(f.f.) osservando la zona apuana dal mare tutti rimangono colpiti dal biancheggiare delle montagne carraresi: non è neve, almeno in estate, ma sono i
ravaneti[1] che secoli di escavazione hanno lasciato sui fianchi delle montagna, in
particolare su quelli del monte Maggiore. È questa una vetta minore della catena apuana che presenta le sue difficoltà ed è, proprio per questo, poco conosciuta dagli
escursionisti.
MONTE MAGGIORE
Il monte Maggiore è interamente compreso nel territorio del comune di Carrara e raggiunge l’altezza di 1390 metri. I cavatori di Carrara lo chiamano anche Ciregiola o, in dialetto, Zirsola, anche se il termine dovrebbe riferirsi ad una sua propaggine meridionale dove si trovano le cave omonime.
Seguendo la cresta sud del monte Sagro arrivati al monte Spallone (1639 m) essa si biforca. A sud-est la stessa si dirige verso Foce Luccica e poi devia verso sud-ovest con il contrafforte secondario della Cima d’Uomo (960 m) che finisce a Colonnata. Invece a sud-ovest la cresta si abbassa verso Foce della Faggiola e la quota 1456 da cui scende per risalire con la mole del Monte Maggiore che poi scende con i suoi contrafforti a dividere i canali marmiferi di Carrara. In particolare dalla quota 1276 IGM si distacca verso sud-est un contrafforte secondario in cui riconosciamo il monte Serrone (1062,5 m) che divide il canale marmifero di Colonnata da quello di Fantiscritti.
Il monte Sagro, detto monte dei carrarini, si trova, in realtà, a confine tra Fivizzano e Massa per cui il Maggiore dovrebbe essere il vero monte locale dominando, con la sua mole, la città del marmo. Molto probabilmente, il nome gli deriva dal fatto di essere il più grande monte visto da Carrara.
Sicuramente esso riveste un grande interesse alpinistico con i suoi versanti orridi e precipitosi su rocce infide e salire alla vetta non è mai banale per cui è un monte poco frequentato.
Alle pendici del monte Maggiore, formato interamente da marmo, si aprono le cave più conosciute e più produttive di Carrara e dell’intera zona apuana.
La sua vetta è molto panoramica sulla costa e le isole da Viareggio fino alla Spezia e sugli orridi canaloni che formano i bacini marmiferi carraresi. Inoltre il panorama è molto bello anche sulle Apuane nel loro complesso e sulla sottostante città di Carrara.
I VERSANTI DEL MONTE
Cresta Nord: inizia nei pressi del sentiero 172 che dalla Foce di Pianza porta alla Foce della Faggiola. In pratica parte dalla quota 1456 IGM (in realtà 1455) detta anche monte La Faggiola sul quale è posizionato un ceppo confinario tra i comuni di Fivizzano e Carrara. La cresta si sviluppa come filo roccioso che scende a un colletto dal quale risale alla quota 1366 IGM cui segue uno spuntone da cui si perviene a un altro colletto da cui alla vetta. L’ultimo tratto è un po’ esposto e si sviluppa su sfasciumi smossi.
Cresta sud-ovest: si innalza dal Passo del Torrione (circa 800 m) ed è stata abbondantemente modificata dall’escavazione del marmo. Solo più in alto è possibile recuperare al cresta che è affilata e rocciosa con passaggi di secondo grado che portano a un colletto sotto la quota 1276 IGM dal quale si sale e si scende ancora fino al tratto terminale ripido e con altri passaggi di secondo e di terzo grado. Il Passo del Torrione si raggiunge dal basso dal piazzale di Fantiscritti (420 m).
COME SI SALE
Salire alla vetta del Maggiore non è mai impresa banale e questo spiega il fatto che sia così poco frequentato. La via più facile è quella per la cresta Nord che richiede comunque piede sicuro, assenza di vertigini e buona confidenza con il terreno apuano che può rivelarsi piuttosto infido.
Certamente più impegnativa la salita dalla cresta sud-ovest che presenta difficoltà fino al terzo grado e quindi adatta solo ad esperti arrampicatori.
Esistono poi itinerari di salita ancora più difficili sia dal versante nord-est che da quello meridionale sempre per terreno ripido e scosceso e a volte per tratti su roccia poco sicura.
LA VETTA
La vetta del monte Maggiore è molto panoramica sulla costa e le isole toscane e liguri da Viareggio fino alla Spezia e sugli orridi canaloni che formano i bacini marmiferi carraresi.
Inoltre il panorama è molto bello anche sulle Apuane nel loro complesso e sulla sottostante città di Carrara. Non esistono croci di vetta e altri segni distintivi.
INTORNO AL MONTE
Foce della Faggiola
È un valico erboso a quota 1464 metri ai piedi dello Spallone tra il canale del Sagro e quello di Colonnata. È attraversato dal sentiero 172 che unisce Foce di Pianza con Foce Luccica passando dalla cava dei Vallini. Inoltre qua parte il sentiero segnato blu per l’ascesa normale al Monte Sagro e tracce di sentiero portano al Monte Spallone e da esso al Sagro per il crinale.
Foce di Pianza
È un largo valico tra il bacino marmifero di Ravaccione e quello del Sagro. Il nome deriva dal termine planciu (= tabula plana) ad indicare luogo pianeggiante. Si trova a 1279 metri
ed è il luogo di partenza per le ascese al Monte Sagro e permette il parcheggio ad un numero elevato di
vetture. La strada di cava a sinistra scende a case Walton ed alle cave del Sagro e al Balzone. Verso destra la strada
porta alla zona del Monte Maggiore attraverso una galleria. La foce è importante nodo di sentieri: il 39 Torano-Vinca-Equi Terme, il 172 Foce di Pianza-Foce Luccica, il 173
Campocecina-Capanna Garnerone e il 174 Foce di Pianza-Casa Cardeto.
SENTIERI
Sentiero 172
Foce Luccica (1029 m) innesto con 38 - I Vallini - Foce della Faggiola (1464 m) sentiero blu per il Sagro – innesto 173 - Foce Pianza (1279 m). Costeggia il monte Spallone tra ruderi, cave abbandonate e cave di recente riaperte per dirigersi alla Foce della Faggiola. Qua prosegue per il boschetto della Faggiola e poi segue il crinale che porta alla base della quota 1456 presso cui è possibile deviare per il Monte Maggiore. Poi il sentiero curva decisamente verso nord-ovest, arriva a un pianoro panoramico sulle cave e la costa e poi si mantiene a mezzacosta rispetto al crinale, scende e aggira la quota 1341 e da destra si innesta il 173. Poco dopo arriva alla foce di Pianza per un’ampia e panoramica cresta marmorea.
note
1 Ravaneto, dalla voce mediterranea rava: ammasso di pietre. Da noi è essenzialmente l’ammasso di pietrame, per lo più marmo non commerciabile, che raggiunge notevoli dimensioni, formato dallo scarico a valle della cava dei detriti di lavorazione del marmo. I grossi ravaneti sono visibili anche dal mare dando l’impressione che le nostre montagne siano perennemente innevate. Per estensione poi il ravaneto diventa il luogo in cui i detriti sono accumulati. Molto interessanti sono gli antichi ravaneti romani, formati da detriti molto piccoli, a causa del diverso tipo di lavorazione del marmo, e conglobati nella terra a causa della pressione sovrastante. Essi hanno fornito interessanti reperti archeologici ed informazioni sulla lavorazione antica del marmo. I ravaneti sono fonte di preoccupazione sia per la sicurezza dei lavoratori che per motivi estetici.