(f.f.) il Folgorito è una vetta modesta che non raggiunge nemmeno i 1000 metri, ma è dignitosa per il panorama sulla costa e sul vicino monte
Altissimo. La zona è carica di storia essendosi trovata lungo la linea gotica, resti della quale sono ancora visibili in vetta e lungo il sentiero che porta al monte. La salita è
facile e piacevole allietata da fioriture molto belle durante la buona stagione.
MONTE FOLGORITO
Il Folgorito è una modesta montagna (911,5 metri) della catena che dall’Altissimo, tramite il passo degli Uncini ed il Carchio, si affaccia verso il mare. La vetta termina con un caratteristico cucuzzolo appuntito ed erboso che si trova a confine tra i comuni di Montignoso (Massa-Carrara) e di Seravezza (Lucca). Il versante che guarda la valle del Serra è aspro e roccioso. In sua corrispondenza il crinale si sdoppia in un ramo sud-occidentale che continua fino alla rupe del Castello di Aghinolfi[1] (226 metri) nel montignosino, mentre un ramo sud-orientale degrada dolcemente verso Seravezza.
Il nome[2] gli deriva dal fatto che la sua cima è bersaglio dei fulmini che vi si scagliano con forza specialmente durante i temporali estivi.
Dalla vetta si gode di buon panorama sulla costa e sulle Apuane meridionali e settentrionali, in particolare sui vicini Carchio ed Altissimo. Si sale facilmente col sentiero 140 sia
dal Pasquilio che da Seravezza. La croce della vetta , molto imponente, fu eretta il 12 giugno 1986 dagli abitanti di Montignoso.
Sulla vetta e sul crinale ci sono resti di fortificazioni della linea gotica. Inoltre di particolare rilievo le fioriture che allietano l’escursionista specialmente nella tarda primavera.
I VERSANTI DEL MONTE
Versante Nord
Da nord è possibile con itinerari diversi, secondo il punto di partenza, salire alla cresta sud-est del monte Carchio sulla quale passa il sentiero 140 che porta facilmente alla vetta, passando dalla Forche e dalla sella Nord. Il punto più semplice di partenza e la Foce del Campaccio.
Versante Sud
Da Sud-ovest: si può salire da Montignoso o da Strettoia fino al Colle Piano (circa 400 metri) poi si arriva alla base del monte presso il sentiero 140 che proviene da Seravezza seguendo ampi stradelli.
Da Sud-est: seguendo il sentiero 140 da Riomagno, tramite il solco della Canala, si perviene alla cresta panoramica sul mare che porta fino a Cerreta S. Nicola da cui poi si arriva sotto la vetta del monte, come da itinerario precedente.
COME SI SALE
Gli itinerari di accesso sono essenzialmente due sempre lungo il sentiero 140:
Dalla Foce del Campaccio: il sentiero entra inizialmente nel bosco, poi esce all’aperto, supera i ravaneti del Carchio e guadagna la cresta passando dalla Forche alla base del Corchia. Arriva alla Sella Nord dove è un cippo marmoreo ed in pochi minuti sale in vetta con un tratto breve che richiede un minimo di attenzione pur senza essere pericoloso. È possibile arrivare alla Sella anche con uno stradello che si stacca a destra prima di salire alla cresta, ma è percorso decisamente noioso e non panoramico.
Da Riomagno di Seravezza: superato il solco della Canala, si segue la Cresta fino a Cerreta S. Nicola da cui il sentiero sale fino ad arrivare alla base del monte. Qui una deviazione per la vetta, che fino al Marzo 2018 era praticamente ridotta a sentiero da cinghiali per l’eccessivo sviluppo dei ginestroni e costringeva l'escursionista ad aggirare il monte fino a pervenire alla sella nord, è stata ripristinata e resa del tutto agibile dal Cai Massa nell'ambito del progetto Sentieri di Libertà.
LA VETTA
Dalla vetta il panorama si apre sulla costa da Livorno fino al golfo della Spezia e sulle isole dell’arcipelago toscano e diventa particolarmente interessante nelle giornate limpide.
Si gode poi un buon panorama sulle Apuane meridionali e settentrionali, in particolare sui vicini Carchio ed Altissimo e sul Sagro. La vetta inoltre ospita anche una trincea del sistema difensivo della linea Gotica.
In data 12 giugno 1986 sulla vetta fu posta una croce gigantesca, del peso di 16 quintali: essa è la più grande delle Apuane. Una lapide ricordo così recita:
i montignosini/ innalzando questa croce, o Signore,/ invocano pace ed amicizia/ tra i popoli di tutto il mondo/ senza guardare il colore della loro/ pelle o della loro bandiera./
Illumina, Iddio di tutte le genti, i/ potenti ed infondi loro saggezza!/ Il mondo aspetta e spera./ La croce è stata issata sul/ monte Folgorito il 12 giugno 1986.
Qui sotto pubblichiamo alcune immagini della posa della croce, gentilmente forniteci dal Sig. Sirio Lanfredini, pilota dell'elicottero SH3D della Marina Militare,
allora di stanza all'eliporto di Luni, che effettuò l'operazione.
LA LINEA GOTICA
La Linea Gotica, poi chiamata Linea Verde, era la barriera fortificata dai Tedeschi e lunga 320 chilometri che per circa sette mesi, dal settembre 1944 all’aprile 1945, spezzò l'Italia in due. Andava da Pesaro sull’Adriatico fino a Montignoso in provincia di Massa-Carrara. Localmente tutta la dorsale dal passo degli Uncini, passo della Greppia, passo del Pitone, Carchio e Folgorito faceva parte di questo baluardo difensivo costruito dai tedeschi.
Negli ultimi mesi della guerra il fronte di guerra si attestò proprio in zona: la zona di Seravezza era sotto il controllo alleato mentre Massa-Carrara era ancora sotto il giogo nazi-fascista ed era controllata dalla Wermacht, dai militari dell’RSI e dalle feroci bande della Mai Morti.
E proprio nella zona del Folgorito gli alleati con l’appoggio dei patrioti apuani sferrarono l’attacco finale che sorprese i soldati tedeschi creando il primo varco nella zona occidentale della linea gotica ed avviando in questo modo la liberazione apuana e del Nord Italia.
Più precisamente, in località le Forche, la mattina del 5 aprile i soldati della fanteria nippo-americana (detti Nisei), guidati dai partigiani, sorpresero addormentati e fecero prigionieri i difensori tedeschi e si aprirono un varco senza colpo ferire.
Da qua si portarono sulla vetta del Folgorito, difesa da alcuni tedeschi ed italiani, ed iniziarono un’aspra battaglia a cui parteciparono anche i soldati tedeschi che si trovavano al Campaccio. Tutti i militari prigionieri alle Forche ed i loro custodi morirono e di alcuni non rimase alcun segno di riconoscimento. Il giorno dopo la battaglia si concluse con la vittoria alleata.
Oggi rimangono molte testimonianze storiche di questa linea difensiva in particolare lungo il sentiero 140 (detto sentiero della linea gotica). Si tratta di buche, trincee, camminamenti, caverne rifugio e dormitorio e postazioni di tiro, tutte della Wermacht. Invece nel versante verso Azzano ci sono analoghe opere dei soldati americani. In zona esistono cartelli indicatori in cattive condizioni che dovrebbero essere restaurati.
INTORNO AL FOLGORITO
Foce di Campaccio
È situata nel comune di Montignoso a quota 827 metri ed è detta anche Pasquilio, anche se in realtà Pasquilio è il nome che si dà all’intero alpeggio. Alla fine della strada asfaltata
si apre uno slargo-parcheggio dominato da un monumento alla guerra di liberazione eretto nel 1971 e qua si trova il cartello indicatore Pasquilio. La foce si raggiunge facilmente sia
da Montignoso che da Massa passando per Pariana. Questa foce è chiamata anche del Termo o Collescritto ed è situata tra il monte Belvedere ed il Carchio. Si gode di bella vista sulle
Apuane settentrionali e sulla cave delle Madielle. Da qua partono due sentieri: il 33 ed il 140. Il 33 per il Monte ed il Passo Focoraccia, il Passo del Pitone, il Passo degli Uncini
(da cui si può salire all’Altissimo), il rifugio delle Gobbie e poi Arni. Il 140 invece si dirige al Folgorito e a Seravezza. Salendo di poco le pendici del Belvedere c’è un busto del
poeta e prosatore Enrico Pea , che in uno dei suoi libri intitolato "Montignoso" così si esprimeva: "Una vite si arrampica in comune con l'edera selvaggia, su pel muro, che guarda
il Carchio dilaniato e strano". E ancora: "Montignoso vestito di splendore apriva le finestre al buon augurio, stendeva sul davanzale le coperte dai colori di sangue e di
speranza".
Passo della Cardella
Si trova lungo la cresta nord-est del Carchio a 1020 metri di quota. In loco è presente un cippo marmoreo con la seguente scritta: Linea gotica/ passo della Cardella/ Morti per la
patria/ vivi per i nostri cuori/ gli alunni delle scuole/ di Montignoso/ A ricordo di quanti morirono/ alla ricerca della libertà.
Cerreta San Nicola
È un alpeggio situato a circa 570 metri nel comune di Seravezza. È formato da alcuni casolari situati presso la chiesa, da un minuscolo cimitero e da altri casolari sparsi per il castagneto che si sviluppa sulle pendici del monte Cerreto. Il ripiano è molto panoramico sulla costa apuo-versiliese e qua arriva una mulattiera da Riomagno, oggi sentiero 140. Inoltre arriva anche uno sterrato dalla zona di Strettoia percorribile anche dalle automobili. È stato predisposto dal comune un piano di recupero dei vecchi casolari. È presente anche una chiesetta dedicata a San Nicola da Tolentino. Essa risale al XVII secolo e fu distrutta completamente durante la seconda guerra mondiale e ricostruita, in dimensioni ridotte, nel 1948. Subì poi gravi danni tra il 1950 ed il 60 per le avversità atmosferiche e per l’incuria dovuta all’abbandono del borgo. Fu risanata e ristrutturata nel 1988: fu salvato parte del tabernacolo, il trigramma col nome di Cristo e parte dell’altare e della fonte battesimale. In facciata c’è un affresco, di scarsa bellezza, di Maurizio Luisi dedicato al santo. Attaccato alla chiesa c’è anche un monumento dedicato agli alpini caduti in guerra del 1997.
Col di Melo
È la zona sotto il monte Folgorito, nel montignosino, prossima alla sella nord 858 metri. qua arriva anche uno stradello sterrato.
Sella Nord del Folgorito
È situata a 858 metri alla base del monte Folgorito a nord e qua inizia il tratto finale per la vetta. È presente un cippo marmoreo con la scritta: Linea/ gotica/settembre
1944/aprile 1945
Le Forche
Situate a circa 880 metri. È così chiamata la parte iniziale della cresta del monte Folgorito salendo dal sentiero 140. Sono presenti opere di difesa tedesche appartenenti alla linea gotica. Proprio qua iniziò l’attacco finale, sferrato il 5 aprile 1945, degli alleati che portò alla liberazione del territorio apuano. Oggi la zona è molto panoramica, piacevole a percorrersi ed è ricca di belle fioriture.
Baracca Garibaldi
Anche Baracca Garibà, eviterei il termine Baita. È una costruzione in parte in muratura e in parte in legno. Si trova in bella posizione panoramica sulla costa alle pendici del monte Folgorito poco distante dall’inizio del sentiero per la vetta nel versante a mare, fino al Marzo 2018 ridotto a sentiero da cinghiali per l’eccessivo sviluppo dei ginestroni, ma dopo tale data ripulito magistralmente e reso perfettamente percorribile dal Cai Massa nell'ambito del progetto Sentieri di Libertà (segnalazione di Antonella Romagnoli, 23/03/2018). Oltre la baracca c’è una sorta di riparo in muratura da completare, una terrazza panoramica e dei tavoli esterni. All’interno si può mangiare, cucinare qualcosa con un fornello da campeggio, bere un bicchiere se qualcuno ha lasciato una bottiglia e godere di altri piccoli mezzi di conforto. Bella la vista sul mare e sulle isole che si intravede dalle finestre. All’esterno una scritta: "Qui tutti troverete sempre aperto e se dite che qui è un paradiso avete ragione. Qui non sono esclusi neanche i peccatori. Garibà".
Val d’Inferno
Si trova a occidente del monte Folgorito in territorio montignosino tra Vietina e Piazza ed è solcata da un canale tributario del Canale di Montignoso.
Pasquilio
È un altopiano, terrazzato a boschi ed a prati, che guarda verso la conca di Montignoso ed il mare. Esso è circondato dalle falde del Monte Belvedere, del Carchio e del Folgorito.È zona amena in cui si trovano diverse case ancora abitate ed è facilmente raggiungibile sia da Montignoso che da Massa passando da Pariana.
LEGGENDE
Il fatto che la cima del monte Folgorito sia bersaglio dei fulmini ha reso il monte stesso, nell’immaginario locale, luogo in cui si annidavano le paure ed i pericoli e dal quale era bene stare lontani.
Il solco dell’inferno, una valle umida e buia, che si apre tra il Folgorito ed il Carchio deriverebbe il proprio nome proprio dal diavolo che impediva alle piante e ai fiori di crescere. Alcuni sostengono che sulla roccia, da qualche parte, ci siano le orme del diavolo stesso.
Altre storie dicono che un santo eremita viveva in quei luoghi e un giorno fu tentato dal demonio sotto forma di bella fanciulla. Il sant’uomo lo fece fuggire mostrandogli una croce ed il demonio, fuggendo, scavò un solco tra il Folgorito e il Carchio ed in quel solco nacque poi una fitta boscaglia.
SENTIERI
Sentiero 140
Detto sentiero della linea gotica. Riomagno Seravezza (65m)–Cerreta (574m)–deviazione per vetta Folgorito-Pasquilio foce Campaccio (847m). Itinerario molto panoramico sulla costa. Il sentiero, una mulattiera, inizia come cementata al servizio di alcune case e poi entra nel bosco percorrendo la zona detta La Canala mediante ripide voltoline. Arrivati al crinale il sentiero diventa molto panoramico sulla costa da Livorno alla Spezia. Sale moderatamente con tratti in falsopiano e poi tratti di salita più decisa, in mezzo ad una vegetazione decisamente mediterranea. Dopo un tratto a castagneto arriva a Cerreta San Nicola, risale il castagneto ed attiva ad uno stradello che costeggia il Folgorito che arriva al cippo della Linea Gotica. Poi prosegue in cresta fino alle Forche, scende a costeggiare il ravaneto del Carchio e con un tratto nel bosco arriva al Campaccio.
ITINERARI RELATIVI AL MONTE FOLGORITO:
note
1 Il castello si erge su un’altura e controlla la costa dalla quale è ben visibile. Le prime testimonianza storiche risalgono al 793 ed è considerato di origine longobarda. Fu soggetto, nel tempo, a varie ristrutturazioni e la caratteristica principale è la torre ottagonale risalente probabilmente al XII secolo. È stato restaurato ad iniziare dal 1998 e fu riaperto al pubblico nel 2001.
2 Lo scrittore e poeta Enrico Pea (Seravezza LU 1881 - Forte dei Marmi LU 1958) in un articolo sul Corriere d’Informazione del 23 agosto 1952 lo chiamò Monte Fulgoreto e disse che “che è sempre stato il bersaglio preferito dai fulmini” . A Pea è dedicato un busto marmoreo presente alle falde del monte Belvedere presso la Foce del Campaccio.