continuiamo fino ad arrivare a 01h 59’ alla sella della Cima della Croce (979m) presso la quale un altro sentiero più semplice, sempre sulla destra, porta a Casa Castagnolo, continuando invece per il crinale si perviene alla Cima della Croce e proseguendo ancora alla Cima della Mandriola (1106m). Noi scendiamo a sinistra seguendo i segni ben evidenti del sentiero 161 per le pendici della Mandriola, a 02h 12’ passiamo presso un assaggio di cava con ravaneto, avendo di fronte il Monte Sagro e dopo 5’ il sentiero scende ripido tra alberi. A 02h 28’ siamo presso una cava abbandonata con alcuni poteaux, un piazzale e alcuni blocchi. Il sentiero continua ben segnato per un ravaneto dove è necessaria un po’ di attenzione per non smuovere troppo le roccette, a 02h 41’ siamo a un taglio di cava. Poco dopo il sentiero segue un costone roccioso ripido e alberato che a 03h 00’ ci porta sulla marmifera: il sentiero 36 che segue la marmifera stessa sale verso destra e a pochi metri c’è una bella sorgente. Il nostro sentiero adesso sale di nuovo nel bosco mantenendosi a mezza costa e poi scende nuovamente per una costa alberata fino a una cava abbandonata (03h 20’) dalla quale scendiamo con bel panorama sulle cave di Biforco e sulle Apuane dal Sagro fino al Cavallo per un breve tratto di via di cava fino a trovare, sulla destra, dopo 5’ un’altra via di cava che sale a una sella (601m) con tentativo di cava cui arrivava un marmifera da Canal Cerignano. Scendiamo a destra fino a un assaggio di cava poi saliamo nuovamente e a 03h 32’ siamo praticamente alla base della Cresta Ovest della Cima della Croce (monte della Mandriola) a circa 610 metri, a sinistra c’è un riparo in pietre molto degradato: la zona è molto panoramica, continuiamo e dopo 10’ siamo a un altro interessante punto panoramico. Costeggiamo ancora il monte e a 03h 58’ segue un tratto da fare con attenzione per circa 5’ su roccette un po’ esposte e subito dopo entriamo in un castagneto piuttosto degradato con una fonte ben indicata, ma a secco. Segue un tratto di discesa ripida nel bosco terrazzato alla fine del quale sulla sinistra c’è un bivio per le case di Celia Freddìa (ca 530m). Il sentiero diventa una via di lizza e arriva a un antico poggio caricatore a 04h 18’ dove ci sono ancora alcune cariche di marmo pronte per essere trasportate a valle. Seguiamo ancora il sentiero che passa per antichi terrazzamenti ormai invasi dalla vegetazione e a 04h 23’ siamo al bivio per Celia Caldìa raggiungibile a destra per tracce di sentiero. Curviamo a destra per una breve visita a questo gruppo di case poste in posizione molto soleggiata, molto interessanti i terrazzamenti per viti, ulivi e ortaggi. Ancora oggi qualcuno frequenta questo piccolo borgo anche se molte case sono ormai in malora. A 04h 28’ siamo nuovamente sul sentiero, superiamo una vecchia tubatura di cemento e poco dopo c’è un bivio che prendiamo verso sinistra, costeggiamo un ravaneto che rimane a destra mentre di fronte è ben evidente il Sagro, in avanti il sentiero diventa una vecchia via di lizza per le molte cave, o tentativi, aperti in zona, essa è piuttosto degradata in basso. A 04h 50’ arriviamo al greto del Canal Secco (punto più basso del sentiero a 251m) che attraversiamo facilmente perchè, come dice il nome, esso è praticamente sempre senza acqua. Adesso saliamo per una zona dove sono in corso lavori di sistemazione, superiamo una sbarra e siamo sulla strada asfaltata (04h 55’) di Forno dove il sentiero termina (o inizia). Sulla destra c’è uno spiazzo dove è possibile parcheggiare l’auto: di fronte inizia la strada per la zona Pianello-Vergheto mentre in avanti la strada continua per la zona di Biforco.
Aspetti di rilievo del sentiero
Resceto
Paese nel comune di Massa a quota 485 metri. Si trova ai piedi della Tambura e del monte Cavallo ed è dominato dalla mole di Piastra Marina. La carrozzabile della bassa Tambura finisce nella piazzetta di questo paesino e si continua con la famosa via Vandelli. Il borgo si sviluppò proprio dopo la costruzione della Vandelli e non presenta particolarità oltre la posizione che è molto panoramica. È un paese di cavatori e di pastori, le case sono costruite di ardesia e brecciame di marmo e la chiesa è dedicata alla beata Vergine del Carmine. Ogni anno si tiene la rievocazione storica della lizzatura la prima domenica di agosto. È nodo strategico per gli escursionisti delle Apuane massesi, da qua parte il sentiero 35 (via Vandelli) e le diramazioni 166 e 166 bis (nuova numerazione 166 A) per il rifugio Aronte alla Focolaccia, inoltre la diramazione 170 per la foce delle Vettoline. Poi parte il sentiero 165 per le cave Gruzze o Cruze seguendo il canale dei Vernacchi (nelle cartine IGM dei Piastriccioni) e il sentiero 161 per Castagnolo e Forno e, con deviazione, ancora la foce delle Vettoline.
Bonifica di Resceto
Lungo il sentiero 161, a circa 45’ da Resceto, ci sono i terrazzamenti della cosiddetta bonifica. Questi furono realizzati, in periodo di autarchia, dalla dittatura fascista negli anni 1937 e 1938 nel tentativo di strappare terreno coltivabile alla montagna. Furono create una trentina di terrazze alle pendici del monte Castagnolo tagliando i castagni. Esse dovevano essere coltivate a frumento e ortaggi e non mancavano gli alberi da frutto come i ciliegi. In zona era presente anche una fonte detta del “Callarolo” presso la quale venne costruita una vasca. La bonifica era destinata agli abitanti di Gronda, Casania, Guadine, Forno e naturalmente Resceto. Dopo la guerra il tentativo velleitaro fu, naturalmente, abbandonato e per cercare di rimediare alla deturpazione ambientale se ne aggiunse un’altra cioè la piantumazione di conifere, piante non adatte alla zona. Oggi le terrazze sono state nuovamnete occupate dalla vegetazione di alto fusto e da rovi e ginestroni anche se l’impianto delle terrazze rimane ancora ben visibile.
Monte Castagnolo
A Resceto pronunciano anche Castagnòlo. Il monte è una modesta vetta scistosa che raggiunge i 1010,6 metri di quota, è situata a ovest di Resceto ed è interamente compreso nel territorio del comune di Massa. Esso si trova sulla dorsale che scende dalla coda del monte Cavallo subito dopo il monte della Mandriola. La vetta minore di 1003 metri è erbosa e facilmente accessibile, mentre quella principale, poco più alta, richiede di superare un salto di roccia. Il panorama è molto bello dal Sagro, al Grondilice, Contrario, Cavallo, Tambura, cresta del Sella e oltre. In particolare sono ben visibili le vie di lizza per le cave alla base del Cavallo e la via Vandelli e poi la costa con le isole dell’arcipelago toscano e il golfo della Spezia. Visto dalla bonifica di Resceto il monte appare roccioso e su questo versante è stata anche aperta una via di arrampicata.
Cima della Croce
È la modesta quota 1057 metri che si eleva a sud nel Monte della Mandriola facilmente raggiungibile dalla sella omonima a quota 979.
Monte della Mandriola
È una bella cresta marmorea di color grigio, interamente nel comune di Massa, che dalla Sella del Monte della Croce a sud si dirige a nord-est verso la foce della Vettolina. In esso riconosciamo la Cima della Croce, a 1057 metri, e la più alta Cima della Mandriola a 1106 metri frequentata spesso da capre. Esse possono essere raggiunte dalla vicina sella situata a 979 metri. Nei versanti orientali si trovano le cave omonime e alcuni edifici diroccati tra cui la Casa Castagnolo. Il crinale è molto panoramico dal monte Sagro fino al monte Altissimo e in particolare su Cavallo, Tambura e Sella. Il nome, che si pronuncia Mandrióla, molto probabilmente ricorda le attività pastorali del territorio. Il termine mandra significa gregge, branco di animali, ma anche recinto per animali e spelonca, stalla.
Casa Castagnolo
Conosciuta localmente come “Ca’ di Bolan” è formata interamente di sassi. Si trova a 980 metri di quota alle pendici orientali del Monte della Mandriola. Il luogo è straordinariamente panoramico su Cavallo, Tambura, Sella e loro vie di lizza, compresa la via Vandelli. La casa Castagnolo era casale di pastori, ma la zona era anche intensamente coltivata con ottima produzione di patate. Fino a pochi anni fa era presente uno splendido noce di fronte alla casa che è poi caduto nel 2004 o nel 2005 (sicuramente era giù nel 2006). In alto c’è il crinale della Mandriola e la relativa cava con alcuni edifici. Si arriva in pochi minuti alla casa dal sentiero 161, aggirando la Rocchetta oppure partendo dalla sella alla base della Cima della Croce.
Celia Caldìa
Nome del versante occidentale della Valle di Celia, così chiamato per la buona insolazione. In zona erano presenti cave e vie di lizza e un abitato di case ben soleggiate che si sviluppa per terrazzamenti in cui si coltivava la vite e l’ulivo oltre a ortaggi e cereali. Ormai il borgo è molto degradato e le case sono in rovina.
Forno
Paese a monte nel comune di Massa a quota 212 metri. Esso si è sviluppato tra le pendici del Tamburone e il letto del fiume Frigido, per cui è piuttosto allungato ed è formato da case a molti piani addossate alla roccia e percorso dalla strada per le cave, in particolare due casoni a più piani, alla sinistra del fiume, erano le case delle operaie della Filanda. Esso è compreso tra la valle di Colonnata a ovest, quella di Vinca a nord ed è circondato dalle Apuane: dal Grondilice fino alla Tambura e oltre. Anticamente era denominato Rocca Frigida per le fredde acque del fiume Frigido che qua ha le sue sorgenti, presso la Filanda, e per la presenza di una Rocca di incerta ubicazione. Il paese si sviluppò per la lavorazione del ferro nel XIII secolo che continuò fino al XVI secolo per terminare con l’esaurimento del legname che era necessario per alimentare i forni di fusione del metallo, tra l’altro da questi forni prese la denominazione attuale. Quindi il paese si riconvertì all’agricoltura e alla pastorizia. In seguito prosperò la fabbricazione dei cappelli di feltro e nella prima metà del 1800 furono aperte le prime cave di marmo, ma lo sviluppo demografico del paese si ebbe con l’apertura della Filanda. Forno è tragicamente noto anche per la rappresaglia nazi-fascista del 13 giugno 1944 che fece 75 vittime e che è ricordata da un monumento all’ingresso del paese. Forno è importante come punto di partenza per numerose escursioni, da esso partono il sentiero 169 per le Casette e Colonnata, il 161 per Resceto e salendo di poco il 37 per il canal Regòllo, il 38 per Foce Luccica, il 167 per gli Alberghi, il 168 per canal Fondone e Foce Rasóri e il 36 per Foce della Vettolina.
Deviazioni e possibilità di escursioni
Il sentiero 161 si innesta con altri sentieri e permette di effettuare varie escursioni che dipendono dall’escursionista.
Diamo qualche suggerimento:
Itinerari relativi al Sentiero CAI 161:
Commento
Questo è un itinerario esplorativo poco frequentato e di recente sistemato. Offre alcuni interessanti spunti: le case di Celia Caldìa poste in splendida posizione, ma ormai in abbandono quasi completo, testimoniano della durezza della vita del passato. Innumerevoli poi le testimonianze dell’escavazione del marmo con cave abbandonate e altre in attività, vie di lizza e marmifere che hanno completamente sconvolto questa zona apuana. Interessanti poi sono i panorami sulle montagne apuane dal monte Sagro fino al monte Cavallo. Proseguendo saliamo al Monte Castagnolo e alla zona circostante in posizione privilegiata rispetto al Cavallo e alla Tambura e alle loro ardite vie di lizza. Di un certo rilievo poi la Bonifica di Resceto.
La lunghezza del sentiero rende piuttosto lungo e faticoso il percorso andata-ritorno in un’unica giornata anche perchè diventerebbe puro esercizio fisico mancando i tempi per le soste. Per questo è consigliabile avere a disposizione un’auto al punto di arrivo.
L’escursionista può anche percorrerlo in parte e decidere di usare anche altri sentieri per fare la sua escursione: come sempre tutto dipende dai desideri e dalla fantasia del singolo.