(f.f.) il sentiero 35 (via Vandelli) è molto panoramico e molto interessante come testimonianza storica e merita di essere percorso e ripercorso. È presente un bel rifugio per escursioni di più giorni. In inverno può essere molto pericoloso.
SENTIERO 35
Il sentiero è di competenza del Cai, sezione Massa, da Resceto al Passo della Tambura e di quella di Castelnuovo Garfagnana, da Arnetola al Passo della Tambura.
Esso segue la vecchia via Vandelli.
Tragitto
Resceto piazzetta (510 m) [inizio sentieri 161 e 165] - [deviazione 170] - Casa del Fondo (627 m) – [deviazione sentieri 166 e 166A] – [innesto 163] - Finestra Vandelli (1442 m) [deviazione per rifugio Conti] - Passo della Tambura (1634 m) [innesto sentieri 146 e 148] – Cava Formignacola (1185 m) [innesto sentiero 147] - [innesto 146] - Arnétola (900 m).
Nel suo lungo percorso il tratto iniziale è comune con i sentieri 166, 166A e 170, un brevissimo tratto presso il Passo della Tambura è comune con il 146, l'ultimo tratto, poco dopo Formignacola, è comune con il 146.
Informazioni sulla zona di partenza
Resceto
Il percorso inizia da Resceto, frazione montana di Massa da cui dista 11,5 km. Da Massa si segue via Bassa Tambura in direzione Forno, a 4 Km si incontra Canevara, a 6,5 Km a sinistra la strada si dirige a Forno, si continua invece per il ramo di destra, si superano le Guadine e Gronda e si continua la strada che finisce a Resceto (11,5 km) nella piazzetta del paese (mantenersi sempre a sinistra).
Alcune corse dell’ATN portano da Massa a Resceto e viceversa, ma la domenica è possibile salire solo con una corsa alle 14 e una alle 19 e scendere alle 14.30 e alle 19.30. [comunque è necessario informarsi]
Arnetola
Da Aulla si segue la statale 63 per il Cerreto in direzione Fivizzano, si supera Pallerone, Rometta e Soliera (10 km), oltrepassata la quale, la si abbandona (11,6 km) per imboccare, a destra, la strada per Gassano, che si seguirà fino a Casola in Lunigiana. Raggiunta Casola (22 km) si lascia la SR445 deviando a destra per Minucciano (29,8 km), quindi si prosegue per Gramolazzo (33,9 km). Qua si devia a destra per Gorfigliano evitando il paese e si prosegue in direzione Campocatino e poi si devia a sinistra per Vagli Sopra in discesa (43,4 km). Da Lucca si arriva a Vagli Sopra dalla SR445 della Garfagnana superando Castelnuovo Garfagnana e quindi svoltando a sinistra, in località Poggio, seguendo la strada che costeggia il fiume Edron (65 km). Dalla Versilia attraverso Seravezza e la Via d’Arni (Galleria del Cipollaio) fino a Castelnuovo Garfagnana, da dove ci si immette nella SR445 e si continua seguendo poi le istruzioni precedenti (54,8 km).
Da Vagli Sopra è possibile proseguire in auto fino alla Piana di Arnetola che dista 3,5 km lasciando a sinistra una deviazione per Vagli Sotto a 850 m. Chi preferisce andare a piedi trova descritto di seguito il percorso.
Entriamo nel borgo di Vagli Sopra con stradine molto strette, deviamo a destra evitando di salire alla Chiesa, ben evidente per il campanile, e parcheggiamo lungo la strada per le cave, presso le ultime case del paese. La strada asfaltata che percorreremo a piedi segue l’itinerario dell’antica via Vandelli che univa Modena con Massa e che qua è ormai completamente scomparsa. Essa percorre la Valle di Arnetola, di origine glaciale, che in testata ha il monte Sella che vedremo a lungo. Sull’ultima casa del paese troviamo le indicazioni dei sentieri 31 e 35, poi la strada prende a salire, ma, più avanti, scende e a sinistra possiamo scorgere il lago di Vagli, con l’abitato di Vagli Sopra (località Renaio) e dietro quello di Vagli Sotto. Di fronte a noi scorgiamo le propaggini del monte Sella che andando avanti si mostrerà sempre più nella sua completezza. A 10’ arriviamo a un bivio presso alcuni ruderi posti poco sopra: a sinistra la strada marmifera si dirige a Vagli Sotto, noi continuiamo verso destra, entrando nella valle di Arnetola, adesso la strada prende a salire e sulla nostra sinistra scorgiamo alcune cave abbandonate alle pendici del monte Pallerina. Poco dopo, a 17’, sulla destra, sotto un riparo di roccia, c’è un presepe permanente ricordo del Giubileo del 2000. Subito dopo, ancora a destra, c’è il piazzale di una cava abbandonata con vecchi blocchi. Continuando la salita scorgiamo sulle rupi in alto, a destra, l’edificio chiaro dell’Eremo di San Viano abbarbicato alla montagna. Non è facile scorgerlo perché un po’ si mimetizza con la montagna. A 20’ la visuale si apre sul monte Fiocca, oltre che sul Sella, e subito dopo (21’) abbiamo un bivio: a sinistra c’è l’ingresso della cava della cooperativa Apuana marmi (cava del monte Pallerina). Qualche metro indietro c’è anche l’ingresso artificiale della Buca della Pompa, chiuso da un cancello metallico: infatti tutta la zona di Arnetola è ricca di fenomeni carsici e di grotte di interesse speleologico. Noi continuiamo verso destra, per stradello sterrato e a 36’ ci troviamo presso una caratteristica casetta di pietra sotto roccia (capanna d’abrì) che è stata recuperata, ma è già stata sottoposta a atti di vandalismo. Essa era il Casone di Arnetola. Nei pressi poi c’è il monumento marmoreo che ricorda che questo percorso è una antica via del sale che univa la costa massese e versiliese con la Garfagnana e la pianura padana.Continuiamo e a 38’ troviamo sulla destra l’indicazione per i sentieri 31 e 35, invece sulla sinistra prosegue una marmifera che comunque porta anch’essa a recuperare il sentiero che ci accingiamo a iniziare. Questo può essere considerato l’inizio ufficiale dei due sentieri (piana di Arnetola). La zona è panoramica sull’intera cresta del monte Sella e il percorso sulla sinistra permette di apprezzare al massimo questi panorami. A destra delle indicazioni c’è uno spiazzo-posteggio, ma, in realtà, seguendo lo stradello di sinistra è possibile salire ancora di più con le auto, si tratta poi di vedere se ne vale la pena. Dal piazzale, sulla sinistra, inizia il vero e proprio sentiero che sale abbastanza ripido.
Descrizione del percorso
Difficoltà: E, il percorso è comunque lungo e presenta notevoli dislivelli e quindi richiede il giusto allenamento. In estate è molto assolato. Con neve e ghiaccio diventa un percorso molto difficile e pericoloso, da affrontare solo con la giusta attrezzatura e la necessaria preparazione.
Stato del sentiero: il sentiero è molto evidente coincidendo con la vecchia via Vandelli, sono presenti le paline indicatrici delle deviazioni per altri sentieri. Alcune recenti frane di sassi non impediscono la progressione.
Tempi: da Resceto: 05h 30'; da Arnetola 05h.
Il percorso
Sintesi: il sentiero segue la vecchia via Vandelli. Da Resceto arriva alla Casa del Fondo e al Ponte di Ferro sul Canale Pianone. Poi sale con tornanti panoramici con qualche tratto ombreggiato. Supera una maestà panoramica sul passo della Focolaccia. Arriva alla deviazione per la miniera di ferro e poi alla Finestra Vandelli, ampio spiazzo da cui è possibile arrivare al Rifugio Conti. Segue un tratto più degradato fino al passo della Tambura. Qua si scende nel versante garfagnino, subito c'è una fonte agli Acquifreddi e più avanti il percorso è ombreggiato. Si superano zone di vecchie cave fino a un boschetto dal quale si termina il percorso ad Arnetola.
L'inizio del sentiero è la piazzetta in fondo al paese di Resceto, con il monumento all’alpino (dedicato ai morti di tutte le guerre) e una fontana che, in estate, è spesso a secco. Saliamo la strada ancora asfaltata sulla sinistra, subito molto ripida, superiamo l’ultima casa del paese e poi una maestà dedicata a S. Giovanni Battista sulla destra. Dopo un centinaio di metri il sentiero diventa sterrato e, presso la vicina curva, alla base di un ripido canalone con muretti di cemento armato per imbrigliare la forza delle acque, c’è un segno che indica l’inizio della via Vandelli (07’) con l’indicazione 6 km al passo della Tambura. Qua inizia praticamente la Via Vandelli. Superiamo un piccolo castagneto e subito dopo (10’) siamo allo Zucco di Zanghin (564 m) molto panoramico sulla via Vandelli che vediamo inerpicarsi sulla destra e sulla lizza Magnani (sentiero 166) che sale le pendici del monte Cavallo. A 18’ si stacca sulla sinistra il sentiero 170 per la Foce della Vettolina e Case Carpano e a 24’ siamo alla Ca’ del Fondo (627 m), nei pressi della quale arrivano antiche vie di lizza. Da questo punto la massicciata della via comincia a essere ben curata, per interventi di restauro che risalgono a 20 anni fa.Saliamo ripidamente i primi tornanti e a 34’ troviamo, sulla sinistra, le indicazioni per i sentieri 166 e 166A che seguono vecchie vie di lizza, a 40’ siamo al Ponte di Ferro sul Canale Pianone (705 m) e cominciamo la vera e propria via a tornanti. Il panorama progressivamente si apre sul monte Castagnolo e sul monte della Mandriola, sul Sagro, sulla costa con le isole e sulle pendici del monte Cavallo, solcate dalle impressionanti vie di lizza che abbiamo citato in precedenza. A quota 788 (55’) c’è un cartiglio marmoreo che ricorda la località “Le Teste”, dove venivano appese le teste dei malfattori decapitati, infatti la via Vandelli era infestata da briganti. Poco dopo c’è l’indicazione dei primi 2 km e poi a quota 880 metri c’è la località “I Marmoletti”, così chiamata per la presenza di alcuni blocchi di marmo di una cava vicina. Il panorama diventa interessante anche sulla zona della coda del Cavallo, con il rifugio Aronte. Salendo si trovano adesso alcune zone in cui i carpini danno ombra. A 01h 28’ c’è l’indicazione 3 km, su un bel cippo di marmo, presso una curva molto stretta e, subito dopo l’indicazione dei 3,5 km, arriviamo (01h 45’) alla Maestà Chiappe, a circa 1100 metri, fatta restaurare nel 1996 da Carlo e dalla moglie Rosetta per i loro primi 50 anni di matrimonio e dotata di bella terracotta di S. Bernardo di Mentone, protettore degli alpinisti. Da qua si gode di bella vista sul passo della Focolaccia e si intravede il bivacco Aronte, subito sopra c’è la piazzola per gli elicotteri. Continuiamo e a 1145 metri il toponimo “Il Casone” fa pensare alla presenza, in passato, di un edificio di sosta per i viaggiatori, del quale non è rimasta traccia, e a 02h 03’, su una roccia, c’è l’indicazione dei 4 km e la vista si apre sui versanti della Tambura e sulla parte alta della Vandelli. Arriviamo poi alla Lama del Venaro (1230 m), dove la strada si fa più impervia. Superiamo un obelisco grigio e a 02h 20’ siamo al bivio per la vicina miniera, tramite il sentiero 163 che va a immettersi, molto più avanti, presso il Canal Pianone, nel sentiero 166. Da qua per ripidi tornanti il sentiero, superata l’indicazione dei 5 km, arriva fino alla deviazione (02h 41’), a destra, per la finestra Vandelli (1442) e per il vicino rifugio dei Campaniletti (distante circa 5'). Continuiamo a salire la via, ormai piuttosto degradata, che passa per le Tecchiacce (1510 m) dove qualche anno fa c’è stato un distacco di rocce e a 03h 10’ per il Funtanin (circa 1600 m) che è una fonte, pericolosa in inverno perché si forma il ghiaccio. Superiamo il segno dei 6 km e a 03h 30’ siamo al passo della Tambura (1620 m), allargato con esplosivo durante la costruzione della vecchia strada. Qua è presente un’immagine marmorea della Madonna datata 2003. A sinistra il sentiero 148 porta alla vetta del monte Tambura e al Passo della Focolaccia. Qua inizia il tratto garfagnino della Vandelli, in discesa. Scendiamo per questo versante (valle di Arnetola) e troviamo subito la deviazione a destra per il sentiero 146 che passando per la Focetta dell'Acqua Fredda scende alla Vandelli, nella quale si innesta poco prima della Cava Formignacola. Il primo ripido tratto di discesa è per sfasciumi ed è ricco, nella giusta stagione, di fioriture di genziane (sia la Gentiana verna che la Gentiana Clusii) e di Pinguicole e ci porta, a 03h 38', (poco a destra del sentiero) presso i ruderi del Casone del Ferro (1580 m), dove è presente una provvidenziale fonte di acqua freschissima. La costruzione era di servizio all'antica strada tanto più per la presenza della fonte, il piano dove si trova è conosciuto come Acquifreddi, mentre la denominazione Casone del ferro deriva dalla presenza in zona di vene di ematite che si cercò di sfruttare in passato. Scendiamo su questa parte della Vandelli che per la maggior parte è ormai ridotta a traccia di sentiero. A 03h 56' ci s’inoltra all'ombra dei faggi, alcuni dei quali molto vecchi. Più avanti c'è un tratto ben conservato dell'antica strada e a 04h 15' troviamo alcune protezioni per le scariche di massi dall'alto. In zona ci sono, a maggio-giugno, alcune belle fioriture di Peonia officinalis, pianta protetta.Continuiamo a scendere, con tornanti più o meno lunghi e 04h 35' una staccionata di legno serve da protezione, infatti sotto c'è una vecchia cava. A 04h 50' siamo al bivio delle Cave di Farmignacola: la Vandelli scende a destra, mentre a sinistra c'è il sentiero 147 che porta a Campocatino. Scendiamo e superiamo, a sinistra, un edificio presso una cava abbandonata a destra, e a 04h 40' troviamo, a destra, un altro edificio (casetta Colubraia) dal quale inizia (buone indicazioni) il sentiero 146 per la Focetta dell'Acqua Fredda. Continuiamo a scendere, con a sinistra l'imponente e devastante Cava Pallerina, per l'ampio stradello che adesso è una vecchia marmifera e a 04h 54' troviamo sulla destra un cartello che indica un raccordo con il sentiero 31. Questo sentiero inizia da Arnetola, come il 35 che stiamo percorrendo, ed è diretto al Passo di Sella e da qua prosegue per Arni e le Cave delle Cervaiole dove si interrompe. Scendiamo ancora, superando una catena metallica che impedisce il passaggio delle auto e, subito dopo, a 05h 10' troviamo il bivio tra i sentieri 31 e 35: il primo sale a destra, mentre il nostro scende a sinistra e dopo 2' arriva presso un ampio spiazzo parcheggio, cui si arriva dalla marmifera di Arnetola. Continuiamo sul sentiero che ora costeggia la roccia e arriviamo presso alcuni ruderi, con alberi di ciliegio. Entriamo nel bosco e giungiamo presso una vecchia fonte abbeveratoio e, seguendo tracce di una vecchia via di lizza, a 05h 24', siamo su un ponte ben tenuto della stessa via di lizza. Poi, scendendo per un tratto piuttosto ripido, troviamo uno spiazzo dal quale arriviamo al cartello dei sentieri 31 e 35, a 05h 28'. Siamo alla Piana di Arnetola, molto panoramica sulla cresta del monte Sella e nella quale ferve l'attività estrattiva.
Aspetti di rilievo del sentiero
Via Vandelli
Conosciuta anche come Via della Tambura è percorsa dal sentiero Cai numero35 che parte da Resceto e termina ad Arnétola. Nel 1738 Maria Teresa Cybo (Novellara 1725 – Reggio Emilia 1790), figlia dello scapestrato Alderano ed erede del minuscolo ducato di Massa e Carrara, si fidanzò con Ercole Rinaldo d’Este poi Ercole III (Modena 1727 – Treviso 1803), figlio del duca Francesco III di Modena, che poi sposò nel 1741. Con questo matrimonio il ducato entrò nell’orbita politica di Modena, anche se solo nel 1829, alla morte di Maria Beatrice d’Este, figlia di Ercole e di Maria Teresa, divenne anche formalmente territorio modenese. In questo modo per Modena si aprirono interessanti prospettive commerciali tra cui quella di un porto da costruire a Marina di Carrara. Per far questo era necessaria una via di comunicazione diretta tra Modena e Massa che attraversasse sia l’Appennino che le Apuane, senza passare per il territorio di altri stati. Fu così dato incarico all’abate, cartografo, ingegnere e matematico di corte, Domenico Vandelli (Modena 1691-Modena 1754) di progettare questa strada che da Modena doveva passare per Castelnuovo Garfagnana, Vagli e Resceto, per arrivare a Massa superando l’Appennino a S.Pellegrino in Alpe e le Apuane al passo della Tambura. Il tracciato apuano, in parte, ricalcò preesistenti e antichissimi sentieri che esistevano tra Vagli e Massa. L’opera, iniziata nel 1738, fu terminata solo nel 1751 per problemi legati alla guerra di successione austriaca che costrinse Francesco III a lasciare momentaneamente i suoi possedimenti. La via, nella parte apuana, non fu quella che sarebbe dovuta essere, le pendenze eccessive e i numerosi tornanti, insieme al fatto che in inverno rimaneva coperta dalla neve la resero poco più di una mulattiera, inadatta al passaggio di veicoli a ruota e, inoltre, fu anche infestata dai briganti. Sicuramente Vandelli fece errori nella progettazione per la scarsa conoscenza geologica dei luoghi e si scontrò con Francesco Maria Colombini, ingegnere massese, sicuramente più competente, ed ebbe la meglio su di lui solo per il rispetto di cui godeva presso la corte estense. Il versante garfagnino della strada, più vicino al passo della Tambura, è stato devastato dalla costruzione della marmifera per Arnétola ma, salendo, la massicciata è ancora presente, anche se in cattivo stato di conservazione, e porta al passo dopo aver superato una fonte (ripiano degli Acqui Freddi). Dal passo inizia il tratto massese lungo 6,7 km fino a Resceto per un dislivello di 1100 m. La parte più alta è quella che maggiormente ha risentito del passare del tempo, mentre quella più bassa è stata restaurata ed è più agevole a percorrersi. Negli ultimi anni sono cresciuti anche molti alberi per cui a tratti il percorso è all’ombra, ma rimane una discesa (o una salita) aspra e faticosa, ripagata dalla bellezza dei panorami. In basso la Vandelli fu anche usata come via di lizza, come testimoniato dai fori e dai piri. Del tratto che scendeva da Resceto a Massa non è rimasto più niente essendo la vecchia via diventata un’ampia carrozzabile asfaltata.
Resceto
Paese nel comune di Massa a quota 485 metri. Il nome del borgo deriva forse da un termine dialettale (rescia) usato per indicare i rovi. Si trova ai piedi della Tambura e del monte Cavallo ed è dominato dalla mole di Piastra Marina. La carrozzabile della bassa Tambura finisce nella piazzetta di questo paesino da cui continua diventando la famosa via Vandelli. Il borgo si sviluppò proprio dopo la costruzione della Vandelli e non presenta particolarità oltre la posizione che è molto panoramica. È un paese di cavatori e di pastori, le case sono costruite con ardesia e brecciame di marmo e la chiesa è dedicata alla beata Vergine del Carmine e risale al XVIII secolo con rifacimenti successivi, il campanile fu aggiunto nel 1931. Ogni anno si tiene la rievocazione storica della lizzatura la prima domenica di agosto. È nodo strategico per gli escursionisti delle Apuane massesi, da qua partono i sentieri 35 (via Vandelli) e le diramazioni 166 e 166 A per il rifugio Aronte alla Focolaccia, inoltre la diramazione 170 per la foce delle Vettoline. Poi partono il sentiero 165 per le cave Gruzze o Cruze seguendo il canale dei Vernacchi (nelle cartine IGM dei Piastriccioni) e il sentiero 161 per Castagnolo e Forno.
Canal Pianone
Detto anche canale della Fecoraccia. Scende dalla zona di Piastra Marina a dividere il massiccio della Tambura da quello del Cavallo. Qua passa la via di lizza omonima oggi sentiero 166. Il canale è attraversato dalla via Vandelli tramite un ponte di ferro.
Ponte di ferro del Canal Pianone
È situato a 705 metri sul Canal Pianone e permette alla Via Vandelli di superarlo agevolmente. Una targa metallica ricorda che il ponte fu costruito nel 1980 dai volontari del Soccorso Alpino di Massa, Forno e Resceto e che è dedicato a Rolando Conti.
Miniera di ferro
Posta a 1250 m su una deviazione (sentiero 163) a pochi metri dalla via Vandelli. Essa è preannunciata dalla presenza di scaglie di minerale nerastro sulla massicciata nella zona è chiamata Baraccone di Francesconi. Dall’esterno un foro alla base del monte indica la posizione della miniera. Essa fa parte dei tentativi velleitari dell’Italia fascista di rifornirsi di questo metallo ai fini bellici.
Finestra Vandelli
Si trova a quota 1442, è una spianata artificiale costruita per la sosta delle carrozze lungo la via Vandelli, nei pressi era presente un Casone, cioè un punto di ristoro e di sosta, chiamato Casone dei Campaniletti proprio dove adesso si trova il rifugio che dista 5'. La zona è un bel punto panoramico in particolare sull’Alto di Sella e le cave delle Gruzze e sulla relativa via di lizza. La finestra è, inoltre, un passo per dirigersi al monte Focoletta e alla Focetta dell’Acqua Fredda. Proprio in questa direzione era previsto un primo progetto della via Vandelli, al quale fu poi preferito quello che passava per il passo della Tambura..
Rifugio Conti ai Campaniletti
È situato a quota 1434 metri, si trova alle pendici del monte Focoletta nel gruppo della Tambura. È detto anche rifugio ai Campaniletti per la vicinanza a questi torrioni. Appartiene al Cai di Massa. Si sviluppa su due piani con cucina, sala ristoro e stufa al primo piano, camerata con 20 posti letto al secondo piano, inoltre c'è il bivacco invernale sempre aperto. Vi si può accedere tramite la via Vandelli (sentiero 35) con breve deviazione da Resceto o da Vagli oppure con il sentiero 164, diramazione del 165, sempre da Resceto, oppure, sempre con il 164, dalla Focetta dell’Acqua Fredda. Esso richiese 9 anni di lavoro da parte dei volontari del Cai di Massa e fu inaugurato ufficialmente nel 1992 (ma era già operativo da qualche tempo sicuramente dal maggio 90) e fu dedicato alla grande guida alpina Nello Conti nato nel 1895 a Resceto. Qua sorgeva il Casone dei Campaniletti che era una costruzione a servizio della via Vandelli.
Passo della Tambura
È un valico a quota 1634 metri tra la cresta sud della Tambura e il monte Focoletta e costituisce un'importante comunicazione tra la zona di Massa e la Garfagnana. Esso venne valorizzato e ampliato, usando cariche esplosive, con la costruzione della via Vandelli a metà del 1700. Oggi ospita una immagine marmorea della Madonna del 2003. Esso è attraversato dal sentiro 35 (via Vandelli) e qua iniziano il sentiero 148 per la vetta della Tambura e il passo della Focolaccia e il sentiero 146 per la Focetta dell’Acqua Fredda e la casetta Colubraia.
Acquifreddi
È un ripiano erboso sottostante il Passo della Tambura e da esso poco distante in direzione Arnetola. Qua è presente una fonte perenne e i ruderi del Casone del ferro e i resti di una vecchia miniera di ematite.
Casone del ferro
Il Casone del Ferro è una costruzione a servizio della via Vandelli ormai ridotta a ruderi. Essa si trova in località Acquifreddi a 1580 metri di quota. Una fonte perenne serviva, e serve tuttora, a dissetare i viandanti. La denominazione Casone del ferro deriva dalla presenza in zona di vene di ematite che si cercò di sfruttare in passato.
Formignacola
Pronuncia Formignàcola. Si trova a 1180 metri di quota al bivio tra il sentiero 35 (via Vandelli) e il 147 per Campocatino ed è ormai abbandonata. È panoramica sulla Valle di Arnetola e la cava Pallerina. Esisteva il casone omonimo a servizio dei viandanti della via Vandelli, i cui ruderi dovrebbero essere stati riattati come edificio delle cave.
Casetta Colubraia
È una costruzione di servizio delle cave da cui inizia il sentiero 146 per la Focetta dell'Acquafredda e il Passo della Tambura. Si trova a 1133 metri lungo la via Vandelli nella zona della cava omonima ormai abbandonata, ma esistono progetti per riattivarla con coltivazione in galleria.
Piano d'Arnetola
È la zona, posta a circa 900 metri di quota, dove termina la via asfaltata per le cave e iniziano le marmifere sterrate. Intorno si aprono numerose cave in particolare quella del Monte Pallerina con il suo impressionante ravaneto, altre sono ormai dismesse e hanno profondamente segnato questo luogo. La zona è dominata dalla catena del Monte Sella e dai contrafforti della Tambura e della Roccandagia oltre alle ultime propaggini del monte Fiocca. Sono presenti ruderi di costruzioni adibite al lavoro delle cave oltre a vecchi casolari di pastori, in particolare uno splendido esempio di capanna d’abrì recuperata anche se soggetta a successivi atti di vandalismo. Quest'ultimo edificio era il Casone di Arnetola a servizio dei viaggiatori della via Vandelli. Qua partono il sentiero 31 per il Passo di Sella e Arni e il 35 per il Passo della Tambura che ricalca, in parte, la vecchia via Vandelli, essi coincidono nella parte iniziale.
Valle di Arnetola
Pronuncia Arnétola. Il nome potrebbe derivare da Alnus (= alno, ontano) con r da l per dissimilazione oppure dalla radice mediterranea arno (= alvo di fiume). È la valle di origine glaciale che si apre dopo aver superato l’abitato di Vagli Sopra, compresa tra i contrafforti della Roccandagia, della Tambura e del Monte Sella a occidente e gli ultimi rilievi boscosi del gruppo del Monte Fiocca, cioè il monte Croce e il Monte Pallerina a oriente. In testa abbiamo il Passo di Sella. È una zona in cui l’escavazione del marmo è iniziata tardi, alla fine del 1800, ma ha profondamente sconvolto l’originale fisionomia. Oggi sono attive numerose cave tra cui di particolare imponenza sono quelle del monte Pallerina, mentre altre sono ormai inattive. La valle è percorsa dal Fosso della Tambura e dai suoi tributari, il fosso poi va a confluire nell’Edron che forma il lago artificale di Vagli. La zona è particolarmente ricca di abissi di interesse speleologico, tanto da essere considerata la zona con la maggior densità di abissi in Italia e forse in Europa. In una rete di fratture sotterranee scorrono le acque assenti in superficie sia nel Fosso della Tambura che in quello di Ripanaia, molte di esse risorgono nel fiume Frigido di Massa. L’attività speleologica, iniziata negli anni ‘60 del XX secolo, ebbe particolare sviluppo nel decennio successivo. Tra i numerosi abissi ricordiamo i principali: abisso Attilio Guaglio (-650 metri); abisso Eunice (-650 metri); abisso Francesco Simi (-690 metri); abisso dello Gnomo (-925 metri); abisso Oriano Coltelli (-730 metri). Nella valle di Arnetola passava la via Vandelli che oggi è quasi tutta asfaltata e funziona da marmifera. La parte alta della valle è percorsa dal sentiero 31 per il passo di Sella che segue una antica mulattiera che attraversa i boschi del versante nord-est del Sella fino al Passo di Sella per poi dirigersi verso Arni.
Deviazioni e possibilità di escursioni
La ricca rete di sentieri permette interessanti escursioni con l'importante appoggio del Rifugio dei Campaniletti. Ne citiamo alcune.
Itinerari relativi al sentiero CAI 35 presenti sul sito:
Commento
Il sentiero 35 è un classico delle Alpi Apuane, che vale la pena percorrere e ripercorrere. Offre panorami molto interessanti e costituisce una notevole testimonianza storica di un'antica strada di comunicazione. Presenta ricchezza di fioriture e un ottimo punto d' appoggio nel rifugio Conti ai Campaniletti. E richiesta una buona preparazione fisica per i dislivelli che è necessario superare sia in salita che in discesa. La neve e il ghiaccio invernale, che possono permanere a lungo, possono rendere il percorso molto difficile, particolarmente vicino al Passo della Tambura, come è attestato dai numerosi incidenti per cui si consiglia di percorrere questo sentiero solo nella buona stagione, magari evitando le giornate molto calde.