(f.f.) la Lomelosia graminifolia è una bella pianta simile alle Scabiose, tra cui era classificata fino a qualche tempo fa. È ben diffusa sulle Alpi Apuane ed è pianta protetta.
IL GENERE LOMELOSIA[1]
Famiglia Dipsacaceae
Lomelosia Rafin. fu classificata come genere da Á. Löve da D. Löve nel 1974 con diverso nome. Furono Greuter e Burdet ad usare questo nome nel 1985, ma il primissimo a parlarne fu Constantine Samuel Rafinesque-Schmaltz nel 1838 nella sua “Flora Telluriana” per cui a lui viene attribuito il genere.
Il nome generico Lomelosia deriva dal greco λώμα, -τος (= orlo, lembo) e si riferisce al bordo membranaceo della corona dei fiori.
Il genere comprende una cinquantina di specie annuali o perenni distribuite principalmente dalla regione mediterranea al Medio Oriente e fino alla catena himalayana. Esse prosperano in terreni aridi, in zone semidesertiche a bassa temperatura, in campi incolti, su pietraie, ai bordi delle strade e nelle steppe.
Precedentemente le piante di questo genere appartenevano al genere Scabiosa.
LOMELOSIA GRAMINIFOLIA
Lomelosia graminifolia (L.) Greuter et Burdet
Classificata da Werner Rodolfo Greuter[2] e da Hervé Maurice Burdet [3] nel 1985.
Conosciuta anche come: Scabiosa graminifolia L. e come tale classificata da Linneo nel 1755.
Conosciuta volgarmente come: vedovina strisciante, scabiosa strisciante.
Il nome specifico graminifolia deriva dai termini latini grāmēn, -ĭnis (= erba, pianta erbacea, dal quale è derivato il termine scientifico Graminaceae) e
da fǒlǐa (= foglie, plurale del sostantivo neutro fǒlǐum, ǐi = foglia). Quindi esso si riferisce alla forma delle foglie simile a quella delle graminacee.
La specie prospera sulle montagne sud-europee ed è, probabilmente, una specie molto antica con significato relittuale. La sua attuale distribuzione deriva dalla ricerca di un rifugio durante il periodo delle glaciazioni.
Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[4]:
729. – Scabiosa graminifolia – L. [ovvero Lomelosia graminifolia (L.) Greuter et Burdet]
= Asterocephalus graminifolius – Zum.
(luoghi in cui è stata osservata:) Nelle Alpi Apuane in luoghi sassosi al Sagro (P. Sav.), al Giovo sopra Vinca (Bert.) e alla Foce del Giovo (Somm.), sulla Tambura alle Buche della Neve e agli Alboreti (Cel.). presso Resceto (Arc.), al Cavallo e alla Piastra Marina (Bert.), al Pizzo d’Uccello (Ross.), al M. Macina sopra Renara, al Vergheto e alle Capanne della Costa.
Fiorisce in luglio e agosto. Pianta perenne erbacea.
LA PIANTA
Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Asteridae; Ordine: Dipsacales; Famiglia Dipsacaceae; Genere: Lomelosia; Specie Lomelosia graminifolia.
Forma biologica: Camefita suffruticosa (simbolo: Ch suffr). Camefita (simbolo Ch): piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal
suolo tra i 2 ed i 30 cm. Suffruticosa (simbolo: suffr): le parti erbacee seccano ogni anno e rimane in vita la parte legnosa.
Descrizione: la pianta forma un basso cespuglio erboso strisciante alto 20-40 cm. I fusti sono legnosi alla base ed erbacei e vellutati nella parte superiore. Le foglie sono basali, numerose, lineari, erette e lunghe fino a 8 cm, esse hanno colore verde argenteo. Ogni scapo porta un’unica infiorescenza a capolino raggiato del diametro di 4 cm di color azzurro violaceo che diventa globoso alla fruttificazione. Il frutto è un achenio.
Antesi: giugno-agosto.
Tipo corologico: zone montane dell’Europa meridionale. In Italia vegeta sulle Alpi e Prealpi, sulle Alpi Apuane e su alcune zone dell’Appennino.
Habitat: pascoli aridi, pietraie e su rupi prevalentemente calcaree fino a 2000 metri.
Conservazione: la specie è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette ed è classificata come LR (lower risk) cioè a rischio minore.
Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui
Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.
note
1 Per chi fosse interessato alla complessa storia di questo genere consigliamo: Avino, Mariano (2007) Analisi filogenetica delle Dipsacaceae Juss. e del genere Lomelosia Rafin. Dottorato thesis, Università degli Studi di Napoli Federico II. Il testo è scaricabile liberamente.
2 Werner Rodolfo Greuter, nato in Italia nel 1938, è un botanico svizzero e professore all’Università di Berlino e primo direttore del giardino botanico di quella università.
3 Hervé Maurice Burnet, nato nel 1939, è un botanico svizzero che ha lavorato essenzialmente all’università di Ginevra.
4 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 153-154.