(f.f.) bella pianta diffusa sulle montagne apuane, non viene considerata a rischio, ma è bene non disturbarla. Molto bello il fiore che è simile a quello
di altre piante alcune classificate in generi diversi come la Lomelosia graminifolia.
IL GENERE SCABIOSA
Famiglia Dipsacaceae
Scabiosa L. fu classificata da Linneo nel 1753.
Il nome generico Scabiosa deriva dall’aggettivo latino scăbiōsus, a, um derivato a sua volta da scăbiēs (= scabbia[1] , rogna). Il nome fu attribuito per le presunte capacità di alcune piante del genere di curare la scabbia per mezzo delle loro proprietà sudoripare che, in ogni modo, danno sollievo alla malattia.
Scabiosa è un genere di piante erbacee annuali e perenni presenti in Europa, Africa e Asia. Sono alte da 30 a 80 cm, hanno foglie opposte con margine dentato o intero di forma variabile. I fiori sono raccolti in capolini colorati vivacemente e le infruttescenze globose presentano lunghi peli rigidi. I fiori sono molto ricchi di nettare per cui attraggono molti insetti tra cui diverse farfalle come è ben evidente agli escursionisti e ai fotografi.
Attualmente alcune delle piante inizialmente attribuite a questo genere sono classificate in generi diversi.
SCABIOSA HOLOSERICEA
Scabiosa holosericea Bertol.[2]
Classificata da Bertoloni nel 1810.
Conosciuta volgarmente come: scabiosa vellutata, vedovina (vedovella) vellutata.
Il nome specifico holosericea deriva dal termine greco όλος (= tutto, per intero) e dal latino sērĭcus (= serico, dei Seri, popolazione dell’Asia orientale importante per l’industria della seta). Quindi il termine è legato all’aspetto vellutato e setoso di questa pianta dovuto all’abbondante peluria.
La situazione sistematica di questa specie non è ancora completamente chiarita e sicuramente servono ancora studi approfonditi per chiarire le incertezze esistenti. Alcuni autori la ritengono varietà di Scabiosa columbaria, di Scabiosa pyrenaica o di Scabiosa vestita. Sicuramente forte è la parentela con specie presenti nella penisola balcanica che rimandano a una comune storia evolutiva.
Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini[3]:
729. – Scabiosa holosericea - Bert.
= Scabiosa grammuntia – L. ε – holosericea (Bert.)
= Scabiosa pyrenaica – All.
= Scabiosa mollissima - D. C.
(luoghi in cui è stata osservata:) Comune alle sorgenti del Frigido, alle cave di Gioia e della Rocchetta e fra il M. Brugiana e Caglieglia, a Pian di Santo fra il Forno e Guadine e fra Radicesi e Resceto, alla Tambura, nella valle di Antona in località Porneta e al fosso delle Madielle. A Carrara fra Torano e le Cave di Canal Bianco, fra Colonnata e M. Luccica, a Campo Cecina e alla Fratteta. Fra il Sagro e Vinca e fra Monzone e il Balzone nella valle del Lucido.
Fiorisce in luglio e agosto. Pianta perenne erbacea.
Pellegrini cita altre specie dello stesso genere: Scabiosa atropurpurea L. maritima [Scabiosa atropurpurea L. subsp. maritima (L.) Arcang. ovvero Sixalis atropurpurea subsp. maritima (L.) Greuter et Burden]; Scabiosa columbaria L. typica [Scabiosa columbaria L. subsp. portae (A. Kern. ex Huter) Hayek p.p.; Scabiosa columbaria L. subsp. columbaria p.p.]; Scabiosa columbaria L. uniseta (Sav.) [Scabiosa uniseta Savi]; Scabiosa graminifoliaL. [graminifolia (L.) Greuter et Burden]; Scabiosa rutaefolia Vahl. [Scabiosa rutifolia Vahl. ovvero Pycnocomon rutifolium Vahl. Hoffm. et Link]; Scabiosa succisa L. [Succisa pratensis Moench].
LA PIANTA
Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; divisione: Magnoliophyta (Angiospermae); Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Asteridae; Ordine: Dipsacales; Famiglia Dipsacaceae; Genere: Scabiosa; Specie Scabiosa holosericea.
Forma biologica: Emicriptofita scaposa (simbolo: H scap). Emicriptofita (simbolo H): pianta erbacea biennale o perenne con gemme svernanti a livello del suolo che sono protette dalla lettiera o dalla neve. Scaposa (simbolo Scap): pianta dotata di asse fiorale eretto e spesso senza foglie.
Descrizione: pianta erbacea alta 20-80 cm con fusti eretti e ramosi con foglie basali (lobate) diverse dalle cauline (pennatosette) e di color grigio verde e
vellutate per la presenza di fitta peluria. La parte superiore del fusto, priva di foglie, porta un capolino emisferico dal diametro di circa 3 cm, nel quale gli elementi fiorali
esterni sono più sviluppati conferendo all’infiorescenza un aspetto raggiato. Il colore del fiore è rosa-lilla. Il frutto è una cipsela[4].
Antesi: giugno-luglio (sulle Apuane fiorisce anche fino a settembre).
Tipo corologico: questa specie, molto probabilmente, è presente solo in Italia anche se esistono piante simili nella regione balcanica. È presente sull’Appennino ligure-piemontese, sulle Alpi Apuane, sull’Appennino abruzzese, campano e lucano e in Sardegna.
Habitat: prospera in ambienti luminosi su prati aridi e pietraie, preferibilmente calcarei, dai 500 ai 1900 metri.
Conservazione: la specie non è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali protette nella quale sono invece comprese specie congeneri: Scabiosa argentea L.; Scabiosa cretica L.; Scabiosa lucida Vill.; Scabiosa uniseta Savi; Scabiosa rutifolia Vahl. Ovviamente anch’essa merita rispetto e attenzione.
Altre foto relative a questa specie, presenti su questo sito possono essere consultate qui
Attenzione: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimentari eventualmente indicati sono a puro scopo informativo. Decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro uso a scopo alimentare, curativo e/o estetico.
note
1 È una malattia pruriginosa cutanea causata da un acaro, Sarcoptes scabiei, che scava gallerie sotto l’epidermide.
2 Bertol. è l’abbreviazione che viene usata dopo il nome latino delle piante descritte e classificate da Antonio Bertoloni (Sarzana 1775 – Bologna 1869). Egli si laureò in medicina e si dedicò poi alla botanica ed è considerato il più insegne botanico italiano del 1800. Scrisse una monumentale opera in 10 volumi sulla flora italiana: “Flora italica: sistens plantas in Italia et insulis circumstantibus sponte nascentes”.
3 Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite, avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari, con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara. Pag. 153-154.