MONTE CAVALLO
LO SPAZIO DI FABIO - rubrica curata da Fabio Frigeri
21 Aprile 2009

(f.f.) considero personalmente il Cavallo il monte più bello e il più ricco di fascino di tutte le Alpi Apuane. È maestoso a vedersi con le sue “gobbe” nude che lo movimentano come un’onda di pietra sia dal versante garfagnino che da quello massese. Il monte richiede grande prudenza e grande esperienza per salirlo ed è adatto solo ad escursionisti esperti abituati all’infido terreno apuano ed all’esposizione costante. Esso poi permette interessanti arrampicate ai rocciatori e una straordinaria cavalcata invernale adatta solo agli alpinisti migliori. Basta comunque portarsi alla base dei suoi pendii per ammirarne la maestosità.

MONTE CAVALLO[1]

Dalla vetta del Contrario: le quattro vette del monte: la prima a sx è la 1882, poi la vetta massima 1888, un rialzo, la vetta 1874, la vetta minore 1851 poi il monte degrada verso la coda. Sullo sfondo a dx la Tambura.ed in primo piano la cresta ovest del Cavallo, a sinistra quella nord.Il monte si trova sullo spartiacque principale della catena apuana: è una muraglia di roccia movimentata da quattro caratteristiche gobbe che gli danno il nome.

La sua vetta più alta raggiunge, per molte tabelle, i 1888,4 metri per cui il Cavallo sarebbe la terza montagna nelle Apuane per altezza dopo il Pisanino e la Tambura,.mentre, per altre, invece arriverebbe a 1895 metri, superando così la Tambura e ponendosi al secondo posto (vedi nota[2]).

La cresta sommitale costituisce confine tra il comune di Minucciano in provincia di Lucca e quello di Massa in provincia di Massa-Carrara.

Il Cavallo è una muraglia di calcari selciferi (rocce scistose a strati molto inclinati) che poggiano su un basamento di marmo. Esso è disposto in direzione Nord-Ovest / Sud-Est ed è delimitato a nord e ad ovest rispettivamente dalla Foce di Cardeto e dalla Foce di Monte Cavallo e a sud dal Passo della Focolaccia.

La cima più alta è la seconda da nord che raggiunge 1888,4 metri. Le quattro cime misurano, partendo da nord: 1882, 1888,4, 1872, 1850 metri[2].

Tra la cima nord e quella sud ci sono circa 700 metri in linea d’aria e dalle vette estreme si dipartono due creste che delimitano strette pareti triangolari.

I versanti del monte digradano a valle in modo impressionante: a mare le gobbe diventano lastroni ripidissimi che poi si fanno erbosi alla cui base passa il sentiero 167, oggi piuttosto trascurato, che unisce la valle degli Alberghi con il passo della Focolaccia.

Nel versante garfagnino il monte chiude la valle dell’Acqua Bianca ed è solcato da ripidi canali tra cui riconosciamo il classico Canal Cambron tra la gobba settentrionale e la vetta più alta che è rinomato come impegnativa salita invernale. A piedi di questo versante passa il facile sentiero 179 dalla Focolaccia al Cardeto.

Sul passo della Focolaccia, a 1650 metri, il Cavallo presenta una breve parete Sud con alcune vie di arrampicata e poi si abbassa a terminare in una cresta rotta da numerose incisioni detta Coda del Cavallo che offre all’arrampicatore diverse interessanti possibilità di salita come alla splendida punta Carina situata proprio di fronte al rifugio Aronte[3].il Cavallo visto salendo alla Tambura

La montagna è severa e si può salire ma con grande prudenza, partendo dall’Aronte fino alla Forcella di Porta ed arrivando alla prima vetta per prati e rocce per proseguire poi con difficoltà maggiori: passaggi di secondo grado, grande esposizione e rocce infide miste a paleo. L’emozione massima è, comunque, la traversata (cavalcata) della cresta in invernale in cui il tratto a mare è, naturalmente,quello che pone più problemi per la tenuta della neve.

Aristide Bruni[4] il 20 agosto 1894 salì la vetta 1850 e 1872, ma non le altre a causa dell’ora tarda, partendo dalla Forcella di Porta. Oscar ed Alberto Dalgas salirono le due vette settentrionali partendo dalla Focolaccia il 20 luglio 1897. I genovesi Lorenzo Bozano[5], Adolfo Galliano e Lorenzo Stronello nel gennaio 1898 percorsero la cresta nord in invernale.

I VERSANTI DEL MONTE

Cresta Sud

La partenza avviene dal Passo della Focolaccia e dal Rifugio Aronte da cui si sale all’intaglio della cresta detto Forcella di Porta (al quale si arriva comunque anche da Forno nel versante massese). Si sale per un versante erboso con qualche placca rocciosa alla prima quota (1850) e seguendo la cresta sommitale si raggiunge quota 1872, qua si scende un tratto molto ripido tenendosi a sinistra fino ad una forcella a 1845 metri e, superato un rilievo minore (quota 1870 che non è considerata come vetta), si scende ancora ad una forcella. Quindi, in salita, si raggiunge la vetta principale (1888,4) e scendendo nuovamente per un colletto si raggiunge la quota nord (1882). Il percorso prevede alcuni passaggi di secondo grado. La cresta, sempre esposta, presenta molte difficoltà a causa dei lastroni e delle rocce friabili unite all’infido paleo apuano ed è adatta solo ad escursionisti molto esperti e senza problemi con le esposizioni ed è da effettuarsi solo nella bella stagione.

Versante sud-ovest

È il versante visibile dal mare. La caratteristica principale di questo versante sono i lastroni a disegno concentrico che somigliano ad enormi conchiglie. Esso è inciso da solchi e si eleva sopra pendii erbosi che scendono al Canal Cerignano. Da Forcella di Porta si può salire facilmente alla cresta tra le due prime vette da sud. Alcuni canali arrivano in vetta senza difficoltà estreme.

Cresta ovest

Inizia dalla Foce del Cavallo a 1700 metri è costituita da tratti erbosi e da altri rocciosi ripidi e molto esposti. Lungo il percorso sono presenti chiodi per assicurazione, è adatta ad escursionisti molto esperti con pratica alpinistica. Di interesse anche in invernale.

Parete Nord-Ovest

Di interesse per i rocciatori si affaccia su Orto di Donna.

Cresta Nord

Inizia dalla Foce di Cardeto e presenta difficoltà fino al secondo grado mentre diventa impegnativa in invernale, molto panoramica con tratti di esposizione costituisce un percorso adatto ad escursionisti molto esperti con pratica alpinistica. La prima invernale è di Lorenzo Bozano, Adolfo Galliano e Lorenzo Stronello nel gennaio 1898.

Versante Nord-Est

È costituito da un misto tra rocce e fasce erbose, speroni e canali che permettono diverse vie di salita con varie difficoltà. Importante è il Canale Cambron che sbuca tra le due cime settentrionali, da molti usato come via di discesa dalla vetta principale.

Cresta Est

Dal passo della Focolaccia sale alla quota inferiore con difficoltà alpinistiche.

Parete Sud-Est

È la parete triangolare che sovrasta il rifugio Aronte che si sale con difficoltà alpinistiche superando un dislivello di circa 150 metri.

ASCENSIONE ALLA VETTAdall’antecima nord: la vetta principale presenta un ometto sommitale, a sinistra la vetta della Tambura

Esistono testi con descrizioni dettagliate della salita sia per la cresta sud che per quella nord[6] ai quali rimando. Chi scrive è salito, qualche volta, solo per la cresta sud. La salita è impegnativa a causa del terreno misto di paleo, rocce e sfasciumi, aumenta la difficoltà la costante esposizione. La salita può essere affrontata solo da escursionisti molto esperti con qualche pratica di arrampicata ed un minimo di attrezzatura alpinistica e deve essere effettuata in condizioni di tempo buono.

Le salite invernali sono estremamente complesse ed adatte a chi ha buona pratica alpinistica considerando la notissima insidiosità della neve e del ghiaccio apuani.

ANTICHI RESOCONTI SUL CAVALLO

I documenti da cui ho estratto i brani che qua riporto sono tratti da un libro[7] molto interessante, ma introvabile, di Carlo Mariani, per fortuna disponibile nelle biblioteche locali.

Così scrisse[8] nel 1876 Gustavo Dalgas:

Ben due ore ci prese la faticosa ascensione fino al punto detto Pietra Marina (o Piastra Marina?) ove sono le prime cave: e queste, proprietà in parte del cav. Magnani già nominato, e in parte della ditta Guerra di Massa (sventuratamente fallita), occupano tutta la pendice di lì fino alla foce di Farcolaccia (così nelle carte dell’Itinerario sovr’indicato, ma quei del luogo la chiamano Focaraccia), cui si perviene rampicando per una mezz’ora circa ancora, e che è il passo fra il crinale della Tambura, e l’altro crinale di cui fa parte il Monte Cavallo, e di cui altre due punte, di questo meno alte sono chiamate Cambrone e Forbici. Da quella foce si domina il bacino di Corfigliano e si ha in faccia la vista imponente del Pisanino, il gigante delle Alpi Apuane. Dall’altro lato si scorge il Monte Altissimo, la marina di Massa, in lontananza i monti di Pisa e di Livorno. Da questa foce per un sentiero pressoché pianeggiante, lungo la pendice settentrionale del crinale Cambrone-Cavallo, che domina sempre il vago bacino di Corfigliano, e passando in prossimità di una profonda fessura ripiena di neve che vi si conserva in diacciaia naturale, si giunge in poco più di mezz’ora alla Foce di mezzo, che è la depressione fra il crinale testé menzionato e la massa del Pisanino.

Così scrisse[9] nel luglio 1899 Axel Chun:

Chi delle Alpi Apuane non conosca che la Pania o l’Altissimo, forse crederà impossibile che in questo gruppo di monti, relativamente minuscolo e la cui massima elevazione appena supera i 1900 metri, si possa ancora oggi parlare di esplorazioni. Ma chi invece abbia percorso l’alta Valle del Frigido fino ai suoi ultimi recessi del Fondone e degli Alberghi, avrà osservato quella immane parete marmorea che forma lo spartiacque verso il nord, e, osservatola bene, avrà capito facilmente come essa possa aver resistito fino a poco tempo fa agli ardimenti alpinistici, anzi conservando ancora la verginità a qualche sua punta. Questa parte è formata dal Crestone che, dal Passo della Focolaccia passando per il M. Cavallo, il M. Grondilice e la cresta Garnerone, termina alla Foce del Giovo. Dalla Focolaccia, a 1600 metri circa, esso si dirige a nord-ovest e dopo circa un chilometro s’innalza fino a 1889 metri, formando la vetta maggiore del M. Cavallo, poscia per quasi due chilometri segue la direzione ovest fino al M. Grondilice, a 1805 metri, ed infine lentamente abbassandosi, per poco più di un chilometro verso nord-nord-ovest, passando per i m. 1721 del Garnerone, raggiunge la Foce di Giovo a 1496 metri.....

classica immagine invernale dalla vetta del M. SagroFino dagli anni 1888 e 1889 la piccola Sezione di Livorno avendo fatto delle Apuane il suo campo di escursioni, si accorse che, se non altro, il M. Cavallo non era mai stato salito da alpinisti. Infatti, fino a quell’epoca né le pubblicazioni alpine, né le guide locali Giuseppe ed Efisio Vangelisti, né altri conoscitori di quei monti, avevano cognizione di una tale rampicata. Due deboli tentativi per parte di soci livornesi furono abbandonati, per causa di vento impetuoso l’uno, per mancanza di corda l’altro. Il primo tentativo più serio avvenne il 20 agosto 1894 per parte dell’ing. Aristide Bruni (sezione di Milano), primo salitore del Procinto ed ammiratore delle Apuane. Partito la mattina da Resceto, montò da solo alla Focolaccia e per la Forcella di Porta (?) pervenne sulla cresta del Cavallo, salendone le prime tre punte e rinunziando al resto del percorso sulla cresta pel timore di non poter effettuare il suo arrivo la sera stessa a Piazza al Serchio. Tre anni dopo, nel 20 luglio 1897, dai fratelli cav. Oscar ed ing. Alfredo Dalgas di Livorno, venne effettuata la prima ascensione alpinistica al monte Cavallo dalla Focolaccia, percorrendo prima uno sperone nord-sud, quindi per circa mezz’ora la faccia meridionale fino ad un canale che li condusse in alto fra le due cime, le quali vennero toccate infine tutte due. Nel gennaio 1898, i soci Lorenzo Bozano, Adolfo Galliano e Lorenzo Stronello (sezione di Genova) salirono il Cavallo per il costolone nord che scende alla Foce di Cardeto. Infine, il 7 maggio di quest’anno i soci Questa e Barabino (sezione di Genova) salirono lo stesso monte dalla Focolaccia pel secondo dei due ripidi canaloni che solcano il fianco est. Un tentativo del Cavallo avvenne per ultimo nel giugno scorso per parte dei soci Questa, Cipollino e De Ferrari (sezione di Genova) dal lato nord, ma poco sotto la vetta fallì per causa della nebbia sopravvenuta.

I PASSI INTORNO AL MONTE

Foce di Cardeto

È un intaglio roccioso posto a 1642 metri tra la cresta nord del monte Cavallo ed il Pizzo Altare che è il più meridionale degli Zucchi di Cardeto. Detto anche Foce di Mezzo o foce delle Forbici (termine riferito agli Zucchi), è il valico tra la valle di Orto di Donna e la Valle dell’Acqua Bianca. Mette in comunicazione Val Serenaia con il passo della Focolaccia e la zona di Resceto e Forno nel massese e con Gorfigliano e Campocatino in Garfagnana. Qua arriva il sentiero 178 dal Val Serenaia ed il 179 da Foce di Giovo ed è transito obbligato per la via normale al Pisanino e per le scalate al Cavallo.

Foce di Monte Cavallo

Stretto intaglio posto a 1703 metri tra il monte Cavallo ed il Contrario. Si arriva per tracce di sentiero dalla zona degli Alberghi oppure da Orto di Donna. Con percorsi impegnativi è possibile da qua salire ai due monti.

Forcella di Porta

Piccolo intaglio a 1747 metri della cresta sud-ovest del monte Cavallo. Vi si arriva in pochi minuti dal Rifugio Aronte oppure tramite il sentiero 167 da Forno. Si passa da qua per salire al monte Cavallo per la cresta sud.

Passo della Focolaccia

Situato a quota 1650 metri è un largo valico tra il monte Cavallo e la Tambura, a confine tra il comune di Massa e quello di Minucciano. Antico valico tra Gorfigliano e Resceto. Qua fu costruito il bivacco Aronte nel 1901, con il tempo la zona è stata devastata dall’estrazione del marmo, facilitata dall’apertura della marmifera da Gorfigliano. Si arriva qua da Resceto con i sentieri 166 e 166 bis (nuova numerazione 156) che sono antiche vie di lizza e con il 170 e 36 attraverso la foce delle Vettoline. Da Forno con il 36 ed il 167 da case Càrpano per Forcella di Porta, dalla Foce di Cardeto e quindi da Orto di Donna con il 179, da Campocatino per il passo della Tombaccia con il 177 e da Gorfigliano per via di cava e con il sentiero 178 che si stacca dalla stessa. Da tempo l’attività estrattiva in zona è fonte di proteste da parte degli ambientalisti a causa delle trasformazioni che la stessa ha causato, in maniera ormai irreparabile, all’originaria conformazione del luogo.

A SUD-OVEST DEL CAVALLOda sinistra: coda del Cavallo (ultima quota a sinistra), punta Ferro e Punta Sicilia (spuntoni minori a fianco), Punta Graziosa (nascosta) e Punta Carina (la più slanciata prima dell’intaglio), Cresta Botto (dall’intaglio prima del rifugio fino all’altro), Forcella di Porta (intaglio in alto).

Il monte Cavallo, visto dal Passo della Focolaccia, si abbassa in una cresta che presenta diversi spuntoni rocciosi, intagli e canali che permettono una certa attività arrampicatoria. Questo complesso è detto Coda del Cavallo, per quanto il termine sarebbe da usarsi correttamente solo per l’ultima quota a sud-ovest.

Segue una breve descrizione della cresta partendo dall’estremità sud-ovest, che vista dal Rifugio Aronte si trova a sinistra.

Coda del Cavallo

Detta anche Punta Padulello[10]. È alta 1677 metri e precipita verticalmente sul Piastrone. Può essere risalita con arrampicate complesse da vari versanti oppure in maniera più semplice dal rifugio Aronte.

Punta Ferroil Cavallo visto dalla zona di Castagnolo, a sx il Contrario, a destra lo strapiombante coda del Cavallo

Spuntone roccioso piuttosto irrilevante situato a 1659 metri, facilmente accessibile.

Punta Sicilia

Spuntone roccioso piuttosto irrilevante situato a 1656 metri, facilmente accessibile.

Punta Graziosa

Modesto spuntone roccioso a sud della punta Carina alto 1674 metri che viene salito per arrampicata.

Punta Carinadalla vetta del Pisanino: la lunga cresta che dagli Zucchi si prolunga nel Cavallo. A sx le cave della Focolaccia e a dx il Contrario.

È la guglia più elegante ed aguzza dell’intera cresta. È alta 1684 metri ed è formata da roccia scistosa molto sicura che facilita le ascensioni per arrampicata. Le vie di arrampicata sono lunghe una cinquantina di metri ed in esse si sono cimentati diversi alpinisti con diverse varianti. Fu salita per la prima volta il 15 maggio 1904 da Bartolomeo Figari[11], E. Isolabella e Giovanni Conti [12]. Proprio Figari la dedicò alla moglie: Caterina detta Carina Chighizola anch’essa nota alpinista genovese.

Cresta Botto

È il lungo tratto roccioso tormentato da guglie e canali tra la Forcella di Porta e la Punta Carina. Raggiunge i 1756 metri e permette alcune vie di arrampicata e la salita per la cresta sommitale per la sicura roccia scistosa.

dalla vetta del Pisanino: la lunga cresta che dagli Zucchi si prolunga nel Cavallo. A sx le cave della Focolaccia e a dx il Contrario.

note

1 Ricordiamo che esiste un monte omonimo nella catena apuana, nel gruppo del Monte Altissimo. Esso raggiunge 1020,3 metri ed è la quota maggiore nel crinale che divide la valle del Serra da quella del Giardino

2 Le carte IGM (ed alcune guide) continuano a riportare misure differenti, nell’ordine da nord: 1889, 1895, 1874, 1851 che farebbero del monte la seconda vetta delle Apuane.

3 Rimando all’articolo relativo in questa rubrica. Esso è il rifugio più antico nelle Apuane, fu costruito nel 1901 ed inaugurato l’anno dopo.

4 Ingegnere fiorentino-milanese al quale si deve la prima ascensione documentata del monte Procinto. Il 17 novembre 1879 egli, insieme a Cesare Dinelli ed alle guide Angelo Bertozzi, Efisio Vangelisti e Giuseppe Vangelisti, salì il monte per quella che poi sarebbe diventata la ferrata. Bruni divenne un grande estimatore della zona che promosse dal punto di vista alpinistico e turistico. Tra l’altro promosse la costruzione del sentiero adesso a lui dedicato, dall’Alpe della Grotta al Callare del Matanna e la famosa ferrata che divenne operativa nel 1893 a cura del Cai di Firenze.

5 Dapprima segretario, poi vicepresidente per 18 anni ed infine presidente (1904-1913) della sezione ligure del Cai. Pioniere dell’alpinismo genovese fu tra i fondatori del Club Alpino Accademico. Nel 1903 insieme a Bartolomeo Figari, Adolfo Galliano, Isolabella ed Emilio Quèsta costituì lo Sky Club Genova iniziando la pratica dello sci-alpinismo. Morì di spagnola il 15 ottobre 1918. Fu tra gli estimatori e valorizzatori delle Alpi Apuane che iniziò ad esplorare nel 1892. A lui si devono alcune prime scalate, come quella al Monte Contrario e la prima invernale del Monte Cavallo. Insieme a Emilio Quèsta e Gaetano Rovereto fu autore della prima Guida delle Alpi Apuane pubblicata nel 1905 dalla sezione ligure del Cai.

6 Ad esempio: Marco MARANDO, Sui sentieri delle Alpi Apuane per riscoprire il cammino dell’uomo, Bandecchi & Vivaldi Editori, Pontedera, 2006. Claudio BOCCHI, Apuane (35 cime in 55 escursioni), Circolo Il Grandevetro, Santa Croce sull’Arno, 2007.

7 Carlo MARIANI, L’ombrello di Freshfield. Relazioni di viaggio e storia dell’esplorazione nelle Alpi Apuane (1865-1905), Giardini Editori e stampatori, Pisa, 1986. 197 pagine.

8 Gustavo DALGAS, Un giro attorno al Pisanino, Bollettino del Club Alpino Italiano, vol. XI, num. 29, 1877, pp. 76-89. Dalgas (Livorno 1823-Firenze 1888) figlio del console danese di Livorno, ingegnere, fu a lungo vice-presidente della sezione fiorentina del CAI e grande conoscitore ed estimatore delle Apuane.

9 Axel CHUN, La parte meno esplorata delle Apuane, Rivista Mensile CAI, vol. XVIII, num. 9, 1899, pp. 325-328.Chun originario di Francoforte, in Germania, fondò a Milano nel 1889 la Chun & Vollerin azienda leader nella vendita delle leghe di nichel e distributrice esclusiva della Thyssen Krupp, ma egli, già in precedenza, era attivo nel settore nel nostro paese. Fu grande appassionato di montagna ed estimatore delle Alpi Apuane. Fu presidente della sezione livornese del CAI.

10 Il toponimo è riferito alle cave situate a 1414 metri alle pendici della Punta nel comune di Massa. Si perveniva ad esse con la via di lizza del Paludello o Silvia o Pellini da Resceto, attualmente le cave sono state riattivate e si perviene ad esse da Gorfigliano. La via di Lizza costituisce oggi il sentiero 166bis rinominato come 156. Sentiero molto faticoso e bellissimo di cui esiste relazione nel nostro sito.

11 Alpinista e scialpinista genovese per molti anni presidente della sezione ligure del Cai e poi, dal 1947, presidente generale del Cai Nazionale. Si meritò l’appellativo di “Presidente della ricostruzione”. Fu amante e valorizzatore a livello nazionale delle Alpi Apuane. Istituì, di fatto, il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino (CNSAS) al quale lasciò in eredità le sue sostanza. Insieme a Quèsta faceva parte del gruppo dei “Giovani Turchi” che alla fine del 1800 vitalizzò l’alpinismo ligure, si infortunò durante l’incidente mortale a Quèsta nel 1906.

12 Notissima guida alpina di Resceto (Massa), nato nel 1865 e morto nel 1934. Fu capostipite di una lunga discendenza di guide ed alpinisti. Un lungo ed affettuoso ricordo si trova in Carlo MARIANI, L’ombrello di Freshfield, cit. pag 73-82.