Data escursione: 31/10/2009
Nel 2020 la via Tedesca è stata parzialmente ripristinata, con interventi di pulitura dai rovi e risistemazione del piano e degli smottamenti, il primo tratto dalla Madonna del Cavatore alla Maestà del Doglio, che al tempo si trovava in stato alquanto disastrato e invaso dalla vegetazione è ora perfettamente percorribile. Si veda il primo tratto di questo itinerario VINCA (Madonna del Cavatore)-MAESTA' DEL DOGLIO-CASE DEI FIORENTINI-INN. SENT. NN )-FOCE RASORI (1316 m)-CAPANNA GARNERONE -INN. STRADA -MADONNA DEL CAVATORE (doppio anello)
Qui un approfondimento su Vinca.
Qui un approfondimento sul sentiero 38.
Qui un approfondimento sul sentiero 175.
Fino a qualche tempo fa molti escursionisti per le loro passeggiate verso il Giovo ed il Pizzo d'Uccello erano soliti partire dalla Madonna del Cavatore, subito dopo il paese di Vinca, seguendo una larga traccia pietrosa che si staccava a lato di essa e che originariamente corrispondeva ad un tratto della vecchia Via Tedesca, fino a raggiungere, all'altezza di una marginetta votiva (Maestà del Doglio), il bivio tra i sentieri CAI 175 e 38, provenienti con tratto in comune dal paese di Vinca attraverso il canale Doglio.
Questo breve tratto però, è stato successivamente trascurato da chi, (forse i proprietari dei castagneti circostanti), in precedenza, aveva qualche interesse a tenerlo pulito e percorribile, ed è attualmente invaso da rovi che ne rendono il passaggio alquanto problematico.
Noi abbiamo voluto provare a ripercorrerlo per testarne lo stato effettivo e, sfruttando i passaggi che si sono aperti i cinghiali in alcuni punti siamo riusciti a passare e a raggiungere in 15 minuti il bivio tra il sentiero 175, che sale a sinistra, di fianco alla Maestà del Doglio, e che percorreremo al ritorno, ed il 38, che coincide con la Via Tedesca, il largo e comodo stradello sterrato, che abbiamo finora seguito e che continuiamo a seguire.
Ci si inoltra così tranquillamente in un bellissimo bosco di castagni, molti dei quali certamente secolari, per circa mezz'ora, quando, all'altezza del “Campo Firenze”, costruzioni in stato di abbandono di un campo estivo, probabilmente di “Scouts” o di “Lupetti”, i castagni lasciano spazio a betulle ed ontani e quindi ad un ampio spazio aperto che precede la deviazione, a sinistra, per la Capanna Garnerone, contrassegnata dal segnavia 153 (ex 173A, 1 ora circa dalla partenza).
Seguiamo quindi questa deviazione e ci inerpichiamo, con salita costante ma mai faticosa per le pendici boscose della Cresta Garnerone, godendo di tanto in tanto delle belle vedute che si aprono sul versante nord del Monte Sagro, sulla valle di Vinca e sulla Cresta Nattapiana. In circa 30' (1h e 30' dalla partenza), dopo esserci addentrati in un fitto bosco di abeti, raggiungiamo la Capanna Garnerone, rifugio per usare il quale è necessario richiedere le chiavi presso il CAI di Carrara.
A pochi metri dal rifugio c'è la fonte della Vacchereccia, che ci consente di rifornirci di acqua.
Sul lato a monte del rifugio troviamo le indicazioni per la foce di Giovo, raggiungibile seguendo a sinistra il segnavia 37 e che per noi è la direzione da seguire.
In breve ci lasciamo alle spalle il bosco di abeti per uscire in campo aperto; la vista è molto bella, si può spaziare dal Monte Sagro alla Torre di Monzone, alla Rocca di Tenerano, all'intera Valle di Vinca e quindi risalire con lo sguardo la Cresta Nattapiana fino al Pizzo d'Uccello.
E sopra di noi incombe l'intera Cresta Garnerone.
Il sentiero non presenta alcuna rilevante difficoltà seppure richieda, come tutti i sentieri di montagna, sempre la necessaria attenzione, ma è un tantino malagevole in quanto si presenta alquanto stretto e con alcuni scalini rocciosi piuttosto alti che spezzano fastidiosamente il ritmo di marcia.
In circa 1 ora dalla Capanna Garnerone (2h e 30' totale) arriviamo al bivio con il sentiero 175, sui prati sottostanti la Foce di Giovo, da qui raggiungibile in circa 20' proseguendo in salita a destra (tratto comune 37/175).
Noi invece scendiamo a sinistra, seguendo il 175, in direzione dei ruderi delle Capanne di Giovo, antiche costruzioni pastorizie, che raggiungiamo in breve, e dove, all'altezza del rudere più basso, prima che il sentiero inizi ad inoltrarsi tra gli alberi, si trova un'altra sorgente presso la quale è possibile rifornirsi d'acqua durante gran parte dell'anno.
Si prosegue scendendo velocemente dapprima in un ulteriore bosco di abeti, poi tra castagni generosissimi di frutti nella giusta stagione, per raggiungere in circa 1 ora (tot. 3h e 30') ancora la Maestà del Doglio.
Questa volta però non ce la sentiamo di infilarci di nuovo nei rovi attraverso i tunnel dei cinghiali, per cui decidiamo di seguire il sentiero che scende a destra (tratto comune 38/175) e che prima costeggia la sinistra orografica del canale Doglio, poi lo attraversa per poi scendere al paese di Vinca dalla parte opposta.
Raggiungiamo così la strada asfaltata che discendiamo fino ad una piazzetta con la chiesa, il lavatoio e una bella fonte (3h e 50' dalla partenza), per proseguire ancora dritti fino a raggiungere la Madonna del Cavatore da cui eravamo partiti (tempo totale: 4h).